BADA CHE TI MANGIO
(1947)
Scheda dell'opera
Titolo originale Bada che ti mangio (1949)
- Regia: Michele Galdieri, rivista in due tempi
- Soggetto: Michele Galdieri e Antonio de Curtis
- Produzione Remigio Paone
- Musiche: Barberis, Buonavolontà, Calzia, Dan Caslar, D'Anzi, Ugo Filippini, Pomeranz, Mascheroni, Mariano Rossi
- Modelli e figurini: Costanzi e Torres
- Bozzetti scene: Ratti e Ferrer
- Coreografia Gisa Geert
- Interpreti:Totò, Elena Giusti, Isa Barzizza, Riccardo Rioli, Lya Origoni, Diana Dei, Mario Castellani, Galeazzo Benti, Laura De Lauri, Mario Riva, Peppino De Martino, Floria Torrigiani, Adriana Serra, Dorina Coreno,Jolette Nardon, Lia Molfesi,Mariliana Delli,Pier Ugo Gragnani,Diego Parravicini, Mario Molfesi,Stella Nicolich, Silva, Charlie Beal, Ginger Stuart
- Compagnia Compagnia Totò-Barzizza-Giusti -"Spettacoli Errepi"
- Prima rappresentazione: Milano, Teatro Nuovo, 3 marzo 1947
Sketch, quadri e notizie
Spunto narrativo: in un laboratorio atomico il professor Genio fabbrica l’Uomo Atomico, Adamo Radioattivo, un essere dalle sembianze umane, senza cervello e senz’anima, in grado di svolgere tutto ciò che gli viene ordinato. Su indicazione di un collega, il professore tenta di conferire ad Adamo l’Anima per renderlo più interessante, ma sorgono problemi di “inserimento” del personaggio femminile, Anima, in quello maschile, Adamo. I quadri successivi sono banchi di prova delle effettive capacità di Adamo di svolgere tutte le mansioni assegnategli. Ma le prove falliscono.
QUADRI DELLA RIVISTA | |
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PARTE PRIMA | PARTE SECONDA |
Bada che ti mangio! | L'allegro cortile |
Lassù, nell'azzurro spazio | Georges Campo??? |
Nel laboratorio atomico | Cent'anni fa |
Il primo radio-vagito | Un po' di esistenzialismo |
Cacciatori senza fucile | Al cabaret "Tabou" |
Le piccole volpi | Mentre la città dorme |
Ancora e sempre macchine | Sussurrano le fontane |
L'eroe del Far-West | Signore, non prenda cappello |
Accadde a Barcellona | Aria di primavera |
Coiffeur pour dames | |
Giuochiamo a scacchi | |
Sulla scacchiera |
Alcuni quadri: Adamo-Totò tenta di fare l’aiutante in un«Coiffeur pour dames», ma riesce solo a bruciare la testa di una cliente che voleva il «servizio completo», a rimpicciolire una signora che voleva perdere chili con la sauna dimagrante e a tagliare il dito del marito di una cliente che aveva chiesto un pedicure.
Lo sketch del "parrucchiere per signora" riproposto nell'episodio "Il tuttofare" della serie televisiva "Tuttototò" (1967)
Totò è Adamo Radioattivo dei duchi di Bandone. E il Musico nel cabaret esistenzialista e si intrattiene con la«Putaine rispecteuse»(dalla commedia di Jean Paul Sartre). E parrucchiere e commissario, ma torna soprattutto fantoccio fantasmatico.
La rivista venne rappresentata in uno dei momenti di maggior successo e di maggior lavoro di Totò; basti pensare che nel periodo della rappresentazione, nel 1949-50, Totò interpretò ben 13 film, tra cui alcuni dei suoi più famosi di sempre (Totò le Mokò, L'imperatore di Capri, Napoli milionaria ed altri).
Dopo questa rivista tuttavia Totò decise di dedicarsi principalmente al cinema, concludendo di fatto il ciclo della "grande rivista" di Totò, con una pausa di sei anni, che verrà interrotta solo nel 1956 con “A prescindere”.
Programma di sala della rivista, 1950 |
La rivista viene rappresentata per la prima volta il 3 marzo 1949 al Teatro Nuovo di Milano dalla Compagnia di Riviste Totò-Barzizza-Giusti. E l’ultima rivista che Galdieri scrive per Totò, che ha appena finito di girare il film Fifa e Arena di Mario Mattoli a cui fa riferimento il personaggio del torero Nicolete.
I costi sono esorbitanti, si parla di investimenti per cinquanta milioni nell’intento di realizzare la rivista “più grande e ricca di tutti i tempi”: lo spettacolo della prima chiude il sipario alle due di notte, il testo non è all'altezza delle aspettative, si dovranno rivedere molte cose.Quando però la tournée arriva all’Adriano di Roma, lo spettacolo ha ormai assunto una forma definitiva, e il pubblico accorre in massa.
