Auer Mischa
Michail Semënovič Unskovskij (in russo: Михаил Семёнович Унсковский; (San Pietroburgo, 17 novembre 1905 – Roma, 5 marzo 1967), è stato un attore russo naturalizzato statunitense.
Biografia
Iniziò a lavorare negli anni venti, dopo aver cambiato il proprio cognome in onore del nonno materno Leopold Auer, famoso violinista ungherese di origine ebraica. Si trasferì a Hollywood nel 1928 e lì iniziò la carriera.
Fece la sua prima apparizione in Something Always Happens del 1928. Ebbe diversi ruoli piccoli e per lo più non accreditati negli anni trenta, comparendo in film come Rasputin e l'imperatrice, Viva Villa! e I lancieri del Bengala.
Nel 1936 Auer ottenne la parte di un falso nobile nella commedia L'impareggiabile Godfrey, ottenendo la nomination come miglior attore non protagonista. Da questo momento venne regolarmente scritturato in ruoli comici.
Auer è all'apice della carriera in ruoli come l'insegnante di danza russo, Boris Kolenkhov, nel film vincitore dell'Oscar L'eterna illusione (dove si rivolge a Jean Arthur con la battuta «Ah, my little Rubishka!») e come il principe diventato stilista nel film Modella di lusso (1938).
Auer appare in film come: Cento uomini e una ragazza, Partita d'azzardo, Parata di primavera, Hellzapoppin', Cracked Nuts e Le schiave della città. Fece anche parte del numeroso cast di Dieci piccoli indiani.
Negli anni cinquanta apparve in diverse serie televisive come Westinghouse Desilu Playhouse, Studio One, Broadway Television Theatre e The Chevrolet Tele-Theatre. Dagli anni quaranta agli anni sessanta girò diversi film in Francia e in Italia tra cui uno con Totò, Che fine ha fatto Totò Baby?.
Auer si sposò quattro volte ed ebbe tre figli. Morì a Roma nel 1967 per un infarto.
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
La notte ha l'occhio di Mischa Auer
E' inutile che mi dia delle arie, in fondo anche io sono un semplice cronista. L’altra sera, alla conferenza di André Maurois. Amalia de Grenet mi ha raccomandato di fare un bel resoconto, come se fossi addirittura uno stenografo. Insomma è inutile illudersi, sono un giornalista anche io, come tutta gli altri, e molta gente mi guarda solo sotto questo aspetto. La differenza sta solo nel fatto che gli altri giornalisti corrono, arrivano per primi, descrivono avvenimenti veri, si stancano, mentre io invece non faccio nulla. E ho una gran pena per quei ragazzi che si scapicollano per essere presenti all’arrivo, che so io, di Salacrou o al cocktail di Joan Bennett.
L’altra sera, dopo aver cenato in trattoria, una simpatica comitiva di amici, nella quale erano alcune belle signore, per il volere dei più temerari, decise di andare a Napoli, viaggiando di notte e dormendo poi là. I più tranquilli inorridirono, invano proposero di passare per casa a prendere un pigiama e uno spazzolino. Niente, si doveva andar via cosi. E le automobili filavano sull'Appia Antica. Una signora. sgomenta, divisava di gettarsi dalla macchina per tornare indietro. Un signore, in piena campagna, voleva fermarsi per fare una telefonata. Finalmente le apprensioni cessarono. Si era a Ciampino e si decise di finir la cerata visitando l’aeroporto. Era circa l'una. Non avevo mai visto un aeroporto di notte. Quello di Roma, allo inizio dell’Anno Santo, ha qualcosa di favoloso, di frenetico, di allucinatorio. Entrammo in un’atmosfera del tutto nuova. Esistono dunque due civiltà, quella delle persone attaccate alla terra e quelle delle persone che vanno per aria. Volare è un’abitudine, come bere, mangiare, far l’amore. Ma più della metà della gente la crede invece una cosa mitica, spiritica, soprannaturale.
