Tieri Aroldo

Aroldo_Tieri


L'incontro con Totò è avvenuto quando la mia posizione cinematografica era già avanzata. Qualche volta ho fatto delle partecipazioni anche minime perché mi voleva molto bene e aveva piacere che partecipassi comunque ai suoi film. Qualche film con Totò me lo ricordo con piacere, qualche altro me lo ricordo quasi con vergogna. Allora si facevano perché si era nell'immediato dopoguerra e avevamo bisogno di soldi. Si può dire che ci si sarebbe potuti rifiutare di fare certi film, ma era difficile.
Non è che con questo voglio giustificare le mie malefatte cinematografiche.
Adesso sono moltissimi anni che non faccio cinema, posso rifiutare anche perrché le mie vecchie amicizie sono un po' scomparse; ma alcuni registi che adessso vanno per la maggiore allora facevano film con Totò, oggi parlano, sono inseriti politicamente e non fanno più film di serie B. Oggi farei del cinema diverso, più decoroso. Forse in un altro paese la mia faccia ispirerebbe delle stoorie diverse, ma in Italia sanno utilizzare solo i grossi nomi che fanno cassetta.
Un personaggio quando facevo cinema l'ho inventato: il fidanzato geloso, nevrastenico. Totò è stato uno dei ricordi più dolci, più professionalmente seri perrché era una persona di una grandissima civiltà. Si è fatta molta polemica sul fatto se era principe o no: lo era comunque senz'altro nella sua grande generosità, nella sua disponibilità verso gli altri. Mi voleva molto bene, mi stimava moltissimo come attore. Mi ha regalato una delle sue prime registrazioni di poesie con la dedica. Era uno dei miei amici, anche se in genere non ho amici attori. Totò è stato un amico caro e sincero, uno dei ricordi più importanti della mia vita. Con lui facevamo i film in presa diretta e lì veniva fuori tutto l'estro di Totò, la sua fantasia. Abbiamo lavorato insieme come buoni professionisti, o meglio come buoni artigiani.

Aroldo Tieri


(Corigliano Calabro, 28 agosto 1917 – Roma, 28 dicembre 2006) è stato un attore italiano. È stato una importante figura nel teatro e nel cinema italiano. Lavorò con Totò in alcuni suoi film di successo.

 
Biografia

Figlio del giornalista e critico teatrale Vincenzo Tieri, che fondò e diresse Il Corriere del Teatro, nel 1937 Aroldo Tieri si diplomò all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica e debuttò a teatro in Francesca da Rimini, prima di entrare nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma. È del 1939 l'esordio cinematografico in Mille chilometri al minuto, diretto da Mario Mattoli, cui seguirono diverse commedie dei telefoni bianchi. Nel dopoguerra raggiunse il successo soprattutto con la rivista diretto da Garinei e Giovannini insieme a Anna Magnani, Gino Cervi, Walter Chiari e Totò, ma recitò anche nelle commedie leggere di Rattigan e Barry e in opere di maggior impegno come il teatro di Pirandello.

Tra la metà degli anni cinquanta e gli anni sessanta Tieri dedicò soprattutto al cinema, alla radio e alla televisione, girando quasi 110 film. È stato spalla di successo dei maggiori interpreti della commedia all'italiana, tra cui Totò, accanto al quale recitò tredici volte, con risultati notevoli in Totò sceicco e Chi si ferma è perduto di Sergio Corbucci. L'ultima interpretazione risale al 1967, nel film di Steno La feldmarescialla, accanto a Rita Pavone. Nel 2002 Roberto Benigni pensò a lui per affidargli la parte del giudice nel film Pinocchio, ma alla fine il ruolo andò a Corrado Pani.

Alla fine degli anni Sessanta tornò a tempo pieno al teatro, dopo che nel 1965 aveva formato con la moglie Giuliana Lojodice la compagnia Tieri-Lojodice. Negli oltre trenta anni di attività la coppia mise in scena un repertorio vario e raffinato, da Shakespeare a Molière, da Pirandello a Shaw.
Alla radio è stato interprete di molti radiodrammi (si ricordano i Racconti romani di Moravia), partecipando inoltre a due edizioni di Gran varietà insieme a Giuliana Lojodice: nella prima, del 1969, la coppia ha interpretato "Leonida ed Esmeralda", una coppia romantica, colta e snob che crede di essere diversa da tutte le altre; nella seconda, del 1976, Tieri ha interpretato il personaggio del "Divino Creaturo" che ebbe un buon successo così come molti altri personaggi di quella trasmissione. In televisione, oltre a recitare in alcuni sceneggiati (Melissa, La foresta pietrificata, Le avventure di Nicola Nickleby), ha presentato Canzonissima nell'edizione 1960-61 insieme agli attori Lauretta Masiero e Alberto Lionello.
Nel 1984 Tieri ha ricevuto il Premio Armando Curcio per la rappresentazione di Un marito di Italo Svevo. L'ultimo impegno teatrale prima del ritiro dalle scene è stato L'amante di Marguerite Duras nel 1999.
Si è spento nella clinica San Valentino di Roma la notte del 28 dicembre 2006, all'età di 89 anni. L'editore Baldini Castoldi Dalai ha pubblicato nel 2010 la sua biografia scritta da Anna Testa, unitamente ad un dvd si tratta di "Buonasera Aroldo, buonasera Giuliana, Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice vita carriera e scene da un matrimonio".

