Palermi Amleto

Amleto Palermi 2 bio


(Roma, 11 luglio 1889 – Roma, 20 aprile 1941) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano.

Biografia

Nato a Roma, viene condotto a Palermo ancora lattante (6 mesi) dal padre Raoul Vittorio (il celebre Gran Maestro e Commendatore dell'Oriente d'Italia, Loggia di Piazza del Gesù, ultimo "33" prima dello scioglimento delle logge massoniche ad opera di Mussolini, nel 1921), divenuto direttore del Giornale di Sicilia, con la madre Emilia Scarpelli (zia di Furio Scarpelli) ed i tre fratelli, Manfredi, Gustavo ed Italo. Amleto, qui, divenuto giovanotto, inizia a scrivere opere di prosa teatrale dialettale, per tornare nella capitale nel 1913, trovando lavoro come giornalista a successivamente come sceneggiatore per il cinema muto.
Nel 1914, lavora al suo primo film, "L'Orrendo Blasone", prodotto dalla Gloria Film, da quel momento diverrà uno dei registi più richiesti, sino a trasferimento, dopo la guerra, in Germania, a causa della crisi del Cinema italiano, dove dirige un discreto numero di pellicole.
Nel 1929 torma a Roma, con l'arrivo del cinema sonoro, e dirige una grande quantità di film, circa 35 sino all'inizio della seconda guerra mondiale, divenendò uno dei registi più prolifici.

Amleto PalermiSposa Ida Molinaro, ed ha tre figli: Fioretta, Filippo e Francesco Saverio. il secondo, mimmo (Filippo) morirà prematuramente il 18 febbraio 1925. Francesco Saverio nascerà, curiosamente, esattamente un anno dopo, il 18 febbraio 1926.
Muore ancora giovane nel 1941 a Roma, per una crisi di meningite streptococcica, a causa del fatto di non poter ancora essere, purtroppo, curato con gli antibiotici.
I nipoti, Giorgio, Elisabetta e Mario (figli di Fioretta) e Luca Massenzio (noto pittore, figlio di Francesco Saverio) sono ancora vivi a Roma e Milano.


Galleria fotografica e rassegna stampa


1941 05 06 Tempo Amleto Palermi intro

Amleto Palermi, morto in questi giorni a Roma, era nato a Roma l'11 luglio 1890. Il cinema non è stato per lui un campo di incerte e mutevoli avventure, intraprese per amore dell'arte, ma piuttosto un mestiere che si abbraccia da giovane, come la scelta di una carriera, e che si professa senza incertezze e senza preoccupazioni d'ordine estetico o morale. Diffatti, la sua prima pellicola risale al 1914. Da allora. Amleto Palermi non ha fatto altro che fare il regista, adattandosi a subire i mutamenti imposti dalla tecnica o dalle correnti artistiche alle quali egli non partecipava.

1941 05 06 Tempo Amleto Palermi

Quando il cinema italiano non fu più in grado di offrirgli del lavoro in Patria, emigrò e lavorò parecchio tempo in Francia e in Germania. Ebbe allora l'occasione di realizzare, nel 1926, un « Enrico IV » con Conrad Veidt, dalla commedia di Pirandello, che è probabilmente la sua pellicola migliore. La sua prima pellicola si chiamava « Colei che tutto soffre ». Un'altra, del medesimo periodo d'oro del cinema muto. è m La danzatrice d'Oriente ».

Ritornò in Italia nel 1926 per intraprendere una nuova edizione del colosso « Gli ultimi giorni di Pompei », quando la cinematografia italiana cambiò indirizzo e si mise a battere nuove vie. La prima pellicola della nuova serie è « La vecchia signora » (1932), e in seguito diresse alcune pellicole con Angelo Musco, come « Paraninfo » e « Fiat volantas Dei ».

