Luzi Enrico (Cucuzza Enrico)
Pseudonimo di Enrico Cucuzza, talvolta accreditato come Enrico Luzzi, (Trieste, 27 settembre 1919 – Roma, 18 ottobre 2011), è stato un attore e doppiatore italiano.
Biografia
Specializzato in ruoli da caratterista, è stato attivo in cinema, particolarmente con parti brillanti in commedie e musicarelli ma anche in ruoli seri in b-movie di genere poliziottesco, e televisione fra gli anni quaranta e gli anni ottanta.
Diviene famoso al pubblico radiofonico, nei primi anni cinquanta, nello spettacolo Rosso e nero.
Televisione
In televisione ha fatto parte con il Quartetto Cetra del cast di Biblioteca di Studio Uno nell'episodio La storia di Rossella O'Hara, parodia del romanzo di Margaret Mitchell Via col vento e ha partecipato ad alcune puntate delle serie televisive Le inchieste del commissario Maigret e quelle concernenti il tenente Sheridan e l'investigatore-gastronomo Nero Wolfe. Ha partecipato anche alle riprese de Il giornalino di Gian Burrasca, con Rita Pavone.
Doppiaggio
Come doppiatore, ha dato voce a molti cartoni animati, fra cui Kimba, il leone bianco, L'orsetto Mysha e Napo orso capo. È la voce dello zio Fester (nell'originale interpretato da Jackie Coogan), nella versione italiana del telefilm La famiglia Addams .
Fra le altre cose, Luzi ha inciso nel 1960 una versione sceneggiata discografica del Pinocchio collodiano[1].
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
Enrico Luzi, un attore se ini sconosciuto sino a due mesi fa, è diventalo improvvisamente celebre grazie all'interprelazione d'un personaggio della rivista radiofonica “Rosso e Nero”. Milioni di italiani lo conoscono come “quello del crick”. Presentiamo la sua biografia raccontata da GIORGIO BERTI.
Milioni di radioascoltatori sincronizzano ogni giovedì sera i loro apparecchi sulle stazioni della «rete rossa» della RAI, per ascoltare «quello del crik», il personaggio d’uno «sketch» umoristico che, nel giro di due mesi, è diventato celebre in tutta Italia. La voce a «quello del crick 3» (la fortuna del personaggio sta quasi tutta nel particolare timbro della sua voce) l’ha data Enrico Luzi, un giovane che è diventato attore perchè aveva paura delle scosse, che ha messo su casa ed ha potuto sposarsi grazie a cento casse di spumante, che è stato baciato in fronte dalla celebrità perchè ha trovato un uomo testardo. Enrico è nato a Trieste nel 1919, da padre marchigiano, commerciante in vini e da madre triestina. Il padre voleva che il rampollo si buttasse anima e corpo nel commercio, la madre invece aveva ambizioni più elevate: sognava il figlio ingegnere. La spuntò — almeno in partenza — mammà, però nè lei nè il marito avevano fatto i conti con il figlio. Il quale aveva tanta voglia di studiare quanta di buttarsi dal quinto piano. A scuola era la disperazione degli insegnanti, interrompeva le lezioni con le domande più inopportune. Un giorno, all'Istituto Tecnico, si fece buttar fuori di classe perchè aveva chiesto esaurienti spiegazioni sul motivo che induceva Napoleone a tenere la mano infilata nel panciotto e aveva offeso il professore che si rifiutala di dargliele. Lo avevano battezzato il «rompiscatole» ; non potevano certo immaginare che, portata sulla scena, questa sua mania di fare domande strampalate ed ovvie, gli avrebbe dato la celebrità. Un’altra volta arrivò a casa con una guancia gonfia per uno schiaffone ricevuto in mezzo alla strada: aveva fermato un conoscente di famiglia e gli aveva chiesto a bruciapelo se era vero — come dicevano in giro — che aveva la fronte piena di corna.
«Scusi, Lei, che ha bucato?» sembra dire Enrico Luzi. Questa frase gli ha aperto la via della notorietà. Luzi ha 32 anni ed è nato a Trieste. Ora sta girando il primo film come protagonista.