Indro Montanelli disse che ripercorrere la Storia è come osservare un vecchio film. Sia i personaggi storici sia gli attori sono da noi considerati eternamente contemporanei. In questo modo ne perpetuiamo la memoria e il ricordo. Passando dal cinema al teatro alla televisione, attraverso vari generi - dal comico al drammatico - sempre con ottimi risultati, Tieri è da considerare tra i più grandi attori italiani di ogni epoca. Esordì al cinema nel 1939 in 1000 Km al minuto, pellicola di cui si è persa memoria, diretta da Mario Mattoli, uno dei migliori artigiani del cinema italiano, regista di tanti film con Totò. Interprete in oltre cento film, contribuì alla stagione cinematografica della commedia italiana, di cui segue l'intera parabola: dalle prime pellicole negli anni '50 alla fine degli anni '60.

A elencare i nomi di coloro che l'hanno resa possibile servirebbero varie pagine, perché accanto ai grandi nomi bisogna aggiungere, a pari merito, tutti i caratteristi che permisero ai protagonisti di valorizzare le loro qualità intepretative. Per chi è cresciuto negli anni '80 con il revival dei film con Totò, di Aroldo Tieri non dimenticherà mai le interpretazioni in ruoli di cosiddetta "spalla", che lui personalizzava distanziandoli dalla tipologia usuale, secondo cui avrebbe dovuto stare a ruota del protagonista, se non esplicitamente "subirne" la recitazione. Lui invece dava ai suoi personaggi una caratura originale: non erano subalterni all'attore principale, anzi lo "sfidavano", con l'abilità di non superare i confini imposti dal ruolo. Nei film con Totò e, ancora più, in quelli in cui c'era anche Peppino De Filippo la sua presenza e il modo in cui rappresentava il personaggio assegnato hanno reso possibile la realizzazione di scene esemplari.

In Letto a tre piazze (1960), è nella parte di un avvocato, che si ritrova a dover districare una questione di non poco conto, sorta quando Antonio (Totò), dato per disperso nella campagna di Russia durante il Secondo conflitto mondiale, torna a casa dopo venti anni e trova la moglie Amalia (Nadia Gray) risposata con un professore (Peppino De Filippo). L'avvocato, chiamato in aiuto dalla signora, affronta per primo la vicenda. Il racconto dell'epopea vissuta da Antonio e la poca convinzione di Peppino diventano il motivo su cui ruota una scena in cui ognuno dei tre, senza sottrarsi spazio, riesce a far emergere il proprio personaggio. Totò si lancia in un racconto con sorprendenti risvolti geopolitici. Peppino, come nello stile collaudato della coppia, è attento a depotenziare con ironia quelle iperboli arrivate da chissà quale angolo della mente di Antonio de Curtis. In questo meccanismo, che ha reso celebre la coppia, si inserisce Aroldo Tieri che, ergendosi ad arbitro della contesa, conferisce alla scena (piano sequenza di 7'50'') una fisionomia differente dallo sketch tradizionale.

In Chi si ferma è perduto (1961), Tieri è un ispettore di una ditta di trasporti inviato a Napoli per stabilire chi dovrà essere nominato al vertice di quella sede. A contendersi la poltrona sono i due dipendenti più anziani, Totò e Peppino, che da quel momento cercheranno di screditarsi a vicenda per accattivarsi la simpatia dell'ispettore. Fin dall'arrivo di questi alla stazione, dove Totò, per un caso di omonimia, accoglierà la persona sbagliata e il giorno dopo tratterà in malo modo quella giusta. In una girandola di equivoci, l'ispettore finirà per sfiduciare entrambi i candidati. Ma in occasione di un ricevimento aziendale incontra la moglie di Peppino, con cui tanti anni prima aveva avuto una relazione...

