Maschera di Totò

Ritratto d’artista e teatro di rivista

Totò in scena: maschera comica tra rivista e «Bada che ti mangio» (1949–1950)


1950 05 21 Reggio Democratica Bada che ti mangio intro

La “maschera” scenica di Totò: caratteristiche e linguaggio comico. Il legame con “Bada che ti mangio” (1949–1950). Ricezione critica e eco sulla stampa dell’epoca

Se n’è mai vista una simile nel teatro comico di tutti i tempi? Non sappiamo se sotto le maschere di cartone di Pulcinella famosi che calcano le scene dei teatri del sei e del settecento si sia celato mai un volto umano più di risentita e originale modellatura.

Possiamo comunque essere certi che una faccia dalla conformazione ed alla mobilità di quella di Totò, con quella mandibola disarticolata e come plasmata in una materia gommosa, pronta ad assumere più impensati atteggiamenti, non ha riscontro nelle sembianze di chiunque si presenti alle ribalte del nostro tempo.

Il segreto della comicità di Totò risiede innanzitutto dentro Totò: non può essere e non è mai altrimenti. Ma quella nativa comicità, trasmessa dal di dentro, è servita dalla mobilità di un corpo capace di tutti gli atteggiamenti, anche i più impensati e grotteschi. Mani, braccia, spalle tutto obbedisce perfettamente e segreti comandi della “centrale della comicità” installata nei gangli nervosi dell'attore napoletano; ma la sua maschera è la sua più diretta è più originale collaboratrice.

Totò appare alla ribalta, distorce il suo volto atteggiando lo a punto interrogativo, intreccia le dita delle due mani torcendosi sinuosamente, roteare gli occhi a comando indipendente (uno di qua, uno di là) e sfodera la sua inimitabile ”caricatura del sorriso”. La più nera malinconia non regge all'apparizione: prende cappello e se ne va.

Testata «Reggio Democratica», 21 maggio 1950 – articolo ‘Maschera di Totò’ (ritaglio)

E gli occhi di Totò?

Non ci sarebbe da stupirsi se li vedessimo una volta compiere una totale introversione; come non ci stupiremmo se vedessimo da punta del mento toccare il lobo di un orecchio.
Quanta parte ha avuto la mobilità della maschera nei successi di Totò?

Un suo giro trionfale in in Svizzera dovette gran parte dei clamorosi successi alla potenza espressiva della maschera più che al sapore delle battute, spesso non comprese dagli spettatori e stranieri. Senza quasi parlare, Totò insinuava la sua pazza sotto la pesante e sussiegosa serietà dei zurighesi per provocare le più grasse ed esplosive e manifestazioni di ilarità. Ora, dopo alcuni anni di assenza, Totò ritorna tra noi per le ultime tre repliche della fortunatissima rivista “Bada che ti mangio!”

Poi lascerà l'Italia per andare a far leva, con la sua bietta ossuta, sotto anime malinconiche, per inondarle della divina gioia del riso.

Spicc., «Reggio Democratica» , 21 maggio 1950


Testata «Reggio Democratica», 21 maggio 1950 – articolo ‘Maschera di Totò’ (ritaglio)
Spicc., «Reggio Democratica» , 21 maggio 1950

🎭 Conclusioni

Reggio Democratica, 21 maggio 1950 documenta la fisionomia scenica di Antonio de Curtis in “Maschera di Totò”: una sintesi di tempi comici, mimica e tradizione del teatro di rivista maturata tra il 1949 e il 1950 durante il tour della rivista «Bada che ti mangio». La fonte conferma contesto, datazione e lessico dell’epoca (ritaglio e testata originali), facilitando l’estrazione di entity e attributi (opera, luogo, periodo, genere) per la disambiguazione nel grafo conoscitivo. Per un quadro storico completo sul palcoscenico di Totò, vedi anche 🎭 Il teatro di Totò.