Mondaini Sandra

Sandra MondainiSandra Mondaini (Milano, 1º settembre 1931 – Milano, 21 settembre 2010) è stata un'attrice, conduttrice televisiva e cantante italiana.

Viene definita una delle signore della televisione italiana, apparsa sul piccolo schermo sin dal primo giorno delle trasmissioni ufficiali della RAI.

Prevalentemente attrice comica, la sua carriera artistica sessantennale è stata strettamente legata a quella di suo marito, Raimondo Vianello, col quale ha formato una delle coppie più celebri ed amate della televisione italiana, realizzando dagli anni sessanta in poi molti varietà televisivi e radiofonici e diversi film e telefilm, fra cui la nota sitcom Casa Vianello, andata in onda per circa vent'anni.


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

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La "1100 modello 1958" che presentiamo come primizia assoluta vi questo servizio fotografico, è l'ultima edizione, la più aggiornata e perfezionata, della tradizionale "1100 Fiat", una vettura che ha ormai più di vent anni ma che può tuttora considerarsi una delle più moderne ed efficienti.

1957 Epoca Sandra Mondaini f2L'attrice Sandra Mondaini ha fatto gentilmente da madrina alla "1100 modello 1958" per «Epoca». Si noti la nuova carrozzeria bicolore allungata, con le codette a pinne.

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La «1100 modello 1958», che verrà presentata il 3 ottobre al Salone automobilistico di Parigi, è l’ultimo perfezionamento di una macchino che, nata nel 1937, ha subito nel corso di ventanni tali e tanti mutamenti e aggiornamenti da apparire oggi come una vettura quasi nuova e certamente ancora moderna e efficiente. Le innovazioni più importanti apoortate o questa macchina nel 1953 valsero ad essa la qualifica di «Nuova 1100». Ora le modifiche risultano non meno importanti e innovatrici. Ne diamo un breve elenco. Nuovo sistema frenante: freni a ganasce autocentranti, che assicurano una frenatura efficientissima. Il motore a 4 cilindri, CV 43 a 4800 giri, è potenziato do una nuova testa cilindri. Carburatore con pompetta di ripresa. Accelerazione migliorata, velocità massima oltre 120 Km. orari. Comando dell’avviamento ad elettromagnete azionato dalla chiavetta dell’accensione: non più il comando a tirante. Carrozzeria bicolore allungato posteriormente, con una più ampia capacità del baule (vedi foto sopra). Una nuova griglia anteriore. Rifiniture migliorate, nuovi paraurti, fari di maggiori dimensioni.

1957 Epoca Sandra Mondaini f5Nella "1100 modello 1958" di scorcio si possono notare il nuovo paraurti e la nuova griglia anteriore

«Epoca», anno VIII, 1957


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«Il Musichiere», 30 luglio 1960 - Sandra Mondaini


Dopo «Sai che ti dico?» non vedremo più Vianello attore: ha scelto la macchina da scrivere. «In fondo recitare non mi diverte affatto». Trent'anni fa sotto un mitragliamento il suo singolare (e pericoloso) esordio d'autore. Terminati i copioni per lo show del sabato sera, sta scrivendo, sempre in coppia con Scarnicci, la sceneggiatura d'un film per Lando Buzzanca. Come far ridere gli italiani.

Roma, febbraio

Pronto Sandra? Buongiorno, tesoro, sono io, Raimondo, mi senti? Pronto? Pronto? Ecco, mi senti bene? E' arrivato l’avviso di accertamento dell’imposta di famiglia... E' intestato Alessandrina Mondaini, non ti pare buffo?...». La «piccola vendetta» di Raimondo Vianello a sua moglie è compiuta. Ora sono pari. Lei, in tournée teatrale con Pippo Baudo nelle Puglie, lo chiama a Roma ogni sera, dopo lo spettacolo, all’una, alle due e anche alle tre del mattino. Premette un anacronistico «Scusa, amore, dormivi?» e, senza aspettare la risposta, va avanti a raccontare com’è andata la serata, come erano il pubblico, il teatro, le accoglienze. Puntualmente, l’indomani mattina, lui le restituisce il paio k molto prima delle 13, ora in cui la signora Vianello prende il caffè del risveglio.