Alla fine tutto si conclude in una baraonda all'interno di un albergo, secondo la tradizione della commedia. Il terzetto ha una variazione in La cambiale (1959), dove al posto di Peppino c'è Macario. Qui Tieri è nella parte di uno speculatore finanziario da cui si recano Macario, per il risarcimento di un incidente stradale e, Totò che dovrebbe essere una specie di consulente legale. La scena, a inizio film, è molto divertente, con Tieri scatenato nella spiegazione dei benefici della cambiale e poi in una conversazione telefonica multipla, in cui naturalmente si inseriscono gli altri due.

L'esordio accanto alla coppia Totò e Peppino avvenne nel 1958, in Totò, Peppino e le fanatiche. Nella seconda metà degli anni '50 i due raggiunsero la vetta della comicità, seppure questa pellicola potrebbe sembrare un passo indietro rispetto agli standard. Ciò dipende dalla trama che scorre narrando singolarmente i percorsi dei loro personaggi. Così le scene di Totò-Peppino-Tieri funzionano meglio di quelle della coppia e Tieri in alcuni momenti sembra condurre la scena, a suo agio nel ruolo di uno psichiatra alle prese con i due "pazienti" speciali, che alla fine farà dimettere, ricoverando in blocco i loro familiari. Soltanto con Totò, lavora in molti più film: Totò cerca casa (1949); Totò cerca moglie (1950); Totò e i re di Roma (1951); Totò sceicco (1951); Totò terzo uomo (1951); Lo smemorato di Collegno (1962). Fuori categoria la pellicola Gli onorevoli (1963) in cui si alternano, senza convergere, varie vicende - tra cui una con protagonista Tieri - imperniate sulle vicissitudini di alcuni personaggi candidati durante una campagna elettorale.

Negli anni '60, è interprete in alcune parodie western e in qualcuno dei primi film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, dove si cercava di applicare lo stesso schema già sperimentato con Totò-Peppino. Partecipa anche ad alcuni "musicarelli", con Mina (Mina... fuori la guardia!, 1961), Gianni Morandi (Non sono degno di te, 1965; Se non avessi più te, 1965), Rita Pavone (La feldmarescialla, 1967). Il primo era stato Juke box urli d'amore (1960) accanto a Mario Carotenuto, un altro dei grandi caratteristi del cinema italiano dal dopoguerra agli anni '80. Recitarono insieme anche in Gli eroi del doppio gioco (1962), che ironizzava sulla tendenza al trasformismo tipica di una certa sottocultura italiana. La pellicola fa parte di una curiosa variante, in chiave di commedia, di quel genere che nei primi anni '60 descrisse - con ottimi risultati grazie a registi tra i quali Florestano Vancini e Roberto Rossellini - situazioni e personaggi dell'Italia in piena Seconda guerra mondiale.

Aroldo Tieri e Ivo Garrani nel film I sogni muoiono all'alba Tieri diede una grande prova di recitazione in I sogni muoiono all'alba, già testo teatrale scritto e diretto da Indro Montanelli (insieme a Mario Craveri ed Enrico Gras). La vicenda si svolge nella notte fra il 3 e il 4 novembre 1956, quando fu decisa l'invasione dell'Ungheria, insorta contro i sovietici. In un albergo, cinque giornalisti italiani, di varia tendenza politica, attendono la conclusione della trattativa. Lui è nella parte dell'inviato di un giornale di sinistra. Pur scontrandosi con uno dei suoi colleghi contrario alla invasione, vive una profonda crisi di coscienza, poichè da ex partigiano non può non riconoscere nei cittadini ungheresi, che difendono la propria indipendenza, quegli stessi valori per cui lui, pochi anni prima, aveva combattuto. I personaggi sono descritti con acutezza, tanto da poter essere sganciati da quel preciso contesto storico e portati nell'attualità. Tieri, in particolare, conferisce al suo una profondità che non si dimentica.

Come altri attori, negli anni '60 lavorò anche in televisione sia in rappresentazioni di prosa (es. La foresta pietrificata, di Robert E. Sherwood) sia nel varietà (Canzonissima, 1960). L'attività teatrale, interrotta nel 1999 dopo L'amante inglese, di Marguerite Duras, è stata caratterizzata da rigore e coerenza verso un ambiente a cui però, negli ultimi anni, rimproverava l'eccessiva condiscendenza verso logiche di interesse estranee alla sua natura. Non poteva essere altrimenti per chi ha contribuito alla storia del teatro italiano degli ultimi cinquanta anni, insieme con Enrico Maria Salerno, Salvo Randone, Alberto Lionello, Vittorio Gassman: i colleghi che più stimava. Nel 2005 alla Casa dei Teatri di Roma è stata allestita una mostra in quattro sezioni (teatro, cinema, fuori scena, televisione). Sarebbe un grande omaggio alla sua memoria e al pubblico se venissero riproposte le sue interpretazioni in Il calapranzi, di Harold Pinter, e Un caso clinico di Dino Buzzati.

