Villani Peppino

Peppino Villani 1909 bio

(Napoli, 3 luglio 1877 – Roma, 22 ottobre 1942) è stato un attore teatrale italiano.

Attore autodidatta, di grande capacità comica ed esperto fine dicitore, Villani esordì appena ventenne nel teatro di varietà napoletano, imitando le macchiette di Nicola Maldacea. Il suo gusto musicale raffinato, però, gli consentì di curare particolarmente quell'aspetto della rappresentazione, portandolo a scrivere canzoni come accompagnamento alle esibizioni. Il successo nazionale gli arrise presto, permettendogli di creare una propria compagnia di riviste.

Nonostante lo si ricordi come trasformista[1], Villani era solito esibirsi senza trucco, indossando un costume composto da una bombetta, una giacca a righe e pantaloni stretti ai polpacci[2].

L'avvento del fascismo e la conseguente penalizzazione del teatro vernacolare non giovarono all'attività artistica di Villani, che si vide costretto ad abbandonare le scene.

Nel cinema si produsse, non accreditato, in una sola pellicola: il San Giovanni decollato di Amleto Palermi.

Al repertorio musicale di Villani hanno attinto diversi cantautori, tra i quali Roberto Murolo.


Peppino Villani era valente, assai, nell’interpretazione di pezzi comici, ma non era da meno in quella di pezzi commoventi (Totonno ’e Quagliarella rimane per mezzo secolo il suo capolavoro). Figlio di un solista di corno dell’orchestra del Salone Margherita, Villani entra giovanissimo in varietà dopo aver debuttato, ancora bambino, al Teatro Nuovo per passare poi al Rossini, dove comincia a far coppia con la sua futura moglie, Marietta Tedeschi; spesso si esibisce con Elvira Donnarumma e in C’era una volta un lupo di Gioacchino Forzano gira l’Italia con una compagnia, in ditta con Maldacea. Tra le interpretazioni memorabili di Villani Nun facile ’ofarenella, Santa Lucia a mmare, Pardon, Il collegiale, Signora mia, Lili Kangy, ’O sculariello, O caffettiere, ’O cucchiere, Si sferro faccio ’o pazzo: una galleria di tipi resi da macchiettista che sapeva annullare la quarta parete per stabilire con il pubblico un dialogo sempre intenso.


Ex maestro elementare, fu un altro divo di questo ricco e fastoso Varietà italiano. Se la sua figura fisica si avvicina a quella di Pasquariello, il genere che egli presenta al pubblico si accosta molto a quello di Maldacea.

Ma se le macchiette di Maldacea sono più misurate, controllate e stilizzate, quelle di Villani non hanno limiti che possano contenere la caricatura sfacciata, il grottesco esagerato e la parlata alquanto licenziosa.

Si traveste spesso da donna e da bambino e in queste sue trasfigurazioni pone in risalto i difetti e le debolezze della donna e la scostumatezza sboccata del ragazzino ribelle. Si dice che avesse in repertorio 1500 macchiette, e se il numero può sembrare esagerato, non si discosta molto dal vero. Sposò un’artista di varietà come lui, che si chiamava Tedeschi e con la quale divideva in alcuni duetti comici le fatiche del palcoscenico. A Trieste, all’epoca dell’irredentismo, aggiungeva sui manifesti, sotto il suo nome, un’altra dicitura. «Duetti Villani - Tedeschi ». Quel Villani Tedeschi, letto di seguito, suscitava sia per le strade che nelle sale dei teatri accesi commenti patriottici. Le autorità austriache reagirono con un decreto di espulsione, e, soltanto dopo la conclusione della prima guerra mondiale, egli potette ritornare nella città ormai redenta. E questa volta sui manifesti sotto il suo nome non vi era l’aggiunta dei duetti : non ce n’era più bisogno!

Mario Mangini


Totò ha poco più di venti anni, è ancora alla ricerca di una buona scrittura per qualche spettacolo teatrale, sufficiente perlomento per sopravvivere. Gli artisti in miseria, senza lavoro ma con molte speranze, si ritrovano a Roma in Piazza San Silvestro, presso il Caffè Canavera. Totò racconta agli amici presenti il fatto che gli accadde qualche tempo prima:

— E qui che si fa? — chiese Cesare Romano.
— Il solito...
— Tutti ci diamo da fare per combinare qualche cosa, ma purtroppo alla fine, stringi stringi, non si combina mai niente.
— E tu? — chiese rivolgendosi ad Antonio — Non hai cercato di far niente?
— Niente, niente... Non si fa niente. Prima di andare a lavorare al Salone Elena, ho cercato di combinare qualche affaruccio con Peppino Villani.
— Accipicchia! Peppino Villani... Un magnifico nome...
— E chi te lo nega... Però... Beh, vi voglio raccontare quello che mi è successo proprio con Peppino Villani... Statemi a sentire.
Un giorno, parlando della crisi teatrale, don Peppino mi disse: — Facciamola noi una formazione... Sedete e scrivete.