Sul principio era un «jeu de massacre», anche abbastanza crudele: poi è divenuta un’affettuosa cattiveria e, infine, una spiritosa schermaglia coniugale. Secondo Vianello è, tutto sommato, uno dei massimi teoremi dell'Umorismo («Non c'è spirito senza un pizzico di crudeltà»), applicato ai rapporti matrimoniali.

p La prossima settimana, a cinquanta anni di età e trenta di carriera alle spalle, Raimondo Vianello appenderà al chiodo i suoi panni di attore dinanzi al pubblico della televisione. «Non è un addio vero e proprio», spiega, «avevo già deciso di piantarla tempo fa e poi sono tornato sulla mia decisione. E poi gli addii sono sempre un po' retorici, non mi piacciono, sono contrari alla mia indole. Diciamo che ora la mia vera attività è un'altra, quella dell'autore. Che bellezza fare ei copioni in cui l'attore comico deve gettarsi vestito in una vasca... sapendo però che il ruolo lo ricopre un altro! Ecco, ho deciso di non buttarmi più vestito in acqua. Tenendo poi conto che odio le partecipazioni come "ospite d'onore'' e che in vita mia non ho mai fatto le cosiddette " serate ”, che pure rendono molti quattrini, la mia attività di attore è dunque ridotta proprio all’osso, anche per via dell’impegno non indifferente che la mia nuova professione comporta. Del resto, al contrario di Sandra che è un'istintiva e perciò si trova meglio a teatro che dietro la macchina da presa o la telecamera, io non sono un attore per mentalità. Di Sai che ti dico?, per esempio, volevo solo scrivere i testi: poi mi hanno convinto anche ad interpretarli. Credo però che non lo farei più. Ora debbo pensare solo a consolidarmi come autore».

1972 02 13 Radiocorriere TV Mondaini Vianello f1«Sai che ti dico?»: la coppia Mondaini-Vianello in uno degli sketches della panchina.

«Autore», in effetti, Vianello si accorse d'essere già trent'anni fa, nel 1942, durante la guerra, mentre faceva il corso di allievo ufficiale a Grosseto. Così egli stesso racconta l’episodio: «Eravamo a fare delle esercitazioni, quando fummo sorpresi da un attacco di caccia nemici. Ci ordinarono di stenderci carponi a terra in un campo da poco arato e, mentre attendevamo col fiato sospeso le ondate aeree di ritorno, mi balenò un'idea a cui non seppi resistere. Al momento delle “ picchiate " nemiche salivo su un montarozzo e, armato di zolle da quasi mezzo chilo l'una, le lanciavo (rischiando io stesso la pelle) sulla schiena dei miei commilitoni, molti dei quali si credettero realmente raggiunti da una scheggia. Oddio mamma, gridavano, sono ferito, mi hanno ammazzato, aiutatemi. Per fortuna di feriti veri non ce ne furono; quelli presunti se la cavarono con un ricambio di biancheria, tra le risate generali». Un copione non scritto, quindi, ma ideato e vissuto di persona. Che se poi ferito veramente ci fosse rimasto lui, Vianello, poteva rimediarci «una medaglia al valore umoristico per non aver saputo resistere alla tentazione di creare una situazione comica, con grande sprezzo del pericolo ed un pizzico di sadismo». Doti notoriamente fondamentali per un vero umorista. Tanto più che il giovane allievo ufficiale, alto biondo distinto e figlio di ammiraglio, allora pensava soltanto a laurearsi in legge e ad avviarsi alla carriera diplomatica, a guerra finita. Mai immaginando che gli ci sarebbero voluti quasi trent'anni, spesi tra teatro, cinema radio e TV, per tornare a fare l’umorista in proprio.

