Pisu Mario

Mario Pisu 2

(Montecchio Emilia, 21 maggio 1910 – Velletri, 17 luglio 1976) è stato un attore e doppiatore italiano.

Biografia

Alto, di bella presenza ed elegante figura, è stato attore stimato e quotato dapprima nel teatro e poi nel cinema, settori in cui debutta pressoché contemporaneamente pur non giungendo mai al ruolo di protagonista.

Da "primo attor giovane" in teatro ad antagonista sullo schermo, Mario Pisu si costruisce una carriera di tutto rispetto recitando in teatro accanto ad attori del calibro di Evi Maltagliati, Andreina Pagnani, Rina Morelli, Paolo Stoppa e Gino Cervi. Nel 1945 è chiamato da Visconti per recitare, grazie alla dizione limpida, il prologo in Antigone di Anouilh; viene riconfermato alcuni anni dopo per la prima rappresentazione in Italia di Morte di un commesso viaggiatore (1951) e, sempre con Visconti, per Zio Vanja (1955). Anche in campo cinematografico è richiesto da registi importanti come Goffredo Alessandrini, Luigi Chiarini, Carmine Gallone, Renato Castellani, Luigi Zampa, Federico Fellini, che gli affida due ruoli rilevanti in 8½ (1963) e Giulietta degli spiriti (1965).

Intensa e importante è anche l'attività televisiva, che lo vede prender parte a numerosi sceneggiati fra cui Le anime morte (1963) diretto da Fenoglio, che lo dirige anche ne I grandi camaleonti del 1964, anno in cui partecipa a Ultima Bohème di Silverio Blasi. Successivamente compare nel 1965 in Resurrezione di Franco Enriquez, nel 1967 ne I promessi sposi di Bolchi e in Breve gloria di mister Miffin di Majano, finché nel 1968 è protagonista ne Il Circolo Pickwick di Ugo Gregoretti. E interprete inoltre degli episodi Lungo viaggio di ritorno nel 1962 per la serie I drammi marini, Circuito chiuso (1969) per la serie Nero Wolfe, Uomo avvisato (1972) per la serie Di fronte alla legge, oltre a parecchie commedie trasposte sul piccolo schermo.

Di notevole intensità è anche l'attività nel doppiaggio, dove rappresenta una delle voci più assidue della seconda generazione, prestando la sua voce calda e modulata ad attori come Gregory Peck, John Wayne, Lee J. Cobb, Robert Mitchum, Walter Pidgeon, Victor Mature e moltissimi altri fra cui anche attori italiani, come Raf Vallone in Anna. È inoltre la voce narrante della versione italiana de La conquista del West.

Nel 1954 tenta la carta della regia con La grande avventura (di cui scrive anche il soggetto), con trascurabili risultati.

Sposato con l'attrice Lilli Trucchi, era il padre di Silverio, che appare bambino in alcuni suoi film dei primi anni quaranta, e il fratello di Raffaele.


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

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Da Visconti ai film di Fellini

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Mario Pisu è morto l'altra notte all'ospedale di Velletri per una forma di emorragia cerebrale. Aveva66 anni, era di origine emiliana e apparteneva a una famiglia di attori. I suoi primi successi risalgono a un periodo difficile per la nostra cinematografia, tra gli Anni Trenta e Quaranta: Il re burlone, L'ultima nemica. Passaporto rosso; le sue compagne erano Maria Denis, Alida Valli, Isa Miranda, Clara Calamai. Pisu pervenne alla maturità nel dopoguerra, lanciato in parti di rilievo da Luchino Visconti, il primo riformatore del nostro anemico teatro: proprio alla Morelli il suo nome si affiancò in uno Zio Vanja che aveva in cartellone Stoppa, Mastroianni, la Rossi Drago. Poi venne per Pisu il breve e intenso momento della collaborazione con Federico Fellini. In «8 e 1/2» era un dongiovanni di mezz'età che metteva in crisi l'irresoluto protagonista Guido, impersonato da Mastroianni, presentandogli Barbara Steele, bella tenebrosa, come compagni d'università di sua figlia: sottintendeva con un amore, manifestava una vitalità autentica. Anche in Giulietta degli spiriti, nei panni d'un marito fatuo e sfuggente, l'attore non deluse l'aspettativa. Cominciava intanto la notorietà televisiva, con I camaleonti di Zardi, il dickensiano Circolo Picwick di Gregoretti, Il cardinale Lambertini, Le anime morte. Poi un periodo meno felice, interrotto da una disavventura incredibile. Pisu dimenticò di compilare il modulo Vanoni e finì in prigione per frode fiscale. Nel libro Fisco e manette Pisu ne parlava con serenità: «L'aria della cella è densa come l'aria dei vecchi scompartimenti ferroviari diretti verso il Sud in una notte d'inverno». Da quell'oscurità era emerso con fatica e l'ultimo ricordo è legato a un'interpretazione ad effetto: il re Umberto I ne II processo Baratieri.

