Scilla Gabel ama gli scandali ma soltanto nei film

1963 09 21 Tempo Scilla Gabel f00

1963 09 21 Tempo Scilla Gabel intro

Tranquilla e riservata nella vita privata - il suo nome non è mai stato coinvolto in fatti clamorosi - Scilla Gabel non teme le polemiche e i gesti di sfida quando si tratta del lavoro: l’ha dimostrato affrontando situazioni imbarazzanti nei “Fuorilegge del matrimonio”

Roma, settembre

Il progresso ci ha abituati a non stupirci più di nulla. Volare fra un pianeta e l’altro ci sembra elementare, perlomeno a parole, trasformare un arido deserto in un giardino di Allah ci sembra ovvio, e questo è già stato fatto in tanti paesi. Non parliamo poi delle conquiste tecniche, mediche, biologiche e via dicendo. Ma una cosa ha ancora il potere di stupire l'umanità : una donna svestita. Di ciò abilmente approfittano scrittori, pittori e, soprattutto, il cinema. Ecco perchè l’ideale di ogni produttore è un film d’arte, si, ma con dentro una bella ragazza che si spoglia: grazie a lei il pubblico sopporterà tutto, dal messaggio sociale all’alienazione dell’epoca del benessere (Antonioni, Fellini e Visconti insegnano).

1963 09 21 Tempo Scilla Gabel f0

D’altra parte, la ”donna nuda" non interessa solo il pubblico anonimo, bensì i giornali che ne parlano, le associazioni moralistiche che la bollano, la censura che la punisce. E allora ciò vuol dire che si tratta veramente di un fatto importante, di costume, anche se all'apparenza è soltanto comico. Di conseguenza i produttori fanno bene a spogliare le loro dive: se ne parlerà tanto (bene o male non importa) e la pubblicità porterà più gente al cinema, unico fine dell’industria cinematografica.

Si è cominciato ai primordi con Hedy Lamarr, il cui corpo nudo rese famoso "Estasi”, si è continuato con i celebri spogliarelli di Clara Calamai, Doris Duranti, Francoise Arnoul, Martine Carol, Marina Vlady, Jeanne Moreau, Sofia Loren, Brigitte Bardot, Annette Stroyberg, e si sta attualmente continuando col nudismo integrale di Kim Novak, Catherine Spaak e, ultima ma non ultima, Scilla Gabel.

Bisogna vedere, però, come Scilla difende la sua recitazione in tenuta adamitica. «Non c’è nulla di morboso nel mio nudismo — dice — perchè è strettamente funzionale con la storia del film, io non voglio essere nuda, ma devo esserlo. E’ differente, no?». E racconta come il suo episodio, nel film ”I fuorilegge del matrimonio”, tragga vigore da questa ragazza nuda che si aggira sui tetti non per immoralità sua ma per la boccaccesca punizione che le hanno decretato i falsi moralisti del paese. Di cosa è colpevole la ragazza? Di avere tradito il marito che sta all’ergastolo: ma è tradimento questo? E soprattutto è giusto che una donna giovane col marito peggio che morto sia costretta alla castità per tutto il resto della vita? E' quanto si propone di domandare al pubblico e alla legge italiana questo film pro-divorzio, unitamente ad altri tragici quesiti di tipo matrimoniale.

Cannocchiali esauriti

Scilla Gabel è entusiasta di questo che considera il più importante film della sua carriera. Tutte le polemiche collegate quindi al suo girovagare sui tetti come mamma l’ha fatta non la toccano minimamente. «E poi non è vero quello che hanno scritto, e cioè che gli abitanti di Massa Marittima mi abbiano diffidato e querelato per atti osceni. Anzi. Si tratta di gente moderna e civile che mi ha presa subito in simpatia, tant’è vero che alla fine del film hanno dato una gran festa in mio onore, con gli uomini in fila provvisti tutti di un allusivo cannocchiale di carta, giacché quelli veri erano finiti... Certo che, durante le riprese, mi guardavano col cannocchiale (erano andati a comprarli a Piombino e a Grosseto): ma ciò significa soltanto che io non mi sono denudata in pubblico come hanno detto, bensì sul tetto di una torre isolata, tant’è vero che per vedermi (e male) dovevano fare terribili acrobazie. Bastava che se ne fossero restati a casa loro o per la strada e non avrebbero visto nulla».

1963 09 21 Tempo Scilla Gabel f1

Chi invece doveva vedere Scilla nuda erano i suoi otto amanti. Sì, otto, un numero considerevole perfino per Messalina. Ma il personaggio voleva così e Scilla doveva ubbidire suo malgrado. Non bisogna dimenticare, infatti, che Scilla Gabel è l’unica attrice che non ha mai avuto uno scandalo di tipo sentimentale-pubblicitario il che significa che si è sempre fatta i fatti suoi dimostrando una riservatezza che in genere le attrici non hanno. Tornando ai suoi otto amanti impostile dal copione, la cosa le dava un po’ di fastidio. Una cosa era farsi vedere nuda dai tecnici del film, un’altra era farsi vedere da altri otto uomini che perdipiù non erano attori bensì generici poiché si trattava di amanti di passaggio, cioè in quinto piano rispetto a lei, unica protagonista dello scabroso episodio.

A questo punto sono stati proprio gli autori del film a venirle in aiuto. Poiché si tratta di un lavoro diretto da ben tre registi (Paolo e Vittorio Taviani e Valentino Orsini) con l’ausilio di due aiuto-registi (Giampaolo Serra e Pippo Giacobino), i cinque hanno simpaticamente deciso di trasformarsi in momentanei amanti di Scilla onde limitare a pochi la visione delle sue grazie. Per gli altri tre amanti si è ricorso all’operatore e ai suoi due vice operatori e così solo otto uomini, anziché sedici, hanno visto Scilla come Eva: insomma, mezzo pudore si è salvato!

