Margery

(1928)

Scheda dell'opera

Titolo originale Margery

  • Testo: rivista in tre atti e 5 quadri di Yvan Darclée
  • Interpreti: Totò, Angela Ippaviz (Margery), Elsa Ferri, Cesare Barbetti (detective), Minnie Lises, De Rubeis Alba, Romigioli, Sister Isabet, Galliano, Salvatori
  • Musica: Luigi Rizzola
  • Compagnia: Achille Maresca

Sketch, quadri e notizie

Il canovaccio del lavoro trae lo spunto dall'incontro di Margery, figlia dell'editore musicale Drymont col giovane compositore Harry Ferton che, durante il temporale ha offerto rifugio, sotto il proprio ombrello, alla bella sconosciuta.

L'episodio è già dimenticato quando un giorno Harry si presenta in casa Drymont per offrirgli la pubblicazione di un suo lavoro ed è ricevuto, in assenza dell'editore, da Margery. I due non tardano a riconoscersi e quello che accade è facile supporre. Un idillio fiorisce e poichè Ferton è informato che in casa Drymont si darà prossimamente una festa da ballo, egli riesce ad introdursi - sotto mentite spoglie - nella sala e, accompagnandosi col piano, sospira una languida canzone d'amore per la bella Mergery.

L'indesiderato ospite viene cacciato dalla sala e Drymont pronuncia il suo veto più assoluto a qualsiasi relazione tra la figlia e lo spasimante Ferton. Le vicende si complicano ancora con l'opposizione di Drymont al matrimonio della sua dattilografa col poeta Tully, il quale si allea a Ferton per una lotta contro... il nemico comune. Per colmo di disavventura questi la rompe anche con un suo concorrente, che ha pubblicato una romanza di Ferton dedicata a Mergery. Un finimondo. Ma il cielo si rischiara improvvisamente sulla spiaggia di Atlantic City dove i due editori segnano un patto di cordiale amicizia e le due coppie d'innamorati possono finalmente coronare il loro sogno di felicità.

Il secondo atto è costituito da uno sketch musicale sinfonico descrittivo per l'azione comica, che collega la prima e la seconda parte dell'operetta, con cori in orchestra.


Così la stampa dell'epoca

1927 07 13 Il Popolo di Trieste Compagnia Maresca intro

Il tema principale dell’attuale stagione marescana al Fenice è indubbiamente la «rivista», tema d’altronde, che impera presentemente sui più importanti palcoscenici italiani e dell’estero.
La «rivista» tuttavia, per le nostre scene non può dirsi veramente uno spettacolo di novità assoluta, in quanto il nostro teatro conta già molte riviste, che da tempo percorrono con successo i maggiori palcoscenici rappresentate da parecchie compagnie del genere.

La «rivista italiana» non è di oggi ed è ancor vivo in molti il ricordo delle belle riviste dell’anteguerra, prima tra le quali «La turlupineide», nell’esibizione della Compagnia Città di Milano, e di quello del dopoguerra, ad esempio le riviste, molto attraenti, della Compagnia Riccioli che furoreggiò nel «Barbapedana». E poi altre riviste ed altre ancora, che videro e vedono i nostri teatri, ottenendo un lusinghiero successo e riscuotendo la piena soddisfazione del pubblico.

Tuttavia, la «rivista italiana» presenta pur sempre un sapore di novità nel campo teatrale, nel senso che — molte essendo le riviste già lanciate sulle scene — s’è potuto costituire un «repertorio di riviste» che va di giorno in giorno arricchendosi di nuovi lavori del genere.

La novità quindi consiste nell’avere la rivista dato origine a un suo teatro proprio, al «teatro della rivista», il quale potrebbe anche definirsi come «la fusione del teatro di varietà nel teatro d’operetta».

Decisamente la «rivista italiana» — poichè è in grado di farlo — sta attualmente prendendo possesso di buona parte delle nostro scene, per il fatto che rappresenta qualche cosa di nuovo che corre con i tempi e che interessa e, quel che più conta, che diverte realmente, sia essa la rivista mordace e pungente quale una satira, sia quella brillante quale una esibizione di tipi e macchiette, o sia quella attraente e suggestiva quale un’esposizione di figurini alla moda, più o meno arditi, d’indovinata creazione.

La «rivista» è pertanto il genere teatrale del giorno e diverse sono le compagnie che ne hanno fatto oggetto del proprio repertorio, che risulta perciò composto dallo «riviste» più in voga e destinate ali migliori successi. Nel particolare, una di tali compagnie è ben quella del cav. Achille Maresca, il quale, con fine intuito artistico, ha dato impulso alla «rivista italiana», allestendone parecchie — le più graziose e interessanti — con bellezza, ricchezza e proprietà di messa, in scena, degne certamente di far epoca nel «teatro della rivista».