Peppino Villani L.700.—
una cantante » 150.—
un'attrazione » 100.—
un primo numero » 50.—
un secondo numero » 30.—
voi » 25.—
e vi dovete interessare anche del programma e delle musiche... Fate la somma... Tirai le somme e dissi : « Don Peppì, sono esattamente 1.055... lire». «Molto bene. E ora andate, andate e vedete di combinare... Ci vediamo a quest’ora, qua, domani ».

Il giorno dopo, ci rivedemmo al solito posto. « Che avete fatto ? ». chiese don Peppino appena mi vide.
« Don Peppì, — gli risposi — ho fatto il giro dei locali. Hanno trovato la formazione molto bella... — Eh, lo sapevo. .. — Sì... — risposi io — ma dicono che è costosa. Bisognerebbe calare... ». « Questo è tutto ?... E noi caliamo... — rispose Villani — scrivete».
Ed io scrissi, mentre Villani dettava :

— Peppino Villani L. 700.
una cantante... quanto abbiamo segnato prima? ...
— ... 150...
— ... allora facciamo 120.
un’attrazione ... un’attrazione... beh, scrivete 80 lire. Poi un primo numero 40, un secondo numero 25. Che ci resta?... ah, voi... beh, vi dovete contentare, facciamo 24 lire, fate la somma... »

Io tirai le somme e dissi : « Don Peppì, sono esattamente novecentottantanove lire... ». « Molto bene — rispose Villani — Andate, andate... Ci vediamo domani a questo posto ».

Il giorno dopo ci rivedemmo al solito posto. « Beh, che avete fatto ? Avete firmato ? », mi chiese don Peppino appena mi scorse. « Don Peppì, — gli risposi — ho fatto il giro dei teatri... Ho parlato con Giuliani, ho parlato con Cammarano... Hanno detto che la formazione è molto bella... — Eh lo credo ! — ... Sì, ma è cara. Biso-rebbe calare ... », « E noi caliamo... — rispose pronto Villani — Questo è tutto ?... E poi aggiunse : — Ma il contratto è certo ? ». « Certissimo ».

Allora scrivete. E mi dettò per la terza volta :

Peppino Villani L.700.
una cantante » 100.
un'attrazione » 70.
un primo numero » 35.
un secondo numero » 20.
.. a voi, beh, un po’ di pazienza, un po’ di sacrificio... facciamo » 23.
Fate la somma...

Io tirai le somme e dissi : « Don Peppì, sono esattamente novecentoquarantotto lire... ». « Molto bene... — rispose — Andate, andate... E datevi da fare, un programma simile dove lo trovano ? ».

Il giorno dopo ci rivedemmo allo stesso posto. Villani, appena mi vide, mi chiese : «Avete firmato il contratto ?». Gli risposi : « Don Peppì, c’è una piccola difficoltà. Dicono che lo spettacolo è bello... Sono stato alla Fenice, ho parlato con Cammarano, con Giuliani... Sono tutti entusiasti.. . Ma dicono che è troppo caro... Bisogna calare... ».

— E noi caliamo... scrivete ».
Io scrissi, mentre lui dettava :

Peppino Villani L.700.
una cantante » 90.
un'attrazione » 65.
un primo numero » 30.
un secondo numero » 18.
.. a voi, beh, affare porta affare, una volta bisogna cominciare» 21.—

fate la somma... Quant’è?». Tirai le somme e risposi : « Don Peppì, sono esattamente 924 lire... ». « Eh, — commentò Villani, — mi pare che abbiamo calato... Che ne dite ? ».
« Don Peppì, — scattai allora io al colmo della mia pazienza — Don Peppì, qua se non « cala» Villani, l’affare non si combina !... ».


