Sofio Gisella

(Milano, 19 febbraio 1931 – Roma, 27 gennaio 2017) è stata un'attrice italiana di teatro, cinema e televisione.

Biografia

Figlia di un conte anglo-egiziano, si unisce in matrimonio con l'avvocato Maurizio Gajo, dal quale nel 1953 ha il figlio Roberto. A sedici anni esordisce nella rivista Il Tevere blu, nonostante la sua scelta fosse stata osteggiata dalla famiglia[1]. Nei primi anni cinquanta comincia a lavorare nel cinema, debuttando nel film Accidenti alle tasse!! (1951) di Mario Mattoli. Bionda, elegante, dotata di una spiccata vis comica, Gisella Sofio affronta una carriera lunga e proficua, divisa tra teatro (partecipa a numerose piece, tra cui la commedia musicale Enrico '61 di Garinei e Giovannini), cinema (lavora con registi come Vittorio De Sica, Luigi Comencini, Michelangelo Antonioni e Pupi Avati) e televisione (lavora per Carosello e per molti varietà televisivi, ma anche con Cochi e Renato nella fiction Nebbia in Valpadana).

Si spegne a Roma il 27 gennaio 2017 all'età di 85 anni. Il suo ultimo film Il crimine non va in pensione uscirà nelle sale il 15 giugno 2017.


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1951 03 31 SIIll Gisella Sofio intro

Gisella Sofio, ragazza-dinamite, ha esordito come attrice in una rivista benefica della nobiltà romana, Totò vorrebbe averla come "prima donna" nello spettacolo che metterà in scena in autunno; Orson Welles pensa di lanciarla nel cinema. Ma la nonna di Gisella non vuole "scandali"

Alla prima di gala romana della rivista di Wanda Osiris, il prìncipe Antonio de Curtis — per le folle Totò — affacciato ad una barcaccia di proscenio seguiva con un occhio solo le evoluzioni in palcoscenico della sua più grande rivale nel «teatro minore». L’altro era puntato su una delle prime file di platea, dove accanto al più noto degli impresari italiani. Remigio Paone, sedeva una ragazza bionda c molto irrequieta- Nemmeno Paone e la ragazza seguivano con troppa attenzione lo spettacolo: ogni tanto parlottavano sommessi, suscitando qualche protesta tra le persone sedute intorno. Allorché si accesero le luci in sala per l'intervallo, Paone si alzò in piedi e fece un cenno d'intesa in direzione di Totò. Il prìncipe de Curtis si illuminò tutto d’un radioso sorriso e fece un correttissimo inchino alla ragazza bionda. Poi, soddisfattissimo, andò ad abbracciare la Osiris nel suo camerino. Quest’anno, il duello Totò-Osirìs pei la migliore rivista della stagione non c’è stato: Totò ha sciolto la compagnia subito dopo averla formata per potersi dedicare tutto al cinema. Ha fatto una indigestione di film, ma a novembre ritornerà sulle scene; non ce la farebbe a restarne lontano per un anno ancora: tutti gli attori di prosa o di rivista ci sono passati al cinema sono concordi nell'affermare che fare dei film rende molto di più, ma che il teatro offre qualcosa che nessun film può dare: l’applauso diretto, immediato e cordiale del pubblico.

1951 03 31 SIIll Gisella Sofio f1

Così a novembre Totò riprenderà il vecchio duello con la Osiris e lo farà, almeno così spera ardentemente, stringendo in pugno un’arma che certamente tutti gli altri capocomici gli invidieranno: una «prima donna» che viene dalie file della nobiltà romana. E’ un antico sogno di Totò, quello di poter recitare con accanto un’attrice nelle cui vene scorra del sangue blu. come nelle sue. Quest'anno forse riuscirà a realizzarlo, il sogno. Diciamo forse, perchè pur avendo alleato un impresario capace ed astuto come Remigio Paone, ha due nemici, uno più agguerrito dell’altro die gli sbarrano la strada: sono Orson Welles ed una vecchia, austera ed inflessibile signora austrìaca che tutto tollererebbe, tranne che di vedere la propria nipote sfilare in passerella tra ballerine coperte del minimo indispensabile e «boys» impiastricciati di cerone. La nipote della signora austrìaca si chiama Gisella Sofio de’ nobili di Messina, è una ragazza di diciannove anni dal corpo slanciato e dal viso mobilissimo incorniciato di disordinati capelli biondi, che ha terrorizzato le pie suore di alcuni distinti collegi romani ed ha entusiasmato il pubblico da novemila lire a poltrona della rivista benefica «Se il Tevere parlasse».

