Alessandra Panaro è stanca di essere ingenua

1963 09 14 Tempo Alessandra Panaro f0

1963 09 14 Tempo Alessandra Panaro intro

Alessandra Panaro ha al suo attivo quasi una quarantina di film: ma non è ancora riuscita a liberarsi dai ruoli di ragazzina indifesa e un po’ melensa che l’hanno accompagnata dai tempi di “Poveri ma belli”

«Macchè storia d’amore...», protesta ogni volta che un giornalista (pescandola tra l’uno e l’altro dei suoi viaggi all’estero) le telefona per dirle: «Senti, Alessandra, vorrei scrivere un articolo su di te; non hai una storia d’amore?». E Alessandra Panaro, che magari la storia ce l’ha sul serio: «No, niente amore», risponde. «Se vuoi, ti posso parlare del mio lavoro». E se nonostante ciò l’altro insiste, la giovane attrice si porta il telefono vicino al divano e, con garbo e fermezza, impartisce al suo interlocutore una piccola lezione. E’ una scena cui ho assistito: «E davvero», mi dice Alessandra un po’ scoraggiata, «io non capisco...». Ormai anche nei paesini hanno mangiato la foglia, hanno compreso che quasi tutte le storie d’amore tra attori raccontate dai giornali sono o labili pretesti sentimentali, o abili gonfiature, e ciò nonostante s’insiste.

Quanto a lei. ha imparato da tempo che non è il caso di prestarsi a questo gioco; e il giorno in cui dovesse sposarsi vorrà dire che avrà trovato l’uomo che fa per lei, con il quale si capisce, «E quel giorno» dice con convinzione «non organizzerò certo una conferenza stampa». «Del resto», aggiunge animandosi tutta all’argomento che in casa sua (tra lei e la mamma), è molto dibatutto, «oggi non è mica facile decidersi. Perchè, che fai? Un matrimonio d’amore? Già, e poi finito l’amore cominciano i guai. D’interesse ? Peggio ancora». E io, mentre l’ascoltavo così, puntigliosamente analizzare il problema (e con argomenti giusti, gli stessi degli psicologi, i quali proprio contro gli inganni dell’amore oggi mettono in guardia i giovani), «Dov’è?», mi domandavo, «l’Alessandra allegra e superficiale che ci hanno descritto?».

1963 09 14 Tempo Alessandra Panaro f1

Se nel passato è esistita («e un po’ di colpa», ammette, «ce l’ho anch’io, che una volta frequentavo certi ambienti di giovani un po’ snob»), questa ragazza dagli occhi grigi e malinconici non le assomiglia più. Davvero la giovane attrice è molto cambiata negli ultimi anni, non solo nell'aspetto (che ha perso l’acerba ingenuità dell’adolescenza), ma nel modo di pensare, di comportarsi. L’hanno cambiata ovviamente l’esperienza, le difficoltà incontrate nel corso della carriera, i molti viaggi, e il suo desiderio di cambiare. C’è stato un periodo in cui, colpita all’età di 16 anni da improvviso successo, ha vissuto in un mondo irreale, meraviglioso. Senza che lei avesse fatto nulla, di colpo le erano arrivate celebrità soldi contratti; senza aver alzato un dito, era diventata a modo suo una diva. A chi le diceva: «E’ difficile, vero, sfondare nel cinema?». «Sei matto», rispondeva, «guarda al caso mio».

Un gioco finito

Più semplice di così! Fino al giorno prima era la cocca di mamma, l’ultima e la più viziata della famiglia, a Roma la conoscevano (sì e no) duecento persone; il giorno dopo, applausi, cocktail, interviste, il nome sui cartelloni. «Certo», dice Alessandra, «a ripensarci oggi mi sembra un'esperienza assurda, che io ebbi il torto di non saper subito inquadrare». Non era facile, e in quella situazione i pericoli più grossi erano due. Guastarsi e perdere il senso esatto della realtà. Il primo non l’ha mai corso, e questo è uno dei titoli di merito di cui va giustamente orgogliosa. «Oh, sì», dice, «non ci sono però nella mia carriera. Ho fatto quel film, però». Quante possono dire altrettanto? L’altro pericolo era più insidioso, e Alessandra vi incappò ingenuamente, «Già», dice, «prendevo il lavoro e il resto come un gioco».