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

Peppino Villani - «Café-Chantant», novembre 1903

Peppino Villani

1902 Peppino Villani LL’ immensa simpatica popolarità che gode questo artista genialissimo fra i pochi veri comici napoletani, è la prova non dubbia del suo immenso valore. La sua carriera artistici è stata una continua ascenzione di progressi, giacché egli, a differenza di quei comici che a torto si chiamano così, sol perchè imparandosi scimiottescamente poche macchiette credono di aver toccato l’apice della loro carriera, Peppino Villani non si è mai contentato di fare la sua stazione di riposo. Egli, da vero intelligente e cosciente dell’arte comica, ha saputo mettere sempre a profitto le sue naturali qualità di artista , con uno studio assiduo, minuzioso, entusiasta, che certo doveva dare i soddisfacenti risultati eh’ egli si aspettava. Ed è stato infatti così. Invece di posare sui facili allori, egli ha capito che per emergere veramente sulle masse non è sufficiente l'imitazione sistematica degli altri, ma lo studio appassionato dal vero dei tipi ch’ egli si propone di creare e di rendere con quella verità e comicità che seducono. Con tal metodo sicuro per quanto difficile e non alla portata di tutti, raggiungere la perfezione è cosa sicura per quanto ardua e primo coefficiente da possedere è la genialità!

L’ artista geniale può ciò che vuole, sempre che sa coltivare le sue naturali doti con l'incessante osservazione e con la febbrile ansietà di sempre più perfezionarsi. Ed è stato questo appunto il metodo seguito da Peppino Villani il quale se gode una popolarità così diffusa e così bene accetta, essa non è il risultato di una ridarne insulsa e vacua, ma il premio meritato e soddisfacente di uno studio incessante ed appassionato.

La lunga pratica del palcoscenico, accompagnata dalle doti di una spiccala intelligenza, hanno fatto comprendere a Peppino Villani che la prima cosa da intuire per un artista dei suo genere, è la qualità del pubblico innanzi a cui, nella varietà dei locali che è costretto girare, deve rappresentare. Infatti egli possedendo tale segreto d’intuizione, a seconda i pubblici, esegue quella parte di repertorio che può essere più accettata e gradita. La macchietta elegante, raffinata gommeuse, se la serba per certi pubblici, come la macchietta smargiassa, alquanto spinta, che rende a maggioranza tipi popolari, se la serba per certi altri. In tal modo egli soddisfacendo la varietà di tutti i gusti ottiene ovunque il sicuro successo. Un altro merito spiccatissimo di questo valoroso artista è quello di scartare dal suo repertorio, che è tutt’altro che limitato, tutto ciò che sa di odiosamente e crudamente pornografico. Pur conservando la salacità, la dose pepata del doppio senso e dei sottintesi egli sa rendere in modo da essere accessibile ad ogni gusto di pubblico. E’ per tale ragione ricercato continuamente da ogni specie di imprese, grosse e piccine, mal* grado la vistosa paga, ch'egli percepisce, assicurando la comparsa del suo nome sui cartelloni, il concorso sicuro di un pubblico enorme. Preciso e sapientissimo nel trucco egli possiede un vestiario oltre ogni dire completo ed elegantissimo.

Egli per ogni macchietta cambia un vestito completo, adatto al tipo che rappresenta ed in ciò è ammirevole per una rapidità fregoliana !

A tante qualità eccellenti che fanno di Peppino Villani un artista ammirato e ricercatissimo egli aggiunge i pregi di una voce robusta e gradevolissima , pregio non abituale nei comici, e che egli se ne avvale per non limitarsi alla sola macchietta a dizione , a sottolineatura orchestrale, ma per eseguire con grande lode , la canzone popolare a piena voce, con tutte le suggestive qualità di slancio e di sfumature.

Peppino Villani può in tal modo dirsi il comico cosmopolita. A suo mezzo la macchietta popolare, presentata con tutto l'entourage necessario e resa con tutta la sincerità possibile, trova il plauso ed il successo ovunque. Egli può girare, a differenza di molti comici, i ritrovi più varii e più diversi. Infatti egli, dopo i continuati e clamorosi successi che ha ottenuto fra noi, nella sua lunga permanenza, prima al teatro Excelsior, poi al teatro Nuovo ed ora al Partenope, andrà ad esilarare il distinto pubblico dell* Eden di Milano, nei primi di dicembre, ritornando nuovamente fra noi la sera del 25 dicembre per rimanervi poi fino a tutto il carnevale.

E’ stata per noi, questa volta, una vera soddisfazione di esserci occupati di un’ artista tanto distinto e popolare, e ci auguriamo che le rapide impressioni fermate nella fretta di un'istantanea, possano dare un’ idea della stima e dell'ammirazione che abbiamo per Peppino Villani, trovandoci in ciò in pieno accordo con la sconfinata ammirazione che gli vien prodigata da tutti i pubblici italiani.

