Podestà Rossana (Carla Dora)

Rossana Podesta2

Nome d'arte di Carla Dora Podestà (Tripoli, 20 giugno 1934 – Roma, 10 dicembre 2013), è stata un'attrice cinematografica italiana, attiva principalmente fra gli anni cinquanta e gli anni settanta.

Biografia

Appena sedicenne venne scoperta dal regista Léonide Moguy durante l'allestimento del cast per il film Domani è un altro giorno; sarà questo l'inizio di una carriera durante la quale girerà una sessantina di pellicole, sia in Italia che all'estero. In Messico interpretò, alcuni anni dopo, il film La rete (La red, 1954) di Emilio Fernández, che la fece conoscere anche in America Latina. Nell'agosto del 1953 sposa l'attore e regista Marco Vicario, dal quale ha due figli: Stefano (1953) e Francesco (1959).

Forte di un fisico da pin-up, divenne una ragazza-copertina degli anni sessanta[1] e, dopo aver preso parte a film del filone del neorealismo rosa (diretta da Valerio Zurlini, Mario Monicelli e Steno), apparve in film storico-mitologici, specializzandosi nel ruolo di "regina del peplum". Interpretò così il ruolo di Nausicaa nel film Ulisse di Mario Camerini e venne scelta da Robert Wise nella parte della protagonista del colossal Elena di Troia (1956), superando la concorrenza di Elizabeth Taylor, Lana Turner e Ava Gardner.

Quest'ultimo ruolo le diede notorietà internazionale; fra le altre interpretazioni, ricoprì il ruolo di "femme fatale" in Sodoma e Gomorra (1961) di Robert Aldrich, nei due film prodotti e diretti dal marito, il regista Marco Vicario, 7 uomini d'oro e Grande colpo dei 7 uomini d'oro (1965-66), e nell'intellettualistico Le ore nude (1964). Fu poi la volta delle numerose commedie erotiche degli anni settanta (Paolo il caldo, Il prete sposato, L'uccello migratore). Nel marzo 1978 posò nuda per l'edizione italiana di Playboy[2].

Il suo ultimo film è Segreti segreti di Giuseppe Bertolucci, pubblicato nel 1985. Divorziata da Vicario, si ritirò dalla carriera cinematografica, alla metà degli anni ottanta, col compagno alpinista ed esploratore Walter Bonatti. Da allora si alternò tra l'appartamento di Roma, la villa all'Argentario e il casale di Dubino (Sondrio). Nel 2011 aveva portato alla ribalta della cronaca il fatto che non le era stato permesso di assistere il compagno morente in quanto non sposati[3][4]. Il 5 settembre 2012, a un anno di distanza dalla morte del compagno Walter Bonatti, ha pubblicato il libro Walter Bonatti. Una vita libera. È deceduta il 10 dicembre 2013 al Policlinico Umberto I di Roma, dopo un intervento per l'asportazione di un tumore benigno al cervello e, seguendo le sue volontà, i figli hanno autorizzato la donazione del fegato e delle cornee[5][6].


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

Rossana Podestà a Trieste fa il pieno di pastasciutta

Sta girando a Lubiana «Solo contro Roma». Ha voluto rivedere i luoghi ripresi da Bolognini in «Senilità»

Rossana Podestà in costume: è un luogo comune ormai, chè la bella attrice del cinema italiano ci ha abituati ai film spostati all’indietro di duemila anni almeno. E trovarla ieri a mezzogiorno, vestita di un elegante abito primaverile, di un colore giallo pastello che rendeva ancora più giovane il suo volto di bambina, è stato come compiere una cavalcata di venti secoli. Con i suoi profondi occhi bruni, i lineamenti delicati, una bocca pronta al sorriso, Rossana Podestà è un soggetto ideale per ciascun fotografo, possedendo un volto fotogenico, e una figurina snella da indossatrice. La sua è una bellezza tranquilla, riposante, e nel suo volto sereno si arriva a leggere la tenerezza che fa di lei oltre che una brava attrice, anche una buona mamma (due figli, di cui uno di otto anni).

