Comencini Luigi

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Spero di riuscire a divertire il pubblico e di fare, come regista, un'utile esperienza. Il film comico italiano è nato come una macchina per far quattrini. trova la sua origine nel successo delle riviste. Non c'è da stupirsene. In tutto il mondo c'è oggi crisi del film comico. L'esperienza neorealista non ha ancora influito su questo genere. I produttori preferiscono battere la vecchia strada: ed è così che i nostri film comici raramente sfociano all'estero.
L'insicurezza del mercato straniero porta come conseguenza la tendenza a limitare le spese di costo, mentre un film comico dovrebbe invece costare almeno quanto un altro qualsiasi film di normale impiego. Basta considerare che per un film comico bisogna girare, grosso modo, il doppio di inquadratuure di un film drammatico se si vogliono ottenere e sfruttare effetti, movimento. eccetera. Naturalmente, queste osservazioni sono di carattere generale, poiché, per mia fortuna, la casa produttrice de "L'imperatore di Capri" non vuoI fare la politica della lesina ad ogni costo.
I! mio è un film con Totò; e Totò non è mai logico. È illogico. Rompe la batttuta. E non è mai un personaggio. Comunque lo si voglia rigirare. Totò rimane sempre se stesso, come ai loro tempi Ridolini o Buster Keaton. Una vicenda che abbia come protagonista Totò non può essere che la storia di Totò in rapporto a qualche cosa. Per questo preferirei che il mio film si chiamasse "Totò a Capri", come ieri ci fu "Totò al Giro d'Italia" e domani, poniamo, ci sarà "Totò palombaro".

 Luigi Comencini


(Salò, 8 giugno 1916 – Roma, 6 aprile 2007) è stato un regista e sceneggiatore italiano.

Biografia

Ha diretto nella sua carriera i maggiori attori italiani, fra cui Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida in Pane, amore e fantasia, film con il quale ha dato inizio alla commedia all'italiana. Sposato con la principessa Giulia Grifeo di Partanna, è padre di Cristina, Francesca (che ha collaborato alla regia del suo ultimo film, un remake di Marcellino pane e vino), entrambe registe, Paola, scenografa, ed Eleonora, direttore di produzione. Comencini era di confessione valdese.
Luigi Comencini è stato sicuramente il padre della commedia all'italiana, insieme a Risi e Monicelli. Ha lavorato, tra gli altri, con Sordi, Totò, Gassman, Manfredi, Mastroianni, Tognazzi, Koscina, Cardinale e Mangano.
Nato a Salò, a seguito del padre ingegnere trascorre l'infanzia a Parigi. Nella capitale francese si innamora del cinema. Al rientro in Italia studia architettura al Politecnico di Milano (dove fu iscritto ai GUF, vincendo anche un Littoriale della cultura e dell'arte), ma non dimentica l'amore dell'infanzia, come dimostra la realizzazione di alcuni cortometraggi.
Sposa la principessa Giulia Grifeo di Partanna. In seguito lavora sia come architetto che come critico cinematografico e, in seguito, come curatore della Cineteca Italiana.
Il suo primo film di successo risale al 1949, quando dirige Totò facendolo scambiare per un imperatore ne L'imperatore di Capri; pochi anni dopo nasce la prima commedia all'italiana con Pane, amore e fantasia (1953) con De Sica e la Lollobrigida, seguito da Pane, amore e gelosia (1954). Abbandonata la saga dirige Alberto Sordi ne La bella di Roma (1955) con una meravigliosa Silvana Pampanini.
Sulla scia di Poveri ma belli realizza Mariti in pericolo (1957) e Mogli pericolose (1958) con la coppia Koscina-Salvatori. Nel 1960 dirige nuovamente Sordi in quello che è generalmente considerato il suo capolavoro, Tutti a casa, tragicommedia sull'Italia del dopo 8 settembre. Sul tema della Resistenza realizza anche La ragazza di Bube (1963), con la Cardinale tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Cassola, cui segue il drammatico Incompreso (1966) e Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano (1969).
Nel 1971 fu tra i firmatari dell'appello pubblicato sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli.

