Il Museo di Totò: dal progetto iniziale ad oggi

Museo Toto Lavori

Il Museo di Totò, quello vero.

E' il febbraio dell'anno 2020 quando sui quotidiani si scrive nuovamente circa il Museo di Totò. E' l'appello di Elena Alessandra de Curtis, la nipote del grande Totò, rivolto a qualche privato ma soprattutto alle istituzioni, circa l'apertura del Museo dedicato a Totò: «Dalla politica non mi aspetto nulla. Spero che un filantropo ci aiuti a realizzare il Museo» che sembra far smuovere qualcosa. E' una lotta che risale a più di vent'anni fa (quasi trenta), condotta con tutti i mezzi da Liliana de Curtis, a tutt'oggi senza esito. Uno spazio realizzato nel rione Sanità, Palazzo dello Spagnuolo, pronto per essere utilizzato ma ad oggi bloccato dalla rete burocratica, quindi prossimo al disuso poichè quasi fatiscente. Sembra però che ci sia un reale interessamento politico al raggiungimento del fatidico obiettivo, anche se da parte della famiglia de Curtis prevale la prudenza, visti i precedenti. Noi con il nostro sito e con i social collegati, intendiamo seguire giorno per giorno l'evolversi della questione. Seguiteci, questa pagina sarà aggiornata in tempo reale per dar conto dell'esito dell'ennesimo tentativo di apertura dell'agognato Museo.


L'apertura del museo di Totò, una storia infinita lunga venticinque anni
Documenti e rassegna stampa

Alcune delibere della Regione Campania (1996-1997)


1996 03 18 La Stampa Museo Toto intro 

NAPOLI.

«Totò? E' qui, è sempre stato qui, non è mai andato via dalla Sanità, non è morto». Liliana de Curtis, figlia del grande artista napoletano, è emozionata mentre in piazza Sanità presenta il progetto del museo dedicato a suo padre che entro un paio di anni, con l'intervento della Regione Campania e l'associazione Antonio De Curtis, sarà realizzato nel Palazzo dello Spagnuolo. Ed emozionati sono pure Massimo Ranieri e Riccardo Pazzaglia. Il cantante si definisce «uno dei figli di Totò», mentre lo scrittore non ha dubbi: «E' uno dei nostri orgoglio».

Circondata dalia gente del rione, a due passi dal luogo dove fu girata la scena del «Pazzariello» nell'«Oro di Napoli», Liliana parla di Totò «anima dei napoletani».

«Papà ci sia guardando - dice -. Intercederà presso il Padreterno perché Napoli risorga». Nessun risentimento per la città e i suoi abitanti, anzi: li adoro. Tutto quello che è stato fatto lo hanno realizzato con lo loro forze. Proprio in via Santa Maria Antesaecula, dove papà è nato, si sono quotati per realizzare un busto. I napoletani non si sono dimenticati di Totò. Le istituzioni? Sono quelle che sono».

«La Stampa», 18 marzo 1996


1999 10 23 L Unita Apertura Museo Toto intro

Il museo di Totò aprirà i battenti nel 2000, dopo cinque anni di lavoro, grazie al decisivo sostegno della Regione Campania e del Comune di Napoli. Il Museo Antonio de Curtis sorgerà nel Palazzo dello Spagnuolo, in Largo dei Vergini, nel Rione Sanità, uno dei quartieri simbolo del capoluogo partenopeo. La figlia di Totò e l’Associazione Antonio de Curtis hanno già donato al Museo tutto il materiale in loro possesso appartenuto all’artista e che verrà presto esposto all’interno del palazzo.

Ma moltissimi sono i materiali dispersi dopo la morte di Totò ma ancora in circolazione. Allo scopo di recuperare oggetti, scritti e quant’altro finiti in mano a privati, l’associazione ha aperto un conto corrente (cc n.60/93964 Credito Artigiano di Roma -cab 3206 - abi 3512 - intestato ad Associazione Antonio de Curtis - Il Museo di Totò) dove fan e appassionati potranno dare il loro contributo affinché in museo possa ricomprare le cose appartenute al grande attore.

Se alla chiusura della sottoscrizione avanzeranno somme non impiegabili per questo fine, saranno messe a disposizione del Ministero per i Beni culturali per contribuire al recupero di altro patrimonio artistico.

«L'Unità», 23 ottobre 1999


2002 07 29 Il Mattino Nobilta intro

Principe del sorriso sì. Altezza imperiale da oggi non più.