E io giravo per l’aeroporto come in un meraviglioso lunapark, fiorito di enormi ali, solcato di fasci di luce che sembravano venire dai pianeti vicini. Una apoteosi di spinterogeni, di apparecchi che salivano e che scendevano in una notte chiara di un proprio sole. Il sole notturno degli aeroporti si spenge e si riaccende a intervalli arcani. Un giorno si racconteranno ai bambini le fiabe di questi aerodromi, quando i viaggi saranno invece convogliati tra la terra e le strile. E intorno, in piccoli stand, si vendevano tante cose strane per chi partiva, in un andirivieni di hostess. Mi sembrava di essere ridiventato un bambino ed ero felice, quando mi hanno regalato una cravatta e una pipa. E c’era un grande orgasmo, con tanti fotografi. E’ straordinaria e brillante la vita degli aereo-porti, mentre tanta gente, che non lo sa, dorme. Ma quella notte c’era ancora più orgasmo del solito. Arrivava, come mi spiegavano. Mischa Auer. Così avvenne, mio malgrado, che diventai questa volta un giornalista come gli altri, di quelli che salutano il personaggio che discende dall’apparecchio.
Per la verità, Mischa Auer non l’ho abbordato, ma ho assistito a questo fervore di reporter intorno a lui. Mischa Auer, in una camiciola blù scura, era allampanato, quasi lugubre. Egli è molto invecchiato. Pare il padre di se stesso. Era stanco morto. I suoi occhi tondi avevano uno smarrimento indicibile. Mischa non appartiene a nessuna categoria umana, non si sa di che razza sia. Potrebbe essere il capostipite di una razza di misciaurini, un popolo ossessivo e marionettistico che camminerebbe dinoccolato, con le pupille dilatate, commettendo inconcepibili stranezze. Per ora, di uomini come lui non ce ne sono. Ne conosco uno solo che gli somiglia, il comandante Cera-suoli, ma la somiglianza é assai vaga. E lo stecchito astro cinematografico, mentre gli astri del firmamento giganteggiavano tra i fasci dei proiettori, ombrava un lumicino da notte, una di quelle candeline che ardevano nelle case surrealiste del suo compatriota Gogol. Mischa andò a dormire all’Excelsior, il famoso Mischa nobile russo finito nei cabaret all’Excrisior, il metafisico maggiordomo. Ed io mi addormentai in automobile, sognando di coprirmi con uno spazzolino da denti e di lavarmi i denti con il pigiama.
Diego Calcagno, «La Settimana Incom Illustrata», anno II, n.24, 11 giugno 1949
Filmografia
La casa del terrore (Something Always Happens), regia di Frank Tuttle (1928)
Something Always Happens, regia di Frank Tuttle (1928)
Paramount Revue, regia di Otto Preminger, Ernst Lubitsch (1930)
The Royal Bed, regia di Lowell Sherman (1931)
La spia (The Spy), regia di Berthold Viertel (1931)
Il passaporto giallo (The Yellow Ticket), regia di Raoul Walsh (1931)
Mata Hari, regia di George Fitzmaurice (1931)
La piccola emigrante (Delicious), regia di David Butler (1931)
Rasputin e l'imperatrice (Rasputin and the Empress), regia di Richard Boleslawski (1932)
Il canto della culla (Cradle Song) regia di Mitchell Leisen (1933)
Tarzan l'indomabile (Tarzan the Fearless), regia di Robert F. Hill (1933)
Viva Villa!, regia di Jack Conway (1934)
Un'ombra nella nebbia (Bulldog Drummond Strikes Back), regia di Roy Del Ruth (1934)
Student Tour regia di Charles Reisner (1934)
My Grandfather's Clock, regia di Felix E. Feist (1934)
Biography of a Bachelor Girl, regia di Edward H. Griffith (1935)
La donna del mistero (Mystery Woman), regia di Eugene Forde (1935)
I lancieri del Bengala (The Lives of a Bengal Lancer), regia di Henry Hathaway (1935)
Il conquistatore dell'India (Clive of India), regia di Richard Boleslawski (1935)