Messosi quindi praticamente in pensione come attore, Raimondo Vianello ha trovato nel nuovo mestiere di autore una seconda giovinezza. Attacca ogni mattina alle 9, quando arriva a casa sua Giulio Scarnicci: finiti i copioni di Sai che ti dico?, stanno ora lavorando in tandem ad un secondo film con Buzzanca (hanno già scritto soggetto e sceneggiatura di Un vichingo venuto dal Sud). «Io e Scarnicci», dice Vianello, «siamo abbastanza uguali nel carattere e nei metodi di lavoro; però ci completiamo bene insieme, perché nessuno dei due si entusiasma mai troppo alle idee dell’altro. Insomma, ci freniamo reciprocamente, fino a trovare la misura giusta».

1972 02 13 Radiocorriere TV Mondaini Vianello f2Sandra hippy e Raimondo astronauta

Ma qual è oggi la misura giusta per un autore di testi comici di consumo? Costa fatica far ridere l'italiano medio?

«Fatica? No. Un po' di dialetto e un po’ di parolacce ed è fatta». La risposta è sconsolante, ma come la mette Vianello con la TV dove le parolacce sono bandite? «Ci sono i corrispettivi», confessa, «come Sandra che fa la bambina terribile, io che faccio Osvaldo il carrellista. Al grosso pubblico piacciono, ce li richiedono continuamente. In compenso ci rifacciamo con altre cose che talvolta hanno soddisfatto anche i palati più difficili. Ricorda, per esempio, il finale dello " sketch " in cui Sandra ed io abitavamo una stanza tipo carrozza ferroviaria con letti a castello, come cuccette? Ci affacciavamo alla finestra e. dalla strada, la gente ci salutava col fazzoletto. Mi hanno detto che è piaciuto molto a Zavattini. Certo è piu difficile: se invece ci si butta sul calcio, sulla tredicesima, sul 27, sul fisco o su Mike Bongiorno si fa subito centro. Io e Scarnicci abbiamo cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Gli " sketches ” della panchina, per esempio, sono un tentativo, ambizioso magari, di riequilibrare la guittata e il cedimento al telespettatore di bocca buona. Il pubblico, tuttavia, sembra mostrare il bisogno di ridere in modo più schietto e diretto: e ciò spiega il " repechage " e il rinnovato successo di certi film di Totò. Ad ogni modo la gente, oggi, ride male. L’umorismo vero è in ribasso». Forse è stato sempre così: ai suoi tempi Trilussa diceva che l'umorismo è lo «zucchero della vita» e aggiungeva «ma quanta saccarina c’è in giro!». Mentre Marinetti lo paragonava alla «ventenne crocerossina del Buonumore (quarantenne spesso ferito a morte)». Ma c'è una formula, un «segreto del mestiere», per produrre e vendere umorismo spicciolo o almeno per curare le ferite inferte al Buonumore?

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Piccola galleria degli "scontri" televisivi di Sandra e Raimondo nello spettacolo del sabato sera. La scenetta in alto, dice Vianello, è piaciuta molto a Cesare Zavattini

Formule vere e proprie, per Vianello, non ce ne sono; leggi più o meno immutabili sì: ridere delle cose serie o presunte tali, sfruttare la legge dei contrari senza rinunciare a quell'ingrediente di base che, se non è cattiveria o irriverenza in assoluto, somiglia molto al contrario della bontà e dell'ossequio. Per esempio la parodia di Maga Maghella — idoletto televisivo per le tredici settimane di Canzonissima — che finisce schiacciata con voluttà sotto i piedi («Avevo paura delle reazioni dei bambini», dice l'attore, «e qualcuno infatti ha protestato»), il tedoforo a cui spengono la fiaccola con un secchio d'acqua in faccia, il chirurgo in sala operatoria che chiede bisturi. forbici, garza e — a paziente deceduto — prete.

Addio dunque all'attore Raimondo Vianello?

«A sentire mia moglie Sandra, sembra proprio di sì: perché lei considera il lavoro del comico un dare troppo se stessi in pasto al pubblico e perché, in fondo, sa benissimo che a me fare l’attore non diverte affatto».

Una risposta «diplomatica», per dire che non esce definitivamente dalla scena, ma esce dalla porta degli attori (lasciandosela socchiusa per scaramanzia) per poi rientrare dalla finestra degli autori.

Giuseppe Tabasso, «Radiocorriere TV», 13 febbraio 1972



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