Negli ultimi giorni le pagine dei quotidiani napoletani si sono infinite di altalenanti notizie sulla casa natale di Totò che cambiava proprietario. mettendo a repentaglio il destino dì due anziani coniugi ultraottuagenari, da decenni custodi fedeli ed a richiesta dispensatori di memorie sui primi vagiti ed i primissimi unni dell'Immortale attore. Si sono susseguiti innumerevoli colpi di scena, quali la scoperta anagrafica, ottenuta compulsando antichi archivi, che l'abitazione oggetto della diatriba, sita in via Santa Maria Antesaecula 109 nel popolare rione Sanità, non era forse il vero luogo di nascita del principe della risata, bensì l’evento sarebbe avvenuto nel palazzo adiacente, oppure che i nuovi proprietari, dopo un sogno premonitore, erano intenzionali a farne un Vittoriale di rimembranze. Tanto casino sui giornali ha dato come sempre l'occasione alle autorità politiche di occupare la scena, imponendo tardivi vincoli di destinazione alla povera casetta o blaterando vanamente sull'imminente apertura del museo dedicato ad Antonio De Curtis nello storico palazzo dello Spagnolo. Apertura della quale da anni si parla come prossima in comunicati stampa diramali a gara ad ogni ricorrenza dal Comune e dalla Regione, ridondanti di paroloni, ma vuoti come consuetudine di pragmatismo.

A tal proposito abbiamo voluto sapere come realmente sta la situazione dalla viva voce della figlia dell'artista.

"E' tutta colpa di un cesso”, così ha esordito la signora Liliana in un romanesco stretto e cacofonico lontano mille migliti dalle sonorità onomatopeiche del nostro vernacolo.

Un cesso?

"Certo. Il museo si trova agli ultimi piani del palazzo ed è perciò necessario un ascensore; a tale scopo ne ho fatto approntare la tromba già da tempo, ma mentre i mesi e gli anni passano per le lungaggini burocratiche, un inquilino del palazzo ha deciso di costruirvi abusivamente all’interno un cesso. Cose che capitano solo a Napoli".

E' fiduciosa nell'inaugurazione autunnale?

"Lo spero con i dovuti scongiuri e quando aprirà io sarò in prima fila nell'organizzazione con seminari, dibattiti ed incontri con i giovani. Sarà un musco molto vivo e Totò sarà contento".

Si riuscirà a riempire tutti i locali?

"Certamente. C'è molto materiale... Sarà anche ricostruita la stanza dove nacque mio padre".

Da parte nostra speriamo che a ciò che metterà a disposizione la signora De Curtis, si riuscirà ad aggiungere il contenuto di quel famoso baule, oggi proprietà del figlio di un cugino dell'attore, da poco scomparso, un certo Federico Clemente (1) . Il baule, conservato a Pollenatrocchia, è ritenuto poco meno di un reliquario, infatti la richiesta del proprietario è di 800 milioni delle vecchie lire, una cifra cospicua per la quale bisogna sperare nell’intervento delle istituzioni.

Quando tutto sarà pronto il museo costituirà un'attrazione molto forte per i napoletani e per i forestieri, per cui si tratterà pur sempre di un buon investimento. [...]

Questi episodi di attualità invitano a parlare di nuovo di Totò, una figura ormai entrata di diritto nella leggenda, ma dopo i fiumi d inchiostro versati sull'argomento in decine di libri che hanno suturato da tempo le scansie delle librerie degli appassionati, non è lecito scriverne ancora se non si è in grado di aggiungere qualche novità. Ed è quello che ci proponiamo di fare grazie all'amicizia che nutriamo da anni con un cugino dell'indimenticabile attore: il maestro Federico De Curtis. Egli con squisita gentilezza ha fornito una serie di notizie che, integrate da alcune ricerche genealogiche, ci permette oggi di escludere categoricamente la nobiltà tanto agognata da Totò. Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Commncno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, Altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e d’llliria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte e duca di Drivasto e di Durazzo, così amava definirsi il grande Totò, il quale, pur di fregiarsi di questi altisonanti titoli nobiliari, spese una fortuna, ma senza rimpianti. Questa sfilza di titoli, a cui tanto teneva il principe del sorriso non furono altro che il frutto di un raggiro ad opera di un tal Pellicani (2), esperto di araldica oggi ottantenne ma ancora attivo con studio a Roma e a Milano.

