Baraonda

(1927-1929)

Scheda dell'opera

Titolo originale Baraonda

  • Testo: rivista in tre atti e trenta quadri di Ripp (Luigi Miaglia), Bel Ami (Anacleto Francini)
  • Interpreti: Totò, Angela Ippaviz, Isa Bluette, Alfredo Orsini, Macario, Corsini, Alba De Rubeis, Dino Lugara, Cesare Barbetti, Minnie Lises, Mario Castellani, Anna Castellani Anna Dandy, Camozzo, Vittorio Vaser, Stellina Toschi, Pucci Toschi, Mariani, Alessio
  • Musica: Maestro Capellani
  • Compagnia: Achille Maresca

Sketch, quadri e notizie

Mosaico refrain dei migliori sketch della premiata ditta Ripp-Bel Ami. Sono le ultime recite di Totò (che sia alterna con Macario nelle varie rappresentazioni) prima di passare alla Compagnia Maresca n.2.

Negli anni '50 fu Dino Valdi (controfigura nei film di Totò) a rappresentare la rivista in Italia.

Verso la fine dell’estate del 1927 si trova a Milano anche il torinese Erminio Macario, quattro anni più giovane di Totò e leggermente più avanti di lui nella carriera; è impegnato nelle repliche della rivista «Madama Follia» di Ripp e Bel Ami, recitata in coppia con Teresa Ferrero in arte Isa Bluette, ma medita di lasciare la compagnia per andare a formarne una con Titina (che non è la sorella di Eduardo e Peppino De Filippo ma una ex bambina prodigio, allora molto famosa, all’anagrafe Tina Cocchia). Macario viene quindi sostituito con Riento e successivamente con Totò.

il 25 gennaio 1928, Totò venne chiamato a sostituire l’attore Eugenio Testa - che si era improvvisamente ammalato - e debuttò alla Sala Umberto di Roma con la Compagnia Isa Bluette, diretta da Achille Maresca, in «Madama Follia» di Luigi Miaglia (in arte Ripp) e Anacleto Francini (in arte Bel Ami), nella quale recitavano appunto Isa Bluette e Mario Castellani, che sarà poi la spalla di Totò in cinquantasette film. Bisogna rilevare che era stato Macario a fare il nome di Totò, proponendolo alla compagnia Maresca n. 2.


Alcune canzoni eseguite

«Lamento dei padri», «Nuca rapata», «Donne buttate giù la maschera», «La giarrettiera», «La mezzaluna», «I Bey», «Nel paese del Cocco», «Sotto l'ombra di Baobab», «La bella Zaira», «In fondo al mare» «Caterina», «Il segreto d’amore», «Era nata a Cortina d’Ampezzo», «Quando c’è la luna», «Gondoliere», «Al suono del mandolino», «Les bonnes», «Il dragone», «I mariti», «La rosa», «La mughettera», «I fiori»


Così la stampa dell'epoca

"Baraonda" di Ripp e Bel Ami al "Genovese"

E' confermata per questa sera la prima rappresentazione di Baraonda : rivista delle , ossia una serie dei migliori quadri, scelti fra la numerosa produzione Ripp e Bel Ami, gli indiscussi dminatori del mercato revuistico nostrano. L'esecuzione del lavoro è affidata al brio indiavolato della Ippaviz, alla comicità inesauribile dell'Orsini e del Macario, alla bravura della Corsini e dagli altri valenti artisti, sulle doti dei quali i due simpatici autori hanno fatto un calcolo preciso e matematico, per un immancabile successo di risate, di battimani e di pingui «bordereaux». Non dubitiamo che la cronaca di questa sera confermerà, le loro liete previsioni.

