Totò e la radio
TRASMISSIONI RADIOFONICHE IN CUI FU OSPITE TOTÒ
Intervista a Totò: «Perché non racconto barzellette», Radio Rai, 1950. |
Intervista a Totò: «Sulla felicità», Radio Rai, 1950. |
Fidanzamento Totò e Franca Faldini, in «La giraffa», Radio Rai, 6 marzo 1952. |
Totò su Shakespeare, in «La giraffa», Radio Rai, 1° maggio 1952. |
Totò ospite del programma Punto interrogativo, Radio Rai, 1952 |
Intervista sul set di Dov'è la libertà...?, in «Ciak», Radio Rai, 5 maggio 1952. Giacomo Rondinella canta La samba di Totò. |
Totò ospite in una serie di interventi per la trasmissione Totò, uno e due, Radio Rai, ottobre-novembre 1952 |
Premio Nastro d'argento a Totò per Guardie e ladri, in «Ciak», Lello Bersani, Radio Rai, 23 novembre 1952. |
Intervista sul set di Il più comico spettacolo del mondo, in «Ciak», Radio Rai, 25 aprile 1953. |
Premio Maschera d'argento, Radio Rai, 13 luglio 1953 Claudio Villa esegue Core analfabbeta. |
Festival di Berlino. Intervista a Fernandel per La legge e legge, Radio Rai, 1958. |
Intervista di Lello Bersani sul set di Totò nella luna, in «Ciak», Radio Rai, 27 settembre 1958. |
Totò canta Miss, mia cara Miss, Radio Rai, 1955 Intervista di Lello Bersani sul set di Risaie di gioia, in «Ciak», Radio Rai, 1959. |
Totò ospite della serie radiofonica settimanale Tuttototò (che anticiperà nel titolo quella televisiva), Radio Rai, ottobre-novembre 1959. |
Premio Microfono d'argento: Totò recita la poesia Ludovico e Sarchiapone dal Teatro Sistina di Roma, con Mario Riva, 18 gennaio 1960. |
Intervista a Totò su Emilio Salgari, Radio Rai, 21 maggio 1961. |
«Cronache del cinema e del teatro», intervista, Rai, 1967. |
Intervista sul set di Che cosa sono le nuvole, di Giulio Cesare Castello, Radio Rai, 1967. |
«Totò, il principe e la sua maschera», di Fernaldo Di Giammatteo, Televisione Svizzera, 1967. |
Il vostro amico Totò, serie di interventi in radio, Radio Rai, marzo-aprile 1967 |
1943: «Il Canzoniere della Radio» - Visite a Radio Sociale |
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«Il Canzoniere della Radio», n.53, 1 febbraio 1943 |
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1949: Radioscena "Il Barone di Munchausen" con Totò - Presenta Michele Galdieri
«Radiocorriere TV», 26 novembre 1949
1952: Punto interrogativo
Totò e Aldo Fabrizi partecipano al programma radiofonico "Punto interrogativo.
«Radiocorriere TV», 1952
1952: Programma radiofonico «La Giraffa»
E' il 1952, Totò non rinuncia a mettersi alla prova accettando l’invito a condurre un programma radiofonico. Il ciclo di trasmissioni, intitolato Totò uno e due, va in onda da ottobre a dicembre ed è incentrato sul rapporto tra Totò e la canzonetta, con incursioni nel repertorio del teatro di rivista. Ecco un frammento di quelle registrazioni andate purtroppo perdute e di cui resta solo un canovaccio:
«Capirà, ho cantato per tanti anni all’estero [...]. Non faccio per dire, creda pure che gli esterini... pardon, gli esterensi dell’estero, appena io aprivo bocca impazzivano e nell’entusiasmo mi tiravano sul palcoscenico tutto quello che avevano a portata di mano. [...] [Ho ricevuto regali] a zibeffe. E non esagero dicendo a zi-bef-fe. Mi ricordo la prima sera che cantai alPIppodromo di Londra, durante l’intervallo tra il primo e il secondo atto venne nel mio camerino una maschera delle poltrone, portandomi un regalo di un’ammiratrice. Era una scatola. L’apro e dentro c’erano sei pietre di sapone profumato nel quale c’erano scritte quattro parole: lavati, che fai schifo.»
