LA STELLA DEL CHARLESTON

(1928)

Scheda dell'opera

Titolo originale La stella del Charleston

  • Testo: Maestro Fragna su libretto di Giovanni Manca e Refrain
  • Compagnia: Compagnia di Achille Maresca
  • Interpreti: Totò, Angela Ippaviz, Alfredo Orsini, Elsa Ferri, Minnie Lises, Rita Marucco, Alba De Rubeis, Antonio De Rubeis, Dino Lugara, Galliano Salvatori, Nino Marchetti, Maidetti
  • Musica: M.o Armando Fragna

Sketch, quadri e notizie

Un tenue filo lega lega lo sviluppo dei tre atti. Un comitato che si dà pensiero della salute morale dell'umanità, incarica una danzatrice chiamata la "Stella del Charleston" di andar per il mondo a far guerra alle danze moderne e a far risorgere le "quadriglie" e i "lancieri" dei bei tempi andati. Riappaiono queste dolci movenze ma la frenesia di oggi ne travolge i molli ritmiin una scomposta ginnastica a suon di grancassa e sassofoni. La propagandista non ha fortuna. Alla fine, dopo essersi recata dappertutto, nello spazio e nel tempo, al paese dei negri e nel secolo dei minuetti, dei Brighella e degli Arlecchini, si lascia sorprendere dal Comitato, che la segue e la vigila, ad insegnare il charleston anche la variopinto, loquace e famelico servitore pronto di spatola e di lingua. La sua opera è ormai inutile e nociva: tanto il mondo sgambetta, s'agita, si torce e saltabecca senza rimedio. Meglio danzare tutti assieme. E il charleston chiude lo spettacolo.

Presente, tra gli atti della rivista, l'Orchestra argentina di Eduardo Bianco.


1930 04 27 Il Popolo di Roma Eduardo Bianco Orchestra Argentina L


Così la stampa dell'epoca

1927 07 13 Il Popolo di Trieste Compagnia Maresca intro

Il tema principale dell’attuale stagione marescana al Fenice è indubbiamente la «rivista», tema d’altronde, che impera presentemente sui più importanti palcoscenici italiaini e dell’estero.
La «rivista» tuttavia, per le nostre scene non può dirsi veramente uno spettacolo di novità assoluta, in quanto il nostro teatro conta già molte riviste, che da tempo percorrono con successo i maggiori palcoscenici rappresentate da parecchie compagnie del genere.

La «rivista italiana» non è di oggi ed è ancor vivo in molti il ricordo delle belle riviste dell’anteguerra, prima tra le quali «La turlupineide», nell’esibizione della Compagnia Città di Milano, e di quello del dopoguerra, ad esempio le riviste, molto attraenti, della Compagnia Riccioli che furoreggiò nel «Barbapedana». E poi altre riviste ed altre ancora, che videro e vedono i nostri teatri, ottenendo un lusinghiero successo e riscuotendo la piena soddisfazione del pubblico.

Tuttavia, la «rivista italiana» presenta pur sempre un sapore di novità nel campo teatrale, nel senso che — molte essendo le riviste già lanciate sulle scene — s’è potuto costituire un «repertorio di riviste» che va di giorno in giorno arricchendosi di nuovi lavori del genere.

La novità quindi consiste nell’avere la rivista dato origine a un suo teatro proprio, al «teatro della rivista», il quale potrebbe anche definirsi come «la fusione del teatro di varietà nel teatro d’ope-
retta».

Decisamente la «rivista italiana» — poichè è in grado di farlo — sta attualmente prendendo possesso di buona parte delle nostro scene, per il fatto che rappresenta qualche cosa di nuovo che corre con i tempi e che interessa e, quel che più conta, che diverte realmente, sia essa la rivista mordace e pungente quale una satira, sia quella brillante quale una esibizione di tipi e macchiette, o sia quella attraente e suggestiva quale un’esposizione di figurini alla moda, più o meno arditi, d’indovinata creazione.
La «rivista» è pertanto il genere teatrale del giorno e diverse sono le compagnie che ne hanno fatto oggetto del proprio repertorio, che risulta perciò composto dallo «riviste» più in voga e destinate ali migliori successi. Nel particolare, una di tali compagnie è ben quella del cav. Achille Maresca, il quale, con fine intuito artistico, ha dato impulso alla «rivista italiana», allestendone parecchie — le più graziose e interessanti — con bellezza, ricchezza e proprietà di messa, in scena, degne certamente di far epoca nel «teatro della rivista».