«Il Lavoro», 23 giugno 1927


"Baraonda" al Genovese

Il vasto Politeama Genovese era ieri sera rigurgitante di spettatori per la prima di Baraonda, rivista in tre atti, «vient de paraitre» della nota ditta Ripp e Bel Ami, e formata colla selezione dei migliori quadri di tutte le altre produzioni dei geniali e prolifici autori. L’attesa è andata però in gran parte delusa perchè i quadri, che ciascuno nella rivista per la quale furono creati sono senza dubbio ottimi e le cui buone qualità sono suffragate dal gran successo sempre ed ovunque riportato, messi assieme non danno quei complesso di comicità rapida, varia, mai ristagnante che sarebbe stato desiderabile. Colpa forse anche dell’affrettata preparazione e dell’assenza della signorina Corsini, come ha detto in poche, felici parole Alfredo Orsini prima del finale del terz’atto al pubblico invero un po’... inquieto e pur esso in vena di «baraonda».

Uno spettacolo insomma che, come è stato presentato ieri sera non potrebbe ancora affrontare il giudizio dei pubblico, ma che è facilmente suscettibile di miglioramenti e di ritocchi che lo sveltiscano e lo rendano più fuso, più omogeneo.

Gli autori erano dei resto in teatro e non dubitiamo che per la rappresentazione di questa sera vorranno con mano felice apportare gli opportuni ritocchi. Coi quali la rivista, pur senza arrivare al successo che presso il pubblico hanno avuto le precedenti, potrà essere giustamente e spontaneamente applauditi nelle repliche, il che auguriamo volentieri, specie ai bravi interpreti che tanto ai sono prodigati per la sua salvezza in questa prima rappresentazione.

«Il Lavoro», 24 giugno 1927


Il "Teatro della rivista" della Compagnia Maresca al Fenice

Il tema principale dell’attuale stagione marescana al Fenice è indubbiamente la «rivista», tema d’altronde, che impera presentemente sui più importanti palcoscenici italiaini e dell’estero.
La «rivista» tuttavia, per le nostre scene non può dirsi veramente uno spettacolo di novità assoluta, in quanto il nostro teatro conta già molte riviste, che da tempo percorrono con successo i maggiori palcoscenici rappresentate da parecchie compagnie del genere.

La «rivista italiana» non è di oggi ed è ancor vivo in molti il ricordo delle belle riviste dell’anteguerra, prima tra le quali «La turlupineide», nell’esibizione della Compagnia Città di Milano, e di quello del dopoguerra, ad esempio le riviste, molto attraenti, della Compagnia Riccioli che furoreggiò nel «Barbapedana». E poi altre riviste ed altre ancora, che videro e vedono i nostri teatri, ottenendo un lusinghiero successo e riscuotendo la piena soddisfazione del pubblico.

Tuttavia, la «rivista italiana» presenta pur sempre un sapore di novità nel campo teatrale, nel senso che — molte essendo le riviste già lanciate sulle scene — s’è potuto costituire un «repertorio di riviste» che va di giorno in giorno arricchendosi di nuovi lavori del genere.

La novità quindi consiste nell’avere la rivista dato origine a un suo teatro proprio, al «teatro della rivista», il quale potrebbe anche definirsi come «la fusione del teatro di varietà nel teatro d’ope-
retta».

Decisamente la «rivista italiana» — poichè è in grado di farlo — sta attualmente prendendo possesso di buona parte delle nostro scene, per il fatto che rappresenta qualche cosa di nuovo che corre con i tempi e che interessa e, quel che più conta, che diverte realmente, sia essa la rivista mordace e pungente quale una satira, sia quella brillante quale una esibizione di tipi e macchiette, o sia quella attraente e suggestiva quale un’esposizione di figurini alla moda, più o meno arditi, d’indovinata creazione.
La «rivista» è pertanto il genere teatrale del giorno e diverse sono le compagnie che ne hanno fatto oggetto del proprio repertorio, che risulta perciò composto dallo «riviste» più in voga e destinate ali migliori successi. Nel particolare, una di tali compagnie è ben quella del cav. Achille Maresca, il quale, con fine intuito artistico, ha dato impulso alla «rivista italiana», allestendone parecchie — le più graziose e interessanti — con bellezza, ricchezza e proprietà di messa, in scena, degne certamente di far epoca nel «teatro della rivista».