1963 09 14 Tempo Alessandra Panaro f2A VENTITRÉ’ ANNI, Alessandra Panaro è giunta ad una svolta importante della sua carriera: spera che qualche regista le offra la possibilità, affidandole finalmente ruoli drammatici e impegnativi, di rinnovare il suo personaggio cinematografico.

Come un gioco che non c’era motivo alcuno che finisse mai, e perchè, se era così bello? Invece un giorno finì; e oggi si potrebbe con ragione sostenere che lei ne ebbe meno colpa di altri (in fin dei conti era sotto contratto a una grossa ditta). «Ma lasciamo perdere», dice, «queste cose». La cosa importante è che seppe reagire e, con le sue sole forze, riprendere quota. L’hanno aiutata il puntiglioso orgoglio e la forza di volontà, che sono doti di famiglia.

Negli ultimi quattro anni, ha girato mezzo mondo, Spagna Francia Jugoslavia Egitto America, e ormai per lei è quasi un’abitudine passare 5 mesi dell'anno in Italia e gli altri all’estero. «Del resto», dice «s’impara di più con un solo viaggio che standosene in casa a leggere due libri al giorno». A forza di viaggiare (e di recitare) nelle varie lingue. ha imparato a parlare bene francese, inglese, spagnolo; e molto più ha imparato dai contatti con la gente, la più varia. A Madrid, per esempio, conosce tutti. Dal marchese di Villaverde all’ultimo ballerino di flamenco. Ha amici tra la nobiltà, gli intellettuali, i rivoluzionari. Quest’anno ha varcato per la prima volta l’Atlantico ed è stata in Messico e a Nuova York. Puoi passare da Nuova York senza fermarti 15 giorni? C’era con lei Alida Valli, la quale all’aeroporto era attesa da un ragazzo alto, biondo, con degli occhi bellissimi.

«E chi è?», ha esclamato Alessandra piena d’ammirazione, mentre un sorriso compiaciuto si dipingeva sulle labbra della sua collega. Era uno dei figli della Valli, venuto a prendere la madre. «Con Alida». racconta, «ho stretto una grande amicizia. E’ una donna incantevole, con la quale puoi parlare di tutto. Sa essere a seconda dei casi adulta e ragazzina». Alla Valli la legano ormai tanti ricordi. La mattina. per esempio, che ad Acapulco lei e gli altri (era il giorno del suo compleanno) piombarono in camera sua carichi di regali, con due chitarristi che tra i tonfi dello champagne suonavano e cantavano canzoni d’augurio messicane. E il giorno in cui venne il terremoto? Sì, il terremoto, mentre la Valli era dal parrucchiere e lei si apprestava a fare il bagno nella piscina dell’albergo. Una piscina che è un sogno. Col bar in mezzo, ombreggiata d’alberi che si chinano sull’acqua.

c Ma a un certo punto...». A un certo punto vide i rami tremare, l’acqua muoversi. Una paura! tutti a scappare, e lei istintivamente si mise a correre (sbagliando) verso il mare, mentre Alida coi bigodini in testa era rincorsa da Giancarlo Zagni. «No es nada», dicevano i messicani, ma intanto tutti gli stucchi dell’albergo erano crollati, la terra si era spaccata, quasi sotto i loro piedi, «Certo», sorride Alessandra, «è stato un anno denso, vario, pieno di emozioni». Non ha visto solo Paesi nuovi, ma ha interpretato una commedia alla TV: Champignol suo malgrado (dove era la moglie ansiosa e tenerissima, sempre con gli zabaioni in mano, d'un richiamato alle armi) e il film Il boia di Venezia, in cui — ennesima "ingenua” — finisce quasi sul patibolo. Già, si tratta d’un altro film in costume. un "genere" del quale comincia ad essere stanca.