«Il Popolo di Trieste», 13 luglio 1927


Isa Bluette continua a far parlare di sè. E' passata dalla N. 1 Mareschiana alla compagnia N. 2 ch’è attualmente a Padova assieme con Totò. Ne è uscito Eugenio Testa il quale, pare, ha intenzione di ritornare per l’ennesima volta al capocomicato... Maresca ha supplito il posto di Totò con Riento.

«Cafè Chantant», 15 ottobre 1927


Al Teatro Balbo imperano le riviste di Ripp e Bel Ami con la compagnia Mareschiana di Isa Bluette e Totò [...]

«Cafè Chantant», 10 gennaio 1928


"La stella del charleston" è la regina dei balli moderni indiavolata e parodistica, sincopata e irrefrenabile, che un bel giorno si mette a far propaganda per la rinascita dei balli antichi, sostenuti a spada tratta da alcuni ammiratori quarantenni. Di qui la lotta fra questa e la tendenza opposta, cioè quella che parteggia per la modernità: Di qui l’azione che è variatissima e piena di movimento attraverso innumerevoli città e paesi. Chi trionferà? Trionferà certamente la danza moderna, col suo ritmo aggressivo e il suo irrompere sincopato.

«Il Piccolo», Roma, 9 marzo 1928


Corre voce che Achille Maresca e il comm. Fiandra porrebbero termine ad ogni contesa fra loro associandosi nella gestione delle due compagnie di riviste Maresca N. 1 capitanata da lsa Bluette e N. 2 con la Ippaviz e Tolò. Maresca ne conserverebbe la direzione artistica e Fiandra assumerebbe quella amministrativa.

«Cafè Chantant», marzo 1928


L’ottimo Totò che tanto deiziò le folle, con la compagnia di riviste Maresca, ha lasciato in questi giorni il suo capocomico per rientrare nelle file del varietà, sicuro di ottenere buone scritture e nuovi allori. Da Roma sappiamo che Totò è ancora con Maresca.

«Cafè Chantant», 15 ottobre 1928


"La stella del Charleston" nuova rivista in tre atti al "Politeama Genovese"

La nostra città, ha ormai assunto il compito di tenere a battesimo e di assicurare il primo successo alle nuove riviste dei più noti autori italiani. Anche questa «Stella del Charleston» di Manca, musica del maestro Fragna, data ieri sera al «Genovese» alla presenza di un pubblico strabocchevole è pensata tra le acclamazioni ed il sollazzo degli spettatori.

Qualche riserva si potrebbe fare sul nuovo lavoro per quanto riguarda la trama che non si capisce bene se esista o no, e su qualche pezzo di musica non troppo peregrina. Le scene divertenti e riuscite, e diversi buoni ed armoniosi motivi non mancano però a ravvivare lo spettacolo, presentato come di solito con accuratezza, sfoggio di buoni costumi e scenari, dalla Compagnia Maresca.

Non ci resta perciò, lasciando da parte troppo zelanti critiche fuori posto, che unire le nostro acclamazioni a quelle del pubblico, pensando che lo scopo di far passare allegramente e senza preoccupazioni la serata, è pure ben raggiunto da questo nuovo lavoro.

La Ippaviz, Alfredo Orsini, Totò, la Elsa Ferri, cui vedremmo con piacere affidata qualche parte di maggiore importanza, le Lises e i De Rubeis, i Galliano, Lupara, Marchetti, l'affiatato e spigliato corpo di ballo e gli altri interpreti tutti hanno contribuito assai efficacemente alla buona riuscita dello spettacolo.

Ottima l'orchestra, diretta dal maestro Fragna, compositore dello spartito del lavoro, chiamato alla ribalta assieme all'altro autore, dopo il finale del secondo atto dalle insistenti acclamazioni del pubblico.

Questa sera replica.