Al teatro era arrivato con naturalezza. Il padre, Vincenzo, fu autore teatrale, oltre che giornalista e in seguito dirigente politico, eletto alla Costituente del '46 nella lista del movimento dell'Uomo Qualunque. ("Ogni giorno lo cerco e lo incontro nella memoria. Era una persona di grande livello morale, un intellettuale lucido e raffinato"). Dopo il trasferimento a Roma dalla Calabria, Aroldo Tieri frequentò l'Accademia d'Arte Drammatica, diplomandosi con un saggio su Francesca da Rimini di Gabriele D'Annunzio. Nel '38 entrò nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, di cui facevano parte Paolo Stoppa, Gino Cervi, Rina Morelli. Recitò con grandi attrici, tra cui Anna Proclemer, Lea Padovani, Rossella Falk, Anna Magnani. Fino all'incontro con Giuliana Lojodice, decisivo per la sua vita professionale e privata. Nel '65 forma la compagnia Tieri-Lojodice che negli anni seguenti mette in scena testi, tra gli altri, di Shakespeare, Shaw, Pirandello.

"La metà degli anni della mia attività teatrale sono stati, per il grande lavoro svolto sempre in comune, dedicati a Giuliana. E' il mio grazie sincero e sommesso per l'intelligenza con la quale mi è stata vicina, per la tenacia con la quale ha saputo dissolvere i miei dubbi e le mie incertezze, per l'umiltà con la quale ha voluto vivere e lavorare accanto a un uomo difficile e sempre scontento di sé".


Galleria fotografica e rassegna stampa

Aroldo Tieri, rassegna stampa

28 Mar 2024
Aroldo Tieri 14 Franco Mondini, «Stampa Sera», 23 gennaio 1984

Aroldo Tieri, tanto teatro dopo tanto Totò

Aroldo Tieri, tanto teatro dopo tanto Totò L'attore, con Giuliana Lojodice domani al Carignano con «Un marito» di Svevo. Ha girato 126 film, poi si è specializzato nel genere boulevarider Dopo Genova, Verona, Trieste e ora Milano, durante una…
23 Mar 2024
Aroldo Tieri 19 Marco Molendini, «Il Messaggero», 26 luglio 1998

Aroldo Tieri: «io e Totò, legionari sulla spiaggia di Fregene»

Aroldo Tieri: «io e Totò, legionari sulla spiaggia di Fregene» L'attore, 82 anni in agosto, racconta l’amicizia con il grande De Curtis, conosciuto sul set mezzo secolo fa: «Pretendeva sempre un ruolo per me» ROMA - «Scusi, avvocato, ero…

1984 01 23 La Stampa Aroldo Tieri intro

«La Stampa», 23 gennaio 1984


2005 03 22 Corriere della Sera Aroldo Tieri intro

Carlotta De Leo, Emilia Costantini, «Corriere della Sera», 22 marzo 2005


2006 12 30 L Unita Aroldo Tieri intro

Si è spento a 89 anni uno dei grandi padri dei palcoscenici italiani. Interprete straordinario in ruoli indimenticabili. Ha attraversato anche il cinema e la televisione

2006 12 30 L Unita Aroldo Tieri f1Il tratto della personalità di Aroldo Tieri che ritorna alla mente, pur nell'emozione della sua scomparsa avvenuta a 89 anni, dopo che ormai da tempo aveva abbandonato il palcoscenico, è quella di una misura, di un understatement direbbero gli inglesi, che era il segno indiscutibile della sua classe. Classe di uomo, anzi di gentiluomo, che è cosa diversa dalla grandezza indiscussa detrattore, ma che sicuramente aveva nutrito la sua professione di quel tratto particolare, immediatamente riconoscibile, che era possibile rintracciare nel modo tutto suo, originale, con il quale si avvicinava ai personaggi da interpretare. Personaggi mai ovvi, mai