Robert «Café-Chantant», novembre 1903


Peppino Villani - «Café-Chantant», 1 gennaio 1904

Peppino Villani

Come un amante lontano da tempo dalla sua bella, son tornato dopo una certa assenza, ansiosamente, a godermi uno spettacolo di caffè - concerto e per mia buona fortuna reggeva le sorti del palcoscenico Giuseppe Villani.

Dirvi con quanto interesse io abbia ascoltato è certo superfluo. Se egli riesce con la magia della arte sua a tener desta l’attenzione de] pubblico dei suoi hobUuàè che lo applaudiscono per mesi in-teri senza mai stancarsi; pensate un po’ qual fascino debba egli esercitare su chi, come me, è stato qualche tempo lontano dall’allegra e variata ribalta.

Posso dire che di tutti i numeri, e ce n’erano dei bellissimi, lui solo si accaparrò tutte quante le mie facoltà gaudenti. E ciò è facilmente spiegabile, giacché egli fu per me dppiameute interessante: mi divertì e mi fece pensare.

Mi divertì per la varietà dei tipi che in meno di un’ora fece passare innanzi ai miei occhi, che rimasero attoniti erme pel rapido sfìlare di un vivente cinematografo, e se non temessi di diventar iperbolico, direi di un cinematografo e di un fonografo sommati insieme. Perchè il Villani ad ogni mutar di tipo, cambia perfino la voce adottandola meravigliosamente, alla interpretazione perfetta del personaggio che rappresenta. E ciò è certo difficoltà non lieve, e se egli vi riesce così esattamente, specie nella parte più difficile che è quella della donna, ha più a congratularsi con la natura che lo ha dotato di un organo vocale cosi duttile, che con la sua abilità,

Però, ciò dicendo, non intendo affatto di menomare quest’altra sua dote, che in altre esplicazioni dell'arte sua cosi meravigliosamente trionfa; e nel trucco eccelle addirittura, per quella* lieve accentuazione del lato comico che caratterizza i differenti tipi. A questo proposito è bene dichiarare che cadono in un grave errore coloro i quali pretendono dal comico la scrupolosa riproduzione di un personaggio. Essi invece a rigore di logica debbono presentarci la caricatura non la copia fedele, altrimenti verrebbero mono alla missione loro che è quella di divertire, non di stancare. E in (mesto consiste tutta la grande difficoltà dell’arte di esagerare cioè senza snaturare. E da tal lato Peppino Villani è maestro addirittura, sapendo cogliere in vis comica di un tipo e sobriamente sottolinearla, fino ad ottenerne quei clamorosi effetti che gli fanno mietere tanti successi, èffenta fortuna. f E ciò mi ha fatto pensare. Nel ^nto spirito si sono affacciate ma quantità di considerazioni sulle diverse estrinsecazioni artistiche e sui diversi artisti, che sarebbe troppo lungo di riportare qui, ed alle quali mì riserbo un articolo a parte.

E pensando, ammiravo. Ammiravo i rapidi travestimenti, più per la correttezza, che per la loro rapidità, qualità questa che colpisce il pubblico grosso, ignaro dei misteri delle quinte; e mi attardavo a considerare il ricco vestiario, che da solo meriterebbe un sapiente articolo; giacché esso dimostra il buon gusto del Villani, nel guidare e correggere l'abile mano del sarto; come guida e corregge le strofe di taluni poeti che gli scrivono i versi, adattandoli alle esigenze del pubblico e spesso anche... della questura. lo non ho voluto fare, scrivendo queste poche parole per Peppino Villani, un articolo biografico, e neanche un articolo critico. Ho semplicemente dato la stura all’impressione mia, senza neanche accennarle a quella del pubblico. Che, se questo a vessi voluto fare, avrei dovuto lungamente cercare gli aggettivi che almeno in parte avessero potuto dare una pallida idea dell’entusiasmo che egli sa destare nelle masse.

E dico masse, non per dire solamente pubblico popolare, ma per accennare alla generalità; giacché di fatti i suoi ultimi straordinari successi- all’Eden di Milano, il più aristocratico dei concerti d’Italia, hanno dimostrato come egli sia sempre lo stesso artista, lavori dinanzi ad un pubblico select o nel più popolare dei teatri.