La famiglia Luzi, intanto, s’era trasferita a Roma. Enrico s’era quasi già rassegnato a far contenta mammà ed a proseguire stoicamente sulla via per lui dolorosissima degli studi tecnici, quando accadde l’irreparabile. Al primo esperimento che gli fecero fare in laboratorio, Enrico mise un dito dove assolutamente non doveva metterlo e si prese una formidabile scossa. Al secondo esperimento, altra scossa; e cosi via, sempre: una fatalità. Quando il professore chiamava Luzi al banco degli apparecchi elettrici, i compagni di classe si sporgevano festosi dai banchi: aspettavano «la scossa». E la scossa, irreparabilmente arrivava.
Nel 1940, a ventun’anni, Enrico — onde evitare di morire fulminato — aveva già abbandonato gli studi tecnici, facendo infelice mamma e non s’era ancora deciso a far felice papà, dedicandosi all’arte del piazzista in vini. Chi non ha niente da fare, fa le cose più impensate. Fu cosi che Luzi partecipò all’«ora del dilettante», facendo delle imitazioni. Un successone: la radio se lo accaparrò e gli fece fare degli «sketches» comici. Poca cosa; nessuno scoprì in lui un talento eccezionale. Come tutti i giovani di belle speranze, che ritengono di avere qualità artistiche, anche Luzi tentò la via 'li Cinecittà. Non fu ne un fiasco nè un’affermazione. Debutto con una particina ne «L’ultimo ballo», un film che aveva come protagonista Elsa Merlini, triestina come lui e come lui col naso tutto schiacciato all’insù. Sembrava un buon auspicio, invece Luzi non riusci a tirarsi fuori dalia mediocrità. Nel ’41 lo richiamarono alle armi e lo destinarono a Bologna, ad una compagnia speciale di corrispondenti di guerra. Il grigioverde non era riuscito a togliergli di dosso la smania di recitare: saputo che i goliardi bolognesi stavano allestendo una rivista, ottenne il permesso di prendervi parte. Il debutto fu una cosa atroce. Alla fine del primo tempo volavano già i primi pomodori, quando si presentò alla ribalta Luzi. Quella faccia da ingenuo rompiscatole piacque ai bolognesi; cessarono i fischi, scoppiarono i primi applausi, quando ogni speranza di successo sembrava perduta. Gli organizzatori avevano già telefonato al «Resto del Carlino» pregando che togliessero dal giornale lo annuncio della replica per la sera successiva. Invece, grazie a Luzi, la rivista tenne il cartellone per ben trenta giorni.
Dopo la guerra, entrati in crisi il cinema e la radio, anche Luzi, inevitabilmente, entrò in crisi. Era sempre più difficile trovare particine anche piccolissime nei films, ed alla radio c’era quasi tutta gente nuova. Per Enrico, che non era mai stato un «divo» era difficilissimo «riagganciare».
Nel frattempo s’era innamorato e fidanzato. Per sposare occorrevano dei soldi e, dal momento che con il cinema e con la radio proprio non riusciva a farli, Luzi si decise a ripudiare i sogni artistici ed a seguire lo orme del padre nel campo del commercio in vini. Si mise a fare il piazzista in spumante: riuscì a vendere tanto da poter racimolare in tre mesi il denaro sufficiente al matrimonio ed al viaggio di nozze. Ma esaurite queste formalità matrimoniali, piantò lo spumante e ritorno alla carica nel campo dell’arte scenica. Clelia Matania lo presentò a Nino Meloni, direttore della compagnia comica di Radio Roma: l'audizione di prova fu soddisfacentissima, così che Luzi potè entrare nel giro di quel gruppo di felici trasmissioni comico-musicali che fanno quasi ogni sera, da tre anni, la gioia di milioni di radioascoltatori, Nel ’48 anche Luzi era nella «troupe» radiofonica de «il Bilione» al seguito del Giro d’Italia. I radioascoltatori cominciarono a riconoscerlo: per i bambini era «Pinocchio», per i grandi il «Pappagallo maggiore» in quella che rimane la più riuscita trasmissione comica del dopoguerra, la «Bisarca». Intanto aveva ripreso anche con il cinema: sempre particine, pero.