Una gran dote di intelligenza gli permetteva di andare ben oltre il mestiere (che pure aveva) qualunque, spesso divorati dall'inquietudine, che portavano dentro di sé una nascosta ferita oppure che sapevano fare vibrare la corda pazza di una follia più grottesca che vendicativa, più interiore che feroce. L’aveva spiegato come meglio non si poteva anche a chi scrive molti anni fa: nel lavoro sul ruolo quello che contava per lui era l'intelligenza che nasceva dall'osservazione delle cose, dall'attrazione che sentiva per gli altri. Una «qualità» dell'intelligenza, dunque, che andava ben oltre il mestiere, oltre una facile visceralità. Eppure di mestiere ne aveva tantissimo, da buon figlio d'arte (suo padre Vincenzo era commediografo famoso fra gli anni Trenta e Quaranta), abituato a pane e teatro con i grandi attori a girargli per casa e da perfetto allievo di quell'Accademia d'arte drammatica fondata da Silvio D Amico per costruire il teatro del futuro con insegnanti come lo stesso D Amico, Carlo Tamberlani, Tatiana I’avìova. Nobili anche gli esondi: giovanissimo venne scelto da Renato Simoni come interprete del personaggio di Malatestino (detto poi «dall'occhio» perché aveva perso un occhio in battaglia), in una Francesca da Rimini di D’Annunzio sponsorizzata dal Minculpop accanto alla fulgida Andreina Pagnani. Uno di quei ruoli che, di solito, erano interpretati da attori più secchi del personaggio o da attrici travestite da uomo come Irma Gramatica, sorella della più dolce Emma. E poi, dopo la Liberazione, eccolo entrare nella compagnia del teatro Eliseo dalla porta principale accanto ad attori come la Magnani, Paolo Stoppa senza disdegnare il teatro di rivista magari con una grandissima Anna Magnani, con Totò e più tardi con Walter Chiari.

È certo però che un ruolo importante nell'affermarsi della sua vocazione l'avevano giocato i grandi attori dell'epoca: Ruggero Ruggeri, per esempio, uno che gli faceva -venite i brividi-, malgrado avesse rifiutato di stargli accanto per non essere schiacciato da una personalità così forte e così ingombrante. Da solo, dunque, con la spinta esclusiva della propria bravura era arrivato ad avete, come allora si diceva, l'ambito -nome in ditta - accanto ad attori come Olga Villi e Cario Ninchi. Poi, diventato l’Aroldo Tieri che tutti conosciamo, popolarissimo, prima per i 125 film girati («la mia università» li chiamava) e poi per alcuni importanti sceneggiati tv, riconosciuto e salutato dalla gente per strada, era ritornato in teatro stringendo amicizia con altri famosi solitari come Salvo Randone, Vittorio Gassman, il critico Roberto De Monticelli. Dice un noto adagio che dietro ogni grande uomo si deve cercare una donna. E la compagna della sua vita, che gli ha fatto rinunciare a quella che lui chiamava la sua poltroneria calabrese da scapolo impenitente, forse più misogino che tombeur de femmes, Giuliana Lojodice, attrice di rara misura e talento con la quale ha fatto compagnia fino a quando ha recitato, ha saputo creare con lui un duo inscindibile in scena come nella vita. Ricordo alcuni loro spettacoli bellissimi, ma anche coraggiosi e importanti, come Un marito di Svevo regia di De Bosio, il suo Misantropo accidioso e atrabiliare all'ennesima potenza, messo in scena da Luigi Squarzina. Soprattutto lo ricordo in Esuli di JamesJoyce nella stupenda interpretazione del molo del marito e come allucinato e inquietante Signore in grigio in Marionette, che passione! di Rosso di San Secondo (regia di Giancarlo Sepe ). Interpretazioni formidabili, alle quali aveva dato la sua dizione perfetta, il suo volto scavato dagli occhi indagatori e febbricitanti e grazie alle quali aveva fatto incetta di premi. Era stata però una certa volgarità, un certo pressapochismo che ormai gli sembrava andar per la maggiore ad allontanarlo definitivamente dalle scene con il rimpianto per un tempo neanche tanto lontano in cui il teatro era un luogo colmo di senso dove gli uomini parlavano ad altri uomini. Scelta quasi obbligata per uno come lui che, pur sinceramente democratico, non aveva mai amato la compromissione a cominciare da quella politica se perseguita per interesse di bottega e non per passione vera. Rimanendo, dunque, orgogliosamente se stesso, senza mai cedere alle sirene. Che la terra gli sia leggera.

Maria Grazia Gregori, «L'Unità», 30 dicembre 2006


2006 12 30 L Unita Aroldo Tieri intro2

Accanto a Totò, c'era lui. Accanto a Franco e Ciccio, c’era lui Sempre accanto. Aroldo Tieri è stato uno dei più grandi attori «accanto» del nostro cinema. Impeccabile, elegante, e per questo elegantemente ridicolo, con quegli occhi a palla e quell’aplomb britannico, quando il comico di turno faceva le sue smorfie. Ma mai una volta, accidenti!, che qualche regista cinematografico abbia pensato a lui per un bel ruolo da protagonista. I ruoli importanti, Aroldo Tieri se li è dovuti cercare in teatro, o in tv. Forse quell'aggettivo che ci è sfuggito poco fa, «britannico», spiega molte cose. Nel dopoguerra italiano d sono stati diversi attori dei quali si poteva dire: sembra un inglese.