Un vecchio redattore, «Café-Chantant», 1 gennaio 1904


Peppino Villani - Recensioni e commenti

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Nel prossimo luglio Peppino Villani festeggerà le sue nozze d'argento con l'arte. Venticinque anni! La vita di un’artista ! Un'onda di ricordi ci assale; un'onda di ricordi ove campeggia tutta la storia del varietà italiano che spesso ha trovato in questo illustre dicitore dei versi più brillanti il suo esponente maggiore.

Quando venticinque anni fa il non mai abbastanza compianto Gennaro Pantalena presentò al pubblico nostro il giovanetto Villani e lo preconizzava artista di gran valore nessuno avrebbe mai immaginato che quel giovanetto, allora comico in una compagnia dialettale, avesse potuto, valendosi del suo temperamento eccezionale, del suo proverbiale attaccamento all'arte ed allo studio, portare una profonda innovazione nel campo artistico del varietà.

Quale lunga carriera e quale tenacità di propositi ! Il biografo di Peppino Villani, parlando di un artista della canzonetta brillante e della macchietta si troverà ad aver fatto un trattato pedagogico per gli artisti giovani, giacché la vita di questo nostro innovatore può benissimo essere portata ad esempio per tutti coloro che si danno alle piccole scene.

Ma non possiamo noi, in un veloce articolo di rivista, riepilogare la lunga serie di successi raccolti sulle maggiori ribalte dal Villani. Sibbene riandando tutto quel che si è scritto di lui su queste colonne da ventuno lunghissimi anni, vogliamo ancora una volta affermare la nostra simpatia e la nostra ammirazione per chi non ha mai tradito un puro principio artistico rubando al lazzo oscena ed al trucco idiota una risata del publico ed un applauso.

L’arte di Peppino Villani si è mantenuta sempre giovane e fresca perchè trae dalla vita la sua impronta veritiera. Così la sua linea caricaturale, le sue battute meravigliosamente comiche di cui molte sono restate antonomastiche, la maschera impareggiabile di questo brillante napoletano nel più vero significato dell'espressione sono restate e resteranno come le pietre fondamentali di un genere che si può imitare ma non raggiungere o superare.

A Peppino Villani, nei che gli fummo sempre amici, l’augurio di un ancora lunghissimo cammino nell'arte sua.

«Café-Chantant», 10 gennaio 1917


....bis e basta....

Peppino Villani

La gloria di D. Peppino Villani non si arresta a quella ch'egli ha saputo conseguire in palcoscenico come insuperabile esecutore di tipi e macchiette ormai di notorietà universale... Son già due anni che Villani, vinta la modestia schiva che è in fondo al suo carattere, ha cominciato a publicare i suoi versi : canzoni appassionate o birichine, macchiette o parodie di brillantissima vena: ed eccolo di colpo fra gli autori piedigrotteschi più quotati e più cantati non solo dai grandi interpreti suoi colleghi; ma dal popolo che è il giudice più severo e più sincero. Quest'anno la vena di Peppino Villani è stata fertilissima. Per La Canzonetta del Cav. Uff. Feola ha scritto 'O mare, melodia con N. Valente, cantata da Pasquariello e Papaccio, e la spumeggiante Uno surtanto con Lama, lanciata con il solito entrain dalla Bruges.

Per la Casa Santa Lucia, Villani ha scritto Ch’effetto po’ me fà?, musicata briosissimamente dal Cannio e lanciata dal poeta-attore nelle audizioni cui ha preso parte al Trianon e Bellini. Con Capolongo ha composto una drammaticissima Nun m’a pozzo spusà e una sbrigliata monellesca M’ita fà una carità che a traverso la sua propria interpretazione diffonderà letizia in tutta Italia insieme ad altre molto gustose novità eh' egli si è riservato personalmente di lanciare durante la sua tournée attraverso l'Italia, negli stabilimenti Pittaluga, che avrà inizio dal 18 corrente.

Ci piace chiudere queste note meritate con il recente giudizio dell'illustre poeta napoletano Libero Bovio :

Peppino Villani, insuperato maestro di comicità, geloso custode di una tradizione che egli rinverdisce con le formidabili risorse del suo talento di interprete, passa conte un monito ed un esempio sulle piccole scene del varietà italiano. La sua maschera ride, ma talvolta nel fondo della sua pupilla trema una lacrima. E’ tutta materiata di umanità la sua arte. Con Totonno 'e quagliatila e Scugnizzo egli additò nuove vie. E gli immemori seguaci ebbero buona fortuna.

A Peppino Villani la fortuna non fu matrigna poiché gli concesse dovizia di talento ed arte !