Gisella Sofio ha visto la luce a Milano nel 1932, sua madre è bolognese, il padre inglese nato in Egitto da famiglia di orìgine greca: la nonna materna, come abbiamo accennato è austrìaca. Probabilmente in omaggio alla progenie cosmopolita. a due anni Gisella era già in viaggio per Costantinopoli. E* rimasta sulle rive del Bosforo sino al 1937, quando, con la famiglia, è rientrata in Italia, per stabilirsi a Roma. Cominciò a dar prova sin da piccola di eccezionali qualità màniche, parodiando le signore che frequentavano il salotto della madre. Sarebbe stato poco male, se queste parodie non avesse avuto la brutta abitudine di farle alla presenza di dette signore. Ma questi erano almeno gli scherzi più innocenti di Gisella, ragazzina terrìbile. Un’istitutrice abbandonò precipitosamente casa Sofio, perchè si trovò, un mattino, le pantofole ripiene di marmellata di pesche, un’altra fuggì terrorizzata perchè Gisella, spiando dal buco della serratura, era riuscita a scoprire il numero impressionante di busti e ventriere ch’essa usava. Mettersi a passeggiare in bilico sul vuotò lungo i cornicioni delle case facendo svenire di spavento chi .si affacciava alle finestre di fronte o suonare ai portoni dopo aver attaccato alle maniglie degli spezzoni di pellicola cinematografica accesi, erano per Gisella imprese di assolutamente ordinaria amministrazióne.

I “TIRI” DI GISELLA

Dal collegio romano «Nazareth» diretto da suore francesi, fu espulsa perchè la trovarono appiattata sotto una cattedra durante una riunione di professori: allora i genitori la misero al collegio «Mater Dei» tenuto da suor inglesi, ma anche la tradizionale impassibilità britannica fu messa a dura prova dalla ragazza-dinamite. Tutto è sempre andato bene , a Gisella, eppure spesso i suoi tiri birboni avrebbero potuto avere un finale tragico, come quando ad esempio, rinchiuse per scherzo una amica in un grosso armadio e poi se ne dimenticò. Per fortuna una governante aprì l’armadio e trovò la malcapitata già svenuta per l'asfissia.

Un anno fa Gisella ha finito le scuole medie, s’è iscrìtta alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Roma, ed ha fatto il suo rumorosissimo ingresso nella «Società» romana. Da allora nobili e dame dell’aristocrazia della capitale vivono nel terrore che a Gisella possa saltare in testa di parodiarli in pubblico, come è capitato ad una nobildonna che s’è vista mettere in burletta durante una recita di beneficenza. Gisella è considerata un po' una «fuori legge» dalla «noblesse»: ha infatti il gravissimo torto di odiare la canasta e di non nutrire eccessivo entusiasmo per le «coktail parties».

Quando si è trattato di allestire la rivista «Se il Tevere parlasse» interpretata a scopo benefico dalla nobiltà romana nello scorso febbraio, Gisella Sofio fu logicamente inserita nella rosa dei candidati attori. Avrebbe dovuto comparire in un solo «se ketch», la parodia di una famiglia tragicamente divisa dall'amore di alcuni componenti per la «Roma» e di altri per la «Lazio»: ma quando Enrico Glori, il regista della rivista, la vide recitare per la prima'volta. gridò al miracolo.

TROPPI CIOCCOLATINI

Tra tante principesse, contesse e baronesse dotate quasi esclusivamente di buona volontà, quella sbarazzina bionda aveva veramente il «senso della scena». Alla «prima» i quadri con la partecipazione di Gisella Sofio erano già quattro, nelle recite successive aumentarono ancora, con le parodie di Wanda Osiris e di Franca Valeri, la «signorina Snob». Poi ci fu anche la parodia della nobildonna, cui abbiamo accennato, ma la sera successiva, con dolce violenza le impedirono di fare il «bis». «Se il Tevere parlasse» tenne il cartellone per undici sere: undici personalissimi trionfi per Gisella che dimostrò di saper recitare, cantare e ballare da «stella» consumata'. Una sera sola ebbe qualche incertezza; ma era perchè non aveva mangiato prima dello spettacolo.

