La nuova linea di Rosanna Schiaffino

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Dopo il soggiorno americano Rosanna Schiaffino appare mutata anche fisicamente: la sua figura ha perduto le curve eccessive e anche il volto sta assumendo una espressione più maliziosa

Roma, giugno

«Tu hai sempre detto, rivolta ai giornalisti e ai fotograti: "Voi mi avete fatto”. Evidentemente si trattava d’una esagerazione di carattere diplomatico. Ora — domando a Rosanna Schiaffino — se dovessi distribuire il merito del tuo successo su: a) fotografi e giornalisti, b) tua madre, c) te stessa, quale percentuale attribuiresti a ciascuna di queste voci?». La giovane attrice (in maglietta nera allacciata con nastrini al collo e alle maniche, pantaloni a quadri bianchi e neri, aderenti, molto adatti a mettere in risalto la sua nuova "linea” americana), «Si, è stato detto — risponde leggermente seccata per la premessa — ma io non l’ho mai detto. Se, nonostante ciò, tu insisti a chiedermi una risposta, ti dirò che gli elementi che contribuiscono alla creazione di una attrice sono tanti, e non si possono ridurre a tre soltanto. L’attrice è un’opera di cesello».

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Molto sicura di sè, ma incapace di scherzare su tutto ciò che riguarda la sua "opera di cesello’’, Rosanna Schiaffino si prepara ad affrontare la seconda domanda. Le avevo detto: «Facciamo un po’ come al gioco della verità», e lei: «D’accordo, ci sto»; ma via via che il nostro dialogo procedeva, mi accorgevo che per lei non esiste (e se esiste non l’ammette), ima seconda verità oltre quella ufficiale. L’amore, per esempio, quale posto occupa nella sua vita? «Ogni tanto — le dico — i giornali ti attribuiscono dei flirts: l’ultimo con Walter Chiari...». «Oh, sì — m’interrompe — hanno scritto perfino che mi dovevo sposare in aereo con George Hamilton». «Bene, ammettiamo pure che non ci sia nulla di vero; ma perchè le tue smentite hanno un tono così deciso, quasi offeso, come se (è l’impressione che dai) invece che nubile tu fossi sposata?».

«Il perchè — sorride — è semplice e molto preciso: da qui il tono... deciso. I miei sentimenti amo tenerli per me. Riterrei disonesto verso me stessa e verso gli altri farmi la pubblicità con i flirt. Nella vita è questione di gusti: a me per esempio dà fastidio di leggere che un’attrice ha avuto, metti caso, dieci flirts». «E a me dà altrettanto fastidio sentire un’attrice che dice: c’è tempo per tutto, anche per l’amore, adesso penso alla carriera e domani... Lo trovo disumano». Rosanna ridiventa seria e poi, con un'tono confidenziale, quasi materno (di chi la sa lunga sull’argomento): «Vedi — dice — il problema va guardato sotto un altro punto di vista. Oggi una donna che lavora non pensa più al matrimonio come a una sistemazione; non ha più bisogno di sposarsi, e quindi, prima di deci-' dersi, specie in Italia, ci pensa tre volte».

I segreti del cuore

La risposta è ineccepibile e al tempo stesso evasiva: d’accordo, per il matrimonio; ma io alludevo a qualcosa di meno impegnativo del matrimonio.

«Oh — scatta l’attrice — quanto a questo, chi ti dice che an-chio non abbia avuto i miei flirts; solo che io...». Sì lo so, lei non li sbandiera come le altre. Effettivamente, la vita sentimentale di Rosanna è un mistero, che legittima tutte le supposizioni e non ne autorizza nessuna. Protetta dal "blocco Schiaffino” (come lo chiama la signora Yasmine) la giovane attrice frequenta, vede, riceve a casa sua un gruppo di amici, fra i quali ci sono Hamilton e Walter Chiari («ci conosciamo da anni e io — proclama Rosanna — lo considero uno dei miei migliori amici; continuerò a vederlo anche se continueranno a spettegolare stupidamente su di noi»), ma nessuno è mai riuscito a "coglierla in fallo". Questo mistero è una questione di gusti, e di tecnica.