Comunque, il più difficile per la simpatica attrice non è stato recitare spogliata per ore e ore sotto il sole rovente («almeno avesse fatto fresco!» — dice parafrasando Paolina Borghese che posava nuda per Canova solo perchè faceva caldo), bensì convincere suo padre, il serissimo ingegner Gabellini, che la cosa ha attinenza con l’arte, il che giustifica tutto. Convinte per conto loro, invece, della coscienza interpretativa di Scilla, sono le due sorelle minori, a loro volta artiste: Siria nell’arte del pennello e Katya in quella del canto. Scilla è entusiasta di entrambe: dice che Siria è una pittrice di prim’ordine e che Katya sfonderà in pieno nel mondo della- canzone. Agnostici — nella discussione familiare — si sono mantenuti la sorella maggiore Leila (sposata a un giornalista), il fratellino sedicenne Angelo e la mamma.

D’altra parte anche l’immediato futuro cinematografico di Scilla provocherà sorprese familiari e polemiche nazionali suppergiù dello stesso genere; il prossimo film che l’attrice interpreterà s’intitola infatti "La difficoltà di essere infedele”, il che è tutto un programma. A Scilla piacciono le cause difficili e dopo tanti film storici o comunque inutili è felice di lavorare in film di cui si parlerà molto perchè trattano problemi scottanti e non facilmente solubili. L’ultimo film da lei interpretato, prima di quello di cui si parla, è stato proprio un film storico, trattato però in chiave umoristica e moderna: ”I diavoli di Spartivento”, diretto da Leopoldo Savona. Partner di Scilla Gabel è stato l’indiavolato John Barrymore junior che l’attrice trova formidabile:

«Non se ne sono resi conto perchè non ha ancora avuto la grande occasione, ma ora che l’ha trovata col suo prossimo film, che è la storia del dottor Ward, si accorgeranno tutti che è un grande attore». A scanso di equivoci, Scilla aggiunge che è anche amica della moglie di Barrymore, Gabriella Palazzolo.

1963 09 21 Tempo Scilla Gabel f2Nata a Rimini venticinque anni fa, Scilla Gabellini (è il nome completo della Gabel) ha Interpretato il suo primo film "Due sosia in allegria" nel 1957. Da allora è apparsa in una quindicina di film, per la maggior parte di genere leggero o storicomitologici. Solamente quest’anno i produttori le hanno offerto, affidandole un episodio dei "Fuorilegge del matrimonio" al quale seguirà "La difficoltà di essere infedele", l’occasione di affermarsi in ruoli più impegnativi. Siila ha recitato anche in teatro.

"Voglio arrivare in alto"

Fra gli altri programmi futuri di Scilla ci sono un film con Ugo Tognazzi, un film a Hollywood da definirsi e la partecipazione, quale protagonista di due commedie, al Teatro Stabile di Torino per la stagione ’63-’64, a fianco di Giulio Bosetti. A Scilla Gabel il teatro piace, e ha già dimostrato doti di disinvolta commediante nella "Fastidiosa” di Franco Brusati, l’interessante commedia le cui repliche sono state interrotte dopo pochi giorni per mancanza di fondi, lo scorso inverno. Ma il grande amore dell’attrice è il cinema e lei spera solo di essere contraccambiata come dice lei, non come è stato finora. «In fondo non ho fatto nè poco nè molto, mentre io voglio ben altro, voglio arrivare in alto e ci arriverò. Non ho fretta e ho ancora molti anni davanti a me».

E’ piacevole parlare con una attrice che, per quanto sicura di sè, non vuole bruciare le tappe ma, anzi, percorrerle tutte con passo tranquillo, con la sicurezza che, laggiù, la aspetta una meta luminosa, un posto di primo piano nel mondo del cinema. Oggi i registi che hanno lavorato con lei dicono che è bella, seria, coscienziosa e brava. Solo Scilla non si accontenta, perchè questi aggettivi li vuole tutti al superlativo. Se oggi il suo è un nome ”medio”, lei vuole arrivare ad averlo "massimo”.

La televisione invece non la interessa. Non è cinema e non è nemmeno teatro; dà senz’altro molta facile notorietà, ma con la stessa facilità "brucia”, «E poi, soprattutto — dice Scilla con fiammeggiante sdegno — è la nemica numero uno del mio grande amore, il cinema! Senza contare che dopo lo scandalo dello spogliarello di Massa Marittima non mi chiameranno più». Insomma, un po’ perchè fa concorrenza al cinema, un po’ per momentanea mancanza di offerte di lavoro, niente tivù fra i suoi impegni futuri.

Questa è l’attuale situazione dell’attrice di posa e di prosa Scilla Gabel, venticinque anni, di cui due passati a imparare il mestiere all’Accademia d’Arte Drammatica. Malgrado la giovane età, si può già raccontare un aneddoto su di lei. Un giorno, in un salotto intellettuale, un conoscente le chiese chi avesse scritto la "Francesca da Rimini” e lei non se lo ricordò. L’amico si stupì: «Ma come, sei nata a Rimini e non lo sai?». Allora Scilla lo guardò dolcemente e rispose: «Dovresti saperlo, che le cose che ci sono più vicine spesso sono anche le più lontane».

Anna Bontempi, «Tempo», anno XXV, n.38, 21 settembre 1963 - Fotografie di Chiara Samugheo


Tempo
Anna Bontempi, «Tempo», anno XXV, n.38, 21 settembre 1963 - Fotografie di Chiara Samugheo