Scarpelli Furio

Furio Scarpelli 2

(Roma, 16 dicembre 1919 – Roma, 28 aprile 2010) è stato uno sceneggiatore, giornalista, disegnatore, scrittore, scenografo e pittore italiano.

Biografia

Figlio di Filiberto Scarpelli, celebre fondatore del giornale umoristico Il Travaso delle idee e illustratore, affina nel tempo il proprio talento per il disegno e la scrittura satirica, iniziando, già prima della guerra, a lavorare per alcune riviste umoristiche.

Tale attività è ripresa con impegno, anche politico, nel 1945. Fondatore con Michele Majorana e Italo De Tuddo del giornale anticlericale Don Basilio, lavora per diverse testate di satira, tra cui il Marc'Aurelio fucina di futuri talenti cinematografici, da Federico Fellini a Ettore Scola, da Bernardino Zapponi a Sandro Continenza, da Cesare Zavattini a Mario Camerini. I più anziani Vittorio Metz e Marcello Marchesi lo cooptano insieme ad Agenore Incrocci (Age) nella stesura avventurosa di copioni per Totò. Age e Scarpelli ne firmano numerosi, uno per tutti La banda degli onesti (1956), prototipo per due celeberrimi film che negli anni successivi scriveranno per Mario Monicelli: I soliti ignoti (1958) e L'Armata Brancaleone (1966).[1]

Inizialmente indirizzati da un maestro quale Sergio Amidei e poi in assoluta indipendenza creativa, Scarpelli insieme ad Age, con cui forma la coppia storica Age & Scarpelli, opera con inesorabile vena nel filone di quella che sarà denominata la Commedia all'italiana, scrivendo storie, sceneggiature e dialoghi non solo delle altre pellicole più significative di Monicelli (La Grande Guerra, 1959; Il medico e lo stregone, 1957; I compagni, 1963; Brancaleone alle crociate, 1970; Risate di gioia, 1960; Vogliamo i colonnelli, 1973; Romanzo popolare, 1974) ma anche di quelle dei maggiori registi del genere: da Pietro Germi (Sedotta e abbandonata, 1964; Signore & signori, 1966) a Dino Risi (La marcia su Roma, 1962; I mostri, 1963; Il tigre, 1967; Straziami, ma di baci saziami, 1968; In nome del popolo italiano, 1971) da Luigi Comencini (Tutti a casa, 1960; A cavallo della tigre, 1961; Il commissario, 1962; La donna della domenica, 1975) a Ettore Scola (Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca, 1970; Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?, 1968; C'eravamo tanto amati (film), 1974; La terrazza, 1980).[2]

Accanto a queste figurano ancora collaborazioni di rilievo, con Eduardo De Filippo (Ragazze da marito nel 1952 e Napoletani a Milano nel 1953), Mario Soldati (Policarpo, ufficiale di scrittura nel 1959, e anche I tre corsari e O.K. Nerone, nel biennio 1951-1952), Antonio Pietrangeli (Nata di marzo, 1958), Nanni Loy (Audace colpo dei soliti ignoti, 1960) Guy Hamilton (I due nemici, 1961) e Sergio Leone per il classico Il buono, il brutto, il cattivo.

Nel 1965 l'esperienza hollywoodiana con Alfred Hitchcock, per un film intitolato Le cinque R poi non realizzato.[3]

Dal 1966 è membro dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

Una volta cessato il sodalizio con Age, Scarpelli prosegue l'attività autonomamente, "rivelando nella costruzione dell'intreccio e dei personaggi un'ambizione romanzesca."[4]

Scrive alcuni dei migliori copioni per Ettore Scola (Ballando ballando, 1983; Maccheroni, 1985; La famiglia, 1987; Il viaggio di Capitan Fracassa, 1990; La cena, 1998; Concorrenza sleale, 2001) e anche per Giuliano Montaldo (Tempo di uccidere, 1989) Carlo Lizzani (Celluloide, 1996).

Con la sceneggiatura de Il postino (1994, scritta insieme al figlio Giacomo Scarpelli, che collaborerà con lui per vent'anni) si aggiudica la terza candidatura all'Oscar.[5][6] Nel 1996 torna a lavorare con Age, questa volta ad un musical, Bobby sa tutto, successo stagionale del Teatro Sistina di Garinei e Giovannini di cui fu già scenografo, durante il dopoguerra, di alcuni spettacoli di varietà. Intanto Scarpelli è diventato – insieme all'amico e collega Leo Benvenuti – un punto di riferimento per nuovi autori e registi. Nascono così i primi film di Marco Risi, Francesca Archibugi e Paolo Virzì. Scarpelli stringe il rapporto con i giovani sceneggiatori dell’ANAC e del Centro Sperimentale di Cinematografia, dove insegna per anni.[7]

Nel 2008 ha partecipato al documentario Il falso bugiardo dedicato all'amico sceneggiatore Luciano Vincenzoni e nel 2009 ha tenuto a battesimo l'esordio alla regia di Stefania Sandrelli supervisionando il copione di Christine Cristina.[8]

Negli ultimi anni si è andato riavvicinando alla passione e alla professione degli inizi della carriera: l'illustrazione e la narrativa per ragazzi. Il suo romanzo Opopomoz, da cui il film d'animazione di Enzo D'Alò, gli vale il Premio Elsa Morante. Scrive inoltre il poema scherzoso in versi L'Armata Brancaleone ispirato al film di cui è autore con Age e Monicelli. E dà inizio ad un “romanzo disegnato”, tutto di suo pugno, intitolato Passioni, e poi Tormenti - Romanzo disegnato, da cui il film Tormenti - Film disegnato. Una tragicomica vicenda ambientata negli anni Trenta, che appare postuma nel 2011 e da cui viene tratto l'omonimo film.[9][10]. Nel 2012 il film Tormenti - Film disegnato ha ottenuto un Premio Speciale assegnato dalla Giuria dei Nastri d'argento.[11] E nello stesso periodo ha vinto anche un Ciak d'Oro nella categoria Belli & Invisibili. La graphic novel viene ripubblicata nel 2018 dal fedele editore Gallucci, riportandola al suo titolo originale, Passioni, stampata in un grande formato che valorizza i disegni originali di Scarpelli.

È scomparso nel 2010 all'età di 90 anni.[12]

Opera postuma

Durante l'estate 2012 è stato ripubblicato il romanzo di Brancaleone ad opera della Gallucci Editore con il titolo Brancaleone. Il Romanzo.[13]

Nello stesso periodo, la Gallucci Editore ha inoltre pubblicato un suo romanzo per ragazzi postumo, scritto con il figlio Giacomo Scarpelli, e illustrato interamente dallo stesso autore. Il titolo è Estella e Jim nella meravigliosa Isola del Tesoro e nel 2013 ha vinto il Primo Premio (sezione Scuole Elementari) durante la trentaquattresima edizione del Premio Cento. La Giuria tecnica ha voluto premiare «Il sapore di un grande classico rivisitato con ironia da un genio della sceneggiatura cinematografica del Novecento, che conferisce all'Isola del Tesoro di Stevenson "pennellate" linguistiche e artistiche capaci di trasportare, tra parole e immagini, i lettori in un mondo di avventure di altri tempi con un uso creativo, sorvegliato e alto del linguaggio e del registro stilistico, anche attraverso l'invenzione di nuovi, convincenti personaggi: dalla bambina Estella, capricciosa monella che ammicca a tante "bambine terribili" della migliore letteratura per ragazzi, fino al marinaio campano Zito. Un libro avvincente anche nel contrappunto delle splendide illustrazioni dello stesso Furio Scarpelli padre, "figlio d'arte" del grande Filiberto e capostipite di un'eccentrica genealogia di artisti».[14]