Grande successo ottiene in televisione il suo sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio (1972) con Andrea Balestri. Nello stesso anno dirige un ruggente Alberto Sordi ne Lo scopone scientifico con Silvana Mangano, Bette Davis eJoseph Cotten, superba commedia dai toni neri. Gira il giallo La donna della domenica (1975) interpretato dall'etereogeneo trio Mastroianni-Bisset-Trintignant e tratto dall'omonimo romanzo di Fruttero & Lucentini, quindi lavora con Nino Manfredi in un episodio di Basta che non si sappia in giro (1976) dove gli affianca Monica Vitti, mentre in uno di Quelle strane occasioni fa chiudere un Sordi prete e una discinta Stefania Sandrelli in un ascensore il 15 agosto.
Chiama il "mostro" Tognazzi ad interpretare un personaggio laido e spregevole ne Il gatto (1977) e inserisce i maggiori attori e attrici del panorama italiano e francese nel confusionario ma godibile L'ingorgo - Una storia impossibile (1979).

Negli anni ottanta, definitivamente uscita di scena la commedia all'italiana, diminuiscono sia i film realizzati che i successi: dirige uno scatenato e irriverente Beppe Grillo in Cercasi Gesù (1982) e un ottimo Bernard Blier in Voltati Eugenio(1980). La RAI, a dodici anni dal grandissimo successo di Pinocchio, lo chiama di nuovo per dirigere Cuore (1984), quindi torna alla commedia con Virna Lisi e Michel Serrault in Buon Natale... buon anno (1989), prima di ritirarsi dalle scene per malattia agli inizi degli anni novanta.

Luigi Comencini muore a Roma il 6 aprile 2007, all'età di 90 anni.


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ANNO DOPO ANNO, le estati si susseguono e puntualmente compaiono nelle terze pagine dei giornali gli articoli sull' «isola meravigliosa», l' «isola di sogno», eccetera, cioè su Capri E' il pezzo d'obbligo estivo che, a Quei 999 millesimi di italiani che non sono mai stati a Capri, narra le straordinarie bellezze e, soprattutto, la favolosa vita dei nababbi che villeggiano nell'isola. Sulla scorta di quegli articoli, i lettori ignari immaginano, nel quadro di un paradiso terrestre, una vita affascinante, fuori di ogni regola; un luogo d'incanto popolato di donne meravigliose e di illustri personaggi che sono per lo meno sultani e principi. In realtà, Capri non è cosi; e Luigi Comencini, iniziando in questi giorni le riprese de L’imperatore di Capri vuole in certo modo fare, attraverso un film comico, la satira di questa immagine illusoria.

Luigi Comencini è uno dei più giovani e più recenti registi del nostro cinema. Come Alberto Lattuada, col quale allestì nel 1940 la Mostra del Cinema presso la Triennale di Milano, è laureato in architettura. Diresse il suo primo film, Proibito rubare, l'anno scorso; e vi si dimostrò attento e talvolta arguto osservatore della vita. L'imperatore di Capri sarà un film di tono completamente diverso. Un film comico, con Totò protagonista; un film nella tradizione dei film comici italiani.

1949 08 15 Cinema Comencini L imperatore di Capri f1Luigi Comencini ha iniziato il suo secondo film: «L'imperatore di Capri». Interprete, Totò.

«Spero — dice Comencini — di riuscire a divertire il pubblico e di fare, come regista, un'utile esperienza. Il film comico italiano è nato come una macchina per far quattrini, trova la sua origine nel successo delle riviste. Non c'è da stupirsene. In tutto il mondo c'è oggi crisi del film comico. L'esperienza neorealista non ha ancora influito su questo genere. 1 produttori preferiscono battere la vecchia strada; ed è cosi che i nostri film comici raramente sfociano all'estero. L'insicurezza del mercato straniero porta come conseguenza la tendenza a limitare le spese di costo, mentre un film comico dovrebbe invece costare almeno quanto un altro qualsiasi film di normale impegno. Basta considerare che per un film comico bisogna girare, grosso modo, il doppio di inquadrature di un film drammatico se si vogliono ottenere e sfruttare effetti, movimento, eccetera. Naturalmente, queste osservazioni sono di carattere generale poiché, per mia fortuna, la Casa produttrice de L'imperatore di Capri, non vuol fare la politica della lesina ad ogni costo».