Totò, inoltre, firma tre sketch della rivista: «Il Parrucchiere per Signora», «Fecondazione», «Cinema o Totò Commissario di ps», che nella redazione finale diventano rispettivamente: «Coiffeur pour dames», «Ancora e sempre macchine», «Cuor di commissario». Torna lo sketch «degli esistenzialisti», già presente nella rivista precedente. «Parrucchiere per Signora», (uno sketch analogo era presente nella rivista Mani in tasca, naso al vento (1939) di Michele Galdieri) toma nel film II più comico spettacolo del mondo di Mario Mattoli (1953), nell’episodio Il Tuttofare della serie televisiva TuttoTotò (1967). A prescindere di Nelli e Mangini (1956) ripropone poi Totò nel personaggio del Commissario di PS.
Totò interpreta un altro dei suoi personaggi allucinati, il robot atomico Adamo Radioattivo dei duchi di Bandone, fantoccio senz’anima che balla un’elettrica tarantella funebre. Creato da tre scienziati in una notte frankensteiniana, diventa apprendista parrucchiere, torero, musicista esistenzialista, e pronuncia per la prima volta l’amletico dubbio “Siamo uomini o caporali?'.Lo spettacolo ebbe un grande successo di pubblico, alternando a fastosi quadri coreografici (molto in voga in quel periodo) lunghe scenette o monologhi di Totò.
In uno sketch interpretava senza dire una sola battuta, ma con pura mimica, un ‘Ascaro di Scelba (Sceiba era il ministro degli Interni e i suoi poliziotti erano stati soprannominati così per la violenza con cui usavano i manganelli durante i numerosi scioperi e le manifestazioni di quell’epoca inquieta). Totò restava in scena più di mezz’ora, rispondendo solo a gesti all’attacco del pubblico proprio come se fosse un poliziotto alle prese con la folla: era uno spettacolo incredibile.
Galeazzo Benti
Così la stampa dell'epoca
Bada che ti mangio (1949) - Rassegna stampa
“Totò perde i caccia ma vince con i 381” (Corriere dell’Informazione, 5 marzo 1949) | Dietro le quinte della rivista: prove, quadri e regia di Galdieri
«Bada che ti mangio»: muro del pianto tra le quinte dopo la "prima" di Totò
«Bada che ti mangio»: Totò a Milano e i “50 milioni” (1949–1950) – genesi, debutto e rassegna stampa
Antonio de Curtis nel 1949: perché non ride alle recite di Totò – “Bada che ti mangio”, profilo dall’"Europeo" (6 marzo 1949)
Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1950
Daniele D'Anza: Totò sfiorò la morte in palcoscenico
Il grande Totò muore ignorato dalla critica - «Il principe straccione»
La Errepì di Remigio Paone
La scomparsa di Totò: siamo uomini o caporali?
Maschera di Totò – Reggio Democratica, 21 maggio 1950: ritratto d’artista e teatro di rivista
Totò atomico (Tempo, marzo 1949): applausi a “Bada che ti mangio”, cast, costi di scena e progetto Londra
Totò sul set di Uccellacci e uccellini (1966): l’intervista di Giacomo Gambetti
Totò trenta anni dopo: la rassegna stampa
Tuttototò: la mia vita in dieci serate
Una serata del 1948...
Ho visto Michele Galdieri. Mangiava. Per quel che ne so io, mangia sempre. Perlomeno, tutte le volte che lo incontro è davanti ad un piatto di spaghetti «aglio e olio» che diminuisce a vista d’occhio: anzi, d’occhiali. Ma ammettiamo che questi incontri nei regni della gastronomia siano da considerare puramente occasionali. Dunque, Michele mangiava. E il buffo è che, fra una forchettata di spaghetti e l’altra, fissando lo sguardo nel piatto ripeteva sommessamente: Bada che ti mangio! Il che mi parve un atto di squisita cavalleria verso gli indifesi spaghetti: squisita quanto superflua, poiché gli spaghetti, essendo inanimati, non potevano far tesoro dell’avvertimento.
Ma il buon Michele, evidentemente, sì riferiva ad altro. E lo seppi poco più tardi, dopo che egli ebbe rimandato indietro un piatto di alici fritte che avevano il torto di non aver la fragranza delle loro consorelle di Margellina. Bada che ti mangio!, è infatti il titolo che Galdieri stava rimuginando per la nuova rivista di Totò.
L'origine dello spassoso titolo (provate ad immaginare l’effetto comico della battuta sulle labbra di Totò) dev’essere cercata in un grande quadro che concluderà il primo tempo della nuova rivista. Il palcoscenico sì tramuterà in una grande scacchiera biancorossa e lo svolgimento del quadro avrà le movenze di una singolare partita a scacchi dove Totò, Elena Giusti, Castellani, la Barzizza e tutta la compagnia si trasformeranno nei re, nelle regine, nelle torri, negli alfieri e in tutti gli altri pezzi di un giuoco di scacchi.