Ofelia! Chi tocca i fili muore! Essere o non essere, amico, il problema è questo, se sia più nobile nell'ani-mo soffrire i sassi e i tarli e l'oltraggiosa sorte e prendere armi contro un mare di guai e contrastandoli porvi fine. Morire, dormire, dormire, bere, cantare, passeggiare, fumare, guadagnare e non pagare le tasse. Ofelia!... Ofelia!... Le tasse! Le tasse!... In fondo io sento di avere una certa affinità con questo Shakespeare. Oddio, sì, riconosco che lui ha avuto questa trovata di essere o non essere, e per dire la verità non è brutta, è carina, io invece quell'altra, che pure è buona, modestamente... siamo uomini o caporali. In fondo, in fondo è l'istessa cosa... essere... siamo uomini... non essere... caporali.
GIOVEDÌ ORE 22,30, SECONDO PROGRAMMA
Il successo più sincero ha preso i braccetto questa rubrica settimanale che, ogni giovedi, salta di palo in frasca tra realtà e fantasia sfiorando i limiti dell'impossibile. In veste di stravagante animale essa allunga il collo scoprendo, di volta in volta un individuo diverso dagli altri, o una vicenda a doppio fondo, o un'eccezione alla regola, ricavandone un succo improvvisato che, ora è parodia ora è sorpresa, e ora è trasfigurazione.
«La giraffa» è andata in villeggiatura, nei mesi estivi, ed è tornata in ottime condizioni per riaffrontare la galoppata della nuova stagione. Vogliamo sfogliare, alla svelta, il suo stato di servizio?
Amerigo Gomez, il radio-cronista fiorentino, scovò un tale che sosteneva la teoria musicale del « polpastrofono ». Diceva: tutti hanno diverse linee nelle impronte digitali, no? Ebbene: facciamo scorrere una puntina sottilissima tra i solchi e udremo una musica diversa che identificherà un eschimese da un sudafricano, un italiano da un siamese e cosi via. Massimo Mila, uno del più autorevoli critici musicali di oggigiorno fu impegnato nell'ascoltare un « concerto per armadio scorrevole e cardine solista » e a farne un serissimo commento. Cominciò cosi: E veramente una cosa indecente... ».
Le cose andarono addirittura a spasso tra le nuvole quando « La giraffa » andò a pescare un tale, nativo di Palermo, che aveva inventato l'« aria in scatola », ad uso degli emigranti.
Illustri personaggi della politica, del cinematografo e del commercio, sì sono sentiti fare le domande più inaspettate. Il novantenne onorevole Orlando fu costretto a dire che per la verità, erano in errore quanti credevano che facesse cura di ormoni e il dott. Montanaro, direttore generale del servizio stampa alla Fiera di Milano, non potè fare a meno di cantare tutto il consultivo (cifre visitatatori e vendite) dell'Esposizione Internazionale.
I cosiddetti « sogni proibiti », quei sogni che ciascuno di noi culla nel cuore e che mai pensa di poter vedere realizzati, talvolta diventano una cosa vera, grazie alla « Giraffa ». Totò, l'esilarante comico, ha recitato l'Amleto, con grande serietà, limitandosi solo a commentare che, in fondo in fondo, anche lui nel suo piccolo aveva detto qualcosa di molto simile all' « Essere o non essere » di Shakespeare. E, cioè: « Siamo uomini o caporali? ».
Sergio Zavoli, rivolgendosi una sera alla scrittrice Flora Volpini, le domandò a bruciapelo: La Fiorentina (il suo libro che ha avuto maggior successo) chi l’ha scritto veramente? A Zavattini, l'inventore del cosiddetto « angelismo », se è vero che tutto ciò che sente o legge, lo metta arbito a profitto lucroso « La giraffa » ha questo carattere. E' fatta cosi.