F.M., «Il Lavoro», 10 novembre 1928


La Compagnia di Achille Maresca è alle ultime recite di questa breve e fortunata stagione. La replica della «Stella del Charleston» ha richiamato, nei due spettacoli domenicali e in quello di ieri, una folla enorme, che non ha lesinato gli applausi a tutti i bravi esecutori della rivista e al suo autore maestro Fragna, che ha diretto l’orchestra coll'usato valore.

La stella del Charleston si darà ancora questa sera, mentre si annuncia per domani lo spettacolo di congedo della Compagnia colla rivista di Ripp e Bel Ami «Madama Follia». La recita è in onore della sfolgorante soubrette Angela Ippaviz.

«Il Lavoro», 13 novembre 1928


[...] I due autori hanno soprattutto avuto di mira il "buongusto". E son riusciti nel lodevole intento. La rivista evita infatti certe banalità e certo spirito grossolano che troppo spesso deturpa di teatro. Non solo. Si è voluto far di essa non un centone di scene scucito, ma una cosa armonica, governata , per così dire, da un nesso logico che unisce un quadro all'altro, permettendo così al pubblico di raccapezzarsi pur fra tanta varietà di episodi. Buona l'interpretazione. [...] Totò ha dato la stura a tutta la sua originalissima comicità [...].

«Corriere della Sera», Milano, 27 novembre 1928


1928 12 16 Gazzetta di Parma Si si susette Il paradiso La stella del charleston Girotondo intro

Dopo le recite di Emma ed Irma Gramatica, sarà per alcune sere al nostro Reinach la compagnia di riviste di Achille Maresca, di cui fan parte Alfredo Orsini, l’Ipjpavitz e Totò, che offrirà al pubblico diverse interessanti novità. Sì, si, Susette; Il paradiso delle donne; La stella del charleston; Girotondo.

I parmigiani, in fatto di divertimenti non possono proprio lamentarsi. E' il caso anzi di esclamare: troppa grazia Sant’Antonio! Avere contemporaneamente una primaria Compagnia d’operette, ed una non meno promaria Compagnia di riviste, non è cosa di tutti i giorni, nè di tutte le città.

E che ne sarà quando anche il Regio sarà aperto? Evidentemente è una gran verità che il parmigiano ama divertirsi!

«Gazzetta di Parma», 15 dicembre 1928


1928 12 16 Corriere Emiliano Si si susette Il paradiso La stella del charleston Girotondo L


1928 12 18 Gazzetta di Parma Si si susette 2 L

Giovedì 20 avrà luogo il tanto atteso debutto della primaria compagnia di Riviste Achille Maresca con "Sì.. sì.... Susette" l’ultimo grande successo del teatro di riviste. La messa in scena è di una grandiosità eccezionale in spettacoli del genere.

Vi prendono parte la Ippaviz, Orsini, Totò tutto il corpo di ballo che è composto di oltre 20 girls. Nel teatro, prospicente l’orchestra, verrà posta una pedana, come è in uso nei principali teatri di Parigi, Londra, Berlino, ecc., per la passeggiata finale del corpo di ballo e principiali artisti.

La compagnia si tratterrà fra noi quattro sole sere e darà quattro novità di grande lusso.

«Gazzetta di Parma», 18 dicembre 1928


Tutte queste riviste, qual più qual meno, si assomigliano tutte: nella musica, come nei quadri scenici di cui si compongono. non è quindi da meravigliarsi se anche La stella del charleston, rappresentata ieri dalla compagnia di riviste di Achille Maresca, non contenga nulla di speciale di originale.

Il filo conduttore che l’informa è l'esaltazione della danza moderna (ballo tipo dell’epoca il «Charleston») in contrapposizione dei balli - ormai trapassati - che deliziavano i nostri antenati.
Su questo treno e filo gli autori Manca e Refrain hanno imbastito diverse scenette - quali ricche di allegre trovate, di maliziosa arguzia, popolate di caricature di soggetto comico e pittoresche - quali agganciate lì… per far numero; e il M. Fragna vi ha intessuto una musichetta spesso piacevole, ricca di ballabili moderni e antichi condotti con felice scorrevolezza ritmica e melodica.