Gli applausi del «Fiammetta» — il cinema «chic» nel quale sono state date le recite di «Se il Tevere parlàsse» — hanno fatto assaggiare a Gisella il sapore eccitante degli applausi. Ed ora farebbe qualunque cosa per poter recitare ancora: anche per prendersi la rivincita sugli ammiratori che l’hanno trattata, da bambina e anziché ceste di fiori le hanno inviato grosse scatole di cioccolatini.

«Non sono arrivati i fiori, nel suo camerino; in compenso però si sono presentati prima il prìncipe de Curtis, poi Orson Welles. Acceso da uno dei suoi soliti improvvisi e travolgenti entusiasmi, il vulcanico Orson le ha chiesto di prender parte alla lavorazione dell'adattamento cinematografico — un adattamento tutto suo, come sempre — dell’Enrico IV di Pirandello. Gisella dovrebbe interpretare la parte della figlia di Enrico, che nel rifacimento di Orson diventa una signorina qualunque. In questi giorni Gisella girerà dei provini, e se l’esperimento sarà positivo, il suo ingresso nel firmamento cinematografico a fianco del più sconcertante attore del secolo potrà dirsi cosa fatta. Indubbiamente la carriera cinematografica attrae Gisella, ma quella teatrale ha per lei ancora più fascino. Perciò è stata l’offerta di Totò, quella che maggiormente l'ha messa in agitazione. E Totò. non ha perso tempo: ha fatto venire da Milano Paone, il quale gli sta preparando una rivista colossale che debutterà in novembre al «Manzoni» di Milano e scenderà poi a Roma sotto Natale. Con la trama scritta da Garinei e Giovannini, questo spettacolo dovrebbe appunto lanciare Gisella Sofio, nuova stella del teatro minore e decisa candidata all’ormai matura successione di Wanda Osiris.

Paone è arrivato, ha accompagnato Gisella allo spettacolo della Osiris, ha raggiunto subito l'accordo ed il giorno dopo le ha inviato il contratto già bell’e pronto, da firmare. La madre di Gisella era già convinta, forse non sarebbe stato molto difficile persuadere il papà, attualmente funzionario del Governo Militare Alleato a Trieste; ma a questo punto è entrata decisamente in campo la nonna. Se Gisella avesse firmato quel contratto, l’anziana signora avrebbe scatenato un putiferio: essa non poteva assolutamente tollerare che il nome dei Sofio finisse, per quanto a caratteri di scatola, sui cartelloni pubblicitari d'una rivista di varietà. La vecchia nobiltà romana avrebbe gridato allo scandalo. Paone, che ora si trova a Londra, ogni seconda o terza sera spende alcune sterline per telefonare a casa di Gisella, in via Cola di Rienzo, a Roma. «Firmato quel contratto?» chiede, e la risposta è sempre la stessa «Niente ancora». La- nonna è assolutamente irremovibile: per il cinema passi, per la prosa magari anche, ma per il varietà assolutamente escluso. Una nipote di sangue blu che vuol «andare a mostrare le gambe» è da ripudiare senz’altro. Dipenderà dalle facoltà di resistenza dell’austera signora se avremo una dottoressa in legge in più ed un'aspirante al trono di lustrini e «strass» di Vanda Osiris in meno. Nella casa di via Cola di Rienzo, Gisella, che non ha nessuna intenzione di studiare il diritto civile, passa giornate di sconforto e speranza, strapazzando Pierino e Marco. Pierino è un cane maltese nano molto sussiegoso. Marco è un gatto siamese, sordo e dignitoso come tutti gli animali della sua razza. La fauna di casa Sofio non finisce qui: c’è anche una grossa tartaruga che si fa vedere molto di rado e c’era un cardellino, morto or è qualche giorno, dopo aver festosamente salutato con trilli l'arrivo della primavera.