La fama invece arrivo d’improvviso, imprevista, fulminea, due mesi fa. Sembra sia un destino comune a tutti gli attori comici rivelatisi in questi ultimi tempi: lunghi anni di ruoli secondari, di particine ingrate, poi, improvvisamente, la celebrità, il pubblico che applaude, i «tifosi» dappertutto, fin nei più piccoli paesi di provincia. Pensate a Tino Scotti, ad Alberto Sordi, a Carlo Croccolo. Tutti, più o meno, il medesimo «curriculum» di vita artistica. Lo stesso è accaduto per Luzi. Jurgens e d’Alba, due autori di «sketches» radiofonici avevano preparato su misura per Luzi, conoscendo il suo temperamento di candido scocciatore, un breve «sketch». Un tipo incontra per la strada un automobilista intento a cambiare una ruota e, con faccia di bronzo, gli chiede: «Scusi, Lei, che ha bucato?» e continua cosi, implacabile, a far domande sulle cose più ovvie, come «ma Lei, che ce l’ha il crick?», fino a far uscire dai gangheri il suo interlocutore. Come si vede, niente di molto originale nè di eccezionale. Lo «sketch» doveva essere immesso, una volta tanto, in una trasmissione di «Rosso e Nero», ma quando alla Direzione Generale lo esaminarono, trovarono che era una «bojata» e ordinarono di non metterlo in onda.
Tre espressioni caratteristiche di Luzi. Nella foto al centro, il figlio Alessandro gli fa il verso.
Ci volle tutta la testardaggine e l'energia del regista Riccardo Mantoni perchè lo «sketch» fosse mantenuto in programma e trasmesso. Fu la fortuna di Luzi, il quale riusci a trovare per il personaggio dello «scocciatore» una «chiave» cosi indovinata da mandare in visibilio il pubblico. Alla RAI arrivarono valanghe di lettere entusiaste da ogni parte d’Italia. Lo «sketch» dello scocciatore, che avrebbe dovuto essere trasmesso una sola volta, entrò a far parte dei pezzi di obbligo di «Rosso e Nero», anzi oggi è uno dei cardini della trasmissione. Ed Enrico Luzi è celebre dalle Alpi alla Sicilia: lo conoscono tutti per «quello del crick». La celebrità alla radio gli ha spalancato le porte del cinema: sta a lui ora di riuscire a tenersele aperte. Il pubblico tra poco lo vedrà alla prova in una parte di primo piano nel film «Auguri e figli maschi», a fianco di Maria Grazia Francia, Delia Scala, Giovanna Pala, Tognazzi e Aroldo Tieri. Appena finito di girare questo film, ne girerà un altro con Croccolo, Billi e Riva.
I primi grossi guadagni ottenuti col cinematografo serviranno a Luzi per acquistare finalmente una casa nel centro di Roma (ora abita a Trastevere), una casa «con la cucina grande e col frigidaire»; nonché un’automobile abbastanza grande per contenere tutta la famiglia, la mamma, la moglie, un bimbo di tre anni ed un altro che arriverà in autunno. Enrico Luzi, in fondo, ha un po’ paura di questa celebrità improvvisa e rumorosa: teme si tratti d’una fiammata. Il suo sogno è creare un personaggio: «resistente al tempo», che non passi presto di moda. Non sa spiegare nemmeno lui con precisione come dev’essere questo personaggio: forse un comico che non ha bisogno di ricorrere ai doppi sensi per far divertire il pubblico, un ingenuo che ama le cose lucide e colorate e che per ottenerle a tutti i costi combina una sacco di guai. Un personaggio di questo genere farebbe certamente fortuna con i pubblici anglosassoni. Sara veramente bravo, Luzi, se riuscirà ad imporlo anche al pubblico nostro.