Ma la parte migliore di questa - come di tutte le altre riviste che abbiamo udite - consiste nell'esecuzione, nell' allestimento scenico. Questa ricchissima Compagnia fa di ogni lavoro una vera e propria creazione, presentandolo con gusto e sfarzo impareggiabile, con ricchezza di costumi deliziosi, in un tripudio di luci e di colori che afferrano lo spettatore e lo costringono a tenere sempre gli occhi fissi sul palcoscenico sfolgorante.

Quando a ciò si aggiungono le fantasie spiritose del Totò, un macchiettista veramente gustoso e spesso originale, la elettrizzante vivacità delle elegantissima Ippaviz, la fine e sempre piacevole comicità di Alfredo Orsini, e l'ottima collaborazione di tutto il numeroso complesso di attori e di ballerini, si sarà compreso come, nonostante la scarsa consistenza di questo genere di lavoro, il pubblico sia spesso trascinato al riso, all'ammirazione, agli applausi.

Applausi che iersera proruppero numerosi all'indirizzo non solo dei sunnominati attori, ma anche dell'autore M. Fragna, direttore egregio dell’orchestrina. Quest'oggi la compagnia da le sue due ultime rappresentazioni: di giorno La stella del Charleston, di sera Si… si, Susette.

«Gazzetta di Parma», 23 dicembre 1928


La Compagnia di riviste Maresca all'Ardiano

[...] La Compagnia Maresca metterà in scena parecchie novità fra le quali Monna Eva di Guido Reni, che è stata recentemente accolta col maggior favore al Lirico di Milano e La stella del Charleston del maestro Fragna. Oltre la Ippaviz, l'Orsini e Totò, fanno parte della Compagnia Maresca artisti di prim'ordine, come la Ferri, la De Rubeis, il Galliano, il Marchetti e il Lugara. [...]

«Il Messaggero», 3 febbraio 1929


La "Stella del Charleston" all'Adriano

La Compagnia Maresca, che va eseguendo all'Adriano una serie di spettacoli, l'uno più attraente dell'altro mise in scena ieri sera: «La Stella del Charleston» una nuova rivista, in cui si svolge uno spunto indovinato attraverso molti quadri allestiti con gusto e signorilità. Si tratta dell'ultimo ballo moderno il «Charleston», che trionfa sulle danze antiche, ancora indimenticate da molti ammiratori, che tentano di riportarle al loro posto d'onore per amore dell'estetica e della morale.

Naturalmente i seguaci delle danze moderne si oppongono ai loro sforzi, soprattutto perchè la propria diva: La «Stella del Charleston» è passata nel campo nemico, per far propaganda nel mondo del ballabili antichi. La lotta ha luogo vivacemente di paese in paese con molti episodi, alcuni dei quali sono interessanti e caratteristici. Non vi mancano le scene comiche con trovate bizzarre, e vi eseguono pure i ballabili di ogni genere. Ma alla fine riesce vittoriosa la dante moderna col ritorno della Stella del Charleston fra i suoi antichi amici.

L'azione si svolge colla maggiore varietà di Quadri, di tipiche macchiette, ed è pure ravvivata dallo spirito del dialogo, che ha anche felici battute satiriche. La musica accompagna ogni successione scenica, con motivi facili, piacevoli, ed è composta per lo più di ballabili. Vi furono molti bis. L'esecuzione riuscì brillantissima. La Ippaviz impersonò col consueto brio la figura della protagonista a fu ammiratissima.

La coadiuvarono colla loro nota abilità l'Orsini e Totò. Bene pure tutti gli altri artisti ed il corpo di ballo. Stasera prima replica.

«Il Messaggero», 9 marzo 1929


1929 03 10 L Impero La stella del Charleston Angela Ippaviz intro

Ho parlato con Angela Ippaviz, soubrette della Compagnia Maresca, simpaticissima e vivissima stella di prima grandezza del teatro revuistico italiano, nel suo caotico e pur elegantissimo camerino tra un atto e l’altro della «Stella del Charleston» fortunata rivista che dopo «Monna Eva» costituisce un altro dei successi clamorosi della stagione. Vederla lavorare, agile, col suo bellissimo corpo lanciato in vortici di danze scapigliate e sentirla deliziosamente accennare le canzoni accorate o spensierate che costituiscono il fulcro delle riviste in cui ella recita, è sempre una gioia.