Così, ho saputo che Totò quest’anno sarà Ulisse. Galdieri ama i personaggi che balzano fuori dalle pagine di opere celebri. Ha il gusto innato della parodia, ed i personaggi più belli nati dalla sua collaborazione con Totò sono appunto personaggi che erano nati sotto altra forma letteraria: da Pinocchio ad Orlando (che, per l’occasione, non fu più furioso, bensì curioso), da pastore Aligi a questo modernissimo e scombinatissimo Ulisse. Il quale non è altro che un povero diavolaccio — napoletano, s’intende — che, uscitosene per una passeggiata in barchetta, capita in mezzo alle sirene che lo scambiano per l’Ulisse vero, l’Ulisse di Omero. E quali situazioni comiche Totò e Galdieri possano far nascere da un simile incontro potete bene immaginarlo. E nemmeno farete troppa fatica ad immaginare quale sarà lo splendore della tela in tessuta da Penelope Giusti, perchè il signor Errepì, al secolo Remigio Paone, che fra le sue molte gatte ha voluto pelare anche quella di una compagnia di riviste, he intenzione di fare un «rivistone», con una messa in scena che levati.
So, per esempio, che di una parte dei figurini per i costumi si occuperà, salvo conferme, Rosetta Tofano, che proprio di recente, in occasione di un curioso accidente di Goldoni, ha dato una prova nuova di gusto raffinatissimo e di estro.
Le coreografie sono affidate a Gisa Geert, «quella delle campane», come viene definita negli ambienti della rivista, dopo l’originalissimo finale dell’anno scorso, ed avranno modo di espandersi nel campo dell’autentica arte, specialmente in un grandioso quadro dedicato a Chopin, nel quale una selezione delle più belle musiche del grande polacco saranno interpretate in un modo originalissimo.
L’esordio della nuova rivista è fissato per il febbraio, forse anche prima. Per ora Totò riprende C'era una volta il mondo, che dovrà essere mostrata a molti pubblici italiani che non hanno avuto la ventura di vederla ed a quello svizzero. Infatti, dopo un periodo brevissimo di affiatamento in provincia (Varese, Busto, Monza), la nuova compagnia di Totò (nuova per i diversi mutamenti avvenuti nei ruoli, col ritorno di Silva, inclusione di Rioli-Torrigiani, di Adriana Serra e di Roberto Bruni che è un simpatico giovane attore proveniente dalla prosa), si presenterà la sera del 23 corrente al pubblico di Zurigo. E l’esordio davanti ad un pubblico di lingua tedesca del nostro asso della comicità funambolica e metafisica merita bene un viaggio a Zurigo. Vi saprò dire qualcosa delle avventure svizzere di Totò in uno dei prossimi numeri. Arrivederci, amici.
Mario Casalbore, «Film», anno XI, n.44, 27 novembre 1948
Spettacolo ricco di coreografie e di costumi. Buon gusto e sfarzo sono i suol elementi caratteristici. Un complesso di ballerine e di figuranti, elegante e armonioso, fa da contorno a Totò, il quale con le risorse che l'hanno reso beniamino di chi ama la risata facile, ha suscitato anche ieri sera con la sua buffoneria di maschera pulcinellesca, frequenti risate. La parte coreografica è la meglio riuscita. Per essa non sono state fatte economie. Vestiari di pregio e scene di bei colori, offrono una festa per gli occhi. Le musiche vivaci sostengono balli e sfilate. Lo sfolgorante quadro degli scacchi, quello pittoresco spagnuolo, quello della fontana, sono tra i più fantasmagorici. Il testo manca di mordente, sebbene muova da uno spunto ameno e attuale che ha per protagonista un Adamo atomico, impersonato da Totò, che si presenta come uomo meccanico. Applausi molti e calorosi al Totò, alla Barzizza, alla Giusti, al Castellani, alla Brown e a tutti quanti. Alcune scenette dialogate sono di troppo: qualcuna è di dubbio gusto. Teatro gremito e la «Celere» a regolare l'ingresso. Stasera replica.
e. p.,«Corriere della Sera», 1 marzo 1949
Totò stasera al Nuovo in “Bada che ti mangio"
Totò e la sua grande compagnia di riviste daranno stasera la prima assoluta della nuova rivista di Michele Galdieri «Bada che ti mangio». I biglietti venduti per il primo spettacolo valgono per stasera, quelli venduti per il secondo, domani venerdì, quelli per il terzo valgono per la serale di domenica, quelli per il quarto lunedi e quelli per il quinto martedi 2. I biglietti per la rappresentazione di sabato 5 (Carnevalone) e quelli per la diurna di domenica 6 sono in vendita da stamane.