Giorgio Berti, «Settimana Incom Illustrata», 31 marzo 1951


1964 Noi Donne Gisella Sofio intro

La conoscete? Certo. E’ Gisella Sofio, la "Svanitella’’ di Carosello. Ma non sapete tutto: mentre vi strappa una risata, sogna di rubarvi una lacrima come attrice drammatica

1964 Noi Donne Gisella Sofio f1Se mi piacerebbe! — Gisella Sofio fa un sospiro, poi fa un sospirane. poi si alza con il pretesto di prendere un bicchiere ma in realtà per ottenere, grazie alla posizione eretta, un terzo sospiro di gran lunga più profondo. Ciò che tanto le piacerebbe è una parte drammatica in qualche lavoro teatrale, una bella parte drammatica tutta da soffrire, crisi, errori, patimenti, torti, inganni, espiazioni. Lo ultimo sospiro, imprevedibilmente, sfocia in un inizio di risata. Ma il tempo di maturare lo stupore Gisella Sofio non me lo concede; punta l’indice a un palmo dalla mia faccia e dice: — Vede, lei sta già ridendo.

Non escludo che lo avrei pure fatto, magari dopo mezzo minuto, ma in quel momento — sinceramente — era solo lei che rideva. Rideva con gusto, divertendosi un mondo, immaginandosi (suppongo) nelle vesti e nei guai di una Margherita Gauthier o di una Giulietta o di una Francesca da Rimini o, che so io?, di una Clitennestra.

— Tutti riderebbero, non c’è niente da fare.

L’invito era palese ed anche cordiale. Lo raccolsi, scacciai il residuo stupore, risi.

Allora Gisella Soflo cominciò a raccontarmi di quando, bambina, andava a frugare negli armadi della mamma e della nonna razziando tutto quanto di nero poteva reperire (gonne, golf, cinture, velette, borse, guanti, scarpe, ecc.) e se ne serviva per vestirsi in gramaglie durante le recite a soggetto che organizzava con i suoi compagni di giochi. Qualunque fosse il tema concordato, lei si riservava il ruolo della donna infelicissima: vedova, carica di figli, ridotta alla miseria nera, afflitta da mali rarissimi e assolutamente incurabili, perseguitata dai nemici e dalla jella. Quel ciclo di rappresentazioni casalinghe non fu di lunga durata. Dopo un poco, infatti. gli altri bambini cominciarono a seccarsi di dover fare sempre da padroni di casa esosi o da ladri o da cognate perfide o da strozzini, e pretesero che Gisella cambiasse ruolo. Le proposero parti meravigliose di cantante alla moda, di «stella» hollywoodiana, di miliardaria, di madre felice, di sarta famosa, perfino di capostazione e capitano di lungo corso, di imperatrice e condottiera; alla fine cercarono un compromesso proponendole di usare i suoi costumi neri per una parte di madre badessa. Non ci fu niente da fare. La compagnia si sciolse. Gisella utilizzò come figli malaticci (tingendo loro le facce di bianco) le bambole che possedeva e continuò senza pubblico a raccontare, in lunghissimi monologhi, la sua penosa odissea.

— Lei sarebbe disposta a sostenere — chiedo — che precedenti come questo possono testimoniare di una reale vocazione?

E' chiaro che le piacerebbe rispondere di sì. ma che onestamente non può farlo: — Comunque sia — dice — è un fatto che, come Svanitella, sto per sposare Riccardone-one-one. Lo sapeva?

Non lo sapevo; ancora non siamo al punto che i giornali pubblicano delle indiscrezioni sulle vicende sentimentali degli eroi di «Carosello». Ci arriveremo, ma ancora non siamo a questo. Il signore che la soccorse quando un paio di mesi fa subì un incidente di macchina aveva sul parabrezza della propria automobile una piccola Svanitella in panno lenci. Estrasse l’attrice dall’automobile si accertò rapidamente che avesse solo un braccio ferito. poi si informò: «Può parlare?»; e subito le chiese; «Lei è Svanitella. non è vero?». 