1941 05 06 Tempo Amleto Palermi f2

Un amico mi disse una volta, a Parigi, che aveva conosciuto Palermi a Roma e che questo regista rappresentava per lui uno dei più grandi misteri del cinema: perchè mai Palermi faceva il regista? Non aveva particolari attitudini e nemmeno una grande passione, eppure nessuno avrebbe potuto fargli cambiare carriera. Palermi considerava proprio il cinema alla stregua di qualsiasi altro mestiere, senza entusiasmo, ma con buon senso e onestà, lavorando coscienziosamente e applicando quelle regole, non suo personali, ma che egli aveva appreso e che gli erano rimaste per tradizione e che credeva le più atte a conseguire un buon successo commerciale. E infatti le sue migliori pellicole furono quelle nelle quali potè liberamente introdurre gli ambienti più familiari e che più conosceva come, ad esempio, « Napoli d'altri tempi ».

Quando lavorava alla sceneggiatura, stupiva talvolta i suoi collaboratori per l'insistenza colla quale propugnava situazioni comunemente definite banali e artificiose: mi raccontarono una volta che Palermi in non so più quale pellicola mai realizzata, insistette perchè alla fine di una conclusiva cerimonia nuziale fosse un cieco a suonare l’organo in chiesa. Non aggiungeva spiegazioni, soltanto ripeteva con ostinazione che a quel punto il pubblico avrebbe pianto.

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Del resto, Palermi fu soggettista di molte pellicole sue o di altri registi e tra l'altro è sua l'idea centrale de « Il signor Max » che è diventato nelle mani di Camerini una eccellente commedia cinematografica. Anche uno dei suoi ultimi lavori. « La peccatrice », realizzato interamente al Centro Sperimentale di Cinematografia, presentava molti lati interessanti e introduceva delle situazioni che molti altri suoi colleghi, più artisti e più ricchi d'ispirazione, non avrebbero forse avuto il coraggio di affrontare.

Purtroppo alle pellicole di Palermi nuoceva una tecnica troppo affrettata e la ingenuità di certe situazioni che avrebbero potuto raggiungere l’effetto voluto, purché trattate con maggiore abilità.

L. C., «Tempo», anno V, n.101, 8 maggio 1941


E’ morto a Roma dopo breve malattia il regista Amleto Palermi. Nato a Roma l'11 luglio 1890, sin dall’epoca del film muto Palermi aveva svolto una intensa attività nel campo cinematografico (la sua opera culminante fu allora Gli ultimi giorni di Pompei), attività che si era anche accentuata con l’avvento del film sonoro. A questo secondo periodo appartengono i suoi mignori film. Dal successo della Vecchia signora ad alcune popolari pellicole di Angelo Musco, da Napoli di altri tempi a Cavalleria Rusticana, numerosissimi sono i film di questo fecondo e fortunato regista. Egli aveva appena ultimato L'Elisir d'Amore, interpretato da Margherita Carosio e Armando Falconi.

Con Palermi il cinema nazionale perde uno dei più esperti e sicuri artefici. Nel referendum che due anni or sono la rivista Cinema aveva bandito per sapere quali fossero il regista, l'attore e l'attrice più favoriti dal pubblico, Amleto Palermi aveva avuto il primato dei voti tra i registi.

«Corriere della Sera», 21 aprile 1941


1941 04 21 Il Piccolo delle ore diciotto Amleto Palermi morte intro

Stamattina è morto a Roma il regista cinematografico Amleto Palermi. La sua scomparsa toglie alla nostra cinematografia una delle forze migliori. Amleto Palermi, nato a Roma nel 1890, era già da moltissimi anni uno dei registi più noti al grande pubblico. Iniziò la sua dinamica attività cinematografica nel 1914. Lavorò parecchio al tempo del muto. Con il sonoro cominciò con «La vecchia signora» del 1932 che fu uno dei film migliori del momento. I suoi lavori più noti sono: «La segretaria per tutti», «Non c’è bisogno di denaro», «Creatura della notte», «Il treno delle 21.15», «Il paraninfo», «L’eredità dello zio buonanima», «Fiat voluntas Dei», «Il corsaro nero», «Vivere», «Napoli d’altri tempi», «Le due madri», «Napoli che non muore». Nel 1939 venne la bellissima «Cavalleria rusticana». Una tra le migliori sue opere è forse l’ultima apparsa sullo schermo: «La peccatrice», che ha avuto unanimi consensi di critica, che si è fatta distinguere per le felici notazioni d’ambiente. Era nel pieno vigore delle sue forze ed esprimeva frequentemente grandi propositi. La sua mancanza non potrà non essere sentita dal complesso della nostra produzione.