p. per., «La Stampa», 18 aprile 1976



Filmografia

Con Luisa Ferida ne La locandiera di Luigi Chiarini (1944)
Re burlone, regia di Enrico Guazzoni (1935)
Passaporto rosso, regia di Guido Brignone (1935)
L'aria del continente, regia di Gennaro Righelli (1935)
Amazzoni bianche, regia di Gennaro Righelli (1936)
Re di denari, regia di Enrico Guazzoni (1936)
È tornato carnevale, regia di Raffaello Matarazzo (1937)
L'ultima nemica, regia di Umberto Barbaro (1938)
Crispino e la comare, regia di Vincenzo Sorelli (1938)
Il suo destino, regia di Enrico Guazzoni (1938)
La sposa dei Re, regia di Duilio Coletti (1938)
Manovre d'amore, regia di Gennaro Righelli (1940)
Cenerentola e il signor Bonaventura, regia di Sergio Tofano (1942)
Noi vivi, regia di Goffredo Alessandrini (1942)
Addio Kira!, regia di Goffredo Alessandrini (1942)
Il nostro prossimo, regia di Gherardo Gherardi e Aldo Rossi (1943)
Lettere al sottotenente, regia di Goffredo Alessandrini (1943)
La locandiera, regia di Luigi Chiarini (1944)
Il ratto delle Sabine, regia di Mario Bonnard (1945)
Il canto della vita, regia di Carmine Gallone (1945)
Il marito povero, regia di Gaetano Amata (1946)
Biraghin, regia di Carmine Gallone (1946)
Mio figlio professore, regia di Renato Castellani (1946)
Il vedovo allegro, regia di Mario Mattoli (1949)
Margherita da Cortona, regia di Mario Bonnard (1950)
Il diavolo in convento, regia di Nunzio Malasomma (1951)
Io sono il Capataz, regia di Giorgio Simonelli (1951)
Le due verità, regia di Antonio Leonviola (1951)
Il mago per forza, regia di Vittorio Metz e Marcello Marchesi (1951)
Gli uomini non guardano il cielo, regia di Umberto Scarpelli (1952)
5 poveri in automobile, regia di Mario Mattoli (1952)
Dieci canzoni d'amore da salvare, regia di Flavio Calzavara (1953)
Di qua, di là dal Piave, regia di Guido Leoni (1954)
La grande avventura (1954) soggetto e regia
Totò all'inferno, regia di Camillo Mastrocinque (1955)
Primo amore, regia di Mario Camerini (1959)
Annibale, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1959)
I cosacchi, regia di Giorgio Rivalta (1960)
Mariti a congresso, regia di Luigi Filippo D'Amico (1961)
Anni ruggenti, regia di Luigi Zampa (1962)
Lo smemorato di Collegno, regia di Sergio Corbucci (1962)
I motorizzati, regia di Camillo Mastrocinque (1962)
8½, regia di Federico Fellini (1963)
Totò sexy, regia di Mario Amendola (1963)
Zorro e i tre moschettieri, regia di Luigi Capuano (1963)
I compagni, regia di Mario Monicelli (1963)
I diavoli di Spartivento, regia di Leopoldo Savona (1963)
Soldati e caporali, regia di Mario Amendola (1964)
Tre gendarmi a New York (Le Gendarme à New York), regia di Jean Girault (1965)
Giulietta degli spiriti, regia di Federico Fellini (1965)
I soldi, episodio La fortuna è femmina, regia di Gianni Puccini e Giorgio Cavedon (1965)
La violenza e l'amore, episodio La solitudine, regia di Adimaro Sala (1965)
Lo scippo, regia di Nando Cicero (1965)
Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966)
Come svaligiammo la Banca d'Italia, regia di Lucio Fulci (1966)
Te lo leggo negli occhi, regia di Camillo Mastrocinque (1966)
Spia spione, regia di Bruno Corbucci (1966)
Adulterio all'italiana, regia di Pasquale Festa Campanile (1966)
I nostri mariti, episodio Il marito di Olga, regia di Luigi Zampa (1966)
Scusi, lei è favorevole o contrario?, regia di Alberto Sordi (1966)
OSS 117 a Tokio si muore (Atout coeur à Tokio pour OSS 117), regia di Michel Boisrond (1966)
Avventurieri per una rivolta (Estouffade à la Caraibe), regia di Jacques Besnard (1967)
Johnny Banco, regia di Yves Allégret (1967)
Le calde notti di Lady Hamilton, regia di Christian-Jaque (1968)
Morire gratis, regia di Sandro Franchina (1968)
Temptation, regia di Lamberto Benvenuti (1968)
L'amore è come il sole, regia di Carlo Lombardi (1969)
Zingara, regia di Mariano Laurenti (1969)
Detenuto in attesa di giudizio, regia di Nanni Loy (1971)
Siamo tutti in libertà provvisoria, regia di Manlio Scarpelli (1971)
Il boss, regia di Fernando Di Leo (1973)
Il clan del quartiere latino (Sans sommation), regia di Bruno Gantillon (1973)
Io e lui, regia di Luciano Salce (1973)
Paolo il caldo, regia di Marco Vicario (1973)
Carnalità, regia di Alfredo Rizzo (1974)
Ordine firmato in bianco, regia di Gianni Manera (1974)
Blue Jeans, regia di Mario Imperoli (1975)
Conviene far bene l'amore, regia di Pasquale Festa Campanile (1975)
L'infermiera, regia di Nello Rossati (1975)
Gli amici di Nick Hezard, regia di Fernando Di Leo (1976)
Sorbole... che romagnola, regia di Alfredo Rizzo (1976)