Nel novembre del 2012 è stato pubblicato il libro Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo scritto da Alessio Accardo con Chiara Giacobelli e Federico Govoni.[15]

A dicembre 2012 al Torino Film Festival è stato presentato il documentario Furio Scarpelli. Il Racconto prima di tutto a cura di Francesco Ranieri Martinotti che lo ha scritto insieme a Giacomo Scarpelli. Il racconto di uno dei maestri della commedia all'italiana che in maniera intensa ed emozionante attraversa diverse epoche della storia dello sceneggiatore e del nostro cinema. Il filmato è arricchito dalle interviste e testimonianze di amici e colleghi, come: Ettore Scola, Francesca Archibugi, Stefania Sandrelli e Paolo Virzì.[16]. Lo stesso documentario ha ricevuto una Nomination al Nastro d'argento 2013 per il Migliore Documentario sul Cinema.[17]

A dicembre 2012 è stato omaggiato con un premio alla sua memoria durante il festival "La Primavera del Cinema" che si tiene ogni anno nella città di Cosenza. L'onorificenza "Omaggio a Furio Scarpelli" è stata consegnata dal regista Mimmo Calopresti al figlio Giacomo Scarpelli e al nipote Filiberto Scarpelli, rispettivamente sceneggiatore e regista del film Tormenti - Film disegnato.

Nella primavera del 2014 l'editore Bao ha pubblicato Un Drago a forma di Nuvola, graphic novel disegnata da Ivo Milazzo e tratto da una sceneggiatura di Furio Scarpelli ed Ettore Scola.[18]

Nell'aprile 2016 è stato pubblicato Storia meravigliosa di Niccolò Paganini. Un progetto per un film non fatto, il trattamento-novella scritto nel 1986 con Giacomo Scarpelli e Mario Monicelli per la regia di quest'ultimo e mai realizzato.[19]

Nell'ottobre 2018 è stato pubblicato Passioni. Romanzo disegnato di tormenti d'amore (Roma, Gallucci), edizione riveduta e in grande formato, del precedente Tormenti. Passioni ha ottenuto una menzione speciale alla XXV edizione del Romics, il festival del fumetto romano.

Premi e riconoscimenti

Leone d'oro per il film La grande guerra (1959)
Nastro d'argento per il film I soliti ignoti (1959)
Oscar Nomination dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences per il film I Compagni (1964)
Oscar Nomination dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences per il film Casanova '70 (1965)
Nastro d'argento per il film Sedotta e abbandonata (1965)
Nastro d'argento per il film Signore e signori (1967)
Nastro d'argento per il film C'eravamo tanto amati (1975)
David di Donatello per il film Romanzo popolare (1975)
Nastro d'argento per il film La Terrazza (1980)
Prix du scénario al Festival di Cannes per il film La Terrazza (1980)
Premio Flaiano - Pegaso d'Oro alla carriera (1980)
Ciak d'oro per il film La Famiglia (1986)
Nastro d'argento per il film La Famiglia (1987)
David di Donatello per il film La Famiglia (1987)
Oscar Nomination dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences per il film Il Postino (1995)
Nomination della British Academy of Film and Television Arts per il film Il Postino (1995)
David di Donatello per il film Celluloide (1996)
Globo d'oro per il film Celluloide (1996)
Ciak d'oro per il film Testimone a rischio (1997)
Grolla d'oro per il film La Cena (1999)
Nomination della European Film Academy per il film "Concorrenza Sleale (2001)
Premio Flaiano - Pegaso d'Oro per il film Concorrenza Sleale (2001)
Premio Elsa Morante ragazzi per Opopomoz (2004)
Grolla d'oro per il film La buona battaglia - Don Pietro Pappagallo (2006)
Premio Flaiano - Pegaso d'Oro per il film La buona battaglia - Don Pietro Pappagallo (2006)
Premio Cento Letteratura per ragazzi per il romanzo "Estella e Jim nella meravigliosa Isola del Tesoro" (2013)
Romics, XXV edizione, Libri a fumetti, Menzione speciale per "Passioni" (2019)

Onorificenze

Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
— Roma 2 giugno 1995. Di iniziativa del Presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

Age Scarpelli

Agenore Incrocci e Furio Scarpelli


1977 07 16 L Unita Age Scarpelli intro

Ammettiamo che con l film, gìra e rigira, ci si muove sempre nel gran campo del già veduto: ma forse per la prima volta in questo ciclo è il punto di vista che tenta d'essere diverso, richiamando l’attenzione non sul regista o sul protagonista. ma su uno o più collaboratori senza volto, che molto spesso sono quelli che in fase preparatoria danno voce, fisionomia, umore e sfondi all’azione. fino al punto di diventare direttamente corresponsabili e. pertanto, co autori. Sono i soggettisti e gli sceneggiatori del cinema. Vanno dalla semplice manovalanza al talento inimitabile (Zavattini per tutti). Dall’esperienza, traggono uno stile che a lungo andare l'appassionato di cinema comincia a distinguere, affiancato o incorporato in quello del regista. Per non dire dei molti casi in cui lo sceneggiatore fa tesoro della sua pratica, diventando regista a sua volta.

La Rete 1 della nostra TV sta compiendo alcuni esercizi pratici su quanto andiamo dicendo, in un ciclo di otto film appena iniziato, lunedi scorso, a cura di Claudio Giorgio Fava e di Paolo Valmarana. Ha scelto per la sua trattazione una coppia prolifica e fortunata, Age e Scarpelli, sulla breccia dell'immediato dopoguerra e creatrice di alcune sceneggiature che toccano primati d’incasso. Age si chiama, in realtà, Agenore Incrocci, ed è nato a Brescia; Scarpelli si chiama Furio ed ha conservato il vero nome. E' nato a Roma. Il fatto d’essere coetanei, tutti e due del ’19. comincia subito a rendere le loro vite parallele: la guerra, la prigionia. il tirocinio alla radio, nelle riviste umoristiche e nel giornalismo. In questa veste iniziano a lavorare per il cinema, e il numero del copioni da loro firmati (o nemmeno firmati) è oggi pressoché Incalcolabile. Sulla loro attività, comunque, Age e Scarpelli raccontano qualcosa in due interviste già registrate che figurano nel ciclo stesso.

Dapprima, i due vennero messi al servizio degli attori più popolari del momento, per fornire presto e bene i testi necessari. Eravamo nel 1947, e il cinema stava lanciando su larga scala Totò, che girava un film dopo l’altro. Non gli serviva neppure un soggetto vero e proprio, e quasi non gli serviva un regista. Aveva bisogno di una valanga di battute, trovate. scenette, giochi di parole che lui poi s’incaricava di concatenare In un unico ameno spettacolo. L’incarico era congeniale ai due giovani sceneggiatori, grazie ai loro trascorsi nei settimanali umoristici e tra le quinte del varietà. Abbiamo avuto un saggio di tale collaborazione in Totò e le donne (1952) di Steno e Monicelli. Allegria sbrigativa, naturalmente, ma quando il loro prestigio fu consolidato sullo schermo. Age e Scarpelli scrissero per Totò almeno una sceneggiatura ben diversa, cosi spregiudicata da passare i suoi guai con la censura e da essere falla sparire dalla circolazione a tult’oggi in pieno clima di revival e di recuperi più o meno fanatici. Era Totò e Carolina (1955) di Monicelli. sull’eccessiva indulgenza di un agente della celere per una ragazza di vita. E’ chiaro che questo film non si vedrà nemmeno in occasione del presente ciclo.