L’incontro con Rossana Podestà è avvenuto in tre tempi: ai tavoli di un caffè in piazza Unità, dinanzi ad un albergo lungo le rive, nel ristorante «Al Granzo» nei pressi della pescheria. Per darle il minor fastidio possibile, e sapere da lei quanto occorreva, sono state necessarie proprio tre tappe.

«Sono venuta a Trieste con una mia compagna di lavoro — ci ha detto Rossana — proprio per lare provvista di spaghetti... Non meravigli questa affermazione: stiamo lavorando a Lubiana, e sentiamo davvero la mancanza di questo prodotto alimentare. Appena ottenuta un po' di libertà durante la razione del film in cui sono impegnata, ho deciso di fare un salto a Trieste per rimediare a questa grave lacuna della nostra mensa».

«Attenzione alla linea ad ogni modo. E ci parli del suo film...».

«Il titolo intanto: "Solo contro Roma". E’ un film in costume, ambientato nell’Italia del Sud, all'epoca romana. Ne sono protagonisti, oltre a... Rossana Podestà, nelle parti di una ragazza del luogo, contesa due uomini, il francese Philippe Leroy, console romano, l’americano Jeffv Lang, gladiatore "barbaro”. La produzione è di Marco Vicario, mio marito; regista è Luciano Ricci, un giovane che ha qualità per affermarsi».

«Sappiamo che molti produttori, per le scene di massa specialmente, hanno scelto la Jugoslavia quale Paese particolarmente adatto. Sono i motivi economici che ispirano tale scelta. Ma sono solamente quelli a determinarla?».

«Quando si girano film che richiedono la presenza giornaliera di mille, duemila persone, è chiaro che bisogna tener conto anche di questi fattori. Ma per quanto riguarda le comparse iugoslave, c’è da rilevare che esse, proprio perchè improvvisate, sono più disciplinate, messe in soggezione da una attività che le intimorisce. In Italia, a Roma, quella della comparsa è ormai una professione, che va al di fuori di qualsiasi improvvisazione. E benché i risultati non siano sempre perfetti, le esigenze sono piuttosto vistose; non bastano seimila lire per retribuire la prestazione giornaliera di un "legionario romano"...».

«Quando sarà ultimato il film "Solo contro Roma’’?».

«Sarà pronto alla fine di giugno, e sarà proiettato in ottobre. Per quell’epoca saranno in programmazione altri due miei film, tutti ir. costume: "Sodoma e Gomorra” e "La freccia d’oro"».

«Il che conferma la sua simpatia per tali film...».

«Non è che siano di mio particolare gradimento. Sta di fatto però che ormai vi sono immersa fino ai capelli. Sono film di sicuro successo di pubblico, anche se non sono capolavori. Io vorrei proprio ritornare ai film moderni, perchè artisticamente valgono di più e danno maggiori soddisfazioni. Del resto questo è anche il pensiero di mio marito produttore. Luì è alle prime esperienze, ma vuole crearsi un piedestallo solido prima di cambiare soggetto».

«Cosa può dirci in particolare del film che sta interpretando?».

«La trama in sintesi è stata detta. Devo ricordare il grande impegno profuso per la ricostruzione dell’Arena di Pola, dove gireremo fra venti giorni le scene dei combattimenti dei gladiatori, in cui si batteranno per me. L’Arena sarà ricostruita secondo il modello originale, ripristinando le statue e arricchendola di giochi d’acqua. Vi saranno impegnate settemila comparse: sarà il gran finale di un film che ha la pretesa di risultare un colosso».

«Ci parli adesso di Rossana Podestà...».

«Devo dire che sono molto felice, che ho grandi aspirazioni e molta fiducia nell’avvenire. Sto veramente attraversando un periodo "buono”, e c’è molto ottimismo nella mia esistenza».

«La sua presenza a Trieste non è stata notata altre volte. Conserva buoni ricordi di questa città?».

«Francamente sì, e posso anche affermare di esservi venuta diverse volte, in macchina, in treno, con l’aliscafo. Ho portato i miei bambini all’Aquario, al Castello di Miramare. E’ una città che piace, e che ho riveduto con piacere anche nel film "Senilità". Bolognini ci ha fatto vedere posti meravigliosi, che ho voluto andare a scoprire di persona stamane».

«Lei che ha la fortuna di avere un marito produttore potrebbe farci un pensierino...».

