Totò e la divisa da soldato
Nel 1914, al compimento dei 16 anni, Antonio Clemente si arruolò volontario nel Regio Esercito, non per una sua propensione alla vita militare (e lo dimostrerà in seguito) ma più verosimilmente per avere la certezza di avere almeno un pasto al giorno.
Dal Distretto Militare di Napoli Totò venne assegnato al 22° Reggimento di Fanteria “Cremona” di stanza a Pisa. Il rigore della vita militare lo opprimeva, non tollerava i soprusi dei suoi superiori ed era refrattario ad ogni comando e alla vita militare in genere.
Poi scoppiò la Grande Guerra, e dai centri di mobilitazione ed addestramento i militari vennero destinati ai vari fronti di guerra. Antonio De Curtis venne trasferito al 182° Battaglione di Milizia Territoriale, unità di stanza in Piemonte e destinata a partire per il fronte Francese. Prima della partenza il loro comandante di battaglione li avvertì che avrebbero dovuto dividere gli alloggiamenti in treno con un reparto di soldati marocchini dalle note, e temute, strane abitudini sessuali. Totò rimase terrorizzato e alla stazione di Alessandria improvvisò un attacco epilettico per essere ricoverato all’ospedale militare e non partire verso la Francia. I medici militari gli credettero, non fu processato per simulazione d’infermità ma tenuto in osservazione all’Ospedale militare per un breve periodo di tempo. Da lì passerà all’88° Reggimento Fanteria “Friuli” di stanza a Livorno. La leggenda vuole che proprio in questo periodo coniasse il motto destinato a diventare celebre: “siamo uomini o caporali?”, stufo dei continui soprusi perpetrati nei suoi confronti da parte di un graduato ottuso, a cui probabilmente non andava tanto a genio quel soldatino napoletano che entrava ed usciva dagli ospedali militari con patologie cardiache e nevrotiche sempre abilmente simulate per restare in retrovia
Terminata la guerra, Totò per un periodo si stanzia a Roma, viene congedato dalla ferma ma i suoi legami con il Regio Esercito e soprattutto con quella disciplina e quel rigore che si divertiva a canzonare ad ogni occasione, non erano terminati, come raccontò Michele Izzo:
NOTA
Tutti i biografi immaginano un Totò poco più che sedicenne quando decise di avanzare la domanda di volontario al Distretto militare di Napoli e l’inizio della ferma tra 1914 e 1915. Ma se la domanda fu da volontario, non potè essere presentata prima della dichiarazione di guerra, che è del maggio 1915, e allora Totò aveva compiuto diciassette anni, era un ragazzo fatto anche se non maggiorenne; se la domanda fu presentata poco dopo quella data, le apparizioni di Totò sui palcoscenici romani e campani tra 1916 e 1917 appaiono comunque inconciliabili. Le biografie sono concordi però sul constatare che Totò si presentò volontario alla leva, suffragato ciò dalle dichiarazioni prima di Antonio de Curtis e successivamente da Franca Faldini («L'amor di patria in armi - un amore che gli rimase intatto fino alla fine [...] - lo spinse ad arruolarsi volontario»). La figlia Liliana invece sostiene che Totò «fu richiamato alle armi». È più plausibile sostenere che l'arruolamento non fu spontaneo e che sia avvenuto non all'inizio del primo conflitto mondiale, bensì alla fine. La conferma di quanto prima scritto si evince dalla completa mancanza di annunci, recensioni, locandine per tutto il 1918: con ogni probabilità il servizio di leva di Antonio Clemente coincide con quell'anno.
Riferimenti e bibliografie:
- Galasso Massimiliano dal sito www.cimeetrincee.it