Petri Mario (Pezzetta Mario)

Mario Petri

Nome d'arte di Mario Pezzetta (Perugia, 21 gennaio 1922 – Città della Pieve, 26 gennaio 1985), è stato un basso-baritono e attore italiano.

Biografia

Figlio di un piccolo commerciante di carbone, manifestò da giovanissimo la passione per la musica, iniziando a fare serenate su commissione. Si spostò in seguito a Roma, dove venne avviato allo studio del canto dal maestro Mario Cusmic, che ne scoprì la possente voce di basso.

Debuttò nel 1947 e l'anno successivo esordì alla Scala di Milano con Oedipus rex di Stravinskij; in tale occasione assunse il nome d'arte con il quale è noto.

Acquisì fama grazie all'intuizione di Herbert von Karajan, che lo fece conoscere al grande pubblico nel 1950, di nuovo alla Scala, come protagonista di Don Giovanni. Apparve inoltre a Roma, Firenze, Napoli, Verona e partecipò alle celebrazioni radiofoniche per il cinquantenario della morte di Verdi nel 1951, interpretando I Lombardi alla prima crociata e Simon Boccanegra. A Firenze nel 1953 fu nel cast della storica ripresa di Medea con Maria Callas e importante è anche il Don Giovanni della RAI nel 1960, di cui è reperibile il filmato. Apparve inoltre a Salisburgo, Glyndebourne ed Edimburgo e, al di fuori dell'Europa, soltanto a Dallas nel 1965.

Il repertorio fu prevalentemente rivolto a Mozart (Don Giovanni, Le nozze di Figaro), Rossini (L'italiana in Algeri, La Cenerentola, Semiramide, Mosè in Egitto), oltre a diversi titoli verdiani. Una prestanza fisica importante quale quella vocale lo rese famoso in particolare per il personaggio di Don Giovanni, mentre un'altra delle parti per cui è maggiormente ricordato è Arkel in Pelléas et Mélisande. Tra i ruoli come baritono figurano Macbeth, Il Marchese di Posa, Jack Rance.

A partire dagli anni sessanta fu anche attore cinematografico in una serie di film d'avventura in costume.

Sposò una ballerina classica da cui ebbe un figlio e una figlia, la scrittrice e traduttrice Romana Petri. Morì all'età di 63 anni a seguito di un ictus[1].


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

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Il cantante preferito dalle signore. Otto anni fa Mario Petri si tingeva di nero la sera e la domenica faceva il pugilatore: oggi è uno dei migliori bassi italiani.

Chi nel 1946 a Roma frequentava il teatro Valle durante la settimana e la domenica assisteva agli incontri di boxe della periferia, doveva di sicuro trovare una certa somiglianza tra l'altissimo negro della compagnia Riento e un giovane e muscoloso boxeur di pelle bianca. Erano infatti la stessa persona, che si tingeva di nero la sera per cantare gli spiritual al varietà e combatteva la domenica coi dilettanti per guadagnare millecinquecento lire in caso di vittoria. Era Mario Petri, il basso che ora canta alla Scala ed è sollecitato dal maggiori teatri d’opera del mondo, un giovane di trent’anni alto un metro e 93.

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MARIO PETRI accanto alia sua automobile. E’ nato a Perugia, canta in teatro da cinque anni, ha un fratello che studia da basso anche lui.

Come in tutte le biografie esemplari degli uomini che raggiungono la celebrità, anche in casa Petri i familiari si oppongono alia carriera del figlio. E' il padre che non vuol saperne, un commerciante di legname all'ingrosso di Perugia il cui motto è «gli artisti sono soltanto dei sognatori». Il padre infatti non ascolta il maestro delle magistrali. Quando gli dice che suo figlio è bravissimo in solfeggio ed ha un’ottima voce; scuote la testa se lo sente cantare in casa; si rifiuta di andare alla Sala dei Notari dove Mario, a quattordici anni, dà un con certo di canzoni napoletane. (Ma ci andrà di nascosto, assistendo impassibile al commenti delle donne che si commuovono nel vedere un cantante cosi piccino). La biografia esemplare intanto continua con i colpi di testa rituali e le rituali delusioni. Mario ha tanta voglia di cantare che a diciotto anni, contro la volontà del padre, è a Roma solo, a consultare un maestro dopo l'altro. La risposta però è sempre la stessa: il giovane ha un gran temperamento musicale, la voce esiste, ma è piccolissima, e non c’è nessuno che riesca a tirargliela fuori Potrà cantare alla radio o in piccole sale: una sera che a Radio Torino, accompagnato da Giorgio Favaretto, trasmette un concerto di Laudi dei XIII secolo e di Lieder di Mussorgski. come in ogni storia a lieto fine, c'è qualcuno d’importante in ascolto, il «deus ex machina» di tutta questa vicenda.