— Tutto è dipeso dal fatto — spiega Gisella Sofio disponendosi a fare, per uso della nostra conversazione, una panoramica della propria carriera — che non mi hanno lasciato il tempo di esporre le mie intenzioni. L’idea di fare l’attrice ce la avevo; frequentavo il liceo e stavo giusto meditando sul modo più opportuno di presentare la cosa in famiglia quando mi piovve dal cielo l’offerta di partecipare a "Tevere blu”, un famoso spettacolo di beneficenza. Afferrai l’occasione al volo. Mi assegnarono una parte in uno sketch; dovevo essere una ragazza bolognese che voleva darsi alla lirica. Gli organizzatori scoprirono che nel comico me la cavavo bene e così avvenne che ebbi, in quella rivista, diversi ruoli. Subito fui scritturata per il film ”Il microfono è vostro”. Rifiutai altre offerte con il pretesto (ufficiale) della licenza liceale da conseguire e con lo scopo (segreto) di alzare una barriera tra quei precedenti e la carriera di attrice drammatica che io avrei intrapreso.

— Dopo di che si persuase che era nata par fare la attrice comica?

— Neanche per idea. Gli altri se ne persuasero. Entrai alla Radio e mi scritturarono per la compagnia comico-musicale. In teatro mi offrirono ruoli comici, in cinema mi offrirono ruoli comici, in televisione mi offrirono ruoli comici. E così mi trovai ad essere un'attrice comica senza possibilità di scampo.

— Gliene dispiace?

— No. in fondo è divertente. All’inizio la presi come un’esperienza nuova da fare comunque. Oggi, quando provo la tentazione di ricominciare tutto daccapo, di tentare la sorte come attrice drammatica, penso che alla mia entrata in palcoscenico tutti si disporrebbero a ridere; e perciò rinuncio.

— Ha un’idea di come la giudichino gli spettatori di «Carosello»?.

— Piuttosto idiota, credo. Noto che la gente mi riconosce più dalla faccia (la quale sul video non appare, ma Svanitella è pratica-mente una mia caricatura) che dalla voce. E si meraviglia di non sentirmi parlare col tono che uso negli shorts televisivi. Quasi tutti, appena mi conoscono, manifestano il loro stupore: «Ma lei abitualmente non parla in quel modo?». E io ho sempre la sensazione che vorrebbero in effetti chiedermi: «Ma lei non è proprio scema?». 

Gisella Sofio, che Pure ha al suo attivo numerose interpretazioni di ruoli importanti in commedie, operette e riviste, viene ricordata dal pubblico soprattutto per i personaggi di certe sue serie radiofoniche o televisive, o anche dei suoi «Caroselli», personaggi fortunatissimi come «la signorina Sic-sic-sic» di quattro anni fa: una ragazza annoiata e stanca della vita che elaborava sempre progetti di suicidio senza tuttavia mai portarli a compimento. Donne oche, per lo più, o svanite, o frivole: una collezione, ormai.

Ma com’è in effetti Gisella Sofio? Delle qualità negative che caratterizzano i suoi personaggi ne possiede, credo, una sola: è davvero un poco "svanita”. Indagando si può scoprirlo; ma dovrete cercare di non farglielo capire. Non è che si offende, ha molto spirito. Solo che farà del tutto per persuadervi del contrario. Fa del tutto, del resto, per persuaderne anche se stessa. Dopo che ha chiuso la porta di casa alle sue spalle è capace di riaprirla tre, o quattro volte, per controllare che il gas sia chiuso, che i rubinetti del lavandino non perdano, che la spina del telefono non sia staccata: — Vede come sono pignola? — dice; e ha l’aria soddisfatta di chi, in definitiva, ha vinto una bella battaglia contro se stesso.

.Suppongo che abbia, in Passato, combattuto e vinto un’altra ben più dura battaglia. Mi sta dicendo:

— Perché sono così poco numerose le attrici comiche in Italia? I motivi sono diversi, ma ce n’è uno che mi pare determinante: una donna rinuncia poco volentieri a certe prerogative anche sulla scena: ad apparire sempre più bella che sia possibile, a suscitare amori, passioni, conflitti... L’attrice comica spesso deve imbruttirsi per esigenze di ruolo, spesso deve perdere — se ne ha — le sue occasioni sentimentali a beneficio di un’altra. Non è facile, creda, entrare in questo ordine di idee.

Ha molto spirito, Gisella Sofio, e un entusiasmo eccezionale; parla serenamente anche delle occasioni perdute e delle occasioni sprecate. Racconta: — Lei sa che canto accompagnandomi con la chitarra, feci qualche disco ma la vendita andò male. Ci riproverò, vedremo. 