Achille della Ragione, «Il Mattino», 29 luglio 2002

(1) Edoardo Clemente
(2) Luciano Pelliccioni di Poli


2014 04 18 Corriere della Sera Casa Museo Toto intro 1

Maestri Eduardo De Filippo lo amava, ma Napoli insegue invano da vent'anni un museo per lui

Ho capito la grandezza di Totò un giorno in cui camminavo per le vie della vecchia Napoli. In quel groviglio degradato di palazzetti fatiscenti e di vicoli senza speranza, a un certo punto mi indica no una di quelle case più desolate delle altre e una targa che dice che lì è nato Totò. Come avrà fatto chi è nato lì in quella casa e in quell’ambiente, che più misero non potrebbe essere, a diventare Totò, principe per discendenza caparbiamente rivendicata e principe del teatro? Qui, in questi vicoli e tra queste mura, ho immaginato infanzia e adolescenza del futuro Totò di cui nulla so e poco è stato raccontato. Ho immaginato le sue esperienze, le sue difficoltà, i suoi incontri e la scoperta della sua vocazione, ma come nasce e si forma un genio è stato sempre misterioso. Certo che lì in quella Napoli antichissima è nato un attore modernissimo, un attore diverso da tutti gli altri che lo avevano preceduto nella tradizione teatrale napoletana, pur così ricca di volti e di caratteri. Non c'è mai stato uno come lui, attore sì, ma anche vivente marionetta, maestro dell'ammicco e della contorsione esilarante, della gestualità disarticolata, istrione e macchiettista, saltimbanco, mimo delle atellane e figura futurista, maestro del linguaggio del corpo e della parola, insomma unico. Ce chi lo ha paragona-

Come Charlot - Attore, ma anche marionetta, campione dell'ammicco, della gestualità disarticolata, istrione e macchiettista

to a Charlot, ma solo perla sua grandezza e la sua popolarità.

Eduardo De Filippo, che lo incontrò e conobbe quando Totò era appena agli inizi, scrisse di lui giovanissimo un ritratto che ne fa risaltare l'umiltà e la fatica dell’apprendistato. Allora, al tempo della giovinezza di Eduardo, il lavoro dell’attore era più faticoso e più dure le condizioni di vita. A parte le tournée sfibranti, fatte con poca paga e brutti alberghi, a volte addirittura saltando i pasti, il ritmo era questo: prova dalle dieci a mezzogiorno. All una si iniziavano le recite, tre spettacoli al giorno, quattro nei festivi. Si usciva dal teatro a notte inoltrata. Fu questa la vita di Eduardo quando era scritturato dai teatri più popolari, il San Ferdinando, il Trianon, l’Orfeo. Qui la mattina alle dieci, in un bugigattolo di camerino dalle pareti gonfie di umidità, Eduardo andava spesso a far quattro chiacchiere con un amico appena più grande, un attore che a 16 anni già entusiasmava il suo pubblico, Totò. Nel camerino di Totò, sulla sua tavoletta del micco, avvolta in un pacchetto, la colazione di Totò, pane e frittata.

Non sapevo che Eduardo e Totò si conoscessero sin da ragazzi, e non sapevo che in occasione della morte di Totò, avvenuta nel 1967, Eduardo, rievocando quell'amicizia, aveva scritto che lui vedeva Totò «non come una curiosità di teatro ma come una luce che miracolosamente assume fattezze di una creatura irreale, che ha la facoltà di rompere, spezzettare e far cadere a terra i suoi gesti e raccoglierli poi per ricomporli di nuovo, e assomigliare a tutti noi, e che va e viene, viene e va, e poi torna sulla luna da dove è disceso».

Ed ecco ancora un altro ricordo di Eduardo, che è andato a trovare Totò alta fine dello spettacolo e lo aspetta nel suo camerino. Ormai Totò è diventato un attore importante, amato dal pubblico, ed ha un successo incontrastato: «Ora sono travolgenti gli applausi e le grida di entusiasmo di quel pubblico. Il numero di Totò è finito. Un rumore di passi lenti e stanchi si avvicina, la porticina del bugigattolo viene spinta dall’esterno. Totò deve aprire e chiudere più volte le palpebro, e sbatterle per liberarle dalle gocce di sudore che gli scorrono giù dalla fronte per potermi vedere e riconoscere e finalmente dirmi: Eduà, stai 'ccà».

Quelle palpebre che sbattono per liberarsi dal sudore rimangono impresse nella memoria. Si poteva in modo più eloquente e insieme poetico far capire di cosa è fatta la fatica dell'attore?