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MILANO. Il basso Mario Petri si trucca nel suo camerino alla Scala. E’ il basso più alto di statura che attualmente canti in teatro.

Si tratta di Mario Cusmich, un ex-attore di film muto, che aveva studiato col basso Francesco Navarrini, celebre al tempo di Verdi, ed è diventato Insegnante a sua volta. «Vorrei sentir meglio la sua voce», gli scrive. «Spero che sia all’altezza della sua Interpretazione». Ma anche lui è del parere che la voce è troppo poca, che è troppo difficile tirarla fuori e proprio non si sante di sprecare il tempo a dargli lezioni. Gli dà però dei consigli che Petri segue durante un mese di esercizi da solo: dopo un mese è di nuovo da Cusmich. e questa volta il progresso è tale che il maestro decide di prenderlo sotto la sua protezione. Studiano insieme tre volte al giorno per un anno e mezzo. (E' in questo periodo che il giovane Petri, per potersi mantenere a Roma, canterà in inglese con la faccia tinta di nerofumo e si lascerà prendere a pugni la domenica pomeriggio). Dopo un anno e mezzo la sua voce ha tutta la tessitura di un basso pur restando una piccola voce. «Sei pronto», gli dice Cusmich, «il teatro farà quello che non posso fare io».

«E mi aiuterà anche la mia fortuna», aggiunge ora Petri. «Insieme alla mia natura un po’ animalesca e al mio carattere ostinato». Dimesso nel '47 da Cusmich, nel '48 canta già alla Scala, chiamato dall'allora direttore artistico Mario Labroca: è Creonte nell’Oedipus rex di Stravinski. Il teatro ha fatto il resto, come prevedeva giustamente Cusmich : la voce di questo basso, di intenso colore drammatico e di tessitura estesa, si è sviluppata come doveva, mentre il palcoscenico gli fa da salutare eccitante. La Scala lo vuole ancora, ma per tre stagioni Petri è impegnato al San Carlo di Napoli, dove canta nel Faust, nel Fidelio, nel Don Giovanni (come Leporello).

Nella stagione '50-’51 una sola parte di basso è vacante alla Scala: è quella del «cavaliere estremamente licenzioso» di Mozart, e Petri muore dalla voglia di farla. Ma bisogna intendersi con Karajan. Solo questo? Ecco il giovane che corre a Vienna a farsi sentire, e bastano pochi minuti di audizione perché il direttore si dichiari entusiasta. Petri, che ha già letto tutto quanto riguarda il suo personaggio, da Molière, a Goldoni, a Puskin, a De Musset, a Merimée, a Dumas, a Nietzsche e a Kierkegaard, sarà il don Giovanni nell'inverno 1851. E intanto prende lezioni di scherma, studia la truccatura, continua a leggere, vuol fare dei don Giovanni un personaggio tragico, non il «farfallone» che finora si è visto in teatro, e che «va avanti a furia di scappellate». Per lui il don Giovanni che si avvicina a una donna è come «un falco che avvista la preda» e in fondo è solo un uomo che cerca disperatamente l’amore. Le signore di Milano, giustamente convinte che «anche l’occhio vuole la sua parte», ricordano in scena un gran bel giovane snello, dalle gambe lunghissime, la barba a punta, tutto vestito di raso bianco. La sera della «prima» gli cade in palcoscenico il suo anello d'oro a sigillo con sopra Incisa la testa di Mozart e le prime note dell'Aria dello champagne. E' questo un altro segno favorevolissimo, la fortuna gli è sempre accanto. Il successo è sicuro, i critici sono soddisfatti almeno «mie le signore».

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MARIO PETRI nella parte di Mustafà nell’«Italiana in Algeri», dopo la sua nomina a Pappataci. MARIO PETRI nel primo atto dell’«ltaliana in Algeri». Petri ha compiuto da poco i trent’anni. 

Come irresistibile don Giovanni lo applaudono a Roma, in Svizzera, a Rio de Janeiro, dove canta anche nella Kovancina, nelle Nozze di Figaro, nel Rigoletto, nel Boris, nella Gioconda. L'ultimo suo personaggio indovinato è stato il Mustafà di quest’anno nell'Italiana in Algeri, il bey smanioso di europeizzarsi Ed è stata una sua idea quella di non farne, come si usava in passato, un grassone tremolante, una specie di clown da circo. Ha voluto rappresentarlo piuttosto affascinante all'aspetto. convinto dal libretto e dalle cronache dell'epoca che cosi dovesse essere. Petri finora ha sempre rifiutato la parte di don Basilio, perché non ha intenzione di fare in palcoscenico le solite buffonate che spettano di rito a questo personaggio. Sarà Invece Creonte nella Medea di Cherubini all’apertura del Maggio fiorentino, e Seneca nell’incoronazione di Poppea, sempre in maggio. alla Scala. Gli piacerebbe molto essere Barbablù nell'opera omonima di Béla Bartok, un atto che dura cinquanta minuti, due soli personaggi: il tremendo marito dal pizzo turchino e la sua quinta moglie Judith.