«Già fatto in verità: è una città che interessa, e che merita valorizzare, non solo perchè tutti abbiamo per essa un particolare affetto».

Non c’era altro da chiedere alla cortese attrice. Lei stessa ci ha raccontato della piccola disavventura toccata alla collega Luciana Angiolillo (una «schiava» che nel film morirà da eroina) rimasta priva del visto e posta in salvo grazie alla cortesia del Console di Jugoslavia. Delle vacanze trascorse con la famiglia sui campi di neve a Gstaad, dove ha imparato a sciare «seduta» e preso il color terracotta: de a nostalgia per l’Italia ogniqualvolta si trova all’estero, ci ha parlato ancora mentre sedeva a tavola con Luciana Angiolillo, con l’amica signora Vivarelli e con il dolt. Bozzini, consigliere delegato dell’Unitalia Film. Aveva fretta di recarsi dal parrucchiere, prima di far ritorno a Lubiana con la sua grossa cilindrata. Ma il «Nettuno» di piazza Venezia l’ha trattenuta ancora qualche minuto, per la foto che doveva documentare la sua simpatica presenza a Trieste. Dove ritornerà — ha promesso — molto presto, e non solo per gli spaghetti.

Dante di Ragogna, «Il Piccolo di Trieste», 3 maggio 1952


Rossana Podestà lavora solo col marito ma non è la solita moglie del cineasta è piuttosto una casalinga di lusso

Roma, aprile

Marito fedele, due figli intraprendenti, casa ai Parioli con pini secolari ma piantati nel giardino tre anni fa, pochi film, e tutti di successo. Che sia soddisfatta non c’è dubbio: «Non fumo, non bevo e se potessi andrei a letto con le galline». Anche la voce di Rossana Podestà è soffice ed elegante come il suo salotto. Molti tappeti stesi sulla moquette giallo-oro, tanta luce, divani comodi con la tappezzeria nuova, grande tavolo basso di legno antico sul quale lei punta gli stivali. Che sono naturalmente marroni, come i suoi pantaloni di panno tipo jeans e la maglietta con i bottoncini aperti fin dove si può, non di più, e sotto un piccolo seno straordinario, al naturale ma senza ostentazione. Dell’attrice artificiale e simbolo di lutti i desideri maschili che accompagnava i sette uomini d’oro non restano che le unghie rosso-cremisi.

«No, non sono una diva: il cinema non è tutta la mia vita. Per questo, negli ultimi cinque anni, ho fatto solo quattro film, tutti firmati da mio marito perchè mi piace di più lavorare in famiglia. Mi hanno accusato tutti. Hanno detto che sono la solita moglie di cineasta che lavora con suo marito altrimenti nessuno la vuole. Ma per me il problema è diverso: anzi non è un problema. Perchè non ho intenzione di fare la diva. Mi basta dividere il successo che mio marito si guadagna, servirgli nei suoi film. Per me gli attori non contano. Non vorrei mai una pubblicità impostata sul mio personaggio tipo "Rossana Podestà nel film tal dei tali”. Il film lo firma il regista e l’attore per lui è un oggetto».

17 anni fa il primo successo - Rossana Podestà è nata a Tripoli nel 1936. Dal 1953 è sposata con Marco Vicario. Ha due figli grandi. E' stata avviata alla carriera cinematografica da Leonida Moguy, che la volle per una piccola parte nel film "Domani è un altro giorno". Per anni ha recitato in film senza pretese; il primo successo è "La rete", del 1954.