Ma averla a un passo di distanza, vederla crollare la testa cosi bruna, sotto il fuoco di fila, delle parole di compiacimento e di congratulazione, ascoltarla parlare cosi semplicemente, diventa una cosa veramente interessante.

La modestia di questa diva che non ha mai l'imbarazzo della posa e che unisce ad una abilità veramente eccezionale una sbarazzineria e una vivacità straordinaria, impressiona. In mezzo alla quantità dei costumi, dei trucchi, delle acque profumate e delle ciprie, Angela Ippaviz, mi riceve con una squisitezza inappuntabile.

1929 03 10 L Impero La stella del Charleston Angela Ippaviz f1

Sembra che voglia farsi perdonare la sua qualità di prima donna della compagnia e alle mie domande curiose e tentatrici risponde senza affettazione:

— Che cosa volete che vi dica. Io vivo tra il palcoscenico e la mia casa, non conosco dell’esterno che le voci confuse che mi portano ogni tanto gli amici. Non mi occupo della stampa per quanto la stimi e abbia un sacrosanto terrore, ma leggo volentieri quando mi capita l’occasione quello che scrivere.

Tutta avvolta in un grande accappatoio che la cela quasi completamente ai miei sguardi indiscreti, io cerco d’indovinare il segreto di quel suo fascino che sulle folle esercita inevitabilmente e lo sorprendo in quel suo sorriso chiaro, nello splendore dei suoi occhi, nella bellezza statuaria delle linee che indovino fra i panneggiamenti e che stasera la scrupolosità di un funzionario di pubblica sicurezza ci fa ammirare solo attraverso una ricca pellicola.

Ma debbo alla fine convincermi che il suo fascino pur promanando da tutte queste cose, deve la sua principale origine dalla semplicità, che fa di questa diva una delle più simpatiche che io m’abbia conosciuto. Detto questo mi sembra inutile insistere sul fatto che ella è triestina, è colta e intelligente, e ha una viva passione pel teatro.

D'altronde sono costretto ad abbandonare il terreno. Il campanello direttoriale squilla e la grande folla reclama che si dia inizio al secondo atto della rivista.


1929 03 10 L Impero La stella del Charleston Angela Ippaviz intro22

Iersera per la prima della rivista di Manca e Refrain, inscenata con lusso e buon gusto dalla compagnia Maresca, l'Adriano era gremitissimo. E l’aspettativa del pubblico non è andata delusa, che i tre atti e trenta quadri de «La stella del Charleston», pur non vantando grandi pregi di originalità sono però dialogati con brio e talora con spirito e non mancano qua e là canzoni melodiose e scenette comiche di buon gusto, danze indiavolate e motivetti orecchiabili.

La «Stella del Charleston» s'è lasciata convincere dai nemici delle danze moderne a far propaganda per il valzer, la mazurca, li minuetto, ecc., ecc.

Non manca un viaggio attraverso l'Africa (si fa anche la conoscenza del padre « della madre de «la Bepa» detta in arte Josephine Baker) e si vede Totò, novello Tom Mix, compiere prodigi d'equitazione, mentre Alfredo Orsini si traveste ora da maestro di banda africana, ora da Arlecchino, ora da apache, sempre in difesa delle danze modernissime contro il temuto ritorno del balli cosiddetti castigati.

Finalmente Angela Ippaviz finisce col riconciliarsi col charleston e con un balletto indiavolato tutto ha fine, il pubblico ammira le ballerine che fanno la tradizionale passeggiata di fine d’atto, il maestro d’orchestra, che è anche l’autore delle musichette attacca un refrain fra i migliori, e il pubblico se ne va soddisfatto.

L’interpretazione è stata ottima. Angela Ippaviz è stata una «stella» brillantissima: la sua grazia e la sua eleganza hanno conquistato gli spettatori, che l'hanno meritatamente applaudita con calore. Totò ha ancora una volta trionfato in travestimenti spassosissimi e Orsini ha avuto anche lui applausi a scena aperta.

Numerose chiamate ad ogni fine di atto e stasera prima delle repliche.