I crociati (The Crusades), regia di Cecil B. DeMille (1935)
Notte di carnevale (I Dream Too Much), regia di John Cromwell (1935)
We're Only Human, regia di James Flood (1935)
Tre strani amici (Tough Guy), regia di Chester M. Franklin (1936)
La ragazza di Parigi (That Girl from Paris), regia di Leigh Jason (1936)
L'impareggiabile Godfrey (My Man Godfrey), regia di Gregory La Cava (1936)
Notti messicane (The Gay Desperado), regia di Rouben Mamoulian (1936)
Baciami così (It's All Yours), regia di Elliott Nugent (1937)
Tre ragazze in gamba (Three Smart Girls), regia di Henry Koster (1937)
Cento uomini e una ragazza (One Hundred Men and a Girl), regia di Henry Koster (1937)
Capriccio di un giorno (We Have Our Moments), regia di Alfred L. Werker (1937)
L'inafferrabile signor Barton (Prescription for Romance), regia di Sylvan Simon (1937)
Scegliete una stella (Pick a Star), regia di Edward Sedgwick (1937)
Modella di lusso (Vogues of 1938), regia di Irving Cummings (1938)
Bisticci d'amore (Sweethearts), regia di W.S. Van Dyke (1938)
Servizio di lusso (Service de Luxe), regia di Rowland V. Lee (1938)
L'eterna illusione (You Can't Take It with You), regia di Frank Capra (1938)
Partita d'azzardo (Destry Rides Again), regia di George Marshall (1939)
Un angolo di cielo (East Side of Heaven), regia di David Butler (1939)
Un bimbo in pericolo (Unexpected Father), regia di Charles Lamont (1939)
Parata di primavera (Spring Parade), regia di Henry Koster (1940)
La taverna dei sette peccati (Seven Sinners), regia di Tay Garnett (1940)
La valle dei forti (Trail of the Vigilantes), regia di Allan Dwan (1940)
Hellzapoppin', regia di H.C. Potter (1941)
L'ammaliatrice (The Flame of New Orleans), regia di René Clair (1941)
L'inafferrabile spettro (Hold That Ghost), regia di Arthur Lubin (1941)
Letti gemelli (Twin Beds), Tim Whelan (1942)
Le schiave della città ((Lady in the Dark), regia di Mitchell Leisen (1944)
Nella camera di Mabel (Up in Mabel's Room), regia di Allan Dwan (1944)
Scandalo a corte (A Royal Scandal), regia di Otto Preminger (1945)
Milioni in pericolo (Brewster's Millions), regia di Allan Dwan (1945)
Dieci piccoli indiani (And Then There Were None), regia di René Clair (1945)
Rosso il cielo dei Balcani (Sofia), regia di John Reinhardt (1948)
Per te io muoio (For You I Die), regia di John Reinhardt (1948)
Al diavolo la celebrità, regia di Mario Monicelli e Steno (1949)
Biancaneve e i sette ladri, regia di Giacomo Gentilomo (1949)
Il cielo è rosso, regia di Claudio Gora (1950)
Vivere a sbafo, regia di Giorgio Ferroni (1950)
Ragazze folli (Futures Vedettes), regia di Marc Allégret (1955)
La picara molinera, regia di León Klimovsky con Felix Acaso (1954)
Rapporto confidenziale (Mr. Arkadin), regia di Orson Welles (1955)
Frou-Frou, regia di Augusto Genina (1955)
Montecarlo, regia di Samuel A. Taylor (1956)
Che fine ha fatto Totò Baby?, regia di Ottavio Alessi (1964)
Queste pazze, pazze donne, regia di Marino Girolami (1964)
Cleopazza, regia di Carlo Moscovini (1964)
I due mafiosi, regia di Giorgio Simonelli (1964)
Per amore... per magia..., regia di Duccio Tessari (1967)
Doppiatori italiani
Stefano Sibaldi in Dieci piccoli indiani (ridoppiaggio), Partita d'azzardo, La taverna dei sette peccati, Le schiave della città, Biancaneve e i sette ladri, Helzapoppin' il cabaret dell'inferno, Parata di primavera, Al diavolo la celebrità
Carlo Romano in L'eterna illusione, I due mafiosi, Un bimbo in pericolo, Letti gemelli
Gualtiero De Angelis in L'impareggiabile Godfrey, I crociati
Giorgio Capecchi in L'ammaliatrice, L'inafferrabile spettro
Bruno Persa in Rapporto confidenziale
Renato Turi in Frou-Frou