«Avanti», 3 marzo 1949
NUOVO
Bada che ti mangio rivista di M. Galdieri
Spettacolo ricco di coreografie e di costumi. Buon gusto e sfarzo sono i suol elementi caratteristici. Un complesso di ballerine e di figuranti, elegante e armonioso, fa da contorno a Totò, il quale con le risorse che l'hanno reso beniamino di chi ama la risala facile, ha suscitato anche ieri sera con la sua buffoneria di maschera pulcinellesca, frequenti risate. La parte coreografica è la meglio riuscita. Per essa non sono state fatte economie. Vestiari di pregio e scene di bei colori, offrono una festa per gli occhi. Le musiche vivaci sostengono balli e sfilate. Lo sfolgorante quadro degli scacchi, quello pittoresco spagnuolo, quello della fontana. sono tra i più fantasmagorici.
Il testo manca di mordente, sebbene muova da uno spunto ameno e attuale che ha per protagonista un Adamo atomico, impersonato da Totò, che si presenta come uomo meccanico. Applausi molti e calorosi al Totò, alla Barzizza, alla Giusti, al Castellani, alla Brown e a tutti quanti. Alcune scenette dialogate sono di troppo: qualcuna è di dubbio gusto. Teatro gremito e la «Celere» a regolare l'ingresso. Stasera replica.
e. p., «Corriere della Sera», 4 marzo 1949
Il robot è la nuova macchietta di Totò nella rivista "Bada che ti mangio", andata in scena la settimana scorsa a Milano. Nelle vesti metalliche dell'uomo meccanico Totò ha trovato modo di concentrare ancora una volta la nota comicità. L'automatismo dei gesti, già notato in Pinocchio, è qui portato alle estreme possibilità, per sempre dominato dalla maschera esilarante. Ma Totò è stato un po' sacrificato dal copione. Poche scene per lui e non tutte di quell'umorismo vivido e sostenuto di cui è capace (ricordate la scena del vagone letto nella precedente rivista?). I critici più severi hanno scritto che la vena comica della autore, Galdieri, si è rivelata stanca. Alla "prima" il sipario è calato alle 2 del mattino: materia in esuberanza. La seconda sera è terminata alle una; svaltita, ne ha guadagnato e gli applausi sono stati più nutriti. Essa rappresenta il maggior sforzo del teatro della rivista per diventare "successo di coreografia e dominio di buon gusto". C'è una scena durante la quale il pubblico applaude ininterrottamente, quella delle fontane colorate, realizzazione veramente grandiosa. Per l'occasione il palcoscenico del Nuovo era tutto una grande fontana i cui getti, illuminati alternativamente nelle tinte più delicate, diffondevano la "Rapsodia in blu" di Gershwin, con l'altalenare ritmico degli zampilli. Questa fontana è costata a quattro milioni di lire.
«Tempo», 12 marzo 1949
ALL'ADRIANO. — Stasera la «Spettacoli Errepi» presenta la Grande Compagnia Totò nella superivista «Bada che ti mangio» allestita con inusitato buon gesto di scene e costumi e le più fantsiose coreografie. 100 persone in scena: la comicità più travolgente, le fontane più luminose.
«Il Popolo», 4 maggio 1949
Totò può mettere lo spettacolo di iersera tre i più fausti della sua fortunatissima carriera di comico. L'Adriano era gremito in modo così strabocchevole che spettatori avevano occupato i corridoi e s’erano arrampicati perfino sulle balaustre e le scalette della pedana. Per oltre quattro ore — chè tanto dura lo spettacolo — dalla platea al loggione non s'è fatto che ridere e applaudire. La rivista di Michele Galdieri «Bada, che ti mangio», per quanto con un filo conduttore cosi leggero e fragile da perdersi net variare delle coreografie, tra la ridda dei colori e nell'accavallarsi degli sketches, è piaciuta in ogni quadro. Tutti gli interpreti bravissimi, sono stati calorosamente festeggiati e chi ha colto la palma del trionfo è stato Totò.
«Bada che ti mangio» vuole essere un avvertimento e più encora una sintesi burlesca delle vicende, spesso cannibalesche della vita moderna, dove il più forte aggredisce il più piccolo. Il prepotente ha ragione del mite e tutti gli appetiti si scatenano nel grande banchetto delle ambizioni umane. In questo tema Totò ha un ruolo di personaggio surrealista: è l'eroe atomico. Che cosa abbia potuto tirar fuori, da un simile personaggio Totò, non staremo a dire, nè sarebbe cosa facile. Il lepidissimo comico degli inesauribili slogamenti stavolta ha superato se stesso, dandoci un burattino di carne ed ossa quale non si era mal visto nelle nostre ribalte. La sua meccanica e poliedrica comicità è straripata violenta e continua, suscitando fino allo spasimo ondate di ilarità. Data la stura al fuoco d'artificio delle sue parossistiche trovate, non ha concesso al pubblico un attimo di respiro.
L’ora e lo spazio non consentono di elencare i quadri della rivista che hanno incontrato maggiore successo; sono troppi. La rivista presentata in una sfarzosissima cornice sfolgorante di luci e di colori, con dovizia di ottime e gustose coreografie di Gisa Geert, ha indubbiamente superato quanto finora s'era fatto in queste genere di spettacoli. Il quadro delle fontane luminose, con i poderosi multicolori getti d’acqua, ha mandato il pubblico in delirio.