Che tipo d’uomo è dunque questo cantante portato specialmente ai personaggi drammatici, e desiderosissimo d’essere Barbablù? E’ un giovane che dichiara con foga d'amare molto le donne, di averne Incontrate sempre di straordinarie e di non aver avuto altro da loro che comprensione, affetto e perdono. E' un gigante che confessa alle volte di «sentirsi un lupo», travolto da una vitalità prepotente, che non riesce mai ad esaurirsi. E' ancora un ragazzo quando ammette d’avere un bruttissimo carattere, nel quale ore di gioia paurosa si alternano a periodi di tristezza nera. E’ un uomo quasi pensoso quando ricorda l’impressione che gli fecero I fratelli Karamazoff, letti a quindici anni, mentre lavorava coi contadini della campagna Intorno a Perugia, e quando paragona i libri di Tolstoi ad altrettanti drammi musicali (pianissimo iniziale, crescendo, e ancora pianissimo). E' uno sportivo di tipo moderno quando parla della sua amata Cadillac celeste, e di come gli faccia bene correre in macchina se ha i nervi. E' solo un bambino quando confessa la sua predilezione per i film di cow-boys e i cartoni animati di Walt Disney.

Ha la voce di uno snob, quando parla della corrente di sangue del suo Armin, un pastore tedesco comperato a Ginevra, uno dei più nobili cani d'Europa. Ha delle note ambiziose quando, esaminando la sua voce, dice che, per la sua estensione, egli potrebbe fare anche parti di bass-barython, cioè l’Olandese volante del Vascello fantasma, Wotan nella Valkiria e il protagonista del Simon Boccanegra, mentre finora in quest’opera era il basso Fiesco. E’ un ottimo figlio, se parla di sua madre per la quale, rimasta sola, ha messo su una bella casa a Roma. E' un fratello maggiore che dà il buon esempio, se si pensa che Giampaolo Petri, anni venti, altezza metri 1,88, studia canto anche lui e ha una bellissima voce di basso.

Camilla Cederna, «L'Europeo», anno IX, n.15, 9 aprile 1953



Discografia

Incisioni in studio

Simon Boccanegra, con Paolo Silveri, Antonietta Stella, Carlo Bergonzi, Walter Monachesi, dir. Francesco Molinari Pradelli - Cetra 1951
I Lombardi alla prima crociata, con Maria Vitale, Gustavo Gallo, Miriam Pirazzini, dir. Manno Wolf Ferrari - Cetra 1951[2]
L'italiana in Algeri, con Giulietta Simionato, Cesare Valletti, Marcello Cortis, dir. Carlo Maria Giulini - EMI/Columbia 1954
Il filosofo di campagna, con Anna Moffo, Rolando Panerai, Elena Rizzieri, dir. Renato Fasano - HMV 1958
Il barbiere di Siviglia (Paisiello), con Rolando Panerai, Graziella Sciutti, Nicola Monti, Renato Capecchi, dir. Renato Fasano - Ricordi 1959
La cambiale di matrimonio, con Renata Scotto, Rolando Panerai, Renato Capecchi, Nicola Monti, dir. Renato Fasano - Ricordi 1959
Don Giovanni (DVD), con Sesto Bruscantini, Teresa Stich Randall, Leyla Gencer, Luigi Alva, Graziella Sciutti, dir. Francesco Molinari Pradelli - video-RAI 1960 ed. VAI/Opera D'Oro (solo audio)