Sono passati ormai molti anni dalla morte di Totò, ed è sempre viva la sua figura nel nostro ricordo, si staglia sul palcoscenico o ci viene incontro dai numerosi film di cui fu protagonista, molti dei quali si reggono solo per la sua irresistibile presenza. Chi potrà mai dimenticare le sue trionfali marcette dei bersaglieri sulla passerella tra lo scrosciare degli applausi? 0 nei film la sua lezione su come si apre una cassaforte (I soliti ignoti) i suoi battibecchi con il grande Peppino De Filippo, runico che gli poteva stare accanto, i suoi dialoghi surreali con l’onorevole Trombetta portati avanti fino a un delirante parossismo? E chi potrà mai dimenticare le sue battute, i suoi «chicche e sia», i suoi equivoci verbali e le sue esitazioni sulla lingua italiana (come quando lui chiede informazioni a un vigile urbano) che lui sembra scoprire ogni volta come una lingua straniera, i suoi paradossali e sorprendenti rovescia-menti delle frasi fatte.

Lui è sempre l’unico, colui che esce da tutti gli schemi, non ce nessuno che gli si possa paragonare, neppure Pulcinella, alla cui famiglia pur appartiene. Più che un attore lui è una maschera, un archetipo, un’astrazione, che per una fatale congiunzione degli astri ha trasmesso subito, con l’immediatezza tutta inventata di una sconnessa gestualità, a volte meccanica come quella di un automa, e solo sua, il senso di una comicità universale che nessuno a Napoli ha mai raggiunto.

La sua fine iniziò in modo tragico sulle tavole di un palcoscenico con Totò nelle vesti di Napoleone, come racconta Franca Faldini, compagna della seconda parte della sua vita. Franca era anche lei sul palcoscenico a pochi passi da lui, quando lo sentì sussurrare: «Non ci vedo più: è buio». Lo aveva detto con voce pacata, «poi si scaricò in una mimica frenetica che fece delirare il pubblico, e tra le ovazioni di un teatro impazzito che urlava: Totò, si' 'na muntagna 'e zuccaro! si avviò a intuito verso le quinte».


2014 04 18 Corriere della Sera Casa Museo Toto intro 2

Due decenni fa la Regione Campania acquistò due appartamenti nel Palazzo dello Spagnuolo, un edificio barocco del quartiere natale di Totò, il rione Sanità, per farci un museo a lui dedicato. Il Comune fece la ristrutturazione, ma la collezione di cimeli, di proprietà dell’Associazione Antonio de Curtis, legata alla famiglia, non vene allestita e sopraggiunse il degrado. Nello scorso censimento del Fondo per l’ambiente italiano (Fai) «I luoghi del cuore» il museo per Totò raccolse 43.126 voti risultando il quarto luogo più votato in Italia.

Come previsto dal regolamento del concorso, l’Associazione de Curtis potè allora avanzare una richiesta di sostegno per realizzare il museo pari a 30 mila euro. Il Pai ha accolto la richiesta e predisposto l’erogazione della cifra con Intesa Sanpaolo, ma l’ha vincolata alla costituzione di una fondazione a cui vengano legate le proprietà della collezione e della sede espositiva. In questi mesi, il Comune avrebbe deliberato un’assegnazione di fondi per intervenire nuovamente sugli appartamenti ammalorati e per realizzare un ascensore per il museo, ma la condizione richiesta dal Fai — posta per dare chiarezza e futuro alla gestione — non è stata soddisfatta. Ora il Fai ha concesso una definitiva proroga fino al 15 ottobre.

Raffaele La Capria, «Corriere della Sera», 18 aprile 2014


2017 04 15 Repubblica Museo intro

Il Comune assicura: entro 18 mesi aprirà un centro al palazzo dello Spagnolo. E annuncia: si cerca un altro edificio da destinare a sede per raccogliere tutti i nuovi materiali

Conto alla rovescia a 18 mesi per l'apertura a palazzo dello Spagnolo alla Sanità del museo di Totò, finora un miraggio per Napoli che attende da decenni l'inaugurazione di uno spazio permanente riservato al grande attore. « Sarà la volta buona» assicura Nino Daniele, assessore comunale alla Cultura «entro un anno e mezzo palazzo dello Spagnolo ospiterà una esposizione di materiali attinenti principalmente al rapporto tra Totò e Napoli e una serie di laboratori teatrali e formativi rivolti ai giovani che coinvolgeranno le varie realtà attive nel quartiere. Pensiamo sicuramente al Nuovo Teatro Sanità e alle tante associazioni del territorio». E rilancia: «La mole di documenti, testimonianze, oggetti emersa per la mostra "Totò Genio" è talmente vasta che l'amministrazione immagina, in accordo con gli eredi di Totò, un ulteriore progetto espositivo permanente. Siamo alla ricerca di un altro edificio, sempre al Rione Sanità, l'idea è quella di un museo allargato». La città che da troppo tempo aspetta un solo museo, dovrebbe addirittura averne un secondo, non c'è da essere scettici? «Un grande museo - conclude Daniele - non si fa in un giorno, per ora è un'ipotesi affascinante dettata dalla presa di coscienza dell'esistenza di un patrimonio immenso, non siamo in fase attuativa ma vale la pena tentare».