«Il Popolo di Trieste», 13 luglio 1927


"Baraonda" di Ripp e Bel Ami al Teatro Fenice

Ciascun’epoca s’adatta ad una forma d’arte che le è propria e caratteristica: oggi è la volta della «rivista», il lavoro teatrale d’attualità, che, con dialogo vivace, scene ben riuscite, costumi eleganti d arditi e musica briosa e orecchiabile, soggioga e soddisfa il pubblico e lo diverte, perchè lo fa vivere per alcune ore in un’atmosfera di sano umorismo e di schietta ilarità. E le riviste di Ripp e Bel Ami possiedono tutte tali requisiti che richiamano a teatro le grandi folle, le quali, ammirate della bellezza, e dall’originalità del lavoro, gli decretano a ragione un trionfale successo. '

Così anche per «Baraonda», la grande fantasia, in 3 atti e 30 quadri, che i due fortunati autori definiscono la «Rivista delle riviste». «Baraonda» è una rivista tutta brio e tutto spirito, sbrigliata e movimentata, dovuta alla non comune genialità di Ripp e Bel Ami, che in essa profusero una serie di scene e battute patetiche e comiche, fantastiche e grottesche, non disgiunte d'attraenti quadri di danza ed accompagnate tutte da un mirabile commento musicale, ottimo nella composizione e nell’istrumentale. 

«Lamento dei padri», «Nuca rapata», «Donne buttate giù la maschera», «La giarrettiera,», «La mezzaluna», «I Bey», «Nel paese del Cocco», «Sotto l'ombra di Baobab», «La bella Zaira». «In fondo al mare», «Caterina», «Il segreto d’amore», «Era nata a Cortina d’Ampezzo», «Quando c’è la luna», «Gondoliere», «Al suon del mandolino», «Les bonnes», «Il dragone», «I mariti», «La rosa», «La mughettera» «I fiori», sono tutte canzoni, e «Le bambole», «Le maschere», «I marinaretti», «Le odalische», «Le olandesi», «Le tirolesi», «La furlana», «Le Gretchen», «I lancieri», «I fiori» sono tutte danze che - per la loro artistica distribuzione — danno un lodevolissimo risalto alla bella rivista, resa per tal modo attraente e veramente suggestiva. 

Concorrono poi a rendere eccezionale lo spettacolo il disciplinato movimento delle masse, gl’indovinati scherzi luminosi, lo sfoggio di molte bellezze e grazie femminili, nonché l’esibizione dei 350 splendidi figurini di «Ramo» e gli originali scenari del prof. Galli di Milano. L’esecuzione fu ottima sotto ogni riguardo, per merito principale di Angela Ippaviz, Erminio Macario e Alfredo Orsini interpreti, ciascuno d’essi, fedeli ed efficaci delle varie parti loro affidale in questa gustosa e divertente rivista. 

Nelle svariate vesti di «Scolaretta», «miss della giarrettiera», «marocchina», «prigioniera», «olandesina», «tirolese», «pierrot» e «rosa», Angela Ippaviz fece valere le sue spiccate attitudini, mietendo nutriti e insistenti applausi, che le procurarono un meritato successo. Alfredo Orsini, poi, il comico fine e geniale, sfoggiò i suoi bene appropriali mezzi scenici attraverso l'esplicazione di una non comune vena comica, impressionando magnificamente i personaggi: «il matrimoniabile», «il poseur», «il lord», «Tara bey», «il corsaro giallo», «il comandante del sottomarino», «il tirolese», «Arlecchino», «Mitzi» e «Mercedes». 

Neanche a dire che gli spettatori furono prodighi di battimani per il bravo Orsini. Chi però s'affermò ancora una volta artista completo del «teatro della rivista» fu Erminio Macario, interprete espressivo di tipi e macchiette, dotato di padronanza e correttezza sceniche, come pure d’infinite risorse comiche, le quali sono sempre contenute in una forma dignitosa, ciò che è titolo di maggior vanto per il simpatico attore.