Certo che suona strano detto da una Podestà che abbiamo visto in calzamaglia di rete e schiena nuda («ma casta», assicura lei) controluce sul lago di Bracciano ("Le ore nude”), e poi con le lenti a contatto colorate c tante parrucche (nei due film sui "sette uomini d’oro”), e più recentemente nel ruolo della prostituta dolce e comprensiva con i mughetti fra i capelli ("La moglie del prete”). Sono stati tutti personaggi da dive, i suoi. Però bisogna dargliene atto, è sempre stata attenta a mostrarsi una bambola sì sexy, ma pulita. In fatti lei è proprio così: una donna sexy, ma signora prima di tutto. «Gli animali mi fanno orrore — spiega la Podestà — perchè ho sempre paura che possano essere sporchi. Abbiamo un cockerino di un mese e mezzo, adesso, ma è il primo cane che mi prendo in casa: sarà per la mia mania, oppure perchè prima i bambini erano piccoli, ma i peli e la saliva dei cani mi fanno venire in mente le malattie. E poi fanno pipì dappertutto». S’interrompe per scrutare accuratamente la moquette intorno. Poi con disappunto si alza (è magra, non alta, precisa nei movimenti, tutt'altro che gatta) e col piede strofina un'ombra grigia proprio in mezzo al salotto, che però non doveva essere che una zampata, perchè viene via subito. «In fondo mi dà fastidio tutto quello che è esagerato, i colori, gli odori, gli atteggiamenti. Detesto le riunioni affollate, le esibizioni, il chiasso. In casa c’è stato un problema non indifferente quando mio figlio Stefano, il più grande (adesso ha 17 anni), ha deciso di far della musica, scegliendo come strumento, purtroppo, la batteria. Ci sono stati alcuni mesi complicati. Bisogna sapere che oggi uno che vuole suonare la batteria, non suona semplicemente la batteria, ma invita in camera sua, ogni giorno, altri tre scalmanati che suonano, come minimo, due chitarre elettriche e una chitarra-basso. Questo è un palazzo tranquillo. Al piano di sopra sta il professor Cassano, quello che praticamente ha preso il posto di Frugoni. Devo confessare che la passione musicale di Stefano ha provocato discussioni non sempre moderate... Per fortuna adesso abbiamo trovato una soluzione. Qui al limite del giardino fino a qualche anno fa vivevano dei baraccati: grazie al cielo adesso li hanno mandati via e la casetta abusiva dove stavano l'abbiamo presa noi. I ragazzi vanno a suonare lì e la pace è ritornata».

Il marito ha il ruolo principale - Non si può parlare di lei senza parlare anche del marito. Quando, nel 1953, Rossana si sposò, Vicario era un giovanottino senza successo. Faceva l'attore più di fotoromanzi che di cinema. Poi smise e diventò editore. Stampava libri popolari a poco prezzo, racconti di guerra e gialli con le copertine pornografiche. Poi tentò la strada della produzione prima con i soldi degli altri poi con i suoi: "La schiava di Roma", "Solo contro Roma", "La vergine di Norimberga", film di quelli che incassano parecchio in Giappone, nell'America Latina, in Medio Oriente. Infine provò la regìa con "Le ore nude", ma fece veramente centro con il secondo film "Sette uomini d'oro”, sul tipo dei "James Bond".

Veramente Rossana, come madre, aveva cercato di creare nei suoi discendenti passioni e attitudini meno rumorose, per esempio lo sport. «Con Francesco, il piccolo, è andata bene: adora l’atletica. Ma con Stefano non c’è stato niente da fare. Comunque non mi lamento. Anche il complesso pop va bene, purché abbia qualche interesse. Io credo che tutti dobbiamo avere qualche interesse al di fuori del lavoro. Gli hobby sono la nostra salvezza. Per esempio mio marito, che non ne ha, ogni domenica gira come un dannato perchè non sa cosa fare di se stesso. Per chi gli sta intorno è un tormento».

Per lei da questo punto di vista problemi non ce ne sono: «Io sono una di quelle — ammette — che hanno l'hobby degli hobby». Lo yoga (inteso più come ginnastica che come filosofia), la lettura e il collezionismo. «Ho collezionato di tutto, dalle monete alle pietre dure, dai cammei alle statuine d’alabastro. Adesso ho la mania delle lumachine, come questa», e giocherella a titolo di prova con quella d’oro e di smalto che porta al collo legata a una catenina: «Anche vive mi piacciono, sono le uniche bestie che tocco!» e che mangia volentieri, aggiunge, ogni volta che va a Parigi, naturalmente.

Marito, figli, famiglia: più che le lumache, sono queste le vere passioni della Podestà, che trova modo di nominarli ogni due minuti. Il suo, è chiaro, è stato un matrimonio perfetto. Marco Vicario e lei hanno gli stessi gusti, le stesse idee, lo stesso modo di concepire il rapporto a due.

