Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1930
Totò
Cabiria con la sua eccellente compagnia che fra breve conterà nelle sue file il comicissimo Totò, dopo i successi al Teatro Gaffino di Lodi, quelli del Teatro Civico di Vigevano, ha debuttato il 13 febbraio al Verdi di Cremona.
«Varietà», 15 febbraio 1930
«La Stampa», 12 aprile 1930
«La Stampa», 22 aprile 1930
Varietà Maffei. Sono passate attraverso il caleidoscopio dei variati programmi succedutisi in quest' ultimo scorcio di tempo, interessanti attrattive, che hanno scosso un po' l'apatia di pubblico troppo distolto dai richiami cinematografici. E perciò dopo una serie di riviste della Compagnia Cabiria, in cui il pubblico riammirò e seguì la esuberante comicità di Totò.
«Varietà», 15 maggio 1930
«L'Impero d'Italia», 29 maggio 1930
«Il Messaggero», 7 giugno 1930
«L'Impero d'Italia», 8 giugno 1930
Sotto sopra, la super-rivista di 40 quadri di Hermann Hallar e Walter Kollo presentata dalla grande Compagnia Berlinese di riviste « Schuren » continua a furororeggiare all'Umberto I, tutte le sere esaurito in ogni ordine di posti dal pubblico più elegante di Roma. E veramente l'avvicendarsi di tanti quadri gioiosi di luci, scenari e costumi sfarzosi, tiene desta l'ammirazione del pubblico che non si stanca di divertirsi ed applaudire, dandosi alla più schietta ilarità, quando, fra tanti ottimi elementi di artisti vari, e tante belle girls, 40 elegantissime e giovanissime danzatrici, vede apparire il comicissimo Totò, che fa sbellicare dal ridere, peccato che questo originalissimo attore soltanto domani e posdomani ancora ci delizierà con la sua verve, perchè giovedì dovrà lasciane Roma per Improrogabili Impegni. Ma un'altra attrattiva si prepara per il gran pubblico di Roma, di cui parleremo domani.
Intanto oggi altre due repliche di Sotto sopra, alle ore 17.30 e 21.30.
«Il Messaggero», 11 giugno 1930
Con uno spettacoloso esaurito ieri sera, all'« Umberto » Totò si è congedato dalla compagnia Schuren e dal pubblico della capitale. Totò, l’insuperato Totò, l'uomo che passa attraverso la cruna di un ago, l'irresistile comico, l'indimenticabile Totò ha lasciato il palcoscenico della Sala Umberto. Che risate, ieri sera. Quando Totò è apparso sul palcoscenico in una sua truccatura arciparadossistica di «cornacchione», di uccellaccio nasuto, ipersnodato e volitante, è venuto giù il teatro. Altra volta ci intrattenemmo dell'Arte — sissignori, dell'Arte, con l'A maiuscola! — personalissima ed originale di questo eccezionale, figlio di Napoli che ha tutti i requisiti per legare il suo nome alla migliore storia del varietà italiano. Tuttavia amiamo esprimergli di nuovo il nostro compiacimento.
E arrivederci, Totò.
«L'Impero d'Italia», 14 giugno 1930
Da oggi s’iniziano le ultime rappresentazioni della Grande Compagnia Schuren con la rentrè del comicissimo Totò, che annunzia un numero « Totò... Charlot per amore » di cui siamo sicuri l’artista darà una interpretazione eccezionale.
Il pubblico che si ricorda le liete ore trascorse per l’inesauribile verve di Totò, accorrerà numeroso alle sue originali esibizioni che suscitano la più schietta e irresistibile ilarità.
«L'Impero d'Italia», 26 giugno 1930
Altre volte dicemmo di Totò tutto il bene che sinceramente egli merita; altre volte tributammo lodi alla sua arte personalissima e geniale. Tuttavia anche oggi — in occasione della sua rentrée all'Umberto — non possiamo trascurare di segnalare al pubblico romano che sempre gli ha dimostrato simpatie vivissime, una nuova creazione originale del nostro eccezionale comico: Totò Charlot per amore. Totò ha compreso perfettamente l’amara ironia del suo grande collega dello schermo; ne ha penetrato lo spirito, imitato in modo impressionante la truccatura, rievocato perfettamente i gesti, consacrati da chilometri di film e diffusi per tutto l'orbe. E il pubblico, che aveva, con encomiabile compiacimento, assistito alla replica della rivista Schuren, ha tributato a Totò un interminabile calorosissimo applauso. Ci sono piaciute — è inutile dirlo — le vecchie macchiette dell'arcispassoso comico (« Le donne sono tutte bugiarde ! » ; « Vicolo... vicolo !» ; « Il Prestigiatore ») e il numero eccezionalissimo dei due danzatori Karinska e Riber. Stasera Totò replica il suo programma. E la compagnia Schuren pure.
«L'Impero d'Italia», 27 giugno 1930
Lydia Johnson e Totò. Ai primi del prossimo settembre si formerà una compagnia di riviste che avrà come prima donna e direttrice Lydia Johnson e Totò primo attore comico. Il debutto è fissato al Teatro Nuovo di Napoli.