Il programma, del resto, non è garantito in ogni sua parte. Diamo qui. di seguito. I titoli che i curatori ci dicono quasi sicuri. Vi è un piacevole Cinema d'altri tempi (1953) di Steno, con Lea Padovani che fa il verso a Francesca Bertini e Lyda Borelli insieme, ma la corda della parodia non è forse quella che Age e Scarpelli sentono di più. Il terzo lunedi prevede Nata di marzo (1958) di Antonio Pietrangeli. una schermaglia di amori giovani che ebbe il suo quarto dora di fortuna. Ma nello stesso anno giunge per la coppia il successo incontrastalo: siamo ai Soliti ignoti di Mario Monicelli, questa grande ballata di poveri ladri, di vernacoli a contrasto, di gerghi carcerari e di scassi che si concludono in pasta asciutta. Nasce qui la cosiddetta commedia all'italiana: prima c'era solo la commedia alla romana. La commedia all'italiana, invece, si dilata in un lavoro di autentica ricerca linguistica, e diviene sulla pagina qualche cosa di attentamente elaborato e concertato, prima di farsi una forma espressiva sulle labbra degli attori. Si comincia a notarlo in un film che non rientra In questo ciclo ma già ripetutamente sfruttato sul video. La Grande Guerra (1959) di Monicelli. in cui protagonista è in primo luogo quel gruppo di dialetti e sottodialetti che forma l'Italia.

Intanto, ha avuto termine il periodo di stretta collaborazione con Totò, e si è aperto quello non meno fruttuoso con Vittorio Gassman. Tutta la seconda parte del ciclo si sofferma sul nome dell’irrequieto mattatore, proponendogli occasioni di diverso livello e qualità. Appuntiamo comunque i titoli dati «quasi» per sicuri: Il mattatore (1960) di Dino Risi. I mostri (1963, Age e Scarpelli hanno scritto solo il soggetto) e Il tigre (1967) sempre di Risi, Brancaleone alle crociate (1970) di Monicelli.

Con i suoi vivaci Interessi di cultura e di rinnovamento e con la sua raffinata attenzione per una nuova via critica e mistilingue da sperimentare nel teatro e nel cinema. Gassman ha inteso il valore dell’opera che Age e Scarpelli faticosamente portavano avanti, e più volte la ha sviluppata anche sulla scena. La complessa galleria di personaggi che vediamo nel Mattatore, portato appunto dal teatro allo schermo, ne reca qualche segno. E cosi, pure frammentato e spezzettato in cento capitoletti tragicomici. In una gara davvero mostruosa di trasformismo dove Tognazzi dà la mano a Gassman con pari bravura e disinvoltura, abbiamo I mostri, nel quale un'Italia becera o salottiera si esprime tutta con la terminologia dei fumetti o dei teleromanzi. Infine, la serie televisiva annovera Tra le maggiori fatiche di Age e Scarpelli quel Brancaleone alle crociate, fratello minore del celebre l'armata Brancaleone, nel quale le gesta pseudo storiche di un gruppo di cavalieri scalcinati si snoda nella parlata «volgare» (in tutti i sensi volgare) del primo millennio, con un maccheronico goliardismo e possanza gassmanaiana. Degli otto film In programma, almeno in questo risalta chiarissimo anche allo spettatore meno attento che la sceneggiatura prevale su ogni altro elemento di realizzazione.

Dal che una possibilità: organizzare di tanto in tanto altri cicli di film italiani, ristudiandoli attraverso i loro sceneggiatori. I nomi non mancano. e non mancherebbero nemmeno le sorprese. Ci piacerebbe che la iniziativa, nata forse per l naufraghi del luglio e l'agosto, si rinnovasse opportunamente anche nella stagione televisiva più piena.

Tino Ranieri, «L'Unità», 16 luglio 1977


Il regime fascista annoverò fra le sue massime pretese quella di incidere nel costume». E forse gli riuscì di incidere, ma solo superficialmente: mai di penetrarlo e condizionarlo realmente, quel pur misero e fragile costume italiano. I giovani, in genere, venivano sollecitati da ispirazioni assai lontane dalle fonti di cultura fascista e più vicine, piuttosto, a quelle che sorgevano dall'ombra delle sale di cinema e di varietà.

Com’era stato impossibile costringerli a preferire le divise di Starace alle giacche di Clark Cable, così non cera verso di far loro accettare parole d'ordine littorie, alle quali preferivano gli apoftegmi di Totò e i suoi neologismi, quelli che poi trasportavano nel loro eloquio quotidiano. A taluno può ancora sembrare poco serio che si rivestano di serietà eventi per loro natura del tutto fatui, ma la storia è tuttavia costellata di buffonerie, poi rivelatesi assai più sagge della tragicità che si sono trovate a contrastare. Non è impossibile capire il significato della predilezione dei giovani, negli ultimi anni del «ventennio» — quelli cupi della preparazione della guerra, e della guerra — per i travolgenti strambotti di Totò. Si può dunque affermare che Totò concorresse a mantenere alla larga il costume fascista? Certo in Germania Totò non c’era: sarebbe difficile immaginare i giovani tedeschi, in quegli anni mostruosi, dediti a ripetere, con esattezza di timbro, frasi corrispondenti a «mi scompiscio» e «alla faccia del bicarbonato di sodio»!

Totò, fra l'altro, proponeva dalla ribalta una complessa gestualità che comportava caparbia applicazione da parte del giovanotto che voleva impadronirsene. Dal proverbiale flettersi ad arco, quasi a sfiorare il piancito con il mento, allo spostamento dell’asse del collo in un macabro, meccanico dondolio, a quel gesto discorsivo, infine incomprensibilmente allusivo, che consisteva nel concludere una frase con un moto a semicerchio della mano socchiusa, come per svitare a metà una lampadina e che veniva compiuto unitamente ad una strizzata d’occhio. Era, quel gesto, una sorta di parodia dell'allusione ironica e la si accompagnava sconvenientemente anche a detti imponenti, attribuendo ad essi una demenziale malizia. «Italia proletaria e fascista, in piedi!*: dopo aver pronunciato questa frase si compiva quel gesto, che. tradotto in battuta, poteva essere inteso così: non sfugga l’occulto significato di queste parole.

Se non questi «scimmiottamenti», che cosa faceva il cinema di quel periodo, invece di filmare fedelmente lo sketch del convegno amoroso fra Totò famelico gagà e Anna Magnani scalcagnata peripatetica? L'aura indecorosa e fiera che ammantava le due striminzite figure; gli spennacchietti di lei e il suo misero disdegno; i capelli di lui, dritti impeciati sulla nuca come una cresta di ferro, e la sua avvilita vanagloria; il comodino da notte in funzione di mobile-bar, il gioco del dialogo. comico, intenso e disperato, che ogni sera edificava se stesso divenendo man mano una cattedrale dell’arte scenica: tutto questo, per chi ha avuto la fortuna di assistere a quell’evento, costituisce un ricordo che è premio costante, saldo perennemente in attivo di fronte a ogni possibile passivo dell’arte teatrale passata, presente e futura. Forse anche a fronte di certe imprese megaregistiche che asciugano i bilanci degli enti promotori mentre dilagano fuori del boccascena e fuori del teatro.

Il pubblico giovanile di quegli anni era consapevole che la comicità di Totò conteneva una inafferrabile carica di preconcetta opposizione verso tutto e tutti? Probabilmente no, così come era generalmente all’oscuro di modi più propri (e rischiosi) di «opporsi». Il ribellismo di Totò del resto rimase sconosciuto allo stesso Totò egli era tanto contrario alle regole che ignorava totalmente anche le proprie. Ed era un radicale anarchismo quello che, muovendo dalla frantumazione della tradizione scenica, trascinava in volo gli spiriti oppressi dal conformismo e dall’ignoranza verso imprecise libertà del tutto inutilizzabili.