Quando han saputo che Comencini avrebbe — diretto un film comico. i suoi amici si sono stupiti. Ma Comencini è tranquillo, Certo, per temperamento e per coltura, egli sarebbe semmai portato a fare un film che risultasse comico per le situazioni e non per le battute e le smorfie; un film cioè che, se riuscito, avrebbe probabilità di successo anche presso gli stranieri; ma i tempi evidentemente non sono maturi per l'innesto del realismo nel comico. E cosi Comencini farà un film "falso", nel senso che il film comico inteso nella vecchia maniera non ammette né personaggi, né situazioni né ambienti "veri". I personaggi sono parodie di personaggi e gli avvenimenti trovano giustificazione in una loro logica tutta particolare. Di più, ne in L’imperatore di Capri, c'è Totò protagonista.

«Totò — osserva Comencini — non è mai logico. E' illogico. Rompe la battuta. E non è mai.un personaggio. Comunque lo si voglia rigirare, Totò rimane sempre se stesso, come ai loro tempi Ridolini o Buster Keaton. Una vicenda che abbia protagonista Totò non può essere che la storia di Totò in rapporto a qualche cosa. Per questo preferirei che il mio film si chiamasse Totò a Capri, come ieri ci fu Totò al Giro d'Italia e domani, poniamo, ci sarà Totò palombaro».

«Cinema», 15 agosto 1949


Luigi Comencini ha giuocato un tiro mancino ai mostri sacri che interpretano Lo scopone scientifico: Alberto Sordi, Silvana Mangano, Bette Davis. Chiamato a dirigere questo film senza avere partecipato alla sua ideazione (soggetto e sceneggiatura sono di Rodolfo Sonego), ha tatto di un personaggio secondario il vero protagonista, pur lasciandolo nei limiti previsti dal racconto. Si tratta di una ragaz-zetta sui dodici anni, claudicante, taciturna, malinconica, per di più gratificata dai genitori del pomposo nome di Cleopatra. Deus ex machina della vicenda, è tuttavia dalla stupefacente capacità del regista di comprendere e rappresentare il mondo dell'infanzia che essa trae un rilievo tutto particolare.

Cleopatra vive con i quattro fratellini in una di quelle catapecchie abusive delle borgate periferiche che stringono Roma in un anello di miseria. Il padre, Pappino, la il robivecchio ambulante servendosi di un motofurgone: al pari di altri analoghi personaggi della nutrita galleria di Sordi, è sostanzialmente un mediocre, contento del poco e sostenuto da un'ingenua e patetica fede nella vita. La madre, Antonia, (a la donna di pulizie, covando un cupo risentimento per le privazioni dell'esistenza a cui l'ha condannata la sorte: dietro il volto asciutto e risoluto prestatole da Silvana Mangano s'intuisce che della sua pasta sono latte le donne che si trasformano in tigri quando muovono all'assalto delle Bastiglie. Poiché tanto Peppino quanto Antonia sono in giro dalla mattina alla sera, il perno della famiglia è Cleopatra. Agli altri, compresi i fratellini che si industriano come possono. compete la ricerca dei mezzi necessari a sopravvivere: a lei. precocemente adulta, sempre efficiente e instancabile, di provvedere all'andamento della casa. Non vi sono sogni nei suoi occhi, né sorrisi sulle sue labbra. Tutto ciò che sa le viene dal panorama umano circostante, derelitti, disoccupati, prostitute, pregiudicali, barboni. La televisione introduce anche nella sua catapecchia immagini di un mondo diverso ma è chiaro che, di fronte alla realtà, esse perdono ogni credibilità.