«Varietà», 15 luglio 1930
Altri artisti
Liliana Castagnola: gennaio 1930, cronaca di un suicidio
L'improvvisa fine di una donna fatale - «Gazzetta di Venezia», 4 marzo 1930
Napoli, 3
Sul tardi di Ieri sera si diffondeva nei ritrovi eleganti della città e produceva la più viva impressione, la notizia che la nota celebrata vedetta del varietà italiano Liliana Castagnola, era pietosamente morta in poche ore per avere sbagliato le dosi di una pozione di sonnifero che la diva era solita prendere ogni notte, ritirandosi nella camera che occupava in una pensione di via Fenile di Porto.
La follia d'un innamorato
Liliana Castagnola era nata nel 1898 San Martino presso Genova, da distinta famiglia. Si ricorda che essa fu coinvolta in un grave fatto di sangue avvenuto molti anni or sono a Milano. Un suo amico, uomo gelosissimo, una sera sparò prima contro la donna, ferendola gravemente alla fronte, e poi rivolse l'arma contro sè stesso, uccidendosi.
Abbiamo rievocato questi tragici eventi, che risalgono agli inizii della carriera brillante della Castagnola, per far rilevare che questa si dibattè per diversi mesi fra la vite e la morte. Guarì, infine, ma il proiettile le restò sempre conficcato nei cranio, ciò che le arrecava non pochi disturbi e spesso la privava anche del riposo.
Inoltre la diva era sempre turbata, come essa stessa narrava alle amiche, dalla tragica visione dell'uomo che aveva tentato di ucciderla e che le era poi caduto cadavere ai piedi. Ecco spiegato il perchè, da quel terribile giorno, la diva non poteva dormire se non ricorreva ai sonniferi che già due anni or sono le fecero correre serio pericolo di morte, anche per averne abusato.
Quattro milioni sperperati
La tragedia richiamò sulla Castagnola l'attenzione di un patrizio genovese, il quale, spinto dalla curiosità, andò a visitare la giovane all'ospedale. Rimase fortemente colpito dalla bellezza della Liliana, alla quale il pallore della convalescenza aggiungeva maggior fascino. Il gentiluomo non tardò ad innamorarsene. Egli le compirò una villa ove la trasportò perchè potesse più presto guarire e sperperò per lei quattro milioni; poi, obbligato dalla famiglia, abbandonò la Liliana. Questa, venduta la villa, riprese la sua vita avventurosa, riuscendo fatale a qualunque uomo ravvicinasse. A Roma ebbe ancora una clamorosa relazione col romano Rossellini, il quale pure sperperò la sua fortuna per la bella cantante.
Anche a Napoli si innamorò della donna un giovane assai noto, cho poi si uccise in uno dei principali caffè della città. In questi ultimi tempi la Castagnola era stata presa da forte simpatia per un applaudito attore comico del teatro dialettale, Totò De Curtis di Napoli, notissimo anche in tutta l’Italia.
Liliana Castagnola, dopo una tornèe in Sicilia era rimasta a Napoli per un lungo corso di recite al Salone Margherita. Esauriti i suoi impegni, si era concessa il lusso di fermarsi nella nostra città a riposare. Essa doveva partire proprio stamane alla volta di Padova, per iniziare una rapida tournée.
Il fatale errore
Ed ora ecco come può ricostruirsi la tragica scena della morte. La Castagnola, rincasata l'altra notte verso l’una, apparve di ottimo umore e si trattenne anche a conversare con le amiche. Alla cameriera, entrando in stanza, disse che la domenica mattina si sarebbe levata assai per tempo; poi la chiamò ancora per darle incarico di far impostare subito delle lettere che aveva premura che giungessero ai suoi parenti a Genova. Ieri mattina, per errore, la cameriera della pensione entrava nella camera della Castagnola, e avvicinatasi al letto della diva, notava che la diva era immersa in una specie di letargo. Allora dava l'allarme e al capezzale della Castagnola accorreva il dr. Rizzi che, osservando i tubetti vuoti di sonnifero, che erano sul comodino, ha potuto subito stabilire che la sventurata aveva ecceduto nella dose dello stesso. Veniva anche chiesto l'intervento del prof. Pavone dei Pellegrini, che si recava subito sul posto con alcuni infermieri. Ma tutti i tentativi ai quali la scienza ricorre in simili casi, furono vani. Ieri sera alle 20 senza aver mai riacquistato i sensi, la Castagnola spirava.
Oggi a mezzogiorno un funzionario di polizia, recatosi alla pensione dove è morta la Castagnola ha repcrtato i gioielli dell'artlsta ed altri oggetti per un valore di 50 mila lire, ed ha repertato pure 4500 lire in biglietti di banca.
«Gazzetta di Venezia», 4 marzo 1930
Il Dramma, 1 gennaio 1930. Ettore Petrolini: mi confesso.
Comoedia, maggio-giugno 1930 - Eduardo Scarpetta
Il Dramma, 1 agosto 1930. 100 mila copie di Petrolini