Domanda cose che un cronista non ardirebbe mai chiedere in un'intervista. Veltroni, Giubilo, Marsico, Zavoli, Giordano Zir, Gomez, Bartoluzzi, Pozzi Assetta, Salvo ed altri sono i registi e gli artificieri di questo fuoco pirotecnico.
Una novità, però. La ripresa di questa rubrica di varietà e curiosità sarà d'ora in poi animata dalla presenza del pubblico che potrà tempestare di domande i più famosi personaggi del palcoscenico del mondo d'oggi.
«Radiocorriere TV», 11 ottobre 1952
1952: Totò, uno e due
Parlare di Totò come possessore di due volti significa valersi di un'immagine retorica, poiché in verità questo popolare comico napoletano, di volti ne possiede quanti lo sua città, infinitamente varia e irripetibile in tutti i suoi atteggiamenti Totò, il cui successo è dovuto alla sua capacità di identificarsi fino in fondo coll'anima popolare, era assai meno noto fino ad oggi come autore di canzoni dalla calda vena tradizionale, che come grande attore comico.
La fama, che gli ha consentito momenti di riposo e di concentrazione in cui riprendere i propri vecchi motivi interiori, condensandoli in nuovi punti e nuove trame per i suoi film, lo ha spinto anche ad attuare una sua vecchia ispirazione: quella di lanciare su larga scala le canzoni che egli veniva componendo per le sue esigenze teatrali e per il suo diletto.
In questa serie il brevi programmi radiofonici egli si mostrerà nel duplice aspetto di canzoniere e d’attore, appoggiando all'indubbio favore che gli accorderanno gli ascoltatori, immoti di tutte le sue indimenticabili maschere, la sua nuova fortuna di creatore di melodie popolaresche ed appassionate.
«Radiocorriere TV», 18 ottobre 1952
Da parecchie settimane, alle quattordici di ogni giorno, viene diffusa una rubrichetta abbastanza simpatica e sufficientemente divertente. Si tratta della «Galleria del sorriso»; ad ogni buon conto, una trasmissione ridottissima nata col filantropico scopo di rallegrare la giornata radiofonica del II Programma. Il microfono di «Galleria del Sorriso» è stato successivamente stretto dalle mani (sono pochi coloro che non s'afferrano il gambo sottile di questo orecchio meccanico) di numerosi comici. Gli ultimi della serie sono i fratelli Martano. La loro «vis comica» non possiede il marchio dorato di un modulo nuovo (ricordano troppo il celeberrimo duo dei fratelli De Rege) ma, in complesso, hanno la capacità di fare accettare come buone, di «rifilare» come si suol dire, certe invenzioni già sfruttate.
Quindicinalmente si produce, sempre dalle emittenti del Secondo programma, Totò, alias Marchese Antonio De Curtis principe di Bisanzio e... dei sentimento di Franca Faldini la bella «miss Italia» di non sappiamo più quale anno. La sua scenetta porta il titolo rubricale di «Totò uno e due». Piuttosto sibillino, vero? Forse vorrà dire che non si deve giudicare il popolare attore comico dalla stupidità di quanto ha il coraggio di recitare (ad ogni buon conto nella trasmissione sono inserite anche canzoni dello stesso Totò, naturalmente), ma, appunto, dal suo coraggio e disinvoltura nel dirlo. Non può essere che cosi, altrimenti non si ama Totò.
«Il Piccolo di Trieste», 11 novembre 1952
Preziosi inediti recuperati: dagli scantinati della RAI alla Fiera del Libro di Torino
Totò Radiofolies
«Nell'entusiasmo mi tiravano sul palcoscenico tutto quello che avevano a portata di mano Durante la mia carriera lirica, quanti ne ho visti portare al manicomio... Queste cose sono soddisfazioni» - Un testo del grande comico per una trasmissione in onda nel 1952, di cui si è perduta la registrazione «A prescindere», «modestamente» «l'ippopodromo di Londra»: un florilegio di battute, tormentoni, tic verbali nati a teatro come improvvisazioni
«Il comico», teorizzava Totò, «deve essere antico e "lazziatore", cioè capace di inventare ogni volta lazzi e macchiette inedite e imprevedibili. Per un comico vero il copione non deve contare nulla». E invece, ecco qui: un copione di Totò. Non di quelli utilizzati a teatro, o anche sul set, spesso poco più che canovacci infinitamente elaborabili secondo l'istinto (come il celebre sketch del wagon lit, via via dilatato sul palcoscenico fino a fagocitare buona parte dello spettacolo); ma un copione radiofonico, piuttosto vincolante soprattutto per quanto riguarda i tempi.
Ascoltato una volta e poi dimenticato: quindi, in pratica, un inedito. Sarà esposto nello stand della Rai alla imminente Fiera del libro di Torino, in una rassegna che attraverso originali, copie e pannelli metterà insieme alcuni copioni storici preparati per la radio pubblica da grandi scrittori e attori. Il testo che riproduciamo in questa pagina è uno stralcio dell'ottava puntata di Totò uno e due, trasmissione.in onda dall'ottobre al dicembre del 1952, tutti i mercoledì alle 13,30 sul secondo canale radiofonico. Scopo del programma, come scriveva il Radiocorriere di allora, era quello di mostrare al pubblico il «duplice aspetto di canzoniere e d'attore» del principe Antonio de Curtis, baciato da «nuova fortuna» come «creatore di melodie popolaresche e appassionate». La puntata cominciava con un brano musicale - in questo caso Malafemmina, il più celebre di Totò - a cui seguivano le domande di un non meglio definito B, la spalla, e le risposte di T, ulteriormente intercalate da altre canzoni.
[...]
Il fatto è che alla radio Totò doveva fare a meno dell'arma più devastante: la sua faccia. Davanti alla quale le parole passavano in secondo piano, semplice supporto sonoro allo scompaginamento mimico. «Avrei preferito lavorare al tempo del cinema muto», confessò una volta, «perché tutto quello che ho da dire mi viene detto meglio con la faccia». E in un'altra intervista: «La faccia, le orecchie, il naso, le mani, tutto».
È dunque un Totò due volte depotenziato, quello che emerge dai copioni radiofonici del '52 - nove in tutto, recuperati fortunosamente in un magazzino abbandonato della Rai, unica documentazione superstite essendo andate perdute le registrazioni. Un Totò che bisogna sforzarsi di ricostruire mentalmente ricordando il suo viso, la sua voce, le sue pause. Ma, una volta che questa operazione sia avvenuta, il Genio comico toma a funzionare dentro di noi, e la medicina dispiega ancora i suoi benefici effetti sulla nostra mente.
Maurizio Assalto, «La Stampa», 13 maggio 2002
«Come aprivo la bocca, impazzivano»
Uno e due: attore e canzoniere. Strano, nell'ascoltare le sue musiche si scopre un altro TOTÒ, pieno di nostalgia, di sentimento, di passionalità... Ouale dei due è il veroTotò?
T: A prescindere.
B: Ho capito... Sue anche le parole, non è vero?
T: Modestamente.
B: E allora, giacché i versi sono suoi, e la musica è sua, potrebbe anche cantarsele da sé...
T: Non posso.
B: Perché?
T: Non posso. Sebbene io modestamente sia stato, un grande tenore dotato di, voce, meravigliosa. S'immagini che nell'ambiente lirico mi chiamavano l'ugola d'oro. Poi sa conie succede, l'invidia, la cattiveria, e tante altre cosette hanno fatto sì che un giorno un commissario di pubblica sicurezza mi chiamò e mi disse: Senta, glielo dico con le buone, la smetta, non insista... Eh caro signore ci vuol Piacenza...
B: Piacenza? Vorrà dire pazienza...
T: Non ci faccia caso, sa! Ho l'accento straniero. Eh, ma io so chi è stato a tagliarmi le gambe; due sono stati principalmente a rovinarmi... A quest'ora io dovrei star a Milano fisso sulla Scala... si dice: fisso... così... prò formia...