«Il Popolo di Trieste», 13 luglio 1927


1928 06 23 Il Lavoro Margery intro

La Compagnia di Achille Maresca metterà in scena questa sera al «Genovese» la nuovissima operetta trepidante in tre parti e cinque quadri, del maestro Yvan Darclée, Margery. Il secondo atto è costituito da uno sketch musicate sinfonico descrittivo, per l'azione comica che collega la prima e la seconda parte dell'operetta, con cori in orchestra. Sarà protagonista del nuovo lavoro, messo in scena con sfarzo di scene e di costumi, Angola Ippaviz, che avrà a collaboratori la Ferri, Totò, il Barbetti, il D'Aste, i De Rubeis, Romigioli, Sistcr Isahet e gli altri artisti.

Maestro concertatore e direttore d'orchestra cav. uff. Luigi Rizzola.

«Il Lavoro», 23 giugno 1928


1928 06 24 Il Lavoro Margery intro

Il maestro Yvan Darclée ha scritto il libretto e la musica di questa Margery, che — rappresentata la prima volta a Venezia la scorsa primavera — ha chiesto ieri sera al pubblico genovese, il suo «lasciapassare» nel regno dell'operetta. E il pubblico glie l'ha concesso — pur con qualche riserva — a suon di battimani e richieste di bis.

Il canovaccio del lavoro trae lo spunto dall'incontro di Margery, figlia dell'editore di musica Drymond col giovane compositore Harry Ferton, che, durante un temporale, ha offerto rifugio, sotto il proprio ombrello, alla bella sconosciuta. L'episodio è già dimenticato, quando un bel giorno Harry Ferton si presenta in casa Drymond per offrirgli la pubblicazione di un suo lavoro, ed e ricevuto — in assenza deli editore — da Margery. I due non tardano a riconoscersi, e quello che accade è facile supporre.

Un idillio fiorisce, e poiché Ferton è informato che in casa Drymont si darà prossimamente una festa da ballo, egli riesce a introdursi — sotto mentite spoglie — nella sala, e, accompagnandosi col piano, sospira una languida canzone d'amore per la bella Margery. L’indesiderato ospite viene cacciaio dalla sala, e Dryuioud pronuncia il suo veto più assoluto a qualsiasi relazione tra la figlia e lo spasimante Ferton.

Le vicende si complicano ancora coll'opposizione di Drymoud al matrimonio della sua dattilografa col poeta Tully, il quale si allea a Ferton per una lotta contro... il nemico comune. Per colmo di disavventura questi la rompe anche con un suo concorrente, che ha pubblicato una romanzi di Harry Ferton dedicata a Margery. Un finimondo. Ma il cielo si rischiara improvvisamente sulla spiaggia di Atlantic City, dove i due editori sognano un patto di cordiale amicizia e le due coppie d'innamorati possono finalmente coronare il loro sogno di felicità.

Lo svolgimento del soggetto, con l'intreccio dei casi, determina, qua e là, qualche piacevole situazione, rendendo meno sensibile la pesantezza di altri quadri del lavoro, apparso — nel suo complesso — piuttosto massiccio e scarso di vis comica.

L'operetta è intessuta prevalentemente sui ritmi del jazz, a temi sincopati, con ossessioni ritmiche, ma con oasi di piacevoli arie, di romanze e duetti sentimentali, di valtzer, di frammenti melodici, interscadisi con quelli chiassosi, e intesi a imprimere all'azione come una frenesia di sarabanda.

I motivi si succedono cosi, senza troppe novità, ma rapidi, disinvolti, spavaldi, in una corsa sfrenata verso il lieto fine della baldoria, non senza disorientare discretamente il pubblico, non ancora completamente addestrato a certe forme di musica... trepidante.

L'esecuzione è apparsa colorita e indiavolata da parte della Ippaviz, una Margery vivace e spigliata, della Ferri, deliziosa e piena di fascino, del tenore D'Aste, dotato di pregevoli mezzi vocali e scenici, di Totò distintosi, come ai solito, per la sua espressiva comicità, del Barbetti che compose una gustosissima macchietta di detective.

Accanto a loro si sono fatti apprezzare i De Rubeis, il Galliano, la Salvatori, e gli altri tutti. Messa in scena doviziosa, ricchi i costumi e di bell'effetto le danze e le varie figurazioni.

Una parola di viva lode merita il maestro Rizzoia, sotto la cui guida pronta e intelligente l'orchestra diede il maggior risalto a tutta la partitura. Da oggi le repliche.

«Il Lavoro», 24 giugno 1928



Ricostruzione delle rappresentazioni della rivista nelle varie città italiane


TITOLO DELL'OPERATAPPE

Margery

Rivista in tre atti e 5 quadri di Yvan Darclée

Compagnia Maresca

Genova, Politeama Genovese, 23-26 giugno 1928

Napoli, Eldorado Lucia, settembre 1928


Riferimenti e bibliografie:

Rassegna stampa dai quotidiani:

  • Il Lavoro