Il Macario si presenta al pubblico sotto gli aspetti del «padre», del «bagnino», dell'«eunuco» del «corsaro rosso», dell’«alpinista», del «gondoliere», di «Fritz» e di «Conchita», portando il pubblico all'entusiasmo per le truccature, l'azione e le facezie così bene aderenti ai personaggi da lui genialmente creati. Ogni creazione del Macario venne accolta con calorose ovazioni, che valsero a procurare un successone al valente artista. 

Anche le interpretazioni della Germinal, dei caratteristi Alba e Antonio De Rubeis, del Marchetti, del Lugara, del Furlai, della De Santi, della Taddia e della Mantovani apparvero piene di foga e di brio e furono perciò anche quest’ultimi applauditi, in uno alle parti minori e il corpo di ballo, che danzò con bel garbo e con molta disinvoltura. Un ottimo successo in orchestra s’ebbe pure il bravo maestro Armando Fragna, che, dal podio direttoriale, animò in modo encomiabile lo spettacolo, ottenendo una rispondenza perfetta fra palcoscenico e platea. 

Con l’appoggio della lieta accoglienza fatta alla nuova rivista dall’enorme folla di pubblico accorso, e degli scroscianti applausi che esso tributò ai bravi interpreti a fine di numero e d'atto, ottenendo la replica di numerose graziose e interessanti battute, la critica potè constatare l’incondizionato successo ottenuto dalla rivista delle riviste «Baraonda», che si presenta di certo una delle migliori e delle più attraenti del genere. 

Questa, sera, come già annunciato, con una replica della rivista «Baraonda», il buffo Erminio Macario avrà la sua serata d’onore. Il giovane e simpatico artista — che si vedrà indubbiamente festeggiato da un pubblico imponente — si produrrà anche in una divertente serie di gustose macchiette di sua creazione. 

p.z., «Il Popolo di Trieste», 26 luglio 1927


"Baraonda" al Teatro Fenice

La serata in onore di Erminio Macario si è svolta ieri in un’atmosfera di vibrante entusiasmo e alla presenza di un pubblico imponente: e non poteva essere altrimenti, che questo giovane attore comico possiedo qualità artistiche di primissimo ordine che lo mettono senz’altro nei primi ranghi fra i più significativi interpreti del nostro teatro operettistico. L’arte di Erminio Macario, veramente, più che nell’operetta di taglio moderno, nella quale il comico più sgambetta che recita, si inquadra nella rivista e trova un posto di importanza eccezionale nel teatro di varietà Ecco perchè in «Baraonda», come nelle altre riviste rappresentate fin qui dalla Compagnia del cav. Achille Maresca, Erminio Macario si è imposto fra i primissimi e fino dal suo debutto sulle scene della Fenice si è completamente cattivate le simpatie del pubblico nostro. Comico «di razza», per quanto non «figlio d’arte», Erminio Macario, che abbiamo visto qualificare «grottesco» e che oltre a ciò è un eccellente parodista, continua degnamente le tradizioni dei migliori artisti comici di razza italiana e affinandosi sempre più con lo studio e arricchendo maggiormente i tipi del proprio repertorio, riuscirà certamente ad imporre la propria personalità artistica, consolidandosi una fama che potrà resistere all’opera demolitrice del tempo e ai mutevoli gusti degli spettatori.

In «Baraonda», ieri sera Erminio Macario ha avuto campo di mostrare gli aspetti più belli del suo poliedrico temperamento, strappando al pubblico calorosi applausi che si sono tramutati in lunghe ovazioni quando si è esibito in alcune creazioni del suo repertorio. Gli hanno fatto degna cornice la briosa Ippaviz, il bravissimo Orsini, Dino Lugara, Adriano Marchetti, Alba e Antonio De Rubeis e tutti gli altri. Una simpatica dimostrazione di plauso gli spettatori hanno poi tributato ai soprano Vera Germinai e al tenore Franco Caselli, che hanno eseguito con brillanti qualità vocali e interpretative, alcuni brani lirici.

