L'ITALIANO HA 50 ANNI
(1962)
Titolo originale: L'italiano ha 50 anni
PAESE: Italia 1962 - DURATA: 98 Min
GENERE: Documentario - REGIA: Francamaria Trapani - SCENEGGIATURA: Franco Rispoli - ATTORI: Giorgio Albertazzi - FOTOGRAFIA: Giorgio Orsini - MONTAGGIO: Francoise Godin - MUSICHE: Gino Peguri - PRODUZIONE: TRAPANI FRANCA MARIA - DISTRIBUZIONE: COLUMBIA - CEIAD
Un personaggio-guida, illustra e commenta le pagine più significative - sotto il profilo della storia e del costume - della vita italiana dagli anni Dieci fino ai Sessanta. Totò è presente con alcuni brani tratti da cinegiornali. Produzione: Franca Maria Trapani (durata 90 minuti)
Così la stampa dell'epoca

Ancora un film documentario sull'ultimo mezzo secolo di storia italiana, messo insieme montando spezzoni di cinecronache di varia natura c provenienza. Ma L’italiano ha 50, anni, di Francamaria Trapani e Giorgio Albertazzi, è molto meno impegnato, ideologicamente, di altre pellicole analoghe viste recentemente, e nel contempo è più vario e curioso. E' stato pensato come un monologo di Albertazzi, che di fronte allo spettatore confessa di vedere specchiata nella propria storia privata (Albertazzi ha trentasette anni) quella di gran parte degli italiani. Le emozioni che egli ha provato sono comuni a moltissimi della sua generazione: raccontandole, l’uomo Albertazzi ha voluto ripercorrere esperienze e atteggiamenti, non persuadere ma compiangersi. L’Italia ha commesso mólti errori, ma siamo stati in molti a compierli, e col senno del poi possiamo, non giustificarli, ma spiegarli. Attenti, ora, a non avere ancora fame di miti, che è il nostro vizio più grave.
La morale è, più che politica, umana, ma perseguita con un certo doloroso scetticismo che dà un colore di disincantata verità alla storia. La quale si fa senza che spesso gli uomini se ne avvedano. Sì che ad Albertazzi sembra giovi, per giudicarla, più una pietosa ironia che l’imprecazione o il rimorso.
Giovandosi dell’eccellente montaggio che alterna, a partire dal 1911, scene della vita pubblica con fatti di guerra e cronache sportive, spesso tratte da documentari muti opportunamente sonorizzati, il film non eccede mai, nel commento parlato; riflette anche in questo il tono medio della rievocazione, sobriamente malinconica, intesa a porre degli interrogativi che sono ancora, in parte, senza risposta, e si riassumono nella domanda: perchè la grande maggioranza degli italiani scelse, col fascismo, la retorica e l’avventura, rifiutando il buon senso? Si dirà che anche questo di Albertazzi è un film qualunquistico. Il sospetto non è del tutto infondato: si dovrà però riconoscere che è legato all’esperienza di un uomo che sinceramente dichiara il disincanto di una generazione passata sì dalla parte della libertà ma con il tarlo nascosto della rassegnazione all’inutilità dell’agire, perchè l’umanità ha mandato la ragione in soffitta.
G. Gr., «Corriere della Sera, 25 maggio 1962
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- G. Gr., «Corriere della Sera, 25 maggio 1962