Quanti giovani che avrebbero voluto essere uomini anziché caporali, che ritenevano di poter esorcizzare il credere, l’obbedire e il combattere con l’allegro patetico culto dcll’«a prescindere», sono poi morti di là dai monti, di là dai mari? Si riuscì a prescindere dal costume fascista, ma certo non fu, né poteva essere, impresa sufficiente.

Furio Scarpelli, «L'Unità», 29 gennaio 1983


2001 07 11 L Unita Age Scarpelli intro

«La Grande Guerra», «C' eravamo tanto amati», «I Mostri»: ne basterebbe uno, invece li hanno fatti tutti.

2001 07 11 L Unita Age Scarpelli f1Ci sono sceneggiatori di vaglia che sanno scrivere anche da soli. Spesso sono anche registi: Woody Allen è l'esempio più clamoroso. C'è da domandarsi come facciano: debbono essere incredibilmente sicuri di se stessi. Il 99% degli scrittori di cinema vi direbbero che la sceneggiatura è una partita a ping-pong: uno tira la pallina e l'altro la restituisce con un effetto diverso. È una regola che vale soprattutto per la commedia: nessuno (tranne, forse, il citato Woody) può prevedere nel chiuso della propria stanzetta quando e dove arriverà la risata. Il tuo partner è il primo spettatore: se ride lui. c’è speranza che ridano anche gli altri.

Se un giorno troveremo la famosa lampada di Aladino, e avremo a disposizione i fatidici tre desideri, prima sistemeremo le finanze di familiari & amici, poi assicureremo salute imperitura a noi e ai nostri cari, e infine ci giocheremo il jolly: chiederemo ai viaggiare nel tempo e nello spazio per arrivare. invisibili, ad una seduta di sceneggiatura di Age & Scarpelli. Chissà le risate che si sono fatti, nello scrivere La grande guerra, Totò a colori, I soliti ignoti, I mostri, Tutti a casa, L'armata Brancaleone, Totò e Carolina, La banda degli onesti, Totò sceicco, Il medico e lo stregone, Il mattatore, Straziami ma di baci saziami, La marcia su Roma, Il buono il brutto il cattivo, Riusciranno i nostri eroi, Dramma della gelosia, Ceravamo tanto amati.

Ci fermiamo qui: abbiamo citato 17 titoli, alla faccia della scaramanzia. senza nemmeno aprire l'enciclopedia. Basta la memoria, o meglio. la Memoria, con La «m» maiuscola: e non semplicemente quella del cinema, ma la memoria del nostro paese, che Age & Scarpelli incarnano meglio di chiunque altro. Per decenni hanno lavorato in coppia, studiando gli italiani e mettendoli nero su bianco. Come altre coppie celebri della commedia italiana (Scola & Maccari Benvenuti & De Bernardi) hanno fatto un magnifico gioco di squadra. Sono stati loro, i primi a ridere per quei film: che Dio li benedica. Ma trovarsi invisibili, nel momento in cui regalano le prime battute a Brancaleone da Norcia o a Pep-pe «er pantera», non ci servirebbe solo a farci due risate con loro. Potremmo soddisfare quella curiosità perversa e voyeuristica che ci ha sempre colto di fronte ai loro capolavori. Sapremmo finalmente chi ha scritto le seguenti battute: «sarai mondo se monderai lo mondo» (il monaco Zenone/Enrico Maria Salerno in Brancaleone). «sportivo!» (Capannelle nei Soliti ignoti), «all’ospedale c ero già stato tanti anni fa. quand'ero vecchio» (sempre Capannelle. ma nel seguito Audace colpo), «dia retta a me: sua sorella fa trombone» (Totò in Totò a colorì), «sto a dieta, nun posso magnà gli idrocarburi» (Giovanna Ralli in Ceravamo tanto amati), «sono tornato come il conte di Montecristo: ricco e spietato» (Manfredi in Straziami). «aritanga romba coiota» (sempre Manfredi, da sciamano, in Riusciranno i nostri eroi), «levati la pistola e mettiti le mutande» (Clint Eastvvood in II buono il brutto il cattivo), «voi magnà? Magna!» (Gas-sman a Tognazzi nel finale dei Mostri). fino a quella che migliaia di anni fa, da bambini, durante un ciclo di film alla Rai. ci fece scoprire il romanesco, quindi il cinema italiano, quindi l'Italia: «semo l’anima de li mortacci tua! Prima spari e poi dici chi va là?» (Sordi nella Grande guerra). Certo, è probabile che attori/autori come Sordi e Totò ci mettessero del loro, è sicuro che registi come Monicelli. Risi. Scola e Comencini contribuissero con idee fulminanti.

Ma dietro questo distillato d'italianità ci sono loro. Age & Scarpelli, che quando glielo chiedete (chi l’ha scritta quella? E dai, confessate) giustamente nicchiano, e difendono il segreto professionale, l'interesse di bottega. Sia chiaro: la suddetta parola, «bottega», è usata nel senso migliore che possiate immaginare. quello rinascimentale, michelangiolesco. Age & Scarpelli hanno gestito la miglior bottega di quel rinascimento filmico che fu il cinema italiano dal dopoguerra fino all'inizio degli anni 70. Iniziando nel '49. da trentenni (sono entrambi del '19) al servizio di Totò, non hanno incrociato il neorealismo. semmai l'hanno riciclato in film come Totò e Carolina e I soliti ignoti che hanno saputo raccontare l'Italia popolare come i capolavori di De Sica e Rossellini. Il tramite fra loro e il cinema dei grandi autori è stata Suso Cecchi D’Amico, che con la mano destra inventava le tragicomiche avventure dei Soliti ignoti e con la sinistra (o viceversa, fate voi) vergava Rocco e i suoi fratelli per Visconti. Sono i grandi romanzi dell'Italia del dopoguerra. superiori a (quasi) tutti i romanzi su carta, e se oggi gli eredi non sono all'altezza, non diamo la colpa ai vecchi. Piuttosto, ribadiamo che la bottega è fonda-mentale e che pensare di sostituirla con botteghe virtuali in stile internet è una fesseria. Per scrivere grande cinema bisogna frequentare gli autobus, gli stadi, le bische, le asterie, le fabbriche, in una parola: gli uomini (e le donne). Quella era la ricetta, e non ce ne sarà mai un'altra.

Alberto Crespi, «L'Unità», 11 luglio 2001


2001 07 11 L Unita Age Scarpelli intro2

Cinquant'anni di storia d’Italia ricostruita attraverso i film di Age & Scarpelli. Lo ha fatto Alessia Accardo con Age & Scarpelli. La storia si fa commedia, tesi di laurea diventata un libro per le edizioni Ancci (l'associazione dei circoli cinematografici italiani), presentato l’altra sera a Roma, insieme alia coppia di grandi sceneggiatori e a Mario Monicelli, grande vecchio del cinema italiano. Col quale Age & Scarpelli hanno cominciato la loro straordinaria carriera nel lontano ’49 con Totò cerca casa.

«Certo che nei loro film - dice Monicelli- c’è la storia del nostro paese. E non solo in quelli fatti insieme a me. Ma se per Rosi e Perii questa scelta era cosciente, per noi no. A noi ri piaceva semplicemente raccontare delle storie. Poi siccome avevamo una profonda coscienza politica e morale ed eravamo coscienti delle cose che ci avvenivano intorno, tutto questo
entrava nelle nostre storie in modo naturale». Come dire, insomma, non solo il Neorealismo è stato lo specchio del Paese. Ma a anche la Commedia all'italiana ha avuto la sua parte nel raccontare la nostra storia, nonostante la critica, soprattutto quella militante di una volta, ha tardato a riconoscerle questo merito. «In quegli anni - interviene Furio Scarpelli - c erano due anime nel cinema di casa nostra: quella impegnata di Visconti, Rossellini. del Neorealismo e l'altra, meno schierata, della quale abbiamo fatto parte noi.