Questa sera, «Baraonda», si replica alle ore 21.

«Il Piccolo di Trieste», 27 luglio 1927


La serata di Erminio Macario al Teatro Fenice

La serata in onore di Erminio Macario si è svolta ieri in un’atmosfera di vibrante entusiasmo e alla presenza di un pubblico imponente: e non poteva essere altrimenti, che questo giovane attore comico possiedo qualità artistiche di primissimo ordine che lo mettono senz’altro nei primi ranghi fra i più significativi interpreti del nostro teatro operettistico. L’arte di Erminio Macario, veramente, più che nell’operetta di taglio moderno, nella quale il comico più sgambetta che recita, si inquadra nella rivista e trova un posto di importanza eccezionale nel teatro di varietà Ecco perche in «Baraonda», come nelle altre riviste rappresentate fin qui dalla Compagnia del cav. Achille Maresca, Erminio Macario si è imposto fra i primissimi e fino dal suo debutto sulle scene della Fenice si è completamente cattivate le simpatie del pubblico nostro. Comico «di razza», per quanto non «figlio d’arte», Erminio Macario, che abbiamo visto qualificare «grottesco» e che oltre a ciò è un eccellente parodista, continua degnamente le tradizioni dei migliori artisti comici di razza italiana e affinandosi sempre più con lo studio e arricchendo maggiormente i tipi del proprio repertorio, riuscirà certamente ad imporre la propria personalità artistica, consolidandosi una fama che potrà resistere all’opera demolitrice del tempo e ai mutevoli gusti degli spettatori.

In «Baraonda», ieri sera Erminio Macario ha avuto campo di mostrare gli aspetti più belli del suo poliedrico temperamento, strappando al pubblico calorosi applausi che si sono tramutati in lunghe ovazioni quando si è esibito in alcune creazioni del suo repertorio. Gli hanno fatto degna cornice la briosa Ippaviz, il bravissimo Orsini, Dino Lugara, Adriano Marchetti, Alba e Antonio De Rubeis e tutti gli altri. Una simpatica dimostrazione di plauso gli spettatori hanno poi tributato ai soprano Vera Germinai e al tenore Franco Caselli, che hanno eseguito con brillanti qualità vocali e interpretative, alcuni brani lirici.

Questa sera, «Baraonda», si replica alle ore 21.

«Il Popolo di Trieste», 27 luglio 1927


«Il Popolo di Trieste», 28 luglio 1927


1927 07 29 Il Piccolo delle ore diciotto Baraonda 2 L

«Il Piccolo delle ore diciotto», 29 luglio 1927


L'addio della Compagnia Maresca

Con le due rappresentazioni di oggi la Compagnia Maresca prenderà congedo dal pubblico nostro. Alle ore 16 si darà per l’ultima volta «Baraonda», la gustosa rivista delle riviste cbe presenta in un quadro di grande brio ed eleganza le scene più brillanti uscite dalla fantasia di Ripp e Bel Ami. Di sera poi alle 21 addio della Compagnia con l’ultimissima di «Madama Follia», l’irresistibile successo d’ilarità, che anche ieri valse applausi calorosi ad Angela Ippaviz, Vera Germinal, Alfredo Orsini, Erminio Macario, al maestro Fragna e agli altri tutti.

«Il Piccolo di Trieste», 29 luglio 1927


Lirico. Baraonda rivista delle riviste dei noti Ripp e Bel Ami, seralmente esilara il numeroso pubblico, che si diverte assai ed applaude con calore gli interpreti tutti, fra i quali emergono la scintillante soubrette Isa Bluette ed il comicissimo e dinamico Totò. Questi poi sono alle loro ultime recite passando nella "Maresca n. 2„ e venendo sostituiti dal Riento e dalla leggiadra Ippaviz.