«L'Impero», 10 marzo 1929


La Compagnia Maresca all'Adriano

Sabato sera la replica della nuova rivista del maestro Fragna, La stella del Charleston ha rinnovato e confermato il successo della prima rappresentazione. La compagnia Maresca si è disimpegnata meravigliosamente, e molti applausi sono stati tributati, specialmente ad Angela Ippaviz, che in questa rivista ha modo di sfoggiare le sue peculiari qualità di cantante di fine dicitrice e di danzatrice elegantissima. Totò e Orsini hanno coadiuvato benissimo ed hanno avuto la loro parte di applausi assieme al maestro Fragna, autore della musica, che ha diretto la rappresentazione con impegno,

Ieri, alle ore 17, terza replica della Stella del Charleston e alle ore 21, ripresa della fortunatissima rivista di Ripp e Bel Ami: Madama follia, per conseguenza due esauriti. Questa sera, alle ore 21, quarta replica della rivista La stella del Charleston.

«Il Messaggero», 11 marzo 1929


1929-03-14-L-Impero-La-stella-del-Charleston

Ieri, con la replica de « La stella del Charleston », la briosa rivista di Manca e Refrain, cosi agilmente musicala dui maestro Fragna, si è avuto un altro di quei successi ai quali ormai la Compagnia di Achille Maresca è abituata. Sostituiva la signorina Angela Ippaviz che si concedeva un sera di riposo, la signorina Riccarda dei Cigno. Questa graziosissima e brava artista ha degnamente coperto il suo ruolo e il pubblico che gremiva il vastissimo teatro se ne compiacque applaudendola e rimeritandola col suo consenso più ampio.

E’ inutile parlare delle feste che si ebbe Totò la cui comicità fece raggiungere il diapason del delirio specie nella caricatura di Tom Mix cosi indovinata e spassosa. Cosi pure Alfredo Orsini la cui signorilità e vivacità ognuno conosce, degnamente divise gli onori delia serata con Minnie Lises. Rita Marucco, Maidetti e gli altri artisti.
Questa sera, poi, come abbiamo già annunciato, avrà luogo al Teatro Adriano la serata di onore di Totò. Totò ha scelto per la sua serata di onore la rappresentazione di Girotondo, la gaia e spigliata rivista di Ripp e Bel Ami, nella quale il comico e il grottesco reggono quasi tutta l'orditura.

Questa sera quindi sarà uno spettacolo indimenticabile per brio e scapigliatezza; e chi conosce di quanto è capace Totò e quanta verve ci sia nelle sue trovate originali, non può aspettarsi che altre e maggiori sorprese. Sappiamo anche che Totò si esibirà in qualche macchietta caratteristica che provocherà le più matte risate. Tutti gli ammiratori e le ammiratrici di Totò sono avvertiti, e anche quelli che vogliono farsi una riserva di buonumore.

«L'Impero», 14 marzo 1929


1930 01 06 La Stampa La stella del charleston T L

«La Stampa», 6 gennaio 1930


L'ambasciatore del tango

Dopo tanti anni anche Eduardo Bianco è tornato in Italia. È tornato con la sua orchestra di tanghi argentini, con la coppia di danze folcloristiche, con la ballerina che non ha più nulla da dirci dopo le esibizioni di Rosario e di Teresa, con la cantante che invoca le ardenti passioni delle « pampas ». Bianco è commovente e sopravvissuto. In questa Europa tormentata dalle opposte correnti politiche, insidiata

dalla vacuità del boogie-woogie, rosa dall’ansia di una nuova guerra il cui fantasma fa capolino tra un passetto avanti e un passetto indietro della samba, in questa Europa, e diciamo pure in questa Italia, ossessionata dall’avanti e indré, Eduardo Bianco è l’àntifantasma che torna a portarci i ricordi del passato; e ce li riporta con la serietà e la commozione di un vecchio signore. Due spettri sono di fronte: da una parte quello del futuro con la maschera antigas già rincagnata sul viso, dall’altra quello del passato che ancora indossa il romantico costume dei « gauchos » e che all’atomica oppone il « bandoneon » e al carro armato la chitarra pizzicata e il violino. Eduardo Bianco fu il re del tango e oggi, un gradino più giù, ne è il semplice ambasciatore. Fu perfetto quando, inserito nel suo tempo e nel costume di un’epoca, giunse in Europa all’indomani di un dopoguerra in vena di follie. All’epilessia del fox-trot Bianco sostituì il languore del suo tango ed ebbe successo : nei salotti fu accettato con entusiasmo quel ritmo lento che permetteva di ballare guancia contro guancia e di sentire vicino il calore di un altro corpo. A una società che usciva da un incubo non parve vero di ritrovare quel calore comunicativo. L’Europa gli fece festa. Bianco vagò per le capitali sonando Piegaria, Adoracion, Oracion e le composizioni di Gade, Padilla, Rodriguez, Dios Filiberto e Mordrez.

