Totò impugnerà la spada di Don Chisciotte

Don-Chisciotte

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Ho conosciuto il regista Aldo Vergano ai tempi de «Il sole sorge ancora», un film che ancora oggi incontra successo e calorosi consensi nei paesi di nuova democrazia. Scrivevamo la sceneggiatura in una stanzetta fredda dell'ANPI a Milano.

Pochi credevano, allora, nel cinema italiano. Poi venne la grande delusione del cinema americano e «Roma città aperta», «Sciuscià», «Paisà», «Il sole sorge ancora», sfondarono in tutto il mondo.

«Il sole sorge ancora» costituì per tutti noi un'importante esperienza. Il successo del film ci garantì che la strada imboccata era quella buona punto per molti anni si era scritto che bisognava guardare alla realtà, creare il cinema dalla vita reale, fare del cinema uno specchio ed un interprete delle esperienze e delle passioni popolari. uscivamo dalla prova con maggiore sicurezza.

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De Santis fece «Caccia tragica». Ad uno ad uno vennero gli altri film neorealisti, gli altri film ispirati alla cronaca e ai problemi più vivi del nostro paese.

Vergano andò in Polonia. Il successo de «Il sole sorge ancora» gli aveva guadagnato un contratto e lo conduceva ad un'esperienza di grande importanza. I giornali polacchi che oggi Aldo mi mostra parlano di «Passo del diavolo» con entusiasmo e soddisfazione. 

I cineasti polacchi, che pure contano fra di loro registi e tecnici di primo ordine (sono noti, ormai i nomi di Ford per la «Strada del confine» e della Jakubowska per «L'ultima tappa»),  hanno di nuovo invitato Vergano per un film.

Aldo mi parla dei suoi impegni in Italia. Due impegni singolari: un film sui banditi siciliani e un film con Totò. 

Il film sui banditi siciliani dovrebbe chiamarsi «Montelepre». Il nome ha fatto paura. i banditi ci sono, ma è meglio dire, ancora una volta, che ”qualsiasi riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale”... Il nuovo titolo provvisorio sarà dunque «I fuorilegge». Ad ogni modo il cinema italiano bada alla sostanza, e Vergano cercherà di trattare il problema con onestà e obiettività.. Protagonisti del film: Vittorio Gassman, Maria Grazia Francia, Ermanno Rondi.

«E il film con Totò?»

«Si tratta di una variazione sul tema classico di Don Chisciotte - mi dice Vergano -. Il fatto che si sia pensato a Totò come protagonista del film non indica in alcun modo che si voglia ancora una volta costruire un film di cassetta su di una trovata brillante. Io credo che sia utile fare un film con Totò, proprio si si ha qualcosa da dire, se si riesce, cioè, a dare un senso umano a questo nostro umano personaggio, a questa maschera oggi così popolare.

Troppe volte, ormai, si è visto Totò costretto a ripetere meccanicamente atteggiamenti e battute da lui stesso inventate alcuni anni fa o ricalcati sulla prosa dei settimanali umoristici. Nel mio film Totò impersonerà la figura di un giovanotto il quale, carico di debiti di ogni genere, viene denunciato dai creditori e condannato, secondo le consuetudini vigenti Spagna quattro secoli fa, al taglio della mano. Poiché la folla si commuove alle sue tristi sorti, i magistrati gli concedono una proroga di dieci giorni. La fortuna vuole che egli ritrovi suo zio, il famoso Cavaliere Don Chisciotte, il “nostalgico” della Cavalleria, l'eroe incompreso che, nell'età dei commerci e delle industrie nascenti, aveva tentato di resuscitare favolosi miti del buon tempo andato. Il buon Cavaliere è in punto di morte ed ha tempo di nominare Totò suo erede universale. Totò entrerà, però, in possesso dell'eredità (cioè una cassetta, una vacca e un ronzino) se sarà capace di ritrovare l’elmo di Mambrino, perduto dal Cavaliere in una delle sue tante romantiche battaglie. Nel frattempo, sarà il notaio ad usufruire dell'eredità.

Dopo aver vissuto una serie di avventure ed aver superato tutti gli ostacoli e i tranelli tesigli da Brinuccio, sicario del notaio, Totò finisce per venir di nuovo condannato, questa volta per furto sacrilego. La pena è il rogo. Il rogo che è stato composto da un famoso pirotecnico, esplode e porta Totò, a razzo, nel castello di Venares, dove l'elmo di Mambrino è stato utilizzato come mangiatoia per i cani. Dopo una furiosa contesa con i mastini ed un torneo con Brinuccio, Totò, aiutato dal suo scudiero Sancio Pancia, riesce a conquistare l’elmo. Ma intanto, i dieci giorni concessigli per il pagamento dei debiti sono scaduti e, al suo paese, il notaio liquida la sua proprietà col pretesto di pagare i creditori.

Sancho Pancia e la donna che si era innamorato dell'erede - ora che questi non possiede più niente - se ne vanno col notaio, arricchito dall’affare. Totò si unisce a una colonia di forzati, dopo averli liberati lancia in resta, e va con loro alla ventura.

«La sceneggiatura, alla quale stanno lavorando Barbaro, Zavattini, Pietrangeli, Bollero, Battistrada - ha continuato Vergano - mi offre la possibilità di tentare veramente qualcosa di interessante. Non sono il primo a pensare che si possa costruire con Totò, un personaggio di una certa consistenza poetica. Ma forse, altre volte, è mancato il soggetto, forse i produttori non hanno avuto il coraggio di puntare seriamente su questa carta. L'impegno finanziario del film è già un'indicazione: sarà, questa volta, un lavoro in costume, con scene in esterno che verranno girate in Sicilia, in un paesaggio ancora ricco di vestigia spagnolesche.

Carlo Lizzani, «L'Unità», 19 febbraio 1950


L'Unitàò
Carlo Lizzani, «L'Unità», 19 febbraio 1950