Ha inventato l’"eroina nuda e cattiva” - Alla popolarità è arrivata tardi, ma dal 1964 ad oggi, Rossana Podestà ha avuto un posto abbastanza importante nella cinematografia italiana. E' diventata un'eroina sui generis: bella, nuda e cattiva. Ha segnato il trionfo della delinquente, dell’affascinante assassina, della ma-scalzona con leggerezza, addirittura con gaiezza. E' una donna simile anche nel suo prossimo film "Homo eroticus".

lo non credo affatto ai film difficili, cervellotici

Del cinema non parla mai. Bisogna farle delle domande precise. Perchè per lei cinema è uguale a lavoro. «Io penso che un film abbia valore esclusivamente nella misura in cui ha successo. Successo vuol dire pubblico, cioè incasso. Non credo nel cinema intellettuale, quello che fa strillare dall'entusiasmo i critici e poi non resta in prima visione per più di 3 giorni. Lo dice sempre anche mio marito: che senso ha fare un film se non è comprensibile a tutti, se non diverte, se non dà qualcosa? Marco è uno che non si diverte se il film che fa non è divertente». E’ un discorso che si può fare, ma che bisognerebbe approfondire, magari direttamente con l’autore del film che, naturalmente, è Vicario. Benché Rossana il termometro del successo lo abbia sempre tenuto ben sott’occhio. Anche quando con la vitina stretta nel busto recitava in spetta-coloni talvolta di cappa e spada, quasi tutti oggi dimenticati ma che — giura lei — facevano parte di un genere che allora andava, insomma che aveva successo. Anche il film che Vicario sta preparando adesso ha tutte le carte in regola per fare il bis, in quanto a successoci "La moglie del prete”. Si chiama, provvisoriamente, "Homo eroticus” ed è la vicenda di un maschio siciliano (Landò Buzzanca, ovvio) che, emigrando nella nordica città di Bergamo, scala il successo utilizzando, come chance, le sue incredibili capacità sessuali. «Abbiamo scelto Bergamo — chiarisce la Podestà — perchè è bellissima. E anche perchè si trova in una situazione tutta particolare: una rocca medievale, pura, ancora vergine, che sovrasta una piana, quella di Dal-mine, che è tutto un tappeto di industrie di cemento e acciaio. Un contorno ideale per la storia dell’operaio che aspira a diventare borghese». C’è anche un’altra ragione, di ordine storico, che ha consigliato di ambientare la vicenda a Bergamo. «Una ragione che mio marito non vuole che dica — si scusa — perchè lì sta tutto il trucco del film».

Versandomi un secondo aperitivo, da cui rigorosamente si astiene, la signora Vicario taglia il discorso sul film («guai deludere il bisogno che il pubblico ha di essere curioso»). «Adoro lavorare con Marco — insiste invece — perchè tutta la fatica (svegliarsi alle cinque, mangiare in piedi, lavorare come ossessi per quattordici ore di fila) è per lui e non per me stessa. Se è lui che comanda, obbedire mi piace. Non interferirei mai, con quello che fa. Anche i film, li pensa, li scrive, li realizza da solo. Io assisto, resto, a disposizione nel caso che potessi essergli utile e sapendo che non lo sarò. Così ha più senso anche la libertà controllata, anche la disciplina».