«Cafè Chantant», 15 ottobre 1927


Al Teatro Balbo imperano le riviste di Ripp e Bel Ami con la compagnia Mareschiana di Isa Bluette-Totò, mentre all'Odeon la compagnia di Eugenio Testa con Emma Sanfiorenzo e con la Cabiria, continua a fare affaroni d'oro con la rivista : Mano alle gambe di Testa, Corvetto e Chiappo.

«Café Chantant», 10 gennaio 1928


ALL’UMBERTO. — Dato il successo veramente strepitoso di « Girotondo », l'acclamata Rivista di Ripp e Bel Ami si continua a replicare anche stasera. E' imminente l'andata in scena di « Baraonda » che è una specie di refrain delle migliori e riuscite Riviste di Ripp e Bel Ami, un pot-pourri graditissimo e simpatico. Continua con grande affermazione di plauso e di consensi il successo di Bluette e Totò.

«L'Impero», 23 febbraio 1928


Come è stato annunciato questa sera, alle 21.15 ha luogo alla Sala Umberto la prima rappresentazione di Baraonda, rivista delle riviste in tre atti e 21 quadri, di Ripp e Bel Ami. I più divertenti quadri delle più acclamate riviste del repertorio di Isa Bluette passeranno briosamente dinanzi agli occhi dello spettatore.

Dirigerà l’orchestra il valente M. Capellani.

«L'Impero», 25 febbraio 1928


"Baraonda" alla Sala Umberto

Il titolo Baraonda si presta magnificamente per questa rivista delle riviste che non è altro se non una riuscitissima combinazione dei migliori quadri di Madama Follia, il paradiso delle donne, Girotondo e di altre riviste del repertorio di Isa Bluette.

Com'era facile prevedere il pubblico ne è rimasto soddisfatto poiché Baraonda accontenta tutti i gusti. Infatti in questo pot-pourri vi sono i ritornelli di tanti lavori ammirati così piacevolmente in questa fortunata stagione, tanta armoniosità, freschezza di battute gioconde e spiritose. Oltra a lsa Bluette, furono vivamente applauditi tutti gli altri artisti.

Questa sera replica dell'intero spettacolo e domani domenica, alla ore 17 e alle 21.15, due rappresentazioni con Baraonda.

«Il Messaggero», 25 febbraio 1928


Pescando a man salva nel vastissimo loro repertorio teatrale Ripp e Bel Ami — maghi del nostro teatro della «rèvue» —  han messo su «Baraonda», tre atti spigliati e sollazzevoli che sono un po' il brodo Maggi delle riviste. Un quadro di «Madama Follia», due «coupiets» di «Valigia delle Indie», un balletto di «Girotondo», uno «scketc» di «Paradiso delle donne», una canzone di «Girotondo», una superba interpretazione di Isa Bluette, un atteso debutto : quello del bravo Barbetti... e il trionfo è assicurato . 

Se si aggiunge che Mario Castellani Minnie Lises, Anna Castellani, Adriana Dandy, il Camozzo erano ieri sora perfettamente «in forma» non avremo bisogno di specificare di quale portata sia stato il successo di ieri sera. Una lode sincera a Vittorio Vaser, ottimo nelle sue truccature, che per alcune «macchiette» riuscitissime ebbe una larga parte di applausi. 

«L'Impero», 26 febbraio 1928


Rappresentazione vietata a Bologna

Bologna, 24 marzo, notte.

Stasera, all'Arena del Sole, Isa Bluette doveva ripetere la rivista «Baraonda», che, ieri sera, in occasione della sua serata d’onore, aveva dato luogo a una chiassata da parte di un numeroso gruppo di studenti. Lo spettacolo, anzi, era stato interrotto un po' prima della fine, Isa Bluette era persino svenuta per il grande baccano, e poiché la chiassata minacciava di ripetersi questa sera, l'autorità prefettizia ha vietato senz’altro la rappresentazione.