Quella che ancora non era stata battezzata come commedia all'italiana. E poi. al centra tra le due, c era Cesare Zavattini. che col suo lavoro straordinario ha saputo mettere insieme i due opposti».

Ed è questo che oggi dovrebbe tornare a fare il cinema, dice Scarpelli «Anzi i giovani autori di oggi hanno già ricominciato a farlo. Il cinema del resto nella sua specificità di narrazione popolare ha il dovere di narrare il suo paese. Lo fanno anche gli americani. Certo, per noi allora era un intento politico». Oggi, invece, secondo Scarpelli la sola definizione, «politico», fa storcere la bocca a molti. «Purtroppo - prosegue lo sceneggiatore - ormai nel nostro paese è avvenuto un grave processo di spoliticizzazione. L'Italia è un paese oscuro che è riuscito a creare il fascismo e quindi il nazismo, la mafia e il qualunquismo. Ecco, gli antipolitici e gli apolitici sono i personaggi più esecrandi. Quelli cioè che non provano sufficiente indignazione di fronte alla mafia, alle ingiustizie. alle diseguaglianze sociali. E l'io ha preso il posto dei noi anche a sinistra».

Lo stesso fatto di voler raccontare la realtà, perciò, conclude Scarpelli è di per se un approccio «politico». «Purtroppo però i giovani oggi non sanno che essere politici è un punto di merito. Proprio in questi ultimi tempi abbiamo visto dei film di giovani autori che hanno saputo raccontare la realtà che ci circonda e che hanno avuto successo. Ma se dovessimo andare a dire loro che c’è un intento politico ci risponderebbero sicuramente: ohibò!».

Gabriella Gallozzi, «L'Unità», 11 luglio 2001


2001 07 11 L Unita Age Scarpelli intro3

Monicelli sprona i giovani: raccontate momenti e personaggi della politica, sono un vero serbatoio di spunti. Cerami contesta: il cinema si nutre anche di esotismo, molti film impegnati degli anni ‘60 erano ideologici

ROMA «Age & Scarpelli hanno raccontato la realtà italiana come nessun altro ha saputo fare. Ma oggi è il momento buono per ricominciare. Ci sono dei momenti e dei personaggi della politica che offrono talmente tanti spunti... Noi con la Destra al potere, siamo stati per cinquant'anni all'opposizione. Oggi col governo della destra si può ritornare a fare della bella commedia all'italiana». Per Mario Monicelli. insomma, è il momento buono per i giovani, registi e sceneggiatori. Per i «nipotini» di Age & Scarpelli.

Nel momento in cui si parla ovunque di «primavera» del cinema italiano, stiamo assistendo, infatti, all'affermarsi di nuovi talenti tra gli scrittori di cinema Heidrun Schleef, per esempio. Sceneggiatrice insieme a Linda Ferri e allo stesso Nanni Moretti di La stanza del figlio. Palma d oro all'ultimo festival di Cannes. Tedesca «trapiantata» a Roma da molti anni - parla perfettamente «romanaccio» - Heidrun ha firmato una lunga serie di pellicole che. per dirla con Furio Scarpelli. - vedi pezzo in alto - raccontano la realtà con sguardo «politico»: La seconda vlta di Mimmo Calopresti, riflessione molto «morettiana» sul terrorismo: Animali che attraversano la strada di Isabella Sandri che punta l'obiettivo sull’universo delle periferie romane e Giro di lune tra terra e mare, straordinario affresco d'autore (lo firma Beppe Caudino) su splendori e miserie di Pozzuoli, raccontate tra passato e presente e dialoghi in napoletano e latino.

«Non so - dice la sceneggiatrice -se quella di oggi sia veramente una tendenza Certo è che in Italia il cinema ha sempre raccontato la realtà. Poi ad alcuni si aggiunge anche il senso politico. E io, da parte mia, ho sempre scelto questo genere di film perché mi interessa particolarmente». Però non è detto che l’approccio «politico» debba per forza avere un genere privilegiato, conferma Heidrun: «Dipende dal tipo di sguardo. Poi se è una commedia o un dramma non importa. Guardate il cinema di Virzì, per esempio...».

E proprio dalla «scuderia» di Virzì. infatti viene un altro nome emergente tra gli scenaggiatori di oggi: Francesco Bruni che dello stesso regista ha sceneggiato La bella vita, Ovoso do e sta firmando la fortunata serie televisiva di Montalbano. Un esempio. perciò, di «racconto popolare» che incrocia anche temi di valenza sociale. Chi, invece, non è d'accordo con l'idea che il racconto della realtà sia già un sinonimo, in qualche modo. di «impegno» è Vincenzo Cerami. affermato scrittore «prestato» al cinema al fianco di Roberto Benigni. «La realtà - dice - è un mito. E il realismo è una scuola fondamentale dell'arte e tanto più per il cinema che si nutre di realtà. Già gli uomini primitivi disegnavano le fiere sulle pareti delle loro caverne. Un po’ per esorcizzarne il pericolo, un po' per educare i bambini a temerle. D'allora l'uomo ha sempre rappresentato la realtà. Ma il cinema, però, si nutre anche di reveries e di esotismo. Il Neorealismo aveva fatto impressione perché aveva eliminato la finzione e il pubblico poteva riconoscere le sue case i suoi luoghi». Però, prosegue Cerami. « non è sufficiente prendere un fatto di cronaca per raccontare l'Italia quel la vera e che non si vede. Del resto se prendiamo certi film degli anni Sessanta e Settanta, quelli cosiddetti "impegnati’, rivedendoli oggi ci accorgiamo che sono brutti, demagogici e i personaggi sono piegati all’ideologia. Quando un film è bello si può dire che é impegnato, altrimenti resta un brutto film. Come diceva Proust “il messaggio é come il prezzo lasciato su un regalo"».

ga.g., «L'Unità», 11 luglio 2001


2010 04 29 L Unita Furio Scarpelli morte intro

Addio a un gigante del cinema italiano - Se n’è andato a 90 anni l’uomo che insieme ad Age ha segnato a fuoco la storia della commedia e non solo: da «Totò a colori» a capolavori come «I soliti ignoti», «Ceravamo tanto amati», «La grande guerra», «L’Armata Brancaleone»... L’Italia non è mai stata raccontata meglio

Suo padre era un giornalista, un disegnatore, un anarchico. Queste tre parole spiegano già molte cose di Furio Scarpelli, sceneggiatore sommo del nostro cinema, bravissimo nel disegno (come Scola, come Fellini, come Petri) che spesso usava come un blocco notes per fissare facce, idee, appunti. Furio era nato a Roma il 16 dicembre 1919. È morto, sempre a Roma, ieri notte. Aveva 90 anni e lo spirito, l'umorismo, l'energia di un ragazzino. Mancherà terribilmente al cinema italiano e a tutti coloro, compresi noi dell'Unità, che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerlo.