Il caso più clamoroso: Raimondo Vianello. Ma anche Galeazzo Benti, Ferraccio De Cerasa, Franco Volpi, Luigi Vannucchi, Paolo Carlini, Nando Gazzolo. Attori che in Inghilterra, appunto, avrebbero frequentato la Rovai Shakespeare Company o il varietà di Gilbert & Sullivan, e poi sarebbero inevitabilmente finiti a Hollywood. In Italia, invece, questa tipologia di interprete era condannata, si fa per dire, al teatro di prosa, agli sceneggiati tv e alla nobile arte del doppiaggio. Così Tieri, classe 1917, dopo la gavetta in film «seri» e una breve ma significativa esperienza di doppiatore (diede voce ad Aldo Fiorelli in Addio giovinezza di Poggioli e L'assedio dell'Alkazar di Genina), ebbe l’imprinting nel '49, a 32 anni: il ruolo di Gracchino in Totò cerca casa, primo film in cui Steno & Monicelli diedero una credibilità «neorealista» al grande comico. Il film andò benissimo (secondo incasso della stagione '49-'50 dopo Catene di Matarazzo) e per Tieri il destino fu segnato. Con Totò fece alcuni gioielli: 47 morto che paria, Totò sceicco, Totò e i re di Roma, Totò terzo uomo e Gli onorevoli, quello dell'onorevole Antonio La Trippa, dove però Tieri interagiva con Gino Cervi nei panni del giornalista comunista Fallopponi costretto (costretto?) a lavorare per il senatore democristiano Rassani Bravchi. Nel frattempo, i film in cui compariva potevano essere anche 7-8 all'anno: Canzoni canzoni canzoni, I zitelloni, Ciao ciao bambina, I baccanali di Tiberio, Un dollaro di fifa, Jukebox urli d'amore, Il giorno più corto, La battaglia dei mariti, Colpo gobbo all'italiana, Due contro tutti, I motorizzati... Molti erano parodie: e quando arrivano Franchi & Ingrassia in I due mafiosi, 1964, per Tieri - con tutto il rispetto - è il segno che il salto in serie A non ci sarà mai. Comparve ancora, nel '67, in La feldmarescialla, «accanto» a Rita Pavone. Poi si dedicò al teatro. Qualche anno fa Benigni pensò a lui per il ruolo del giudice in Pinocchio, poi passato a Corrado Pani.

Alberto Crespi, «L'Unità», 30 dicembre 2006


2006 12 30 L Unita Aroldo Tieri intro3

Aroldo Tieri, sempre in compagnia della sua (e della nostra) Giuliana Lojodice, si è a lungo battuto per riportare il teatro in tv, cioè per restituirgli il ruolo che aveva avuto alle origini del piccolo schermo. Quando tutto andava in onda in diretta e bisognava essere grandi attori per reggere i primi piani, alla luce fredda delle telecamere. Ma, quando la tv è cambiata elaborando bene o male un suo linguaggio, che è diventato sempre più antitetico a quello del palcoscenico, il grande attore non l'ha comunque snobbata. Si è cimentato infatti non solo con i «teleromanzi», gli sceneggiati, i telefilm e i serial, ma perfino con la conduzione degli spettacoli leggeri. Come la Canzonissima del 1960, (vinta da Toni Dallara con Romantica), che Tieri presentò insieme a Lauretta Masiero e Alberto Lionello. Era lo spettacolone abbinato alla Lotteria, lo show all'americana coniugato con la passione nazionale per la canzonetta. Eppure moltissimi grandi attori di teatro e di cinema (da Manfredi a Tognazzi, a Walter Chiari, per non dire di Dario Fo) ci si sono impegnati, sfruttando le loro esperienze nella commedia musicale, cantando e ballando o recitando veloci sketch.

I testi però erano scritti e niente era lasciato all’improvvisazione dei «conduttori» puri, destinati a prevalere nella tv dei contenitori e del bla bla continuo. Aroldo Pieri, del resto, era un attore particolarmente adatto al mezzo televisivo, per la sua recitazione misurata e per così dire leggera, che lo rendeva perfetto nei moli di contorno dei gialli di Nero Wolfe, come nei più classici degli sceneggiati (Nicola Nickleby) o nei classici veri e propri. Negli ultimi anni partecipava ogni tanto anche a qualche talk show, per lo più per perorare la causa del teatro o raccontare episodi della sua lunga attività artistica, accanto alla moglie Giuliana e ai più grandi attori italiani. È apparso inoltre, con la pièce Care conoscenze, cattive memorie, nel ciclo di Palcoscenico che tuttora ospita qualche spettacolo registrato. Si tratta di allestimenti di particolare successo che vengono riproposti come medaglie alla memoria del teatro. Mentre il lavoro meritorio e necessario, che Aroldo Tieri avrebbe voluto, di adattamento alla tv di testi del teatro classico e moderno, non è stato tentato che molto raramente. E ricordiamo, per esempio, la grandiosa versione dell’Orlando Furioso di Ronconi, rimasta quasi unica prova delle ulteriori possibilità espressive della tv. Era il 75 e i vertici Rai non si sono ancora ripresi dallo shock di un esperimento mai più tentato, per la sua libertà e per i suoi costi, di certo molto inferiori ai cachet delle attuali star. Ma questa è un'altra storia, che non ha niente a che fare con Aroldo Tieri e con la sua arte.