«Corriere della Sera», 25 marzo 1928


1928 04 24 Il Veneto Mille e una donna Baraonda L

«Il Veneto», 24 aprile 1928


Ancona, 5 (Passerini) Teatro delle Muse. Solo una super compagnia di riviste poteva permettersi il lusso di debuttare al nostro massimo condominale, un teatro quasi esclusivamente adibito a grandi spettacoli lirici oppure a concerti e frequentato perciò abitualmente da un publico arcigno, severo, contegnoso. Ma la signorile eleganza, il brio spumeggiante di Isa Bluette di questa bellissima ed incontrastata regina della rivista àn vinto incondizionatamente e Paradiso delle donne, Madama Follia, Baraonda e Girotondo sono stati autentici successi per la grande soubrette, per la brava Minnie Lises, per le ballerine Stellina e Pucci Toschi, per i comici Mariani, Alessio, e Waser. Benissimo l’orchestra diretta dal m. Capellan. Una parola di viva lode va all'impresario Splendiani il quale ci ha procurato sempre spettacoli degni di una grande città. Nessuno meglio di Lui può farci sentire ottime compagnie perchè egli con giovanile baldanza, con intelligente attività à esteso il suo lavoro teatrale a tutta la regione Marchegiana, controlla altri teatri delle regioni viciniori e quindi non a torto gli amici scherzosamente lo chiamano il Paradossi delle Marche.

«Café Chantant», 15 maggio 1928


Ricostruzione delle rappresentazioni della rivista nelle varie città italiane


TITOLO DELL'OPERATAPPE

Baraonda

Rivista in tre atti e 21 quadri di Ripp (Luigi Miaglia), Bel Ami (Anacleto Francini)

Compagnia Maresca

Genova, Politeama Genovese, 23-25 giugno 1927

Trieste, Teatro Fenice, 26-29 luglio 1927

Milano, Teatro Lirico, settembre 1927
Ultime recite di Totò e Isa Bluette prima di passare alla Compagnia Maresca n.2. Verranno sostituiti da Virgilio Riento e Angela Ippaviz.

Milano, Teatro dal Verme, 27-29 settembre - 1-2 ottobre 1927

Roma, Teatro Umberto I, 25-26 febbraio 1928
La rivista "Café-Chantant" n.2 del 15 febbraio 1928 segnala che "le notizie della Sala Umberto di Roma attestano la ripresa attività: [...] fino a tutto febbraio la compagnia Bluette-Totò svolgerà la sua straordinaria stagione"

Bologna, Arena del sole, 23-24 marzo 1928

Ancona, Teatro delle Muse, maggio 1928

Torino, Teatro Balbo, 12-14 giugno 1928
La rivista "Café-Chantant" n.6 del 25 giugno 1928 segnala che "la rivista impera attualmente al Teatro Balbo con la compagnia marchigiana di Isa Bluette che accoppia al successo artistico, invidiabili affaroni di cassetta..."

Napoli, Teatro Eldorado Lucia, agosto 1928


Riferimenti e bibliografie:

  • "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976
  • "Tutto Totò" (Ruggero Guarini) - Gremese, 1991
  • "Totò partenopeo e parte napoletano", (Associazione Antonio de Curtis), Marsilio Editore 1999
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici
  • «Il Lavoro», 23 - 24 giugno 1927
  • «Il Popolo di Trieste», 13 luglio 1927
  • p.z., «Il Popolo di Trieste», 26, 27 e 28 luglio 1927
  • «Il Piccolo delle ore diciotto», 29 luglio 1927
  • «Cafè Chantant», 15 ottobre 1927
  • «Café Chantant», 10 gennaio 1928
  • «Il Messaggero», 25 febbraio 1928
  • «L'Impero», 23, 25 e 26 febbraio 1928
  • «Corriere della Sera», 25 marzo 1928
  • «Il Veneto», 24 aprile 1928
  • «Café Chantant», 15 maggio 1928