Particolarmente divertenti sono apparsi il quadro del cabaret degli esistenzialisti e lo sketch del commissario, una gustosa satira della polizia di Scelba. Indovinato e ricchissimo di costumi scenari il quadro della partita a scacchi tra capitale e lavoro.
Dovremmo ora elencare i bravi interpreti, con Isa Barzizza, Elena Giusti, Mario Castellani e Mario Riva in testa: ma anche questo elenco sarebbe troppo lungo. Tutta Roma accorrerà a vedere questo eccezionale spettacolo e giudicherà. Da stasera le repliche.
«Il Paese», 5 maggio 1949
Che Totò sia il miglior comico italiano ed uno dei maggiori oggi esistenti in Europa, non c’è, credo, nessuno che possa metterlo in dubbio. La sua personalità originalmente e prepotentemente carica di una forza comica tanto moderna che a volte sconfina dalla comicità classica in un umorismo metafisico e surrealistico, è la sola che sappia far ridere tutti: umili e rafflnati. Con una discrezione che par quasi timidezza ed è invece subdola essenzialità di mezzi, egli stimola la curiosità del pubblico, la eccita sul filo delle sue clownesche buffonerie, la accende con i suoi grotteschi «qui prò quo», la scatena con improvvise girandole mimiche che scompongono il suo aspetto umano nelle sorprendenti figurazioni di un’assurda pantomima.
E’ irresistibile e nessuno gli resiste, disarmato da un gioco che non è parodia e nemmeno caricatura, ma che dell’una e dell'altra ha il mordente ora salace, ora irriverente, ora sconcertante. L’ilarità che diffonde, pur trovando incitamento in un estro che si richiama agli atteggiamenti rivoluzionarli e distruttori di certa arte contemporanea (a volte le sue deformazioni mimiche fanno pensare perfino a Picasso), è cosi elementare che assume addirittura toni viscerali: si ride senza riflettere, trascinati da convulsi invincibili, e questo oblio totale nella ragione e del pensiero è forse il dono migliore che egli sa dare ai suo pubblico. Ieri, nella nuova rivista di Galdieri che porterà a Londra in autunno, Totò ha visto rinnovarsi i suoi travolgente successi. Il merito, per la verità, è anche del magnifico spettacolo che hanno allestito Galdieri e Gisa Geert con la collaborazione preziosa di scenografi e di costumisti quali Ratto, Ferer, Costanzi e Torres.
Quadri sfarzosissimi, di un’eleganza squisita (superbo quello delle fontane luminose che ha riempito il palcoscenico di fantasiosi giochi d’acqua), coreografie di un gusto singolare (particolarmente riuscito « Accadde a Barcellona»), balli, canzoni e intermezzi di bell’effetto, hanno permesso a tutti gli esecutori di farsi lungamente applaudire. Ricorderò la Giusti, la Barzizza. il Castellani, il Riva, la coppia danzante Rioli e Torrigrani. la Silva; ma anche gli altri moltissimi sono da elogiare. Il successo è stato pieno e calorosissimo non ostante i molti inconvenienti ai quali ha dato luogo la disorganizzata inefficienza delle maschere nel sistemare gli spettatori. Da oggi si replica.
E. C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 5 maggio 1949
Elena Giusti, la bellissima «soubrette» della compagnia di Totò, il noto comico, e le altre attrici della compagnia, sono state prese di mira da una banda di abili truffatori. Anzi, si può dire che tutta la compagnia che recita all’«Adriano» ne è stata vittima. La banda era capeggiata da un tipo dall’aspetto molto signorile, il quale ha iniziato la propria attività contemporaneamente alle recita della compagnia di Totò. La sua prima vittima è stata una coreografa, Gisa Geert, alla quale aveva proposto addirittura di sposarla, facendole balenare la possibilità di trasferirsi con lui in Spagna.
Una sera però la Geert si accorse che le era scomparso un bracciale d’oro di valore rilevante e il tizio, di cui si ignora ancora il nome, il giorno seguente le promise di donarle un altro bracciale. Naturalmente tutto questo rimase allo stato di promessa. Contemporaneamente, per non perdere tempo, il truffatore, facendosi passare per un ricco argentino corteggiava le altre ballerine della compagnia, promettendo ad ognuna di esse scritture ad Hollywood. Invitandole a cena, le derubava del poco che possedevano.
Quasi contemporaneamente perveniva alla «soubrette» della compagnia, la signorina Elena Giusti, una telefonata da parte della casa di mode Antonelli, che sollecitava la signorina a ritirare il ricco corredo che era stato per lei ordinato da un suo incaricato e che ammontava al valore di circa un milione. La signorina Giusti, naturalmente cadeva dalle nuvole, poiché non aveva ordinato nulla.