Maria Novella Oppo, «L'Unità», 30 dicembre 2006


Filmografia

Mille chilometri al minuto, regia di Mario Mattoli (1939)
Manon Lescaut, regia di Carmine Gallone (1939)
Turbamento, regia di Guido Brignone (1941)
Sancta Maria, regia di Edgar Neville e Pier Luigi Faraldo (1941)
Redenzione, regia di Marcello Albani (1942)
Documento Z 3, regia di Alfredo Guarini (1942)
C'è sempre un ma!, regia di Luigi Zampa (1942)
Fuga a due voci, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1942)
Non sono superstizioso... ma!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1943)
Il fidanzato di mia moglie, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1943)
Il nostro prossimo, regia di Gherardo Gherardi (1943)
La signora in nero, regia di Nunzio Malasomma (1943)
Che distinta famiglia!, regia di Mario Bonnard (1943)
Chi l'ha visto?, regia di Goffredo Alessandrini (1945)
Torna a Sorrento, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1946)
Pronto, chi parla?, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1946)
Felicità perduta, regia di Filippo Walter Ratti (1946)
Ultimo amore, regia di Luigi Chiarini (1947)
Il segreto di Don Giovanni, regia di Camillo Mastrocinque (1947)
Follie per l'opera, regia di Mario Costa (1948)
Totò cerca casa, regia di Steno e Mario Monicelli (1949)
Ho sognato il paradiso, regia di Giorgio Pàstina (1949)
Vespro siciliano, regia di Giorgio Pàstina (1949)
Gli uomini sono nemici, regia di Ettore Giannini (1949)
Signorinella, regia di Mario Mattoli (1949)
I peggiori anni della nostra vita, regia di Mario Amendola (1949)
Totò cerca moglie, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
La bisarca, regia di Giorgio Simonelli (1950)
Taxi di notte, regia di Carmine Gallone (1950)
L'inafferabile 12, regia di Mario Mattoli (1950)
Totò sceicco, regia di Mario Mattoli (1950)
Accidenti alle tasse!!, regia di Mario Mattoli (1951)
Canzone di primavera, regia di Mario Costa (1951)
Amor non ho... però... però, regia di Giorgio Bianchi (1951)
Auguri e figli maschi!, regia di Giorgio Simonelli (1951)
Cameriera bella presenza offresi..., regia di Giorgio Pàstina (1951)
Totò terzo uomo, regia di Mario Mattoli (1951)
Tizio, Caio, Sempronio, regia di Marcello Marchesi, Vittorio Metz e Alberto Pozzetti (1951)
Bellezze a Capri, regia di Adelchi Bianchi (1951)
Il mago per forza, regia di Marcello Marchesi, Marino Girolami e Vittorio Metz (1951)
Milano miliardaria, regia di Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951)
È l'amor che mi rovina, regia di Mario Soldati (1951)
Bellezze in bicicletta, regia di Carlo Campogalliani (1951)
Totò e i re di Roma, regia di Steno e Mario Monicelli (1951)
I morti non pagano tasse, regia di Sergio Grieco (1952)
La presidentessa, regia di Pietro Germi (1952)
Il tallone d'Achille, regia di Mario Amendola e Ruggero Maccari (1952)
Il microfono è vostro, regia di Giuseppe Bennati (1952)
Agenzia matrimoniale, regia di Giorgio Pàstina (1953)
Rosso e nero, regia di Domenico Paolella (1954)
Le avventure di Giacomo Casanova, regia di Steno (1954)
Noi siamo le colonne, regia di Luigi Filippo D'Amico (1956)
Un angelo è sceso a Brooklyn, regia di Ladislao Vajda (1957)
Gli zitelloni, regia di Giorgio Bianchi (1958)
Totò, Peppino e le fanatiche, regia di Mario Mattoli (1958)
Non perdiamo la testa, regia di Mario Mattoli (1959)
Le cameriere, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1959)
Ciao, ciao, bambina, regia di Sergio Grieco (1959)
Psicanalista per signora, regia di Jean Boyer (1959)
Il raccomandato di ferro, regia di Marcello Baldi (1959)
La cambiale, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
Juke-box, urli d'amore, regia di Mauro Morassi (1959)
Letto a tre piazze, regia di Steno (1960)
Le ambiziose, regia di Tony Amendola (1960)
Messalina, Venere imperatrice, regia di Vittorio Cottafavi (1960)
I baccanali di Tiberio, regia di Giorgio Simonelli (1960)
Un dollaro di fifa, regia di Giorgio Simonelli (1960)
Chi si ferma è perduto, regia di Sergio Corbucci (1960)
I magnifici tre, regia di Giorgio Simonelli (1961)
Che femmina... e che dollari!, regia di Giorgio Simonelli (1961)
Vacanze alla baia d'argento, regia di Filippo Walter Ratti (1961)
Cacciatori di dote, regia di Mario Amendola (1961)
Mina... fuori la guardia, regia di Armando W. Tamburella (1961)
I sogni muoiono all'alba, regia di Enrico Gras, Indro Montanelli e Marco Craveri (1961)
Che gioia vivere, regia di René Clément (1961)
Due contro tutti, regia di Antonio Momplet (1962)
Colpo gobbo all'italiana, regia di Lucio Fulci (1962)
Lo smemorato di Collegno, regia di Sergio Corbucci (1962)
Gli eroi del doppio gioco, regia di Camillo Mastrocinque (1962)
Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1962)
I motorizzati, regia di Camillo Mastrocinque (1962)
Un branco di vigliacchi, regia di Fabrizio Taglioni (1962)
I due mafiosi, regia di Giorgio Simonelli (1963)
La donna degli altri è sempre più bella, episodio La luna di miele, regia di Marino Girolami (1963)
Gli onorevoli, regia di Sergio Corbucci (1963)
Gli imbroglioni, episodio La società calcistica, regia di Lucio Fulci (1963)
Avventura al motel, regia di Renato Polselli (1963)
Due mafiosi nel Far West, regia di Giorgio Simonelli (1964)
La vedovella, regia di Silvio Siano (1964)
002 Agenti Segretissimi, regia di Lucio Fulci (1964)
I maniaci, regia di Lucio Fulci (1964)
La ballata dei mariti, regia di Fabrizio Taglioni (1964)
Le sette vipere, regia di Renato Polselli (1965)
I due sergenti del generale Custer, regia di Giorgio Simonelli (1965)
Non son degno di te, regia di Ettore Maria Fizzarotti (1965)
Con rispetto parlando, regia di Marcello Ciorciolini (1965)
Se non avessi più te, regia di Ettore Maria Fizzarotti (1966)
Spiaggia libera, regia di Marino Girolami (1966)
Questo pazzo, pazzo mondo della canzone, regia di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi (1966)
Soldati e capelloni, regia di Ettore Maria Fizzarotti (1967)
La feldmarescialla, regia di Steno (1967)
Non cantare, spara, regia di Daniele D'Anza (1968)