2017 04 15 Repubblica Museo f1

La figlia di Liliana: “Appoggiamo tutte le proposte che favoriscono la nuova installazione”

L’assessore Daniele: “Sarà la volta buona, ospiterà non solo documenti, ma laboratori di teatro”

Nel frattempo la ricerca di un luogo adatto è già partita, lo conferma Ivo Poggiani, presidente della III Municipalità: «È presto per parlarne, abbiamo stilato un elenco di edifici possibili, anche poco fuori il Rione, intorno a piazza Cavour. Siamo certi, invece, di farcela in 18 mesi per palazzo dello Spagnolo». A breve, il bando di gara per l'affidamento dei lavori da effettuare al secondo e terzo piano. La proprietà è della Regione ma è in comodato d'uso al Comune dal 2000 al 2021. Una iniziativa ferma da almeno 17 anni. «Abbiamo stanziato 400mi-la euro, fondi del bilancio comunale, per il completamento della struttura che arriva a 800 metri quadrati complessivi su due livelli» spiega Carmine Piscopo, assessore comunale alle Politiche urbane «problemi di infiltrazioni e l'installazione dell'ascensore, previsto dalla normativa per permettere l'accesso ai diversamente abili, hanno sottratto tempo alla realizzazione degli interventi. Adesso l'autorizzazione del condominio e i permessi della soprintendenza sono arrivati». Cauta ma emozionata del possibile traguardo, la famiglia. «Confidiamo nelle istituzioni» commenta Elena Anticoli de Curtis, nipote dell'attore e presidente dell'associazione "Antonio de Curtis, in arte T otò" che si occupa della memoria del nonno dalla madre Liliana, unica figlia del principe. «L'obiettivo della nostra associazione - precisa - è ripristinare e preservare il suo ricordo, daremo tutto il nostro appoggio a qualsiasi proposta che andrà in questo senso, il popolo di Napoli, che tanto ha amato e ama Totò, merita il museo».

Adele Brunetti, «Repubblica», 15 aprile 2017


2020 02 26 Corriere del Mezzogiorno Museo Toto intro

«L'incontro è stato molto positivo, sono andata via con belle sensazioni». Così Elena Anticoli de Curtis, nipote di Totò, all'indomani della riunione con il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini, sulla vicenda dell’apertura del museo di Totò. Un primo incontro, per conoscersi e per sondare la disponibilità della famiglia de Curtis a proseguire nell’intento di aprire finalmente al pubblico un luogo in ricordo di Totò.

Il Mibac è pronto anche a investire, a patto che venga istituta una fondazione che diriga il museo. Agli eredi di Totò toccherebbe l’allestimento e la cura della mostra, che dovrebbe essere permanente, nei locali individuati anni fa nel palazzo dello Spagnuolo al rione Sanità. «Sarebbe finalmente la fine di un percorso - ha proseguito Elena Anticoli de Curtis - che renderebbe onore alla figura di mio nonno. Figura anche in qualche modo bistrattata.

Con la realizzazione del museo, sì mette un punto all vicenda, si mette un po’ di ordine e si onora uno dei figli illustri di Napoli». I prossimi step saranno estremamente operativi: la famiglia de Curtis dovrà aggiornare il Ministero su quelle che sono le cose necessarie per approntare il museo, il Comune, invece, dovrà rendere fruibile è utilizzabile i locali dove sarà allestito il museo. Per ora non ci sono tempistiche ma, ormai, visto l’interessamento del ministero sembra ben avviato il progetto di riapertura al pubblico del museo dedicato a Totò. (

Walter Medolla, «Corriere del Mezzogiorno», 26 febbraio 2020


28 Feb 2020

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Stylo 24, 28 febbraio 2020
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15 Feb 2020

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Quotidiano Napoli, 15 febbraio 2020
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Riferimenti e bibliografie:

  • Adele Brunetti, «Repubblica», 15 aprile 2017
  • Walter Medolla, «Corriere del Mezzogiorno», 26 febbraio 2020