«Il Piccolo delle ore diciotto», 21 aprile 1941


E' morto il regista Amleto Palermi Roma, lunedi sera. E' morto stamane a Roma il regista Amleto Palermi che un referendum indetto lo scorso anno dal settimanale Cinema de/ini il più grande regista d'Italia.

1941 04 21 La Stampa Amleto Palermi morte introAmleto Palermi, ancora giovane, poiché era nato a Roma l'il luglio 1890, era già da moltissimi anni uno del registi più noti al grande pubblico. Si può anzi dire che del grande pubblico egli era il prediletto poiché lo scorso anno il favore di esso lo elesse al primo posto della graduatoria pe. il referendum della rivista Cinema. Palermi fu proclamato il migliore regista con 9950 voti, e uno dei migliori fra i suoi.film, Cavalleria rusticana, fu classificato secondo nella graduatoria per i film, immediatamente dopo a Luciano Serra pilota.

Inizió la sua attività cinematografica nel 1914. Aveva prima tentato il teatro. Lavorò parecchio al tempo del muto. Con il sonòro cominciò nel 1932, con La vecchia signora e fu uno dei migliori film del momento; poi Zaganelto e il cavaliere, La fortuna di Zanze, La segretaria per tutti. Nel 1933 diresse Non c'è bisogno di denaro in cui rivelò al grande pubblico Maria Denis; nel 1934 diresse Ani¬ lina caricatura di Palermi. ni Falpalà, Creature della notte, Il treno delle 21,15. Nel 1934 iniziò pure la fortunatissima serie di film con Angelo Musco, che dovevano guadagnargli decisamanete il favore del grande pubblico; i-primi furono 71 paraninfo. L'eredità della zio buon'anima e, nel 1935, Fiat Voluntas Dei. Aveva guadagnato anche il favore dei produttori che vedevano in lui un regista di sicuro rendimento. Egli non ne abusò, cercò anzi di migliorare, sempre in quanto era possibile, il tono della produzione affidatagli.

Il Corsaro nero e Vivere, sono due grandi successi di incassi e di pubblico. Altri film, che servirono a consolidare la sua fama presso il pubblico, furono Napoli d'altri tempi, Le due madri, Napoli che non muore. Nel 1939 venne Cavalleria rusticana che è ritenuta fra le sue migliori opere. E' noto che egli realizzò il film senza l'ausilio della musica celebre di Mascagni, tuttavia riuscì ugualmente ad imporre al pubblico la trama di Verga e a trarne un racconto cinematografico fluido ed estremamente emotivo. La sua opera migliore forse è l'ultima apparsa sugli schermi: La peccatrice, che na avuto unanimi consensi di critica e che si è fatta distinguere per le felici notazioni d'ambiente.

«La Stampa», 21 aprile 1941


1941 04 26 Film Amleto Palermi Morte intro

Nel pieno vigore delle sue forze fisiche e nella piena maturità del suo ingegno, dopo breve ma gravissima e penosa malattia, alle ore 24 del 20 aprile è morto in Roma, nella sua casa di via Boezio 7, il regista Amleto Palermi. Era nato a Roma, l’11 luglio 1889.

Amleto PalermiCon l’improvvisa scomparsa di Amleto Palermi (si può dire ch’egli sia morto sul lavoro avendo appena iniziato un nuovo film La donna senza nome) la cinematografia italiana perde uno dei suoi elementi migliori, uno dei suoi artefici più rappresentativi, il lutto non è soltanto del nostro cinema ma anche del cinema europeo, al quale Palermi diede — e non solamente nel periodo del muto — film memorandi.

A diciassette anni Palermi entrò in giornalismo e cominciò a scrivere commedie in dialetto (egli era siciliano) e in lingua, riscuotendo lusinghieri successi.

Le commedie: ‘U lupu (1909), compagnia di Micio Grasso, teatro Garibaldi di Palermo; Amuri foddi (1912), compagnia Marazzi-Diligenti, teatro dei Fiorentini di Napoli; La vela grande (1913) compagnia di Giovanni Grasso, teatro la Pergola di Firenze; Il primo amore (1919) compagnia di Giovanni Grasso, teatro Eliseo di Roma; Il Tesoro d’Isacco (1920) compagnia di Giovanni Grasso, teatro Sannazaro di Napoli.