Prosa radiofonica

Il misantropo di Molière, regia di Flaminio Bollini, con Aroldo Tieri, Ileana Ghione, Mario Scaccia, Gianni Bonagura, giovedì 1º giugno 1961 programma nazionale ore 21,00 - RAI.

Prosa televisiva

L'Alfiere , di Carlo Alianello, con Aroldo Tieri, Domenico Modugno, Maria Fiore, Emma Danieli, Tecla Scarano, Carlo Giuffrè, Ubaldo Lay, Giuseppe Porelli, Zoe Incrocci, Mimmo Palmara, regia di Anton Giulio Majano, agosto 1956 - RAI.
Melissa, di Francis Durbridge, con Rossano Brazzi, Turi Ferro, Aroldo Tieri, Laura Adani, Massimo Serato, Franco Volpi, Luisella Boni, Stefano Satta Flores, Esmeralda Ruspoli. Regia di Daniele D'Anza, dal 23 novembre al 28 dicembre 1966 - RAI.
letto matrimoniale con Giuliana Lojodice - RAI.
Giocando a golf una mattina , di Francis Durbridge, con Aroldo Tieri, Luigi Vannucchi, Luisella Boni, Andrea Checchi, Marina Berti, Gastone Bartolucci, Mario Carotenuto, Luigi Montini, Aldo Massasso, Giuliana Lojodice, regia di Daniele D'Anza, 1969 - RAI.

Bibliografia

Antonio Panzarella, Aroldo Tieri. Una vita per lo spettacolo, Bevivino, Milano 2005 - ISBN 8888764526

Siti referenti

Internet Movie Database - Aroldo Tieri alla radio - Omaggio ad Aroldo Tieri


Riferimenti e bibliografie:

www.ninniradicini - Aroldo Tieri: in ricordo di un italiano d'altri tempi