Francesco Perego, «Tempo», 8 maggio 1971



Filmografia

Strano appuntamento, regia di Dezső Ákos Hamza (1950)
Domani è un altro giorno, regia di Léonide Moguy (1951)
I sette nani alla riscossa, regia di Paolo William Tamburella (1951)
Guardie e ladri, regia di Steno e Mario Monicelli (1951)
Gli angeli del quartiere, regia di Carlo Borghesio (1952)
Io, Amleto, regia di Giorgio Simonelli (1952)
Il moschettiere fantasma, regia di Max Calandri (1952)
Don Lorenzo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
La voce del silenzio, regia di Georg Wilhelm Pabst (1953)
La rete, regia di Emilio Fernández (1953)
Nosotros dos, regia di Emilio Fernández (1953)
Fanciulle di lusso, regia di Bernard Vorhaus (1953)
Viva la rivista!, regia di Enzo Trapani (1953)
Addio, figlio mio!, regia di Giuseppe Guarino (1953)
Le ragazze di San Frediano, regia di Valerio Zurlini (1954)
Ulisse, regia di Mario Camerini (1954)
Canzoni di tutta Italia, regia di Domenico Paolella (1955)
Non scherzare con le donne, regia di Giuseppe Bennati (1955)
Elena di Troia, regia di Robert Wise (1956)
Santiago, regia di Gordon Douglas (1956)
L'isola dei pirati, regia di Robert Darène (1957)
Playa prohibida, regia di Francisco Fuertos (1958)
La spada e le croce, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1958)
Vento di passioni, regia di Richard Wilson (1958)
L'isola in capo al mondo, regia di Edmond Greville (1959)
Un vaso di whisky, regia di Julio Coll (1959)
La furia dei barbari, regia di Guido Malatesta (1960)
La grande vallata, regia di Angelo Dorigo (1961)
Sodoma e Gomorra, regia di Robert Aldrich (1962)
L'arciere delle mille e una notte, regia di Antonio Margheriti (1962)
La vergine di Norimberga, regia di Antonio Margheriti (1963)
F.B.I. operazione Baalbek, regia di Marcello Giannini (1964)
Le ore nude, regia di Marco Vicario (1964)
7 uomini d'oro, regia di Marco Vicario (1965)
Il grande colpo dei 7 uomini d'oro, regia di Marco Vicario (1966)
Il prete sposato, regia di Marco Vicario (1970)
Homo Eroticus, regia di Marco Vicario (1971)
L'uccello migratore, regia di Steno (1972)
Paolo il caldo, regia di Marco Vicario (1973)
Il gatto mammone, regia di Nando Cicero (1975)
Il letto in piazza, regia di Bruno Gaburro (1976)
Pane, burro e marmellata, regia di Giorgio Capitani (1977)
Sette ragazze di classe, regia di Pedro Lazaga (1979)
Tranquille donne di campagna, regia di Claudio De Molinis (1980)
I seduttori della domenica, regia di Dino Risi (1980)
Hercules, regia di Luigi Cozzi (1983)
Segreti segreti, regia di Giuseppe Bertolucci (1985)

Doppiatrici

Rosetta Calavetta in Addio, figlio mio!, Elena di Troia, Santiago
Miranda Bonansea in Ulisse, Io Amleto
Fiorella Betti in La spada e le croce
Rita Savagnone in Sodoma e Gomorra
Gabriella Genta in F.B.I. operazione Baalbek
Noemi Gifuni in 7 uomini d'oro
Maria Pia Di Meo in La vergine di Norimberga

Libri

Rossana Podestà, Walter Bonatti. Una vita libera, Rizzoli editore, 2012, ISBN 978-88-17-05692-2.

Note

  1. ^ a b È morta Rossana Podestà, dal cinema al lungo amore con Bonatti, in La Repubblica, 10 dicembre 2013. URL consultato il 10 dicembre 2013.
  2. ^ Playboy Cover March 1978 (Italy), playboycoverarchive.com, 9 gennaio 2010. URL consultato l'11 dicembre 2013.
  3. ^ Enrico Martinet, "Non ero la moglie di Bonatti; mi hanno cacciata dall'ospedale", in La Stampa, 21 settembre 2011. URL consultato l'11 dicembre 2013.
  4. ^ Rossana, per sempre legata alla corda di Walter, Vanity Fair, 10 dicembre 2013. URL consultato il 10 dicembre 2013.
  5. ^ Rossana Podesta' ha donato gli organi, in ANSA, 12 dicembre 2013. URL consultato il 13 dicembre 2013.
  6. ^ Rossana Podestà: il mio anno senza Walter Bonatti, gioia.it, 13 settembre 2012. URL consultato il 10 dicembre 2013.

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • Dante di Ragogna, «Il Piccolo di Trieste», 3 maggio 1952
  • Paolo Mocci, «Tempo», anno XVII, n.25, 23 giugno 1955
  • Stelio Martini, «Tempo», anno XIX, n.43, 24 ottobre 1957
  • A. D., «Tempo», anno XX, n.50, 9 dicembre 1958 (Fotografie di Chiara Samugheo)
  • A. D., «Tempo» anno XXII, n.30, 23 luglio 1960 (Fotografie di Chiara Samugheo)