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Dopo aver ricevuto, da cotanto padre, un’istruzione discontinua e bislacca, ma modernissima per l'Italia anni '30, Scarpelli frequenta le redazioni delle più celebri riviste satiriche dell'epoca, dal Marc’Auretio al Bertoldo. li incontra un bresciano di pochi mesi più grande di lui, Agenore Incrocci, reduce da un'infanzia altrettanto scapestrata (famiglia di artisti, sempre in giro, senza una lira) e da un’esperienza bellica a dir poco rocambolesca (combattente in Francia, sbandato dopo l’8 settembre, prigioniero dei tedeschi, fuggiasco, si congeda con la divisa americana: altro che Tutti a casa). I due fanno comunella, Agenore si dimezza il nome. Furio cancella il proprio: dal ‘49 all'85 firmeranno circa 120 film come Age & Scarpelli. La coppia regina della commedia all'italiana.

Già, si fa presto a dire «commedia all'italiana". Per Furio Scarpelli era commedia, senza aggettivi - perché poi con gli aggettivi si può essere pedestri o volare altissimi, si può fare una commedia sexy o una farsa, oppure scrivere una Divina Commedia come il padre Dante. Parlare di cinema, per Furio, era un modo di stare al mondo. Partiva, e non si fermava più. Anzi, potremmo cominciare da 11. Dalle chiacchierate. Da anni siamo costretti a scrivere - l'abbiamo fatto, ahinoi, anche quando è morto Age, nel 2005 - che all'interno della coppia Age & Scarpelli era impossibile scindere i contributi dell’uno da quelli dell’altro.

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Ma una cosa era sicura: se facevi una domanda ad Age ti rispondeva con una battuta fulminante della durata media di 3 secondi, se facevi la stessa domanda a Scarpelli iniziava una conferenza e tu stavi lì con la mascella pendente, sopraffatto da tanta cultura. Era come ascoltare Balzac, o Turgenev - nomi che prima o poi, nella conferenza, saltavano fuori. Fra i due. Furio era quello che parlava.

Balzac. Forse il segreto sta lì. La comédie humaine... Si, più che di «commedia all'italiana" bisogna parlare di «commedia umana». Una commedia umana solidale, consapevole, ironica. E fiutiate. Balzac scrisse migliaia e migliaia di pagine in 51 anni di vita (solo la suddetta Comédie humaine è in 20 volumi), Age & Scarpelli scrissero insieme decine di film, e quando si separarono Furio continuò da solo, in coppia con il figlio Giacomo o con altri scrittori, giovani e non. Per cui esiste uno «Scarpelli senza Age» che si può far partire da Maccheroni (1985, di Ettore Scola, in coppia con Ruggero Maccari) e che giunge ai film di Virzì (Ovosodo, N come Napoleone), al Postino di Troisi, ai più recenti film di Scola (La cena. Concorrenza sleale) fino a Christine Cristina, 2009, esordio nella regia di Stefania Sandrelli.

Il periodo (foro è quello degli anni ‘50 e ‘60, quando Age & Scarpelli fanno parte di una squadra di fuoriclasse die riesce a fotografare perfettamente l’Italia. In quella squadra d sono registi (Risi, Monicelli, Scola, Comencini), attori (i soliti noti: Sordi, Gassman, Manfredi, Tognazzi, Mastroianni. Vitti) e naturalmente sceneggiatori che per lo più scrivono in coppia (Age & Scarpelli, Scola & Maccari, Benvenuti & De Bernardi) ma sono pronti a lavorare con i grandi «solitari" come Sergio Amidei, Rodolfo Sortego, Luciano Vincenzo-ni. Age e Furio, per dite, incontrano Amidei - l'uomo che ha scritto Roma città aperta - nel film Villa Borghese di Franciolini e imparano da lui un metodo che, parola di Scarpelli, nasce «dalle profonde convinzioni morali. Non sembrava affatto un cineasta, era insopportabile a tutti i cretini, grandissimo pregio questo».

La squadra fuoriclasse per un paese Iin mutazione: Risi, Monicelli, Scola Comencini, Sordi, Gassman Mastroianni, Tognazzi...

2010 04 29 L Unita Furio Scarpelli morte f3

Se esiste un «metodo Amidei» che poi tracima in un «metodo Age & Scarpelli», lo si può definire come un mix di umorismo e di moralità. Prendere in giro il mondo, ma amare profondamente i personaggi che di quella presa in giro diventano veicoli. Tutto nasce con Totò, da Totò cerca casa in poi. È l'eroico, disperato tentativo di portare Totò al cinema, di ingabbiare in copioni «strutturati» ('irrefrenabile surrealismo di quel gigantesco improvvisatore. Nascono cosi 47 morto che parla,Totò cerca moglie, Totò sceicco. La banda degli onesti, Totò terzo uomo, Totò a colori... per non parlare dello straordinario, e censuraussimo, Totò e Carolina. Poi, dalla maschera-Totò si passa agli attori-attori, e qui bastano i titoli: f soliti ignoti. La grande guerra, Tutti a casa. La marcia su Roma, 1 mostri (a 8 mani, con Scola e Maccari), L'annata Brancaleone, Signore e signori. Riusciranno i nostri eroi, la fase maccheronico-fotoromanzesca di Straziami ma di baci saziami e Dramma della gelosia, In nome del popolo italiano che antidpa Mani Pulite... fino al film che chiude tutti i discorsi. Ceravamo tanto amati: capolavoro che non a caso inizia dalla guerra partigiana, attraversa le delusioni del dopoguerra, rende omaggio a Fellini e a De Sica e finisce, con un «boh?» che non è la targa di Bologna, all'alba degli anni 70. All'orizzonte, c'è un'altra Italia. Age & Scarpelli le vanno incontro ripensando alla Resistenza in L'Agnese va a morire di Montaldo. Poi sfottono la tv in Signore e signori buonanotte, trasformano la commedia in tragedia nei Nuovi mostri e deunciano il solipsismo degli intellettuali organici nella Terrazza. Ecco. La terrazza: rivedetelo oggi (è appena uscito in dvd), capirete molte cose sul Pd, su Berlusconi, sulla sinistra... Quelli là, Age & Scarpelli & compagnia bella, avevano capito tutto.

Alberto Crespi, «L'Unità», 29 aprile 2010



Opere pubblicate

Narrativa

Age, Scarpelli e Monicelli, Romanzo Popolare, Milano, Bompiani 1974.
Age, Scarpelli e Monicelli, Il romanzo di Brancaleone, Milano, Longanesi 1984.
Furio Scarpelli Tormenti - Romanzo disegnato, Milano, Rizzoli Lizard 2011.
Age, Scarpelli e Monicelli, Brancaleone. Il Romanzo, Roma, Gallucci 2012.
Furio Scarpelli, Ettore Scola, Silvia Scola (testi di) e Ivo Milazzo (disegni di), Un drago a forma di nuvola, Bao Publishing, Milano, 2014.
Furio Scarpelli, Mario Monicelli, Giacomo Scarpelli, Storia meravigliosa di Niccolò Paganini. Un progetto per un film non fatto, illustrazioni di Furio Scarpelli, Pisa, ETS 2016. ISBN 9788898598458
Furio Scarpelli Passioni. Romanzo disegnato di tormenti d'amore, Roma, Gallucci 2018. ISBN 9788893481328

Narrativa per ragazzi

Furio Scarpelli, Opopomoz. Una storia magica. Torino, Einaudi Ragazzi 2003.
Furio Scarpelli, L'armata Brancaleone, illustrazioni di Emanuele Luzzati, Roma, Gallucci 2012.
Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli, Estella e Jim nella meravigliosa Isola del Tesoro, illustrazioni di Furio Scarpelli, Roma, Gallucci, 2012.
Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli, Opopomoz. Una storia magica. Gallucci editore, 2013. Testo e illustrazioni di Furio e Giacomo Scarpelli.
Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli (disegni), Il gatto Felics e le sue sette vite, testo di Filiberto Scarpelli. Gallucci editore, 2016.

