Il teatro di Totò: dal 1927 al 1957
Il teatro è diverso dal cinema. Quando lavoro in teatro sono eccitato, inebriato. Il calore del pubblico, la comunicazione col pubblico: si diventa una sola cosa col pubblico. Quando facevo teatro volevo molta luce, perché mi piaceva vedere la sala, vedere che il pubblico, la maggioranza del pubblico, faceva le facce secondo la faccia che facevo io.
Totò è il teatro. Il cinema, nel migliore dei casi, lo ha dimezzato. Nel peggiore, che era poi la norma, lo ha puramente e semplicemente tradito.
Mario Castellani
🎭 Totò a teatro: la risata che sfidò la guerra, la censura e il cattivo gusto
Epopea ironica del più grande mimo italiano tra macchiette e standing ovation.
1928-1929: Il Debutto e la Prima Esplosione di Comicità 🎭
In un freddo giorno di gennaio del 1928, il 25 per essere precisi, Totò fece il suo ingresso trionfale nel mondo del teatro, sostituendo Eugenio Testa alla Sala Umberto di Roma. La scena era un po' come quelle che ci immaginiamo in un film storico: lui, un giovane napoletano con una mimica che sarebbe stata capace di far impallidire anche il miglior contorsionista, si ritrova a recitare in Madama Follia. La prima parte dello spettacolo lo vedeva poco apprezzato dal pubblico, ma quando, alla seconda parte, si lanciò in una danza da gelataio che quasi rasentava il surrealismo, qualcosa cambiò. Le risate esplosero, i fan si scatenarono. Totò, con la sua fisicità unica, conquistò finalmente il cuore del pubblico. La stampa, per non essere da meno, lo salutò come il "comico più originale" del teatro di rivista.
Ecco che, come in una scena da film d'azione, il giovane Totò veniva catapultato sulla scena nazionale. Tra il 3 e il 16 febbraio 1928, sfilano spettacoli come Il Paradiso delle donne e Mille e una donna, e per lui fu un trionfo dietro l’altro. In ognuno di questi spettacoli, il critico anonimo de La Tribuna lo definiva "irresistibile", mentre L’Impero elogiava la sua originalità con una macchietta di Otello che sarebbe rimasta nella storia.
1929: Il Grande Passaggio alla “Porta d'Oro” 🎤
Il 1929 segnò un anno cruciale. Totò, ormai una presenza irrinunciabile, entrò nel leggendario Teatro Nuovo di Napoli, il cosiddetto "Porta d’Oro", che rappresentava la consacrazione definitiva nel mondo teatrale. Ma non si trattava solo di un trionfo artistico, ma anche un trionfo burocratico: a soli trent’anni, Totò veniva nominato direttore artistico e capocomico della compagnia. La scena si spostava ora a Napoli, dove il nostro protagonista interpretava capolavori come Monna Èva e Messalina. La critica, ancora una volta, era estasiata: ogni sua apparizione scatenava applausi e bis.
Tuttavia, non era solo il talento a brillare. In Monna Èva, Totò si confermò come una macchina da risate. I critici non si stancarono di sottolineare la sua "mimica irresistibile", che diventava, nelle sue mani, un potente strumento di comunicazione. Ma il teatro non era più un luogo solo di battute e comicità: Totò, nella sua grandezza, aveva trovato anche il suo spazio per la riflessione sociale, trasformando le sue macchiette in saggi satirici. Il suo percorso artistico iniziava ad essere un tutt'uno con la crescita del paese e del suo pubblico.
1930-1939: La Moltitudine di Ruoli e la Saturazione 🌪️
Nel periodo tra il 1930 e il 1939, la carriera di Totò non conosceva più limiti. Sebbene non tutte le informazioni siano documentate, è indiscutibile che, durante questi anni, il comico divenne un'icona della scena teatrale. Tra tournée, debutti e successi, il pubblico continuava a chiedere il suo ritorno. Con la complicità di Anna Magnani, Totò affrontava anche il difficile periodo della guerra, regalandoci le sue interpretazioni più surreali e brillanti. Immaginate la scena: Totò, nei panni di un Pinocchio marionetta, che, tra un riso e l’altro, parodiava la realtà intorno a lui, quasi cercando di portare una boccata d’aria fresca in un’Italia sempre più asfissiante.
Tuttavia, sebbene il suo talento non conoscesse confini, anche l’attore cominciò a sentire il peso del tempo che passava. L'evoluzione del pubblico, la crisi del teatro di rivista e i cambiamenti culturali degli anni ’30, cominciavano a minare la sua insostituibile posizione. Nonostante ciò, Totò continuava a brillare, adattandosi senza mai tradire se stesso.
1940-1943: La Guerra, il Teatro e il Nuovo Umanismo 🎬
In un’Italia piegata dalla guerra, il teatro divenne il luogo dove Totò riusciva a dare il meglio di sé. Ma la comicità di Totò non si limitava a far ridere: le sue battute diventavano specchi di una società in frantumi, dove la satira e il surrealismo svelavano la triste realtà del conflitto. Nel 1941, con Con un palmo di naso, parodiando il dittatore Hitler, l’attore sfidò le convenzioni sociali, usando la sua comicità per denunciare senza parole l’assurdità del regime.
La guerra, insomma, segnò un altro punto di svolta: Totò, da eroe delle risate, si trasformò in un simbolo di resistenza culturale, capace di trovare uno spazio di libertà anche nel mezzo delle tragedie. Ma la fine della guerra non cambiò subito le cose. Sebbene il pubblico fosse sempre entusiasta, c’era qualcosa che stava cambiando anche nel suo stile, troppo legato ai vecchi schemi del teatro di rivista.
1944-1947: La Fine di un'Era e l'Ultimo Colpo di Scena 🎩
Nel 1944, mentre l’Italia lottava per liberarsi dal giogo della guerra, Totò portava in scena spettacoli come Che ti sei messo in testa? e Con un palmo di naso. Ma, nonostante l’ovazione del pubblico e le critiche che continuavano a celebrare la sua mimica e il suo genio comico, l'aria che si respirava nei teatri era diversa. I critici, pur riconoscendo la sua forza comica, cominciavano a notare un'involuzione nelle sue performance: l’abilità straordinaria di Totò a improvvisare e a sorprendere il pubblico stava lentamente cedendo il passo a un repertorio che, pur essendo ancora impeccabile, sembrava ormai legato ad una forma di nostalgia.
1950-1957: Il Trionfo del Cinema e l'Addio al Teatro 🏆
Gli anni Cinquanta segnarono il passaggio definitivo di Totò al cinema, con la sua comicità che trovò una nuova dimensione nelle pellicole. Il 1957 segnò l’addio del grande comico al teatro, quando, ormai incapace di reggere la frenesia dei tour e degli spettacoli teatrali, si consacrò definitivamente al grande schermo. L’attore che aveva conquistato le platee teatrali di tutta Italia si ritirava, ma il suo nome rimaneva impresso nella storia.
Il 1957 segnò l’ultimo, amaro atto del suo legame con il palcoscenico, quando, accecato dalla cecità, concluse il suo ultimo spettacolo. La sua forza comica e la sua capacità di adattarsi alla realtà circostante, rimanendo fedele alla sua arte, lo resero immortale. Totò non era solo un attore: era un mito, il simbolo di un’Italia che stava cambiando, ma che non avrebbe mai dimenticato le risate di un comico che, con il suo unico stile, seppe raccontare l’umanità più vera.
Il Teatro di Totò: dall'operetta e l'avanspettacolo fino alla rivista
Compagnia Isa Bluette 1927-1928
Madama Follia (1927-1928)
Il paradiso delle donne (1928)
Mille e una donna (1927-1928)
Girotondo (1927-1930)
Peccati...e poi virtudi (1928)
Compagnia Maresca 1928-1929
Sì, sì, Susette (1928)
La stella del Charleston (1928)
Monna Eva (1928-1929)
La giostra dell'amore (1929)
Baraonda (1927-1929)
Margery (1928)
Santarellina (1926-1932)
Compagnia Stabile Napoletana Molinari di Enzo Aulicino - 1929-1930
Messalina (1929)
Amore e cinema (1929)
Il processo di Mary de' Can (1929)
Bacco, tabacco e venere (1929)
Lo balcone de Rusenella (1928-1929)
I tre moschettieri (1930)
Compagnia Berlinese Schuren 1929-1931
Sottosopra (1930)
Totò, Charlot per amore - Ancora e... ancora (1930)
Compagnia Cabiria 1930-1932
Chicchirichì (1930)
Il traforo del mondo (1929-1930)
Compagnia Achille Maresca 1932
Raggio di sole (1930)
La vile seduttrice - Tric trac o Il vergine folle (1932)
Compagnia Riviste e Fantasie Comiche Totò 1932-1939
Fra dive, stelle e un pazzo (1932)
In caso di... bis ovvero Soirè e cocktail (1932)
Era lui, si, si...! Era lei, no, no... (1932)
Colori nuovi (1932)
Ridi... che ti passa (1932)
Follie novecento (1932)
La vergine indiana (1932)
La vergine di Buddah (1932)
Il mondo è tuo, ovvero Di male in peggio (Tutto per Tutto) (1933)
Il Grand'Otello (1933)
Questo non è sonoro (1933)
La banda delle Gialle (1933)
Se quell'evaso io fossi (1933)
Quello della mano verde (1933)
Dalla calza al dollaro (1933)
Al pappagallo (1933)
I tre moschettieri (1934)
La mummia vivente (1934)
Don Chisciotte (1935)
Belle o brutte mi piaccion tutte! (1935)
Una terribile notte (1935)
50 milioni... C'è da impazzire! (1935)
Don Giovanni sono io... (1936)
Dei due, chi sarà? (1936)
Novanta fa la paura (1937)
Uomini a nolo (1937)
Fra moglie e marito, la suocera e il dito (1938)
Accadde una notte che... (1938)
Se fossi un Dongiovanni (1938)
L'ultimo Tarzan (1939)
La Grande Rivista 1940-1957
Quando meno te l'aspetti (1940)
Orlando curioso (1942)
Volumineide (1942)
Aria nuova (1943)
Che ti sei messo in testa? (1944)
Con un palmo di naso (1944)
Imputati, alziamoci! (1945)
Un anno dopo (1945)
Eravamo sette sorelle (1946)
C'era una volta il mondo (1947)
Ma se ci toccano nel nostro debole... (1947)
Bada che ti mangio! (1947)
A prescindere (1956-1957)
Riferimenti e bibliografie:
- "Totò attore" (Ennio Bispuri) - Gremese, 2010