Non se la prende con la casa discografica che lanciò male quelle incisioni nè con il pubblico nè con la moda; eppure canta benissimo e le sue interpretazioni sono assolutamente originali. Non se la prende: ha fatto una esperienza, ne terrà conto per l’avvenire, questo è tutto. E’ una donna estrema-mente simpatica, gaia, cordiale, estroversa, dinamica.

Ha sempre la mente rivolta all’avvenire: al futuro immediato, al lavoro che sta per affrontare, o alle trasmissioni che stanno per andare in onda. Ora è imminente l’uscita de «I proverbi», una serie televisiva di cui è interprete fissa. Ne parla senza quel minimo di prudenza diplomatica che sarebbe di rigore. Dovrebbe dire: «Chissà, potrà piacere o no, è difficile giudicare il risultato complessivo», come fanno tutti gli attori alla vigilia di un debutto televisivo. Invece fa: «Deve essere una buona cosa, i mi sono divertita, è divertente, vedrà». 

In ogni caso il suo bambino si divertirà. Roberto fa follie per sua madre. Ora ha dieci anni, ma quando era un poco più piccolo andava ad affrontare, ai giardini o dove fosse, tutti i signori che stavano leggendo un giornale. Chiedeva: «Scusi, mi fa vedere se c’è la fotografia della mia mamma? La mia mamma è Gisella Sofio. Non l’ha mai conosciuta? Venga a casa mia che gliela presento». Oggi si controlla: ma non molto, in definitiva. Il «Carosello» della mamma è il migliore di tutti, non si discute; i compagni di scuola non osano affermare il contrario.

Vera Spinelli, «Noi donne», 1964



Filmografia

Cinema

Accidenti alle tasse!!, regia di Mario Mattoli (1951)
Il padrone del vapore, regia di Mario Mattoli (1951)
Il microfono è vostro, regia di Giuseppe Bennati (1951)
Viva il cinema!, regia di Giorgio Baldaccini e Enzo Trapani (1952)
Buongiorno, elefante!, regia di Gianni Franciolini (1952)
Er fattaccio, regia di Riccardo Moschino (1952)
Viva la rivista!, regia di Enzo Trapani (1953)
La signora senza camelie, regia di Michelangelo Antonioni (1953)
Cronaca di un delitto, regia di Mario Sequi (1953)
Una donna prega, regia di Anton Giulio Majano (1953)
Sul ponte dei sospiri, regia di Antonio Leonviola (1953)
Rascel-Fifì, regia di Guido Leoni (1957)
Ballerina e Buon Dio, regia di Antonio Leonviola (1958)
Via col... paravento, regia di Mario Costa (1958)
Caporale di giornata, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1958)
Il nemico di mia moglie, regia di Gianni Puccini (1959)
Destinazione Sanremo, regia di Domenico Paolella (1959)
Quel tesoro di papà, regia di Marino Girolami (1959)
La cento chilometri, regia di Giulio Petroni (1959)
I mafiosi, regia di Roberto Mauri (1959)
Spavaldi e innamorati, regia di Ennio Girolami (1959)
Perfide... ma belle!, regia di Giorgio Simonelli (1959)
Il mattatore, non accreditata, regia di Dino Risi (1960)
Femmine di lusso, regia di Giorgio Bianchi (1960)
A qualcuno piace calvo, regia di Mario Amendola (1960)
Gordon, il pirata nero, regia di Mario Costa (1961)
Lo smemorato di Collegno, regia di Sergio Corbucci (1962)
L'assassino si chiama Pompeo, regia di Marino Girolami (1962)
Gli amanti latini, regia di Mario Costa (1965) - episodio Il telefono consolatore
Vacanze sulla neve, regia di Filippo Walter Ratti (1966)
La vuole lui... lo vuole lei, regia di Mario Amendola (1968)
Storia di una donna, regia di Leonardo Bercovici (1970)
La ragazza del prete, regia di Domenico Paolella (1970)
La liceale, regia di Michele Massimo Tarantini (1975)
L'insegnante viene a casa, regia di Michele Massimo Tarantini (1978)
L'insegnante al mare con tutta la classe, regia di Michele Massimo Tarantini (1980)
Voltati Eugenio, regia di Luigi Comencini (1980)
Gian Burrasca, regia di Pier Francesco Pingitore (1983)
Italiani a Rio, regia di Michele Massimo Tarantini (1987)
Caino e Caino, regia di Alessandro Benvenuti (1993)
Peggio di così si muore, regia di Marcello Cesena (1995)
Simpatici e antipatici, regia di Christian De Sica (1998)
Cucciolo, regia di Neri Parenti (1998)
Incontri proibiti, regia di Alberto Sordi (1998)
La cura del gorilla, regia di Carlo Sigon (2006)
Fuoco su di me, regia di Lamberto Lambertini (2006)
No problem, regia di Vincenzo Salemme (2008)
Torno a vivere da solo, regia di Jerry Calà (2008)
Alice, regia di Oreste Crisostomi (2010)
Matrimonio a Parigi, regia di Claudio Risi (2011)
La peggior settimana della mia vita, regia di Alessandro Genovesi (2011)
Il cuore grande delle ragazze, regia di Pupi Avati (2011)
Il principe abusivo, regia di Alessandro Siani (2013)
A casa, cortometraggio, regia di Valentina Tomada (2015)
Il crimine non va in pensione, regia di Fabio Fulco (2017)