Intendiamoci: lei non rinnega nessuno di questi film. Il lavoro è lavoro, però... Però non le sembra giusto essere condannata tutta la vita a fare la "ingenua” anche in costume. solo perchè (anni fa) divenne celebre con questo personaggio. E’ vero che i nostri produttori hanno poca fantasia, e per loro quindi è ancora la sedicenne ingenua, di buona famiglia. Ma, insomma, il tempo passa. Le persone cambiano. Lei di anni ne ha 23. Ha girato 35 film. Niente, vanno avanti con le loro idee fisse, e magari si affidano all'ultima arrivata. «Intendiamoci», precisa ancora, «non ho nulla contro le straniere. Oggi un’attrice deve essere internazionale. E quindi se c’è un’inglese, una svedese che. per vere qualità, aderenza al personaggio, conviene utilizzare, ben vengano la svedese e l’inglese». Ma quando si pigliano solo perchè hanno un nome straniero, mentre tante nostre attrici brave...

1963 09 14 Tempo Alessandra Panaro f3LA GRANDE popolarità di cui Alessandra Panaro ha goduto alcuni anni fa, quando con Lorella De Luca formava la coppia di giovani ingenue che ogni produttore voleva nei suoi film, ha condizionato la carriera dell’attrice, che all’improvviso si è vista dimenticata. A rilanciarla, anche in Italia, sono stati i film da lei interpretati in Spagna e in Francia.

La sorpresa di Parigi

Prendi il caso di Carla Gravina. Dove la trovi un’altra così intelligente sensibile singolare? E Franca Bettoja? Non è forse bella? ma i nostri produttori ignorano perfino che è una delle ragazze più ricche di humour del nostro cinema. E Lea Massari? C’è voluto Nanni Loy perchè si accorgessero che non è soltanto una "donna di classe”. Si fa un grande sperpero di talenti, da noi. In Francia è tutt’altra cosa: se uno "arriva”, lo tengono su, lo valorizzano. E lei è dovuta andare a Parigi per sentirsi dire (ogni tanto ci vuole) una cosa carina. Un mese fa, ad una festa. C’erano Robert Hossein, la sua mogliettina sedicenne Caroline, altra gente di cinema; il critico del "Figaro”. A un certo punto Hossein dice al critico: «Ecco. ti presento la signorina Panaro che, come sai, ha lavorato in Rocco e i suoi fratelli».

E Alessandra: «Grazie tante, ma come vuoi che si ricordi, non ero mica la protagonista». E invece egli si ricordava benissimo, di lei e del suo personaggio, quella ragazzetta pulita che si distaccava dai colori torbidi dell’ambiente, «Le sue parole», dice Alessandra, c mi hanno fatto molto piacere». Così, perchè fa piacere constatare che non tutto va perduto, e perchè il film di Visconti è stato per lei un punto fermo. Non ci si conquista per niente la fiducia d’un regista come Luchino. Se le affidò quella parte, vuol dire che credeva in lei. E anche oggi questo pensiero la dà forza a sperare che qualcun altro (c’è già qualcosa in vista) si decida ad accorgersi che non è più ’Tetema sedicenne”, ma un’attrice con tante cose da dire, un’esperienza e una malizia (volendo) da regalare a molte delle nuove sfacciate sedicenni di oggi.

M. S., «Tempo», anno XXV, n.37, 14 settembre 1963 - Fotografie di Angelo Frontoni


Tempo
M. S., «Tempo», anno XXV, n.37, 14 settembre 1963 - Fotografie di Angelo Frontoni