Sceneggiature

Age, Scarpelli e Monicelli, I soliti ignoti , a cura di A. Pallotta, Roma, Un mondo a parte 2002.
Age, Scarpelli e Comencini Tutti a casa, Caltanissetta, Sciascia Editore, 1960.
Age, Scarpelli e Monicelli La grande guerra, Bologna, Cappelli, 1959.
Age, Scarpelli e Monicelli, I Compagni, Bologna, Cappelli, 1963.
Age e Scarpelli, Sedotta e abbandonata, Bologna, Cappelli, 1964.
Furio e Giacomo Scarpelli, Ettore e Silvia Scola La Cena, Roma, Gremese, 1999.
Furio e Giacomo Scarpelli, Ettore Scola e Silvia Scola Concorrenza sleale, Torino, Lindau, 2001
Age, Scarpelli e Scola, C'eravamo tanto amati, a cura di Enzo Siciliano, Torino, Lindau, 2001
Age, Scarpelli e Monicelli, L'Armata Brancaleone, a cura di Stefano Della Casa, Torino, Lindau, 2005
Age e Scarpelli, In nome del Popolo Italiano. La sceneggiatura, a cura di Massimo Ghirlanda, prefazione di Giacomo Scarpelli, Livorno, Erasmo 2014.
Age, Scarpelli e Monicelli, L'Armata Brancaleone. La sceneggiatura, a cura di Fabrizio Franceschini, Livorno, Erasmus 2016. ISBN 9788846743855
N.B.: Numerose altre sceneggiature di Furio Scarpelli, da La banda degli onesti a N. Io e Napoleone, sono state pubblicate dalla casa del Mantegna di Mantova a cura di Alberto Cattini.

Citazioni

È stato interpretato dal giovane attore Giulio Forges Davanzati nel film Che strano chiamarsi Federico presentato alla settantesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Una storia basata sui ricordi personali del regista Ettore Scola che si concentra in particolare sui primi anni della carriera di Fellini: il suo arrivo a Roma e gli inizi come vignettista nella redazione del Marc'Aurelio dove conobbe tra gli altri proprio Furio Scarpelli.
La strana coppia. Incontro con Age & Scarpelli. Regia: Paolo Virzì; Italia, una produzione: Scuola Nazionale di Cinema; durata: 53' (Documentario), 2001.
Furio Scarpelli. Il racconto prima di tutto. Di Francesco Ranieri Martinotti e Giacomo Scarpelli; Italia; durata: 60' (Documentario), 2012.
La bottega dell'Autore - Il Cinema di Furio Scarpelli. Regia: Vito Zagarrio; Italia, durata: 64' (Documentario), 2013.

Filmografia

Tormenti - Film disegnato, regia di Filiberto Scarpelli (2011)
Christine Cristina, regia di Stefania Sandrelli (2010)
N (Io e Napoleone), regia di Paolo Virzì (2006)
Baciami piccina, regia di Roberto Cimpanelli (2006)
La buona battaglia - Don Pietro Pappagallo, regia di Gianfranco Albano (2006) (TV)
Opopomoz, regia di Enzo D'Alò (2003)
Concorrenza sleale, regia di Ettore Scola (2001)
La cena, regia di Ettore Scola (1998)
La missione, regia di Maurizio Zaccaro (1998) (TV)
Ovosodo, regia di Paolo Virzì (1997)
Altri uomini, regia di Claudio Bonivento (1997)
Porzûs, regia di Renzo Martinelli (1997)
Testimone a rischio, regia di Pasquale Pozzessere (1996)
Un inverno freddo freddo, regia di Roberto Cimpanelli (1996)
Celluloide, regia di Carlo Lizzani (1995)
Il postino, regia di Michael Radford (1994)
Per amore o per amicizia, regia di Paolo Poeti (1993) (TV)
Cattiva, regia di Carlo Lizzani (1991)
Il viaggio di Capitan Fracassa, regia di Ettore Scola (1990)
Briganti, regia di Marco Modugno (1990)
Tempo di uccidere, regia di Giuliano Montaldo (1989)
La famiglia, regia di Ettore Scola (1987)
Soldati - 365 all'alba, regia di Marco Risi (1987)
Maccheroni, regia di Ettore Scola (1985)
Figlio mio infinitamente caro, regia di Valentino Orsini (1985)
Scemo di guerra, regia di Dino Risi (1985)
Un ragazzo e una ragazza, regia di Marco Risi (1984)
Cuori nella tormenta, regia di Enrico Oldoini (1984)
Il tassinaro, regia di Alberto Sordi (1983)
Ballando ballando, regia di Ettore Scola (1983)
Spaghetti House, regia di Giulio Paradisi (1982)
Nudo di donna, regia di Nino Manfredi (1981)
Camera d'albergo, regia di Mario Monicelli (1981)
I seduttori della domenica, regia di Bryan Forbes, Édouard Molinaro, Dino Risi, Gene Wilder (1980)
La terrazza, regia di Ettore Scola (1980)
Temporale Rosy, regia di Mario Monicelli (1980)
Cocco mio, regia di Jean-Pierre Rawson (1979)
Dove vai in vacanza?, regia di Mauro Bolognini, Luciano Salce, Alberto Sordi (1978)
Doppio delitto, regia di Steno (1977)
Basta che non si sappia in giro, regia di Nanni Loy, Luigi Magni, Luigi Comencini (1976)
Signore e signori, buonanotte, regia di Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli, Ettore Scola (1976)
La donna della domenica, regia di Luigi Comencini (1975)
C'eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974)
Romanzo popolare, regia di Mario Monicelli (1974)
Teresa la ladra, regia di Carlo Di Palma (1973)
Vogliamo i colonnelli, regia di Mario Monicelli (1973)
Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, regia di Vittorio Gassman (1972)
In nome del popolo italiano, regia di Dino Risi (1971)
Noi donne siamo fatte così, regia di Dino Risi (1971)
Brancaleone alle crociate, regia di Mario Monicelli (1970)
FBI - Francesco Bertolazzi investigatore (1970) Miniserie TV
Rosolino Paternò, soldato..., regia di Nanni Loy (1970)
Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca, regia di Ettore Scola (1970)
Quel negozio di Piazza Navona (1969) Miniserie TV
Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?, regia di Ettore Scola (1968)
Straziami, ma di baci saziami, regia di Dino Risi (1968)
Capriccio all'italiana, regia di Mauro Bolognini, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Steno, Pino Zac, Franco Rossi (1968)
Il tigre, regia di Dino Risi (1967)
Le streghe, regia di Mauro Bolognini, Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini, Franco Rossi, Luchino Visconti (1967)
Il buono, il brutto, il cattivo, regia di Sergio Leone (1966)
I nostri mariti, regia di Luigi Filippo D'Amico, Luigi Zampa, Dino Risi (1966)
L'armata Brancaleone, regia di Mario Monicelli (1966)
Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966)
Signore & signori, regia di Pietro Germi (1966)
Casanova '70, regia di Mario Monicelli (1965)
Frenesia dell'estate, regia di Luigi Zampa (1964)
I complessi, regia di Dino Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo D'Amico (1964)
Sedotta e abbandonata, regia di Pietro Germi (1964)
I mostri, regia di Dino Risi (1963)
I compagni, regia di Mario Monicelli (1963)
Il maestro di Vigevano, regia di Elio Petri (1963)
La marcia su Roma, regia di Dino Risi (1962)
Mafioso, regia di Alberto Lattuada (1962)
Il commissario, regia di Luigi Comencini (1962)
Totò e Peppino divisi a Berlino, regia di Giorgio Bianchi (1962)
A cavallo della tigre, regia di Luigi Comencini (1961)
I due nemici, regia di Guy Hamilton (1961)
Tutti a casa, regia di Luigi Comencini (1960)
Audace colpo dei soliti ignoti, regia di Nanni Loy (1960)
Il principe fusto, regia di Maurizio Arena (1960)
Il mattatore, regia di Dino Risi (1960)
Risate di gioia, regia di Mario Monicelli (1960)
La grande guerra, regia di Mario Monicelli (1959)
Policarpo, ufficiale di scrittura, regia di Mario Soldati (1959)
La legge è legge, regia di Christian-Jaque (1958)
I soliti ignoti, regia di Mario Monicelli (1958)
Nata di marzo, regia di Antonio Pietrangeli (1958)
Totò, Peppino e le fanatiche, regia di Mario Mattoli (1958)
Souvenir d'Italie, regia di Antonio Pietrangeli (1957)
Padri e figli, regia di Mario Monicelli (1957)
Il medico e lo stregone, regia di Mario Monicelli (1957)
Casta Diva, regia di Carmine Gallone (1956)
Il bigamo, regia di Luciano Emmer (1956)
La banda degli onesti, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
Peccato di castità, regia di Gianni Franciolini (1956)
Tempo di villeggiatura, regia di Antonio Racioppi (1956)
Racconti romani, regia di Gianni Franciolini (1955)
Bravissimo, regia di Luigi Filippo D'Amico (1955)
Don Camillo e l'onorevole Peppone, regia di Carmine Gallone (1955) (non accreditato)
Le signorine dello 04, regia di Gianni Franciolini (1955)
Totò e Carolina, regia di Mario Monicelli (1955)
Casa Ricordi, regia di Carmine Gallone (1954)
Tempi nostri, regia di Alessandro Blasetti (1954)
Ridere! Ridere! Ridere!, regia di Edoardo Anton (1954)
Sinfonia d'amore, regia di Glauco Pellegrini (1954)
Una pelliccia di visone, regia di Glauco Pellegrini (1954)
Villa Borghese, regia di Gianni Franciolini (1953)
Ivan, il figlio del diavolo bianco, regia di Guido Brignone (1953)
Cinema d'altri tempi, regia di Steno (1953)
Napoletani a Milano, regia di Eduardo De Filippo (1953)
Saluti e baci, regia di Maurice Labro, Giorgio Simonelli (1953)
L'incantevole nemica, regia di Claudio Gora (1953)
Gli uomini, che mascalzoni!, regia di Glauco Pellegrini (1953)
I tre corsari, regia di Mario Soldati (1952)
A fil di spada, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
Don Lorenzo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
Il segreto delle tre punte, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
Ragazze da marito, regia di Eduardo De Filippo (1952)
Totò a colori, regia di Steno (1952)
Totò e le donne, regia di Steno, Mario Monicelli (1952)
Una bruna indiavolata, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1951)
O.K. Nerone, regia di Mario Soldati (1951)
Cameriera bella presenza offresi..., regia di Giorgio Pàstina (1951)
Totò terzo uomo, regia di Mario Mattoli (1951)
Milano miliardaria, regia di Marino Girolami, Marcello Marchesi, Vittorio Metz (1951)
L'eroe sono io (1951) regia di Carlo Ludovico Bragaglia
Arrivano i nostri, regia di Mario Mattoli (1951)
Auguri e figli maschi!, regia di Giorgio Simonelli (1951)
Sette ore di guai, regia di Vittorio Metz, Marcello Marchesi (1951)
Signori, in carrozza!, regia di Luigi Zampa (1951)
Totò sceicco, regia di Mario Mattoli (1950)
Tototarzan, regia di Mario Mattoli (1950)
Figaro qua, Figaro là, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
I cadetti di Guascogna, regia di Mario Mattoli (1950)
Il vedovo allegro, regia di Mario Mattoli (1950)
47 morto che parla, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
Totò cerca moglie, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
Totò cerca casa, regia di Steno, Mario Monicelli (1949)
Totò le Mokò, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1949)
Vivere a sbafo, regia di Giorgio Ferroni (1949)