Doppiaggio

Film cinema

Kenneth Tobey in La cosa da un altro mondo
Ted de Corsia in La città è salva, Tre segreti
Nehemiah Persoff in A qualcuno piace caldo
Emilio Cigoli in Siluri umani
Gregory Peck in Il cucciolo
John Wayne in I diavoli alati, La taverna dei sette peccati, la signorina e il cowboy, Il massacro di Fort Apache
Walter Pidgeon in La ninfa degli antipodi, La sposa sognata, L'ultima volta che vidi Parigi, Il bruto e la bella
Victor Mature in Controspionaggio, Sabato tragico
Ward Bond in La vita è meravigliosa, Alba di gloria, Un dollaro d'onore
Robert Mitchum in Duello nell'Atlantico, La magnifica preda
Dana Andrews in Sui marciapiedi
George Brent in Crociera di lusso
Aldo Ray in Non siamo angeli
Fred Clark in Una Cadillac tutta d'oro
Woody Strode in Spartacus
Saro Urzì in Il ritorno di don Camillo, Don Camillo e l'onorevole Peppone, Don Camillo monsignore... ma non troppo, Il compagno don Camillo
Mino Doro in Due settimane in un'altra città
Anthony Quinn in Ulisse
Fred MacMurray in I ragazzi di Camp Siddons
John Carroll in I falchi di Rangoon
Lee J. Cobb in Fronte del porto, L'uomo dal vestito grigio
Otto Eduard Hasse in Io confesso
Marshall Bradford in Cacciatori di frontiera
Robert Preston in Il fuorilegge
Richard Conte in Chiamate Nord 777
Tim Holt in Il tesoro della Sierra Madre
Richard Whorf in Assalto al cielo
Alex Nicol in L'uomo di Laramie
Frank Lovejoy in Virginia, dieci in amore
Bruce Cowling in Bastogne
Gene Barry in Il contrabbandiere

Film d'animazione

Capitano in La carica dei cento e uno


Mario Pisu, attore e capofila d'una famiglia d'arte

Uomo affascinante e dotato d’innata signorilità, fu un attore incisivo e misurato e si fece notare anche nelle parti di secondo piano. S’impose in palcoscenico nei primi anni ’30 recitando con immensi monumenti del teatro, quali Gino Cervi, Paolo Stoppa e Andreina Pagnani.

Ceduto al cinema, esordì nel 1935 con “Passaporto rosso” di Guido Brignone e a questo periodo appartengono anche i due vecchi film girati col grande attore comico catanese Angelo Musco “L’aria del continente” (1935) di Gennaro Righelli e “Re di denari” (1936) di Enrico Guazzoni.