Filtrati dai violini, i ritmi violenti del « paracalle de giganto-nes » e della « entradilla » si addolcirono, gli aspetti coreici della danza originaria delle Antille si ammorbidirono nel tango milonga e si esasperarono nel fandango. A Bianco andò il merito di aver operato quella metamorfosi e di aver avvicinato, con i gruppi melodici a terzine della sua musica, le opposte classi di una società. Forse il suo fu soltanto un merito commerciale e non squisitamente artistico, paragonabile a quello avuto da mediocri orchestre, come Paul Whi-teman, nella propaganda del jazz, ma perché sofisticare? Il tango è legato al suo nome. Oggi Eduardo Bianco è tornato con Piegaria e se non riesce a fugare l’altro fantasma riesce almeno a farci ricordare un tempo ormai perduto. Il maestro non è più giovane anche se espone fotografie sbiadite di vent’anni fa; è sofferente per un enfisema e un po’ stanco. Tuttavia appare illuminato da un gran desiderio di portare agli ascoltatori i suoi motivi classici e di convincerli, come nell’altro dopoguerra, a un abbandono e a un avvicinamento. In fondo lui non è cambiato. Siamo cambiati noi.

In questo giro di esibizioni Eduardo Bianco si limita a dirigere l’orchestra con l’archetto e a qualche strappata di corde nel crescendo dei finali. Ha avuto però l’accortezza di far sonare un violinista come Fer-razzano, vincitore di un premio a New York, e di portare i cinque migliori fisarmonicisti che ci siano oggi in Argentina. Ha tentato insomma lo spettacolo completo (o meglio l’avanspettacolo) con la ballerina Maruja Carmona e la cantante Alda Regis, con i Pamperitos e un trio Ariston. Il pubblico milanese lo ha applaudito. Che sia un buon segno?

«Epoca», 1950


Galleria fotografica


Ricostruzione delle rappresentazioni della rivista nelle varie città italiane


TITOLO DELL'OPERATAPPE

La stella del charleston

Rivista in tre atti e 25 quadri del Maestro Fragna su libretto di Giovanni Manca e Refrain

Compagnia Maresca

Genova, Politeama Genovese, 9-13 novembre 1928

Milano, Teatro Dal Verme, 24-28 novembre 1928

Parma, Teatro Reinach, 20-23 dicembre 1928

Torino, Teatro Balbo, 5-12 gennaio 1929

Roma, Teatro Adriano, 8-20 marzo 1929

Torino, Teatro Maffei, 6-8 gennaio 1930


Riferimenti e bibliografie:
  • "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976
  • "Tutto Totò" (Ruggero Guarini) - Gremese, 1991
  • "Totò partenopeo e parte napoletano", (Associazione Antonio de Curtis), Marsilio Editore 1999

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • «Il Popolo di Trieste», 13 luglio 1927
  • «Cafè Chantant», 15 ottobre 1927
  • «Cafè Chantant», 10 gennaio 1928
  • «Il Piccolo», Roma, 9 marzo 1928
  • «Cafè Chantant», 15 ottobre 1928
  • F.M., «Il Lavoro», 10 - 13 novembre 1928
  • «Corriere della Sera», Milano, 27 novembre 1928
  • «Gazzetta di Parma», 15 - 23 dicembre 1928
  • «Il Messaggero», 3 - 11 febbraio 1929
  • «L'Impero», 10 - 20 marzo 1929
  • «La Stampa», 6 gennaio 1930
  • «Epoca», 1950