Note

  1. ^ Romanzo popolare. Il cinema di Age&Scarpelli. Paolo D'Agostini, Edizioni Scientifiche Italiane, 1991.
  2. ^ Age & Scarpelli in commedia, a cura di C. Trionfera, Roma, Di Giacomo, 1990.
  3. ^ R.R.R.R.R. / trattamento di Age e Scarpelli. Circolo del cinema di Mantova. (Collana di sceneggiature originali e materiali di studio). 1989
  4. ^ Enciclopedia Biografia Universale, Biblioteca Treccani, 2007, vol. XVII, pp. 309-310
  5. ^ Le altre due candidature sono state per I compagni e Casanova '70. Vedi Italian Cinema at the Academy Awards, a cura di S.Bizio, Roma Italia Cinema 2000, pp. 172-173
  6. ^ E. Lancia, I premi del cinema, Roma, Gremese 1998, pag. 108, 111, 197, 231, 234-235, 240, 244, 258, 266, 273, 275, 281, 331
  7. ^ Age & Scarpelli: La Storia si fa Commedia, Alessio Accardo, Editrice ANCCI, 2001.
  8. ^ P.Pintus (a cura di), Commedia all'italiana: parlano i protagonisti, Roma, Gangemi 1985, pag. 171 e ss.
  9. ^ M. Serenellini, La metà sconosciuta di Scarpelli: disegnatore di storia e di film, in Il venerdì di Repubblica, 28-5-2010, pp.102-103
  10. ^ F. Ferzetti, "Scarpelli di tutti i colori", in "Il Messaggero",4-7-2010, pp.19
  11. ^ Nastri d'argento - Tutti i candidati 2012 - CinemaItaliano.info
  12. ^ Notizia della morte su Repubblica.it
  13. ^ Brancaleone. Il romanzo - AgrPress Archiviato il 29 luglio 2012 in Internet Archive.
  14. ^ Premio di Letteratura per i Ragazzi 2013
  15. ^ Le Mani pubblica la biografia del noto sceneggiatore, su nonsolocinema.com.
  16. ^ Notizia su cinemaitaliano.info
  17. ^ Nomination: Nastri d'argento 2013 - CinemaItaliano.info
  18. ^ Ettore Scola dirige Ivo Milazzo, Bao pubblica “Un drago a forma di nuvola” | MangaForever.net
  19. ^ [1]

Riferimenti e bibliografie:

  • Les scénaristes italiens. 50 ans d’écriture cinématographique. Marie-Christine Questerbert, Paris, Hatier, 1988.
  • Romanzo popolare. Il cinema di Age&Scarpelli. Paolo D'Agostini, Edizioni Scientifiche Italiane, 1991.
  • Age & Scarpelli in commedia, a cura di Claudio Trionfera, Roma, Di Giacomo, 1990.
  • Age & Scarpelli: La Storia si fa Commedia, Alessio Accardo, Editrice ANCCI, 2001
  • Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo, Alessio Accardo, Chiara Giacobelli, Federico Govoni, Le Mani Edizioni, Genova, 2012.
  • Monicelli e il genio delle lingue. Varietà dell'italiano, dialetti e invenzione linguistica, Fabrizio Franceschini, Felici Editore, Pisa, 2014
  • Ovosodo. La sceneggiatura di Virzì, Bruni e Scarpelli, a cura di Massimo Ghirlanda e Federico Govoni, Erasmus, Livorno, 2017
  • Furio Scarpelli, in Dizionario biografico degli italianiIstituto dell'Enciclopedia Italiana
  • (EN) Furio Scarpelli, su Internet Movie Database, IMDb.com
  • (EN) Furio Scarpelli, su AllMovieAll Media Network
  • (DE, EN) Furio Scarpelli, su filmportal.de