Da allora con la sua elegante prestanza si divise tra teatro, cinema, doppiaggio, radio e televisione.

La sua filmografia – che si estende senza pause per un lungo periodo dal 1935 al 1976 – comprende circa 90 film: sono da ricordare le interpretazioni nei film “Addio, Kira!” (1942) di Goffredo Alessandrini, “Mio figlio professore” (1946) di Renato Castellani, “Il vedovo allegro” (1949) di Mario Mattoli, “Io sono il Capataz” (1950) di Giorgio Simonelli, “Totò all’inferno” (1955) di Camillo Mastrocinque, “Anni ruggenti” (1962) di Luigi Zampa e “I compagni” (1963) di Mario Monicelli. Degni di nota sono però soprattutto i ruoli in ” Otto e mezzo” (1963) e “Giulietta degli spiriti” (1965) di Federico Fellini, che lo fecero conoscere anche al pubblico internazionale.

Fu a lungo un doppiatore della CDC di Roma: è sua la profonda voce pastosa degli immortali divi Walter Pidgeon, John Wayne, Fred MacMurray, Karl Malden, Gregory Peck, Robert Mitchum, Victor Mature e Anthony Quinn; prestò pure la sua voce a Saro Urzì (in diversi film della serie di Don Camillo) e a Raf Vallone nell’indimenticabile film “Il cammino della speranza“; ed è sua la nostalgica voce narrante dello stupendo “La terra trema” di Luchino Visconti.

Coltivò anche la grande prosa radiofonica degli anni ’50 insieme con Rina Morelli, Carlo D’Angelo e Sergio Tofano, e negli anni ’60 fu il sensibile interprete di importanti sceneggiati televisivi, tra i quali “I grandi camaleonti” (1965), tratto da un testo di Federico Zardi e diretto dal grande Franco Enriquez, e il “Il Circolo Pickwick” (1968) diretto da Ugo Gregoretti (in cui interpretava il ruolo del protagonista Samuel Pickwick).

Mario Pisu non fu però soltanto attore e doppiatore: nel 1954 girò da regista “La grande avventura” (di cui fu anche uno degli sceneggiatori) con gli attori Ave e Carlo Ninchi, Luigi e Nino Pavese, Mara Lane, Gino Cervi e Gualtiero De Angelis.

Il film è citato da R. Chiti e R. Poppi nel 2° volume del loro “Dizionario del cinema italiano” (Gremese, 1991) come opera degna anche se non perfettamente riuscita (e rimasta unica a causa della cattiva riuscita commerciale).

La trama non è banale, anzi è oggi di stringente attualità (ricorrendo i 150 anni della fondazione della Repubblica Italiana): essa ruota attorno a un gruppo di patrioti che dopo Novara accorrono a Roma per contribuire alla difesa della Repubblica (anche un gruppo di ragazzini bolognesi fugge da casa per militare nelle file dei garibaldini). A un patriota milanese viene affidato il difficile incarico di consegnare al governo della Repubblica una grossa somma di sterline raccolta tra gli emigrati italiani in Inghilterra, ma un’avventuriera – presentatasi come la sorella di un garibaldino – cerca di sottrarre all’uomo il denaro.

Sventato questo tentativo, il patriota – ferito da due agenti segreti inviati dal governatore militare di Milano – viene salvato dai ragazzini bolognesi, uno dei quali Mustafà a costo della vita e ferito a morte riesce a portare a compimento la missione, consegnando il denaro ai garibaldini. Ed è proprio la recitazione piuttosto inadeguata di questi giovani attori presi dalla strada (secondo il gusto neorealista) che fu soprattutto rimproverata al regista.

Capostipite di una famiglia di attori, Mario Pisu aprì la strada al fratello – attore comico – Raffaele Pisu (nato nel 1925) e al figlio Silverio Pisu (1937-2004), attore, doppiatore, cantante e scrittore (è stato tra l’altro lo sceneggiatore-narratore del “Cantafiabe” nella celeberrima collana delle Fiabe Sonore della Fabbri Editori, che ha ammaliato diverse generazioni di bambini). Anche il nipote Antonio Pisu (nato nel 1984) – figlio di Raffaele – ha ricalcato le sue orme, distinguendosi ultimamente per il suo ruolo nel film “Il papà di Giovanna” (2008) di Pupi Avati.


Riferimenti e bibliografie: