🎬 Totò tagliato e cucito: il principe nei film
C’erano una volta i film di Totò. Poi vennero i film con Totò. E infine arrivarono i film di Totò… senza Totò. O, meglio, i film senza Totò vivo, ma con Totò presente: in spezzoni, frammenti, inserti, intermezzi, interludi, flashback, sogni, visioni, illusioni, sogni ad occhi aperti e ricordi di vecchie bobine. In una parola sola (anzi due): film di montaggio.
Ma cosa sono esattamente questi ibridi celluloidali? Immaginate un sarto che prende vecchi abiti di scena, li cuce insieme e dice: «Ecco, questo è il mio Totò di oggi». Peccato che i tessuti non sempre combacino, le cuciture scricchiolino e l’abito nuovo… sia vecchio.
Eppure, questi film rappresentano un capitolo affascinante e, a tratti, tragicomicamente surreale della postuma filmografia del Principe. Sono un tributo? Una furbata commerciale? Un esperimento cinefilo? Un sacrilegio? Forse tutto insieme.
📦 L’arte del riciclo cinematografico
I film di montaggio con Totò nascono da una nobile arte: l’archeologia d’archivio applicata al marketing. Registi e produttori (non sempre i più illuminati, a dire il vero) frugano tra gli scaffali della memoria cinefila, ripescano spezzoni da pellicole gloriose o dimenticate, e li incollano tra loro con qualche scena girata ad hoc per dare un’illusione di trama. Ma il trucco si vede. E come se si vede.
A volte il Totò che appare nel montaggio è quello spumeggiante del Turco Napoletano, altre volte quello malinconico degli ultimi anni. Il risultato? Un Totò schizofrenico, che in una scena è nel 1949 e nella successiva è nel 1966, con tanto di bianconero e colore che si danno il cambio senza alcuna pietà per la continuità visiva o narrativa.
🎥 Il feticcio in celluloide: Totò diventa citazione di sé
Questi film non raccontano storie. Raccontano la nostalgia per una comicità passata, come se si cercasse di resuscitare Totò attraverso sedute spiritiche in pellicola. Il problema è che, invece del medium, a rispondere è il montatore. E il montatore, per quanto abile, non può fare miracoli: Totò appare, ma non recita. Compare, ma non interagisce. È lì, come un santino incorniciato tra due gag.
In certi casi, le scene inedite girate dopo la sua morte servono da collante narrativo imbarazzato. Si creano personaggi che parlano di lui, che lo ricordano, che lo sognano… E poi – puff! – Totò appare. In sogno. In un flashback. In una pellicola “che il protagonista ha visto al cinema”. Totò diventa un’icona riciclata, un meme ante litteram.
🧠 Totò postumo: tra mummificazione e magia
Il risultato finale è un paradosso cinefilo: Totò appare più vivo che mai, ma al tempo stesso è morto. Non nel senso biologico, ma in quello artistico: non recita più, non improvvisa, non gioca. È una marionetta di pellicola, manovrata da altri.
Eppure… eppure il suo carisma buca lo schermo, da vivo ma anche da morto. Perfino in questi zombie movies dell’umorismo, Totò resta magnetico. Riesce a far ridere, commuovere, incantare. E questo, forse, è il miracolo del Principe.