Poi, come Oxilia, Camasio e Zorzi — suoi colleghi di teatro —, si avvicinò al cinema che allora al pari di oggi si nutriva di teatro. Il 14 febbraio 1914 Palermi iniziò la sua attività di regista alla Film Artistica Gloria di Torino: aveva venticinque anni e il film che gli venne affidato s’intitolava: Colei che tutto soffre: e vi prendevano parte come interpreti: Mario Bonnard, Maria Caserini, Vittorio Rossi Pianelli, Fanny Ferrari e Mimi Aylmer.

Palermi asseriva d’esser anzitutto soggettista e sceneggiatore e poi regista, « Faccio il regista — egli diceva — per evitare tradimenti o cattive interpretazioni ». Non era un parlare a vuoto, codesto, perch’egli era cosciente delle proprie qualità e possibilità: non pretendeva mai di agire oltre i suoi limiti; limiti che egli stesso si imponeva sovente.

Dirigendo voleva completa libertà d’azione: anche se il soggetto era suo, se la sceneggiatura era sua e già definita in ogni particolare, amava mutarla rinnovarla vivificarla in sede di lavorazione secondo che il suo estro, la sua sbrigliata fantasia gli dettavano durante la stessa ripresa. In ogni suo film si notano questi momenti di felice intuizione, questi attimi di genialità che risolvono sempre una situazione incerta o avvivano un’azione fiacca o colorano una recitazione sbiadita o rinvigoriscono una debole sceneggiatura.

Direi che questa era la sua maggior dote, derivante dal profondo senso del cinema ch’era in lui, dalla specialità di vedere e di pensare cinematograficamente a bagliori, dalla facilità quasi estemporanea di narrare cinematograficamente, i suoi film, infatti, scorrono senza soste, senza rallentamenti, placidi e tranquilli come un calmo e ampio fiume; sono chiari come concezione, semplici come narrazione, aperti come comprensione.

E’ una stretta conseguenza di ciò il grande favore popolare che riscuoteva Palermi, favore che si concretò con il referendum indetto dalla rivista « Cinema » tra i suoi lettori dal novembre 1939 al gennaio 1940. Amleto Palermi fu acclamato primo regista italiano con 9.950 voti (seguiva Camerini con 9.462 voti) ; e due dei suoi ultimi film, Cavalleria rusticana e Follie del secolo ottennero il 2. e il 3. posto (il primo toccò a Luciano Serra pilota).

In verità Palermi dimostrò in varie occasioni di essere il più eclettico, il più pronto, il più aggiornato (dei suoi coetanei) regista italiano; di saper dirigere il film d’eccezione e quello di produzione corrente, il film in costume e quello moderno, il film comico e quello drammatico, il film psicologico e quello storico. In ventisette anni di incessante attività registica, egli conta i successi più numerosi. La sua esperienza incalcolabile gli valeva molto per rimanere sempre in equilibrio e risolvere i casi più difficili e disperati e aveva il grande pregio di saper realizzare senza sdegni o mortificazioni anche un film (e diversi ne realizzò) in cui non occorresse tanto gusto o cultura (che certo non gli mancavano) quanto pratica della macchina e scioltezza nell’inquadratura. Egli era capace di passare dal soggetto alla presa diretta senza l’ausilio della sceneggiatura scritta: la inventava al momento di girare. Credo che per ciò egli sia stato il regista ideale per il produttore italiano: l’ha fatto sempre guadagnare, mai rimettere.

Lavoratore instancabile egli consumò giorno per giorno il suo corpo e il suo cervello, le sue energie fisiche e spirituali che sembravano inesauribili. Egli non conosceva, forse, il motto di Ludovico Antonio Muratori : « Non il riposo ma il mutar fatica alla fatica sia solo ristoro » ; non lo conosceva ma lo attuava, logorandosi senza posa. Il suo cervello era continuamente in azione, ovunque si trovasse, a qualunque cosa attendesse: egli prendeva sul serio il suo lavoro di uomo del cinema, ch’era la sua vita.