Apprendeva cosi che un signore elegante sempre lo stesso truffatore, aveva ordinato alla casa di mode gli abiti per la Giusti, esibendo un assegno di un milione di lire per il pagamento, guardandosi bene dal consegnarlo, ma cogliendo anzi l’occasione per chiedere, con la scusa di non avere altro denaro spicciolo, un prestito di ventimila lire, da conteggiarsi nel conto complessivo dell’ordinazione.
«Gazzetta del Popolo», 13 maggio 1949
Roma, venerdì sera.
La Compagnia di riviste di Totò è stata presa di mira da una banda di abili truffatori. Il capobanda, un individuo dall'aspetto signorile, aveva cominciato la sua attività, contemporaneamente alle recite della compagnia di Totò. Aveva cominciato cioè avvicinando la coreografi Gisa Geert, alla quale aveva proposto nientemeno che le nozze. L'abile lestofante aveva fatto balenare alla signorina la possibilità di trasferirsi con lui in Spagna, polche il tipo si faceva passare per gentiluomo spagnolo.
Una sera però la Geert si accorse che le era scomparso un bracciale d'oro di valore rilevante. Il tizio, di cui si ignora il nome, il giorno seguente le promise di donarle un bracciale di gran lunga superiore come bellezza e come valore. Naturalmente, tutto questo rimase allo stato di promessa.
Contemporaneamente, per non perdere tempo, il falso nobile spagnolo, facendosi questa volta passare per un ricco argentino, corteggiava altre ballerine della compagnia promettendo ad ogauna di esse scritture a Hollywood. Regolarmente le invitava a cena e le derubava del poco che possedevano.
Allarmata per la ripetizione dei furti, una delle giovani finiva per telefonare all'Hotel Flora dove il tipo asseriva di abitare Ma all'Hotel Flora nessuno lo aveva mai visto nè conosciuto. Quasi contemporaneamente perveniva alla «soubrette della Compagnia, Elena Giusti, una telefonata da parte della casa di mode Antonella La casa sollecitava la signorina a ritirare il ricco corredo che era stato per lei ordinato da un suo inviato e che ammontava al valore di oltre un milione.
La signorina Giusti, naturalmente, cadeva dalle nuvole: lei non aveva mai ordinato niente a nessuno e non capiva cosa mal volesse la casa di mode. Si apprendeva allora che lo stesso tizio o qualcuno da lui Inviato si era recato alla casa Antonelli e aveva ordinato vestiti per la signorina esibendo un assegno di un milione di lire per il pagamento.
Naturalmente l'individuo ai guardava bene dal consegnare l'assegno, anzi, colta l'occasione, chiedeva, con la scusa di non avere denaro spicciolo, un prestito di 20 mila lire, da conteggiarsi nel conto complessivo dell'ordinazione. Dopo di che si eclissava. Da quel giorno l'argentino-spagnolo è latante e la polizia lo ricerca.
«Stampa Sera», 13 maggio 1949
«Il Tempo», 29 maggio 1949
Totò all'Adriano. Se Totò non ha trovato ancora secondo il suo merito, un suo regista e una sua storia cinematografica, dominava però la rivista con il suo fortunato vampo di battaglia. Ma con Bada che ti mangio, pretenziosa quanto scipita rivista di Michele Galdieri, Totò perde molti punti nei confronti di altri protagonisti di rivista, come ad esempio la Wanda Osiris. Quando nell'ultima rivista della Osiris era buon gusto, arguzia, freschezza di riferimenti e spunti polemici, altrettanto qua è banalità, cattivo gusto, pigri luoghi comuni.
Il pubblico numeroso ha cercato con la più volenterosa disposizione di divertirsi, e Totò non ha lesinato la sua grande tecnica di comico per compensarli di tanta cordialità. Lo spettacolo ricchissimo di costumi, di messinscena, di ballerine, di stelle di rivista di primo piano fra cui Isa Barzizza, Elena Giusti, Adriana Serra, Dorina Coreno, ecc. inizia da stasera le sue repliche.
Socrate, «L'Unità», 30 maggio 1949
Totò all'Alfieri. — Domani sera debutta al teatro Alfieri, Totò nella rivista «Bada che ti mangio», di Galdieri presentata dalla Grandi Spettacoli Errepi. Con Totò sono Lia Origoni, Laura De Lauri, Mario Castellani, Reali e Torrigiani. Dirige il maestro Mariano Rossi.
«La Stampa», 22 novembre 1949
AL TEATRO ALFIERI
Anche il pubblico dà spettacolo
Pubblico strabocchevole al Teatro Alfieri e applausi che si sono prolungati sino oltre la una e mezza. Insomma dopo lo spettacolo vi è stato un altro spettacolo, anche perché una voce, nell'altoparlante aveva assicurato che vi sarebbe stato il servizio tranviario. Infatti c'era. Se non vi fosse stato la gente sarebbe tornata in teatro a pretendere un terzo supplemento, tanta era la violenza dell'acqua che veniva giù scrosciando.