B: Pro formia? Ah, capisco, vorrà dire: prò forma.
T: Le ripeto non ci faccia caso, caro signore; gliel'ho già detto, ho l'accento straniero! Capirà, ho cantato per tanti anni all'estero.
B: Perbacco! Molto interessante: mi racconti qualche cosa...
T: Non faccio per dire, creda «Come aprivo la bocca, impazzivano» pure che gli esterini... pardon gli esterensi dell'estero, appena io aprivo bocca impazzivano e nell'entusiasmo mi tiravano sul palcoscenico tutto quello che avevano a portata di mano. Durante la mia carriera lirica, quanti ne ho visti portare di peso al manicomio... Certo, non faccio per vantarmi, ma queste cose sono soddisfazioni.
B: Certo. E immagino avrà avuto anche moltissimi regali.
T: Regali? A zibeffe. E non esagero, dicendo a ZI... be... FFE. Mi ricordo la prima sera che cantai all'IPPOPODROMO di Londra, durante l'intervallo dal primo al secondo atto venne nel mio camerino una maschera delle poltrone, portandomi un regalo di un'ammiratrice. Era una scatola. L'apro, e dentro c'erano sei pietre di sapone profumato nel quale c'erano scritte quattro parole: lavati, che fai schifo.
B: E in Italia, ha mai cantato?
T: Sì, a Genova Ligure, ho fatto il barbiere...
B: No, io domandavo se ha cantato in Italia...
T: Appunto, le dicevo, a Genova Ligure, in Liguria, ho fatto il BARBIERE di SIVIGLIA... e fu un vero trionfo. S'immagini, la sera del debutto appena io incominciai a cantare il pubblico scattò in piedi e in fila indiana cominciò ad uscire... Ad un certo momento venne su l'impresario, mi chiamò e mi disse: Giovanotto questa è la chiave, quando ha finito spenga la luce e chiuda il teatro. I più entusiasti, dal loggione, gridavano: Basta, Basta non ne possiamo più! Ma che ci vuoi far morire?
B; Dovette essere una serata magnifica.
T: Indimenticabile. E fu quella sera che il commissario mi mandò a chiamare e gentilmente mi pregò per motivi di ordine pubblico... Da quella sera tutti mi hanno abbandonato. Gli amici mi sfuggirono, gli ammiratori mi denunziarono al capo della Squadra mobile ed io rimasi solo.
Antonio de Curtis, «La Stampa», 13 maggio 2002
1959: Programma radiofonico «Tuttototò»
E' difficile, nella storia del cinema e del teatro « leggero » italiano trovare un attore che abbia raggiunto la popolarità di Totò. Il tipo umano da lui caratterizzato in teatro e trasportato di peso sullo schermo s'è graduatamente trasformato da macchietta in personaggio: un personaggio che si riallaccia alla grande tradizione del teatro comico napoletano e che esercita un irresistibile potere di suggestione sul pubblico.
Quanti di noi non hanno cominciato a ridere di cuore al solo vederlo apparire sulla scena, prima ancora di ascoltare qualcuna delle sue formidabili battute? A questo proposito, Totò ha una caratteristica che lo distingue nettamente da tutti gli altri comici: l'abilità e il gusto della battuta improvvisa, fulminante, senza « preparazione », apparentemente assurda e slegata da una determinata situazione scenica, ma in pratica efficacissima. Si capisce perciò che un'intervista con Totò acquisti il sapore d'un vero e proprio spettacolo.
In Tuttototò Rosalba Oletta presenta appunto una serie di interviste con il popolarissimo attore, oltre che alcuni stralci delle colonne sonore dei suoi film più fortunati e le più belle canzoni da lui composte.