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In questo quadro, più confacente a una vicenda drammatica, si inserisce l'evento che fa scattare la molla satirica e grottesca del film. Per l'ottavo anno consecutivo, Cleopatra vede tornare nella sontuosa villa che sovrasta la borgata un'eccentrica e anziana miliardaria americana (Bette Davis), scortata da un autista e uomo di fiducia (Joseph Cotten) il quale, come si saprà più tardi, dopo esserne stato l'amante, ha accettato tali mansioni pur di restare al suo fianco: situazione che ricorda quella di Eric von Stroheim rispetto a Gloria Swanson in Viale del tramonto. E per l'ottavo anno, ma con crescente consapevolezza, Cleopatra vede ribollire nei genitori e nei vicini la speranza della ricchezza. Appassionata di scopone scientifico, la miliardaria - che è paralizzata nelle gambe - ha infatti l'abitudine di convocare, dovunque vada, due scoponisti locali a cui, per metterli in grado di reggere forte puntate, dona regolarmente, all'inizio del giuoco, un milione tondo tondo. (Sonego si sarebbe ispirato al caso di una ricca olandese che a I-schia si divertiva a giuocare a carte coi pescatori.) A Roma, la ventura di battersi con lei (in coppia con l'autista) tocca a Peppino e ad Antonia, sostenuti dal tifo di tutta la borgata che vagheggia di vedere la vecchia sul lastrico in una coralità realizzata da Comencini con gustosi toni picareschi.

Ma la miliardaria sa quello che fa. Non molla la preda finché il milione non è rientrato ir, cassa. In realtà, lo scopone scientifico è per lei un mezzo per riaffermare, nel passatempo, un'eterna sete di potere. E il dono del milione ai disgraziati che non hanno mai posseduto tanto è, sotto la maschera della generosità, lo strumento di una sadica persecuzione. I ricchi odiano i poveri?

Eventualmente, questo significato particolare è dubbio a secondario. Comunque è certo che per vincere bisogna odiare: a scanso di equivoci, una battuta del dialogo lo afferma in modo perentorio. Invece Peppino è incapace di odio dalla paradossale situazione Sordi trae gli spunti più congeniali alla sua vis comica. Peppino sogna le ricchezze della vecchia ma soffre del suo dispiacere quando perde. E un po’ perché maldestro, un pò perché condizionato dal sentimentalismo, non riesce a trovare nel giuoco la grinta necessaria. Ah, se al suo posto ci fosse Righetto il baro! - sospira Antonia.

Antonia odia la miliardaria. Non perde mai la lucidità. Non giuoca per allietare le serate della vecchia stravagante, né per racimolare qualche briciola. D'altronde, per lei, vincere è possibile. E legittimo, per una giusta rivalsa. Essa non fantastica sui milioni e sui miliardi come i baraccati che vegliano all'osteria in attesa dell'esito delle partite e come i poveri di Zavattini e di De Sica (l'analogia è palese) in Miracolo a Milano. La sua mente è fredda: vuole tutto e si sente capace di ottenerlo. Invoca Righetto il baro (Domenico Modugno), suo antico spasimante, non perchè in vena di evasioni coniugali ma perché lo conosce giocatore insensibile al ricatto sentimentale.

Tanto basta per dare la carica al geloso e suscettibile Poppino. Ora la vecchia comincia a perdere Perde in continuazione e sempre raddoppiando la posta. Ha un collasso dietro l'altro e insiste: sa che la vittoria non potrà sfuggirle poiché ha la possibilità di proseguire il giuoco all'infinito. Imbaldanziti, Peppino e Antonia cadono nella pania, dopo ore e ore arrivano a vincere mezzo miliardo. Ancora una partita e sarà un miliardo Ma, mentre la borgata tripudia alle notizie trasmesse per telefono dalla cuoca. Peppino (stanchezza? inconscia pietà per la sofferenza della vecchia?) ha un attimo di incertezza e giuoca la carta sbagliata. Invece del miliardo è lo zero di partenza. Occorre spiegare? Il potere attira nel proprio giuoco coloro che intendono distruggerlo e li rimanda sconfitti, rafforzato dalla loro umiliazione.