Televisione

due episodi della miniserie TV L'Alfiere, regia di Anton Giulio Majano (1956)
La storia di Rossella O'Hara, episodio della miniserie TV Biblioteca di Studio Uno, regia di Antonello Falqui (1964)
Delitto impossibile, film TV, regia di Sergio Velitti (1967)
Il tuttofare, film TV, regia di Daniele D'Anza (1967)
Se te lo raccontassi, miniserie TV, regia di Bruno Corbucci (1968)
Corte d'Assise (1967) di Mario Maffei e La tromba d'oro (1969) di Ruggero Deodato, episodi della serie TV Il triangolo rosso
L'ultima cifra, episodio della serie TV All'ultimo minuto, regia di Ruggero Deodato (1973)
un episodio della miniserie TV Un uomo da ridere, regia di Lucio Fulci (1980)
Ferragosto Ok, film TV, regia di Sergio Martino (1986)
La famiglia Brandacci, film TV, regia di Sergio Martino (1987)
E non se ne vogliono andare!, film TV, regia di Giorgio Capitani (1988)
E se poi se ne vanno?, film TV, regia di Giorgio Capitani (1989)
Ti ho adottato per simpatia, film TV, regia di Paolo Fondato (1991)
Teo, accreditata come Gisela Sofio, film TV, regia di Cinzia TH Torrini (1997)
Un nero per casa, film TV, regia di Gigi Proietti (1998)
Nebbia in Valpadana, serie TV, regia di Felice Farina (2000)
Le ragazze di Miss Italia, film TV, regia di Dino Risi (2002)
Ricomincio da me, miniserie TV, regia di Rossella Izzo (2005)
Vita da cani di Rossella Izzo, episodio della miniserie TV Provaci ancora prof! (2007)
Sfide in famiglia, episodio della serie TV Fratelli Benvenuti, regia di Paolo Costella (2010)
Un unico errore, episodio della serie TV Distretto di Polizia 11, regia di Alberto Ferrari (2011)
Un matrimonio, miniserie TV, regia di Pupi Avati (2013)
Don Matteo 10 - serie TV, episodio L'uomo dei carrelli, regia di Jan Maria Michelini (2016)
Tutto può succedere 2 (2017)

La commedia musicale

Enrico '61 di Garinei e Giovannini, prima nazionale al Teatro Lirico di Milano, il 26 novembre 1961.

Prosa televisiva RAI

Hotel Folies di Guido Leoni e Dino Verde, regia di Eros Macchi, 1957.
Caviale e lenticchie di Scarnicci e Tarabusi, regia di Gennaro Magliulo, trasmessa il 26 dicembre 1964.

Programmi varietà radio RAI

Per noi adulti presentato con Carlo Loffredo e Lori Randi, regia Enrico Di Paola, settimanale 1976 secondo programma.
Il vostro amico Totò presentato con Totò settimanale 1967

Note
^ La Sofio ha dichiarato che, andando a lavorare come attrice e soubrette, «mia nonna pensava che andassi a battere». Puntata di Cinematografo del 21/08/2010.


Riferimenti e bibliografie:

Giorgio Berti, «Settimana Incom Illustrata», 31 marzo 1951