Con la sua aria un po’ ironica e alquanto scanzonata, con il suo volto sorridente, gli occhi dallo sguardo puntuto che ti squadravano dentro; provvisto di una mimica prodigiosa, di una mobilità facciale sorprendente, di una resistenza eccezionale, di una vivacità unica; con il suo cuore aperto e fraterno di siciliano puro, con il suo fare cordiale e cameratesco Amleto Palermi era insieme un artista e un uomo simpaticissimo che non voleva male a nessuno e si faceva amare da tutti amici e nemici (se ne aveva).

E tutti oggi sentiamo il vuoto, il grande vuoto che egli ha lasciato nelle file del cinema.

F. C., «Film», 26 aprile 1941 

P. S. — Un regista che muore lascia film e non libri; i film si stampano in poche decine di copie mentre i libri in migliaia e migliaia di copie e sono acquistabili e leggibili da tutti quando si voglia.

Il ricordo degli scrittori è più diffuso e duraturo. Se muore un commediografo, è facile ripresentare le sue migliori commedie, ogni qual volta lo si creda opportuno. In quanto ai reg sti i modi tangibili di ricordarlo pubblicamente sono minimi e limitatissimi. Per onorare la memoria di Palermi pensiamo che sarebbe il caso di organizzare presto una serata in un cinema delle principali città italiane con una antologia dei suoi film migliori. E questa antologia potrebbe anche essere inviata all'estero. E’ una proposta.



Amleto PalermiAmleto Palermi è morto pochi giorni fa. Era nato a Roma l’11 luglio 1890, il cinematografo italiano, che per tanti anni lo ha visto, pronto ed attivo, tra le sue file, denuncia oggi una perdita che va al di là dei valori e di una classificazione puramente fredda ed accademica della sua opera complessiva, ma deve soprattutto tener presente il fatto umano. Perciò la perdita di Amleto Palermi deve anzitutto essere sentita da un punto di vista sentimentale e materiale: non bisogna infatti dimenticare che Palermi non soltanto aveva fermamente creduto nel cinema italiano, al quale aveva dato sinceramente la parte migliore di sé, tutto il suo entusiasmo, la sua fede, la sua giovinezza, ma che rappresentava, in questo cinema, proprio una delle parti migliori e più solide. I suoi film restano insomma tra le cose positive e realizzate, e qualcuno di essi tra le cose migliori che questo cinema aveva saputo offrire al suo pubblico.Amleto Palermi è morto pochi giorni fa. Era nato a Roma l’11 luglio 1890, il cinematografo italiano, che per tanti anni lo ha visto, pronto ed attivo, tra le sue file, denuncia oggi una perdita che va al di là dei valori e di una classificazione puramente fredda ed accademica della sua opera complessiva, ma deve soprattutto tener presente il fatto umano. Perciò la perdita di Amleto Palermi deve anzitutto essere sentita da un punto di vista sentimentale e materiale: non bisogna infatti dimenticare che Palermi non soltanto aveva fermamente creduto nel cinema italiano, al quale aveva dato sinceramente la parte migliore di sé, tutto il suo entusiasmo, la sua fede, la sua giovinezza, ma che rappresentava, in questo cinema, proprio una delle parti migliori e più solide. I suoi film restano insomma tra le cose positive e realizzate, e qualcuno di essi tra le cose migliori che questo cinema aveva saputo offrire al suo pubblico.

La vecchia signora, Napoli d’altri tempi, Follie del secolo; Cavalleria rusticana, I tre misantropi, La peccatrice, sono tra i film più importanti e più significativi della nostra produzione dal 1930 in poi. Tra tutti questi film vanno poi staccate le sequenze e i brani di vita paesana, che Palermi, come altri nostri registi, sentiva in maniera particolare. Un gusto preciso dei personaggi definiti di un piccolo centro, nelle loro azioni e nelle loro relazioni più semplici e comuni. Le piazzette affollate, l’uscita dalla chiesina nella domenica, come in Due madri e in Cavalleria Rusticana, ed in molti film interpretati da Musco, rivelavano la tendenza di Palermi di raccontare questi brani che particolarmente erano sentiti da un certo pubblico e che si riallacciavano (vedi anche in parte Vecchia guardia e in 1860 di Blasetti e Il cappello a tre punte di Camerini) alla vera e genuina tradizione del cinema italiano. Si potrebbe forse addirittura parlare di lui come di uno dei promotori dell’avanguardismo italiano, che poi, per tante ragioni, non ha avuto più seguito, o, meglio, non ha trovato espressione concreta nella produzione normale.