Cosi il film, attraverso il divertimento, svela una crudele morale. Con una coda, nella quale torna in ballo Cleopatra, finora testimone disincantata e impotente della folle battaglia per la ricchezza condotta dai genitori con l euforico sostegno dei baraccati. Il dolcetto, fatto con le sue mani, che essa gentilmente consegna alla miliardaria perché lo mangi sull'aereo durante il viaggio verso New York, contiene il necessario per impedirle definitivamente il ritorno a Roma. Non perché voglia vendicarsi, bensì per liberare Peppino e Antonia dalla possibilità di rinnovare l'anno dopo l'illusione di uscire vittoriosi dalle partite di scopone scientifico. Impersonata da una bambina sconosciuta, alla sua prima prova cinematografica, cosi autentica e priva di vezzi. Cleopatra rappresenta dunque il rifiuto di ingannevoli speranze e il richiamo alla dura verità della vita.

Domenico Meccoli, «Epoca», anno XXIII, n.1151, 22 ottobre 1972


«Corriere della Sera» - 7 aprile 2007 - Pagina 43 - Pagina 44


 

 


Filmografia
 

La novelletta (1937) (cortometraggio documentaristico)
Bambini in città (1946) (cortometraggio documentaristico)
Proibito rubare (1948)
L'imperatore di Capri (1949)
L'ospedale del delitto (1950) (cortometraggio documentaristico)
Persiane chiuse (1951)
La tratta delle bianche (1952)
Heidi (1952)
La valigia dei sogni (1953)
Pane, amore e fantasia (1953)
Pane, amore e gelosia (1954)
La bella di Roma (1955)
La finestra sul Luna Park (1957)
Mariti in città (1957)
Mogli pericolose (1958)
E ciò al lunedì mattina (1959)
Le sorprese dell'amore (1959)
Tutti a casa (1960)
A cavallo della tigre (1961)
Il commissario (1962)
La ragazza di Bube (1963)
Tre notti d'amore (1964) - episodio "Fatebenefratelli"
La mia signora (1964) - episodio "Eritrea"
Le bambole (1965) - episodio "Il trattato di eugenetica"
La bugiarda (1965)
Il compagno Don Camillo (1965)
Incompreso (1966)
Italian Secret Service (1968)
Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano (1969)
Senza sapere niente di lei (1969)
I bambini e noi (1970) (Serie TV)
Le avventure di Pinocchio (1972) (Miniserie TV)
Lo scopone scientifico (1972)
Delitto d'amore (1974)
Mio Dio, come sono caduta in basso! (1974)
La donna della domenica (1975)
Signore e signori, buonanotte (1976)
Basta che non si sappia in giro (1976) - episodio "L'equivoco"
Quelle strane occasioni (1976) - episodio "L'ascensore"
Il gatto (1977)
L'ingorgo - Una storia impossibile (1979)
Voltati Eugenio (1980)
Il matrimonio di Caterina (1982) (TV)
Cercasi Gesù (1982)
Cuore (1984) (TV)
La Storia (1986) (TV)
Un ragazzo di Calabria (1987)
Les français vus par (1988) (Miniserie TV)
La bohème (1988)
Buon Natale... buon anno (1989)
Marcellino (1991)

Bibliografia
 

Tullio Masoni, Paolo Vecchi, Luigi Comencini, un autore popolare, Comune di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1982
Giorgio Gosetti, Luigi Comencini, Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, Firenze 1988
Luigi Comencini, Infanzia, vocazione, esperienze di un regista, Baldini Castoldi Dalai, Milano 1999
Jean A. Gili, Luigi Comencini, Gremese, Roma 2005
Adriano Aprà, Luigi Comencini. Il cinema e i film, Marsilio, Venezia 2007
Riccardo F. Esposito, "La Rabbia" di Guareschi e l'U.R.S.S. di Comencini, in Don Camillo e Peppone. Cronache cinematografiche dalla Bassa Padana 1951-1965, Le Mani - Microart's, Recco, 2008 (ISBN 9788880124559), pp. 67-74

Riconoscimenti

Premi cinematografici
 

Mostra del Cinema di Venezia
1986: Premio Pietro Bianchi
1987: Leone d'oro alla carriera

Festival di Berlino 1954: Orso d'argento - Pane, amore e fantasia

David di Donatello 1967: miglior regista - Incompreso

Nastri d'argento
1947: miglior documentario - Bambini in città
1982: miglior soggetto originale - Cercasi Gesù


Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana

— Roma, 2 maggio 1996.
Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
— Roma, 27 aprile 1987. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.