Totò, dunque, dopo la rivista Bada che ti mangio, quando già aveva quasi esaurito il suo personale e… inesauribile programma, poiché si trovava ad avere tra le mani la bacchetta direttoriale, intonava e faceva intonare al pubblico che lo aveva asserragliato sulla passerella, le canzoni alpine. E allora lo spettacolo, dal palcoscenico, passò in platea ove, gentili e tremebonde vocine di signore, davano lo spunto delle strofe. E la rivista era stata bella, ricca, anzi ricchissima, forse anche stracarica di ricchezza.
Notevole, sotto un punto di vista tecnico il getto dell'acqua sul palcoscenico, lanciato da una fontana monumentale. L'acqua vera cangiante di colore, sorgente da una dozzina di tubature, si alzava e si abbassava sul ritmo di uno dei più noti ritmi di Gershwin. La sequenza dei numerosissimi quadri, condotta con ritmo veloce e preciso, non ha dato respiro al pubblico che si diletta a tal genere di spettacoli. Oltre a Totò, più che mai lepido e spassoso, specialmente quando indossa il suo caratteristico tight, Lia Origoni, elegante munita di una bella voce e di molta grazia, il Lauri, la Molfesi hanno avuto la loro larga parte di applausi. Il "fantasista" Campos, di una comicità meccanica irresistibile ha mandato gli spettatori in visibilio. Da questa sera Bada che ti mangio inizia le repliche.
e.q. (Enrico Quaglietti), «La Stampa», 23 e 24 novembre 1949
TOTO’, il comico delle « quisquilie » e delle « pinzellacchere », ha ieri sera inventato un nuovo termine, ovvero il nuovo aggettivo sarchiaponico, derivandolo dal dialettale nomignolo napoletano Sarchiapone, cioè tipo goffo, nel fisico e nelle azioni, che è o pretende di essere scaltro ed è invece più tonto che furbo. Naturalmente Totò ha, del suo sarchiaponico, fatto ieri sera stessa, in scena, le prime variazioni possibili: la sarchiaponata (azione da Sarchiapone) e sarchiaponare (verbo). Remigio Paone, partenopeo, è preoccupato: Totò dice spesso la verità, non soltanto sul palcoscenico.
LILIANA DE CURTIS, la sedicenne figlia di Totò, oramai una gentile e bella signorinella, questa volta non è venuta col babbo al debutto torinese. La principessina è rimasta a Roma, con la mamma, nell'appartamento ai Parioli. Ma gli ha scritto: « Caro papà, Natale si avvicina... » ecc. ecc. Totò mostra la lettera con molto paterno orgoglio e con finta apprensione: « Questi figli!... Come costano i figli! ». Totò, di figli, ha soltanto Liliana.
TOTO', principe di Bisanzio, ha con sè in Compagnia, un conte: l’attore Galeazzo Bentivoglio di Bologna, e una marchesina: la giovanissima, brava e graziosa ballerina Floria Torrigiani, fiorentina. « Meglio bene accompagnati che soli », sostiene Totò.
RUDY, direttore di scena della Compagnia Totò, austriaco calato in Italia con gli Schwartz oltre vent’anni fa, parla la nostra lingua in modo barbaro. Richiestogli il perchè di questa sua inspiegabile pecca, ha risposto: «Cosa volete. Ho sempre a che fare con le straniere ». Totò è intervenuto per dirgli: « Sei sarchiaponico. La verità è che le italiane non vogliono avere a che fare con te ». Evidentemente Rudy non si era spiegato bene.
Il trovarobe, «Gazzetta Sera», 25 novembre 1949
«La Stampa» 3 dicembre 1949 - «Bada che ti mangio!»
«La Stampa», 5 e 6 dicembre 1949
E’ attesissimo il debutto di Totò.Il comico che tanto piace al pubblico per domani alla 21, al centro della festosa rivista «Bada che ti mangio» di Galdieri e De Curtis. La comicità travolgente di Totò, lo sfarzo grandioso dei quadri, la ricchezza delle coreografie, l’originalità delle trovate e delle sorprese, costituiscono il massimo coefficiente spettacolare di una grande interpretazione artistica.
«Il Lavoro», 9 dicembre 1949
«Il Lavoro», 10 e 21 dicembre 1949
Vice, «Il Giornale d'Italia» 23 gennaio 1950
«Il Messaggero», 17 gennaio 1950
«La Voce Repubblicana», 19 gennaio 1950
Arriva Totò
Il popolarissimo Totó, il comico n. 1 delle scene e dello schermo, farà la sua puntatina anche a Bari. L’attesissimo debutto avverrà il 7 marzo sulle scene del Piccinni. Circondato da un complesso artistico di prim'ordine, il Marchese Antonio De Curtis, Totò per per amici, porterà nella nostra città l’applauditissima e sfarzosa rivista di De Curtis e Galdieri: "Bada che ti mangio". Le prenotazioni si ricevono da oggi al botteghino del Teatro.