Ci ricordiamo di Palermi come di un uomo geniale, pieno di idee, sempre attivo con la sua fantasia fertile, cordiale con gli attori e con la gente che lavorava con lui. Il teatro di posa spesso lo stancava: e preferiva allora pensare alla scena seguente, o allo spunto di regia, chiacchierando con gli amici e bevendo il caffè. Ma, ritornato in teatro, non c’era caso che vi giungesse sprovveduto od incerto. Il suo fascino e la sua personalità si esprimevano con sorrisi e con un giuoco vario di gesti e di mimica. Ma tutti in teatro sentivano la forza della sua « fantasia »: e su questo piano lo si seguiva con facilità, essendo le sue idee di portata non astrusa. Nato a Roma, aveva vissuto e studiato in Sicilia, dove aveva anche compiuto gli studi universitari. Poi, a Roma, cominciò a fare il giornalista, e in seguito scrisse anche delle commedie e dei drammi, uno dei quali ancora si recita presso le filodrammatiche rionali. Il suo debutto cinematografico risale circa al 1914 con il film Colei che tutto soffre. Ma è soltanto nel 1916 che la sua attività comincia a diventare continua. Fu allora infatti che fece, come soggettista e come regista, Il sogno di Don Chisciotte, film muto che preannunciava la vittoria dell’Italia nella guerra mondiale. Da allora non lasciò più il cinematografo, ed anzi vi si dedicò con sempre maggiore passione e convinzione nei suoi mezzi. La bella salamandra è del 1916: ma da ora in poi la sua attività non avrà soste. Qualche anno più tardi, verso il 1925, si recò in Germania, dove realizzava un ottimo film tratto dall’Enrico IV di Pirandello, interpretato da Conrad Veidt. Sempre in Germania diresse L’età critica, da un dramma di Max Dreier, e L’uomo più allegro di Vienna con Ruggero Ruggeri. Nel 1926, tornato a Roma aveva diretto Gli ultimi giorni di Pompei, che si riallacciava ad una produzione ormai abbandonata e fuori moda.

Con l’avvento del sonoro, Palermi è uno degli organizzatori della Caesar Film, che gli affidò la regìa della Vecchia signora, dov’egli riusciva a realizzare un contrappunto visivo sonoro.
La sua attività collaterale di soggettista, e quella lontana, ma non dimenticata passione per il teatro, ci fanno intravvedere in lui non soltanto l’uomo che, in possesso dei mezzi espressivi del cinematografo, riusciva a realizzare opere formalmente compiute e prive di difetti esteriori, ma soprattutto un artefice guidato da un istinto e da un ingegno vivo e presente, capace in ogni momento di destarsi e di dettare e suggerire idee derivanti da una personalità spiccata di artista.

Si può dire, in definitiva, che con Palermi, la cinematografia italiana ha perduto uno degli uomini più fecondi e più attivi, uno degli uomini sui quali avrebbe sempre potuto contare per realizzare opere significative ed equilibrate. Vinse nel 1940 il Referendum di Cinema per il regista migliore.