Registrazioni dal vivo

Medea, con Maria Callas, Carlos Guichandut, Fedora Barbieri, Gabriella Tucci, dir. Vittorio Gui - Firenze 1953 ed. Legato/IDIS
La Gioconda, con Anna De Cavalieri, Giuseppe Di Stefano, Aldo Protti, Fedora Barbieri, dir. Tullio Serafin - Napoli 1953 ed. Opera Lovers
Il flauto magico (Sarastro), con Nicolai Gedda, Elisabeth Schwarzkopf, Giuseppe Taddei, Rita Streich, Alda Noni, dir. Herbert von Karajan RAI-Roma 1953 ed. Myto/Urania/Walhall
Pelléas et Mélisande, con Ernst Haefliger, Elisabeth Schwarzkopf, Michel Roux, Graziella Sciutti, Christiane Gayraud, dir. Herbert von Karajan - RAI-Roma 1954 ed. Arkadia/Walhall
L'incoronazione di Poppea, con Oralia Domínguez, Rolando Panerai, Carlo Bergonzi, dir. Nino Sanzogno - RAI 1954 ed. Arkadia
Le nozze di Figaro, con Rolando Panerai, Igmaar Seefried, Elisabeth Schwarzkopf, Sena Jurinac, dir. Herbert von Karajan - La Scala 1954 ed. Melodram/Myto/Walhall
Aida, con Antonietta Stella, Franco Corelli, Fedora Barbieri, Anselmo Colzani, dir. Vittorio Gui - Napoli 1955 ed. Bongiovanni/IDIS
La fanciulla del west (Jack Rance; selez.), con Gigliola Frazzoni, Kennet Neate, dir. Alfredo Simonetto - RAI-Milano 1955 ed. Myto
Nerone, con Anna De Cavalieri, Mirto Picchi, Giangiacomo Guelfi, dir. Franco Capuana - Napoli 1957 ed. Cetra/GOP/Opera D'Oro
Don Giovanni (DVD), con Sesto Bruscantini, Orietta Moscucci, Ilva Ligabue, Luigi Alva, Graziella Sciutti, dir. Nino Sanzogno - Napoli 1958 ed. House of Opera
Clitennestra, con Clara Petrella, Luisa Malagrida, Raffaele Arié, Floriana Cavalli, Ruggero Bondino, dir. Gianandrea Gavazzeni, La Scala 1965
L'italiana in Algeri, con Marilyn Horne, Pietro Bottazzo, Walter Monachesi, dir. Carlo Franci - Roma-RAI 1968 ed. Arkadia/Opera Italiana
Semiramide, con Joan Sutherland, Monica Sinclair, Ottavio Garaventa, Ferruccio Mazzoli, dir. Richard Bonynge - Roma-Rai 1968 ed. Nuova Era/Opera D'Oro
Don Carlo (Rodrigo), con Juan Oncina, Boris Christoff, Maria Candida, Mirella Parutto, dir. Carlo Franci - Venezia 1969 ed. Mondo Musica/Premiere Opera
I masnadieri, con Gastone Limarilli, Rita Orlandi Malaspina, Bonaldo Giaiotti, dir. Franco Mannino - Torino-RAI 1971 ed. Opera Lovers
Macbeth (Macbeth), con Gwyneth Jones, Aage Haugland, Franco Tagliavini, dir. Riccardo Muti - Firenze 1975 ed. Lyric Distribution

Filmografia

La regina dei tartari, regia di Sergio Grieco (1960)
Drakut il vendicatore, regia di Luigi Capuano (1961)
La schiava di Roma, regia di Sergio Grieco (1961)
Capitani di ventura, regia di Angelo Dorigo (1961)
Ercole alla conquista di Atlantide, regia di Vittorio Cottafavi (1961)
Giulio Cesare contro i pirati, regia di Sergio Grieco (1962)
L'ira di Achille, regia di Marino Girolami (1962)
Il capitano di ferro, regia di Sergio Grieco (1962)
Il colpo segreto di d'Artagnan, regia di Siro Marcellini (1962)
Il boia di Venezia, regia di Luigi Capuano (1963)
Il segno di Zorro, regia di Mario Caiano (1963)
L'eroe di Babilonia, regia di Siro Marcellini (1963)
Totò contro il pirata nero, regia di Fernando Cerchio (1964)
Sansone e il tesoro degli Incas, regia di Piero Pierotti (1964)
Sandokan alla riscossa, regia di Luigi Capuano (1964)
Sandokan contro il leopardo di Sarawak, regia di Luigi Capuano (1964)
Ercole contro i tiranni di Babilonia, regia di Domenico Paolella (1964)
Golia alla conquista di Bagdad, regia di Domenico Paolella (1965)

Note

  1. ^ È morto Petri il basso del cinema Archiviolastampa
  2. ^ Le incisioni di Simon Boccanegra e I lombardi, commercializzate come da studio, sono in realtà registrazioni radiofoniche dal vivo

Riferimenti e bibliografie:

  • AA.VV., Petri, Mario, in Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti DEUMM, Unione Tipografico - Editrice Torinese UTET, 1988, ISBN 978-88-02-04396-8.
  • R. Sabatini, Musica in Umbria, Morlacchi, 2016, ISBN 978-88-6074-799-0.
  • Mario Petri, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
  • Camilla Cederna, «L'Europeo», anno IX, n.15, 9 aprile 1953
  • (EN) Mario Petri, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation
  • (EN) Mario Petri, su Internet Movie Database, IMDb.com
  • (EN) Mario Petri, su AllMovie, All Media Network
  • (DE, EN) Mario Petri, su filmportal.de
  • Corriere Pavese - Le serenate del ciclone