E' uno degli special televisivi girati da Totò nel 1967, andato in onda su quello che allora si chiamava Programma Nazionale RAI il 10 maggio 1967, alle ore 21. Al soggetto e alla sceneggiatura di Sergio Corbucci e Michele Galdieri collaborò anche il comico, riproponendo lo sketch de
Il parrucchiere per signora tratto dalla rivista
Bada che ti mangio di Michele Galdieri, poi riproposto a colori ne
Il più comico spettacolo del mondo. L'ascolto fu di 16 milioni di ascoltatori. Il tuttofare Rosario De Gennaro, detto Lallo (Totò), si presenta da un parrucchiere per signora (Mario Castellani) offrendosi come aiutante, pur non sapendo nulla di quel mestiere. Nascono così molteplici equivoci e situazioni comiche surreali, ma di gusto non del tutto deteriore. La recitazione è, per così dire, automatica e sintonizzata sul canale del puro e semplice recupero dell'antico sketch, che viene riproposto in bianco e nero al pubblico televisivo italiano con qualche sempliflcazione.
Totò è in grado di comunicare con persone che parlano le più varie lingue, anche extraeuropee, come l’arabo (
Noi duri) e il cinese, (
Totò di notte, quando non capisce, spiega: «Questo parla il dialetto, io ho studiato la lingua! Non ho capito una parola»). Nel
Tuttofare, dopo aver dato cattiva prova della propria familiarità con il francese all’impiegato dell’ufficio collocamento, si riscatta asserendo di conoscere quattro lingue: il napoletano, il siciliano, il cinese e il giapponese.
L'incerto possesso delle lingue straniere - e in questo caso del dialetto - così come dei registri più formali dell’italiano, non è mai per Totò un buon motivo per astenersi dal loro uso. Con una buona dose di disinvoltura e un istinto al plurilinguismo che ha le sue radici nell’umorismo dell’avanspettacolo e della rivista, i suoi personaggi si lanciano nel dialogo poliglotta sia per motivi strettamente pratici, come la comunicazione con gli stranieri (o presunti tali) sia per accrescere il proprio prestigio. Quasi tutte le figure a cui dà vita amano fare sfoggio di espressioni straniere più o meno improprie, ma non riescono mai a dimostrare un’effettiva competenza nelle rispettive lingue.
Totò, all’ufficio collocamento, dichiara di saper parlare il francese e lo dimostra seduta stante:
[Totò] - Io a Parigi vago spiss, oui... Pas... pasco... pas... pa...
[Impiegato] - Parce-que.
[Totò] - Parce-que... parché je tengo una zia, zia Nicol, zia Nicolette, la vedove... oui, elle est vedove... pas... pasque le moro le mari, oui, le mari le moro, oui, le moro. Vous savez... vous voulez savoir pasco le mari le moro?
[Impiegato] - Parce-que!
[Totò] - Parce-que le mari le moro? Ve lo dico subìt, tout de suite! Un journe il er’ malat, se sentiva poco bben’. Andò in una farmacia e comprò un licu-id de lassative. N’est-ce pas? Andò à la maison e après mez’or si tranguiò le licu-id, se miz dans le lit e schioppo.
Radiocorriere TV n.19, 7-13 maggio 1967 - Programmazione Tutto Totò - Il tuttofare