Partire, di Amleto Palermi



1941 04 22 Gazzetta del Popolo Amleto Palermi morte

Alle 2,30 di stamane è morto a Roma, in seguito a postumi influenzali, il regista Amleto Palermi. Era una delle forze migliori della nostra cinematografia e una delle firme più popolari. Ancora giovine (era nato a Roma l'11 luglio 1890) aveva esordito nel 1914 per conto della «Gloria Film». Da principio aveva tentato anche la carriera di autore drammatico. Ricordiamo La vela grande rappresentata nel 1914 da Grasso con successo. Dopo era passato al regno della celluloide con vulcaniche idee e iniziative che gli facevano concepire più filmi contemporaneamente. Mostrava eccellenti qualità di sagace improvvisatore, anzi di intuitivo, che gli consentivano di condurre a termine in breve tempo complessi filmi. Il referendum indetto dalla rivista «Cinema» nel 1934 lo collocò con quasi 10 mila voti al primo posto tra i direttori italiani, confermando la fama e la versatilità di questo artista. Tra le varie sue pellicole ricorderemo Colei che tutto soffre e Gli ultimi giorni di Pompei, un pezzo di bravura, imponente saggio di messa in scena che precede di dieci anni almeno i «colossi» di America

Riuscì a imporsi sia nel genere drammatico che nel comico: certo prediligeva i temi umanitari e patetici e in questo terreno ci ha dato uno dei suoi migliori filmi La vecchia signora, su soggetto di Orsino Orsini, con l’interpretazione di Emma Gramatica. Questo lavoro è del 1932 e ha pregi riconosciuti e sostanziali confermati in una lunga serie di successivi filmi, tra i quali ricordiamo La fortuna di Zanze, Non c’è bisogno di denaro, Nini Falpalà, La creatura della notte, Il paraninfo, L’eredità dello zio bonanima, Fiat voluntas Dei (questi ultimi tre con Musco), e ancora Porto, Il corsaro nero, Partire, Vivere, I figli del marchese Lucerà, Napoli d’altri tempi, Napoli che non muore, Elisir d’amore.

Gli ultimi filmi mostrarono un Palermi poetico e robusto narratore: vogliamo riferirci a Cavalleria rusticana e soprattutto a Peccatrice, opere che, con La vecchia signora, costituiscono il terzetto cui si affida il nome dello scomparso. La critica lodò incondizionatamente La peccatrice. Palermi fu il primo regista a portare sullo schermo grandi nomi di attori di teatro: oltre la Gramatica, Ruggeri e De Sica (nelle Due madri), aveva in questi mesi diretto L’allegro fantasma con Totò (si ricordi, interpretato da questo attore e ancora diretto da Palermi, San Giovanni Decollato) e stava preparando il film La donna senza nome. Con l’immatura fine di Amleto Palermi, la nostra risorgente cinematografia perde un’autentica forza, un «attualissimo» pioniere, combattivo e convinto.

«La Gazzetta del Popolo», 30 marzo 1941


Filmografia parziale

Regia, sceneggiatura e soggetto


Il sogno di don Chisciotte (1915)
Creature della notte (1934)
Partire (1938)
La peccatrice (1940)

Regia e sceneggiatura

Il piacere (1918)
La seconda moglie (1922)
Gli ultimi giorni di Pompei (1926)
Florette e Patapon (1927)
L'eredità dello zio buonanima (1934)
Il Corsaro Nero (1937)
Cavalleria rusticana (1939)
Napoli che non muore (1939)
San Giovanni decollato (1940)
L'elisir d'amore (1941)
Regia e soggetto
Sul campo dell'onore (1915)
Porto (1934)
Le due madri (1938)
L'allegro fantasma (1941)

Soggetto

La pantomima della morte, regia di Mario Caserini (1915)
La strega, regia di Gian Paolo Rosmino (1915)
Amore, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1936)
Allegri masnadieri, regia di Marco Elter (1937)
Vivere, regia di Guido Brignone (1937)
Il signor Max, regia di Mario Camerini (1937)
Oro nero, regia di Enrico Guazzoni (1942)
Il conte Max, regia di Giorgio Bianchi (1957)


Riferimenti e bibliografie:

  • Amleto Palermi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
  • Amleto Palermi, su CineDataBase, Rivista del cinematografo
  • (EN) Amleto Palermi, su Internet Movie Database, IMDb.com
  • (EN) Amleto Palermi, su AllMovie, All Media Network
  • (DE, EN) Amleto Palermi, su filmportal.de
  • Dizionario Bolaffi dei registi, Torino 1979
  • Dizionario dei registi di Pino Farinotti SugarCo Milano 1993
  • Rivista Cinema, 25 aprile 1941
  • L. C., «Tempo», anno V, n.101, 8 maggio 1941