«Café-Chantant», 10 settembre 1926

Peppino Villani dopo aver tenuto per 16 giorni la massima vedette al San Martino di Milano, debuttò il 2 gennaio al Politeama Genovese di Genova, atteso dalla più legittima curiosità ed accolto dal più meritato grandioso successo. Purtroppo l'amico Don Peppino dovette interrompere il corso delle sue rappresentazioni per dolorosa infermità sopravvenutagli, che lo tenne molti giorni a letto obbligandolo a ritardare anche il suo debutto allo Splendor di Sampierdarena. Al Politeama di Genova egli tornerà in altra stagione quando sarà libero, perchè il publico tutto lo desidera a gran voce. A Sampierdaena ottenne un trionfo e dovette accettare una brillante riconferma. Ora è atteso fra noi il 1 febbraio per la sua rentrée al Trianon.

«Café Chantant», 10 gennaio 1926


1926 09 10 Cafe Chantant Peppino Villani intro

La gloria di D. Peppino Villani non si arresta a quella ch'egli ha saputo conseguire in palcoscenico come insuperabile esecutore di tipi e macchiette ormai di notorietà universale... Son già due anni che Villani, vinta la modestia schiva che è in fondo al suo carattere, ha cominciato a pubblicare i suoi versi : canzoni appassionate o birichine, macchiette o parodie di brillantissima vena: ed eccolo di colpo fra gli autori piedigrotteschi più quotati e più cantati non solo dai grandi interpreti suoi colleghi; ma dal popolo che è il giudice più severo e più sincero. Quest'anno la vena di Peppino Villani è stata fertilissima. Per La Canzonetta del Cav. Uff. Feola ha scritto 'O mare, melodia con N. Valente, cantata da Pasquariello e Papaccio, e la spumeggiante Uno surta rito con Lama, lanciata con il solito entrain dalla Bruges.

Per la Casa Santa Lucia, Villani ha scritto Ch'effetto po' me fà?, musicata briosissimamente dal Cannio e lanciata dal poeta-attore nelle audizioni cui ha preso parte al Trianon e Bellini. Con Capolongo ha composto una drammaticissima Nun tu'a pozzo spusà e una sbrigliata monellesca M'ita fà una carità che a traverso la sua propria interpretazione diffonderà letizia in tutta Italia insieme ad altre molto gustose novità eh' egli si è riservato personalmente di lanciare durante la sua tournée attraverso l'Italia, negli stabilimenti Pittaluga, che avrà inizio dal 18 corrente.

Ci piace chiudere queste note meritate con il recente giudizio dell’illustre poeta napoletano Libero Bovio :

Peppino Villani, insuperato maestro di comicità, geloso custode di una tradizione che egli rinverdisce con le formidabili risorse del suo talento di interprete, passa come un monito ed un esempio sulle piccole scene del varietà italiano. La sua maschera ride, ma talvolta nel fondo della sua pupilla trema una lacrima.

E' tutta materiata di umanità la sua arte. Con Totonno 'e quagliatila e Scugnizzo egli additò nuove vie. E gli immemori seguaci ebbero buona fortuna.

A Peppino Villani la fortuna non fu matrigna poiché gli concesse dovizia di talento ed arte !

«Café Chantant», 10 settembre 1926


1930 12 20 Il Lavoro Peppino Villani intro

Al Cinema Varietà Buenos Aires serata di gala pel solito venerdì mondano, con la partecipazione di parecchi numeri interessanti di arte varia, fuori programma. In tale occasione il grande comico italiano Peppino Villani che tante ammirazioni ha riscosso, presenterà sette brillantissime novità di sua speciale composizione. Tutti vorranno assistere al magnifico spettacolo. I prezzi sono ridotti naturalmente del dieci per cento.

«Il Lavoro», 20 dicembre 1930


Riferimenti, note e bibliografie:

  • Ettore Petrolini, Facezie, autobiografie e memorie, Newton & Compton, Roma 1993, pag 34
  • Federico Possenti, I teatri del primo novecento, Lucarini, Roma 1984, pagg. 234-235
  • «Tempo di Maggio: Teatro popolare del '900 a Napoli» (Nino Masiello), Tullio Pironti Editore, Napoli, 1994
  • «Il Café Chantant», (Mario Mangini), Ludovico Greco Editore, Napoli 1967
  • "Siamo uomini o caporali?" (Alessandro Ferraù e Eduardo Passarelli) - Ed. Capriotti, 1952
  • Periodico «Café Chantant» 1900-1929
  • «Il Lavoro», 20 dicembre 1930