«Radiocorriere TV», ottobre 1959
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Totò: una parola, e tutto un mondo. Dietro la maschera del principe De Curtis si nasconde una tradizione secolare, che si può far risalire fino al grande periodo della nostra Commedia dell’Arte: il genio dell’improvvisazione, e dell’espressione mimica, che ha fatto di Totò un personaggio unico nella recente storia del nostro teatro. Totò i dovuto star lontano dalla scena per alcuni mesi: una malattia agli occhi, peraltro ormai in fase di risoluzione, l’ha costretto alla forzata inattività. Ma il suo personaggio vive ugualmente, attraverso la radio, che ogni martedì sera, sul Secondo Programma, ci porta « canzoni, poesie, confidenze, ricordi » del popolare attore in una rubrica creata su misura per lui: «Tuttototò». |
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«Radiocorriere TV», anno XXXVI, n.47, 28 novembre 1959 |
1967: Programma radiofonico «Il vostro amico Totò»
Totò alla radio: potrebbe sembrare un controsenso. Il re della mimica, il comico che fa ridere senza aver bisogno di aprir bocca, che con un'alzata di sopracciglio mette in convulsioni un'intera platea, lui, titolare di una rubrica radiofonica. Possibile?
Non possibile ma certo, anzi accertato. Se uno potesse vedere Totò senza sentire ciò che dice, come avveniva per i comici al tempo del film muto, riderebbe ugualmente. Ed è vero anche l'opposto: la « vis comica » di Totò non si esaurisce nella parte visiva, tutt’altro. Come tutti i veri artisti, la forza del suo umorismo si sprigiona da un insieme di elementi molto diversi tra loro; dementi di cui la mimica è, a guardar bene, solo un fattore. La radio (c’è appena bisogno di ricordarlo) è fatta di suoni, ma appunto per questo, proprio per questa sua esclusione dell'elemento visivo, se perde da una parte guadagna dall'altra. L'attenzione di chi ascolta è, in altre parole, concentrata sul suono: nel caso di Totò, su quanto ci dice, sulle inflessioni della sua voce, sulle sfumature spesso delicatissime del suo pittoresco fraseggiare partenopeo.
Ascoltando, e solo ascoltando, Totò, ecco che egli ci appare in una dimensione diversa, tutta fatta di suoni, senza l'ausilio dell'immagine. Ma c'è anche qualcos'altro da notare parlando di un Totò radiofonico. Lui, fisicamente, ci è talmente noto, talmente familiare, che ogni sua parola, ogni suo motto richiama in noi la sua presenza. Ed è appunto questa l'esperienza che il radioascoltatore farà in questa rubrica curata da Mario Salinelli e da Guido Castaldo. Insomma, semplicemente ascoltando, vedrà. E' ciò che è avvenuto per il precedente ospite della serie, Renato Rascel. Tutti lo abbiamo visto chiaramente attraverso i suoi discorsi sconclusionatamente logici. Per Totò il discorso è naturalmente diverso per la diversità stessa della personalità dei due. Il loro mondo comico è basato su presupposti che non hanno spesso nulla in comune, se non la caratteristica di formare la materia prima per due artisti di classe, in cui parola e mimica mantengono la loro validità anche indipendentemente luna dall'altra.
Si giunge alla conclusione che Totò, come Rascel, è un comico squisitamente radiofonico. L’uno e l'altro l'hanno, del resto, ampiamente dimostrato in molte occasioni. Totò verrà spalleggiato nella sua serie della durata di un trimestre dall'attrice Gisella Sofio.
«Radiocorriere TV», 12 aprile 1967
Programmi post-mortem
Arriva il Totò «virtuale»
Parte lunedì su Radiouno Sullo sfondo di una Napoli «Luntanamente », montaggio del futuro, una miscela sonoro realizzato con la voce di battute, frasi e monologhi del celebre attore partenopeo per un omaggio inusuale.
Dal 20 luglio il grande Totò toma in vita per interpretare Luntanamente, nuovo programma radiofonico di Gianfranco Salvatore, prodotto da Audiobox per Radiouno, in onda ogni lunedi alle 19.25. Un montaggio «apocrifo» di battute e monologhi, tratti da suoi film, inserito in una sceneggiatura che narra di una Napoli post catastrofe. E alla fine ne viene fuori un Totò non solo comico ed insolito.