«Cinesport», 14 febbraio 1950
«Cinesport», 1 marzo 1950
Lunedi e Martedì Totò sulle scene dell'Odeon
Per noi Totò, al secolo il marchese De Curtis, è oggi il miglior comico italiano di rivista. Ha una mimica spassosa, sa essere comicamente divertente. Non esagera nelle oscenità. Lunedì e Martedì sarà a Biella, al Teatro Odeon, attorniato da numerosi e celebri artisti. Sarà con lui Lia Origonl, artista di rivista sì, ma celebre cantante che non poche interpretazioni d'arte lirica ha eseguito sul pacoscenico della Scala. Chi recentemente l'ha ascoltata alla radio nella serie «Vedetta della settimana» non perderà l'occasione di andare a vederla e sentirla all’Odeon. Così che oltre a ridere alle gustose trovate di Totò, oltre a deliziarsi alla dolce voce di Lia Origoni avrà modo di vedere un numero grandioso di donne e ballerine belle, bellissime e... molto poco vestite. Il tutto inquadrato in scenari sfarzosi, affascinanti, fiabeschi. Insomma il non plus ultra della rivista italiana.
«Eco di Biella», «Corriere di Biella»10 e 11 maggio 1950
«Reggio Democratica», 14-20 maggio 1950
«Cinesport», 24 maggio 1950 - Rivista "Bada che ti mangio!"
«Epoca», 1950
«Settimo giorno», 28 maggio 1952
«Epoca», 2 agosto 1953
Mai mi è accaduto di fendere una folla più strabocchevole, più disposta a pagare qualunque somma pur di non tornarsene a casa senza il ricordo del collo natante, degli occhi couillards, della mascella surrealista di Totò, delle gambe mistinguettiane della Barzizza, della dolce voce della Giusti.
Leonida Repaci, "Totò senza Aristofane", «Teatro di ogni tempo», Ceschina, Milano 1967
Galleria fotografica
Foto www.liaorigoni.it
Ricostruzione delle rappresentazioni della rivista nelle varie città italiane
TITOLO DELL'OPERA | TAPPE |
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Bada che ti mangio!Rivistain due tempi diMichele Galdieri e Antonio de Curtis Compagnia Compagnia Totò-Barzizza-Giusti -"Spettacoli Errepi" di Remigio Paone |
Milano, Teatro Nuovo, 2-19 marzo 1949 Roma, Teatro Adriano, 4 maggio -12 giugno 1949 Torino, Teatro Alfieri, 23 novembre - 8 dicembre 1949 Genova, Teatro Augustus, 10-21 dicembre 1949 Bologna, Teatro Duse, gennaio 1950 (da verificare) Roma, Palazzo Sistina, 21 gennaio - 12 febbraio 1950 Bari, Teatro Piccinni, 7-12 marzo 1950 Milano, Teatro Dal Verme, 12-30 aprile - 1-10 maggio 1950 |
Riferimenti e bibliografie:
- "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976
- "Tutto Totò" (Ruggero Guarini) - Gremese, 1991
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò partenopeo e parte napoletano", (Associazione Antonio de Curtis), Marsilio Editore 1999
- Galeazzo Benti, Ricordi di un gagà, “Diario”, 8 ottobre 1997)
- Foto www.liaorigoni.it - Lia Origoni
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Mario Casalbore, «Film», anno XI, n.44, 27 novembre 1948
- «Avanti», 3 marzo 1949
- e. p.,«Corriere della Sera», 1 - 4 marzo 1949
- «Tempo», 12 marzo 1949
- «Il Popolo», 4 maggio 1949
- «Il Paese», 5 maggio 1949
- E. C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 5 maggio 1949
- «Gazzetta del Popolo», 13 maggio 1949
- «Stampa Sera», 13 maggio 1949
- «Il Tempo», 29 maggio 1949
- Socrate, «L'Unità», 30 maggio 1949
- «La Stampa», 22 novembre 1949
- e.q. (Enrico Quaglietti), «La Stampa», 23 e 24 novembre 1949
- Il trovarobe, «Gazzetta Sera», 25 novembre 1949
- «La Stampa» 3 - 6 dicembre 1949
- «Il Lavoro», 9 -21 dicembre 1949
- «Il Messaggero», 17 gennaio 1950
- «La Voce Repubblicana», 19 gennaio 1950
- Vice, «Il Giornale d'Italia» 23 gennaio 1950
- «Cinesport», 14 febbraio - 1 marzo 1950
- «Eco di Biella», «Corriere di Biella»10 e 11 maggio 1950
- «Reggio Democratica», 14-20 maggio 1950
- «Cinesport», 24 maggio 1950
- «Epoca», 1950
- «Settimo giorno», 28 maggio 1952
- «Epoca», 2 agosto 1953
- Leonida Repaci, "Totò senza Aristofane", «Teatro di ogni tempo», Ceschina, Milano 1967