Giorgio Berti, «La Settimana Incom Illustrata», 16 giugno 1951
Filmografia
L'ultimo ballo, regia di Camillo Mastrocinque (1941)
Se non son matti non li vogliamo, regia di Esodo Pratelli (1941)
Gioco pericoloso, regia di Nunzio Malasomma (1942)
Via delle cinque lune, regia di Luigi Chiarini (1942)
Avanti c'è posto..., regia di Mario Bonnard (1942)
Non sono superstizioso... ma!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1943)
Campo de' fiori, regia di Mario Bonnard (1943, non accreditato)
La statua vivente, regia di Camillo Mastrocinque (1943)
Fuga a due voci, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1943)
Il birichino di papà, regia di Camillo Mastrocinque (1943)
Due lettere anonime, Mario Camerini (1945)
Voglio bene soltanto a te, regia di Giuseppe Fatigati (1946)
Felicità perduta, regia di Filippo Walter Ratti (1946)
Il passatore, regia di Duilio Coletti (1947)
Vivere a sbafo, regia di Giorgio Ferroni (1949)
Al diavolo la celebrità, regia di Steno e Mario Monicelli (1949)
Marechiaro, regia di Giorgio Ferroni (1949)
Donne e briganti, regia di Mario Soldati (1950)
Tototarzan, regia di Mario Mattoli (1950)
Miss Italia, regia di Duilio Coletti (1950)
Quel fantasma di mio marito, regia di Camillo Mastrocinque (1950)
Canzone di primavera, regia di Mario Costa (1951)
È più facile che un cammello..., regia di Luigi Zampa (1951)
La famiglia Passaguai, regia di Aldo Fabrizi (1951)
Il microfono è vostro, regia di Giuseppe Bennati (1951)
Libera uscita, regia di Duilio Coletti (1951)
Tizio, Caio, Sempronio, regia di Marcello Marchesi, Vittorio Metz e Alberto Pozzetti (1951)
Auguri e figli maschi!, regia di Giorgio Simonelli (1951)
Tre storie proibite, regia di Augusto Genina (1952, secondo episodio)
Bellezze in motoscooter, regia di Carlo Campogalliani (1952)
Giovinezza, regia di Giorgio Pastina (1952)
Papà diventa mamma, regia di Aldo Fabrizi (1952)
Viva il cinema!, regia di Enzo Trapani (1952)
La figlia del reggimento, regia di Géza von Bolváry (1953)
La voce del silenzio, regia di Georg Wilhelm Pabst (1953)
Cose da pazzi, regia di Georg Wilhelm Pabst (1954)
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, regia di Ruggero Maccari, Mario Amendola (1954)
Nagana, regia di Hervé Bromberger (1955)
Carosello del varietà, regia di Aldo Quinti, Aldo Bonaldi (1955, accreditato come Enrico Luzzi)
Accadde al penitenziario, regia di Giorgio Bianchi (1955), accreditato come Enrico Luzzi
Gagliardi e pupe, regia di Roberto Bianchi Montero (1958)
Le ambiziose, regia di Tony Amendola (1960)
La donna di ghiaccio, regia di Antonio Racioppi (1960)
Gli scontenti, regia di Giuseppe Lipartiti (1961)
Il trionfo di Robin Hood, regia di Umberto Lenzi (1962)
Caccia alla volpe, regia di Vittorio De Sica (1966, non accreditato)
Per un pugno di canzoni, regia di Josè Luis Merino (1966)
Amore Formula 2, regia di Mario Amendola (1970)
Nel giorno del Signore, regia di Bruno Corbucci (1970)
Continuavano a chiamarli... er più e er meno, regia di Giuseppe Orlandini (1972)
Storia de fratelli e de cortelli, regia di Mario Amendola (1974)
Assassinio sul Tevere, regia di Bruno Corbucci (1979)
Il lupo e l'agnello, regia di Francesco Massaro (1980)
Il padrino - Parte III, regia di Francis Ford Coppola (1990)
Programmi radio Rai
Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi, adattamento Luciano Folgore con Enrico Luzi, regia Nino Meloni 1950.
Rosso e nero, nello sketch l'uomo del cric (1951) (1953)
Televisione
Avventure in IV B (1964)
Biblioteca di Studio Uno: La storia di Rossella O'Hara (1964)
Le inchieste del commissario Maigret: L'ombra cinese (1966)
Tenente Sheridan: Paso doble (1967)
Tenente Sheridan: La donna di quadri (1968)
Nero Wolfe: Il pesce più grosso (1969)seudonimo di Enrico Cucuzza, talvolta accreditato come Enrico Luzzi, (Trieste, 27 settembre 1919 – Roma, 18 ottobre 2011), è stato un attore e doppiatore italiano.
Riferimenti e bibliografie:
- Giorgio Berti, «La Settimana Incom Illustrata», 16 giugno 1951