Non è un «blob». Non è un pastictle. Non è nemmeno una ricostruzione biografica. È un «film apocrifo» di Totò che ascolteremo per radio. Parola di Gianfranco Salvatore, musicologo e appassionato «ricercatore» di Audiobox, la «fucina di miracoli sonori» di Radiouno, per la quale ha realizzato «Luntanamente. Splendori e miserie del tornare a vivere». 9 puntate dedicate al grande attore napoletano scomparso 25 anni fa, in onda ogni lunedi dal 20 luglio su Radiouno alle 19.25.
«L'idea del programma -spiega Salvatore - é quella di rendere un omaggio a quel grande attore che è stato Totò. Un gesto d'amore per cercare di rivisitare nel modo più completo tutto il suo lavoro, e non solo quello di comico. Totò, infatti, i registri drammaturgici li ha attraversati tutti: dai popolare al surreale, dal patetico al satanico. La vena popolare è presente in tutti i suoi film più conosciuti, quelli con Peppino De Filippo per esempio. Chi non si ricorda di Totó, Peppino e la malafemmina»? Mentre nelle pellicole meno note - continua Gianfranco Salvatore - vengono fuori registri più in usuali per l'attore napoletano: di patetismo è pervaso Yvonne la nuit. Surreale è Che fine ha fatto Totò Baby, mentre satanico è Totò diabolicus. Ecco, tutto questo vogliamo rendere con Luntanamente.
Ma questa sorta di ritratto inedito come viene fuori? «Da un lavoro lunghissimo - aggiunge l’autore - Da due anni di ricerche fatte su tutti i film di Totò. Rivisti, selezionati e poi sezionati. Dallo pellicole abbiamo estratto le battute detrattore napoletano, le abbiamo restaurate e messe insieme secondo una vera e propria sceneggiatura. In questo senso Luntanamente è un film "apocrifo’' perché ad interpretarlo è il vero Totò riportato in vita attraverso la realtà virtuale basata sulla sua voce e sulle sue battute». E proprio come in un vero film saranno presenti anche altri personaggi, pronti ad interagire col grande comico napoletano. Un gruppo di interpreti reclutati da Salvatore tra le giovani promesse della comicità italiana: Rosa Masciopinto e Giovanna Mori, la scatenata coppia di «Opéra comique»; Paolo De Vita e Mimmo Mancini più conosciuti come «I fratelli Capitoni»; Enrico Caria e Frank Tiratore.
Ai giovani interpreti è anche affidato il compito di richiamare in vita il grande Totò, in uno scenario da post catastrofe: una Napoli distrutta, popolata di sopravvissuti che invocano il ritorno di Totò come possibile «restauratore» di una perduta armonia. «E quello che tornerà, però - continua Gianfranco Salvatore -sarà un Totò stanco, sconfitto, combattuto tra il desiderio di vita e di morte. Un aspetto del comico che per altro non mi sono inventato io, ma che emerge dall'analisi complessiva dei suoi lavori. “Ma allora un poveraccio non può neanche morire" dice l’attore in Totò e i sette re di Roma, e questo rapporto costante con la morte è presente in molti suoi film. Ma il Totò di Luntanamente sarà anche il Totò più conosciuto, quello pirotecnico che punta tutto sull'equivoco verbale, sul tormentone. Insomma un Totò "completo": da una parte si descrive il suo rapporto con Napoli e i suoi problemi, dall'altra si restituisce un attore con tutti i suoi registri narrativi». In tutto questo, poi, gran rilievo avrà la musica, visto la formazione dell'autore che da 11 anni collabora ad Audiobox. «La musica all'interno di Luntanamente - conclude Salvatore - sarà importantissima: Totò si esibirà anche in una serie di rap a soggetto, uno per ogni puntata. Che altro dire... Ascoltate per credere...».
Gabriella Gallozzi, «Unità», 16 luglio 1992
Riferimenti e bibliografie:
- «Radiocorriere TV» (1949-1967)
- Gabriella Gallozzi, «Unità», 16 luglio 1992
- Archivio storico quotidiano "La Stampa"