In realtà, anche se non è legata da nessun contratto con nessuno, Rosanna vive ed agisce come se osservasse le norme scritte di un ferreo contratto. «Non è forse vero?», le domando. «Sì — dice — io ho firmato un contratto con me stessa, che vale più di qualunque contratto. Le sue norme sono: volontà, voglia di arrivare, conoscenza delle mete che voglio raggiungere». L’ho portata proprio sul terreno che preferisce: quello su cui si batte dall’età di 15 anni (tanto che, l’ha confessato lei stessa, non possiede altra esperienza di quella vissuta nell’ambiente del cinema), dove ha incontrato e superato ostacoli non indifferenti (gli ultimi 4 milioni di "penale” alla Vides li ha pagati con il suo ultimo film: La storia di S. Michele), e sul quale, vedi viaggio ad Hollywood, comincia a mietere successi.

IL PERSONAGGIO FEMMINILE affidato alla Schiaffino nella "Storia di San Michele” è stato creato dagli sceneggiatori apposta per lei e non esiste nel libro di Axel Munthe.

La Schiaffino è piaciuta agli americani («Marvellous!...», ripeteva anche giorni fa Minnelli a chi gli chiedeva dell’attrice) e gli americani sono piaciuti a Rosanna. Perchè? Perchè, in sostanza, hanno molti punti in comune. La figlia di Yasmine è scatenatamente devota al suo lavoro. Vive per esso. Gli sacrifica tutto ciò che è necessario sacrificargli. E' docile alle esigenze della Produzione; è sana e resistente, puntuale ed entusiasta. L’ammirazione di Minnelli per lei è nata dal fatto che non immaginava che essa fosse "così squadrata”. E poi Rosanna ha sposato due miti tipicamente americani: quello del "self made man” («ho cominciato a lavorare presto e presto ho avuto sulle spalle la responsabilità di una famiglia, perchè i soldi di mamma stavano finendo...»), e quello della perenne rincorsa del successo.

Le dico: «Vuoi darmi una definizione del successo?». Rosanna si accarezza la catenina d’oro che le pende sul petto, e poi, con la precisione di uno studioso incaricato di compilare la voce per ima enciclopedia, dice: «Il successo non è definibile, ma si può paragonare ad una lunga scala che porti al paradiso. E’ una scala con tanti gradini, salendo la quale non si sa mai dove sia il paradiso, e l’unica soddisfazione è voltarsi indietro e vedere quanti gradini abbiamo fatto». Abbastanza soddisfatta di sè, appoggia la schiena sul divano, e attende la mia reazione. Che dirle? Che io non condivido questa concezione, da arrampicatori sociali, della vita? Che ho più simpatia per quelle ragazze, arrivate al cinema da poco, le quali più disincantate e moderne, fanno una bella tara al mito del successo, pigliano la carriera con meno impegno e in sostanza cercano di riservarsi una fetta di libertà?

Glielo dico, e Rosanna, pronta: «Sbagliano. Nella vita bisogna credere in qualcosa. E poi se cominci a fermarti di qua e di là, a curiosare, a distrarti, finisce che non arrivi a nulla». Bisogna riconoscere: non manca di coerenza. «Del resto — aggiunge, accalorandosi — non è che io proceda col paraocchi. Anch’io mi fermo, ogni tanto, ad ammirare il panorama. Solo che, invece di prendere le strade di campagna, preferisco la camionale». Bisogna riconoscere anche: non manca di dialettica. Ormai (come dice la signora Yasmine), Rosanna «si è forgiata». Le ha fatto bene uscire . di tutela, doversi sbrigare da i sola senza i consigli della mairi-ma, attraversare l’Atlantico. Da Hollywood è tornata più disinvolta, più sicura di sè. Non invano è stata pettinata da Guilaroff, ha partecipato alle feste di Kirk Douglas, ha mangiato col vasellame d’oro nella reggia degli Skouras.

Successi e amore

Anche fisicamente, è cambiata. Non solo (come ha fatto rilevare un settimanale francese mettendo a confronto due fotografie, di ieri e di oggi, la prima con i fianconi prominenti, l’altra sinuosa e asciutta), nella linea. E' cambiata la sua espressione. Il volto non è più quello, tondeggiante, d’una volta; e lo sguardo è diventato pungente, quasi malizioso. Da pochi giorni è tornata a casa «ormai ci sto così poco, è la mamma non mi vede più»), dal giro Berlino-Capri-Napoli, durante il quale ha interpretato il film La storia di San Michele; ricavato dal romanzo di Axel Munthe, con raggiunta d’un personaggio di donna (una prostituta), ideato dagli sceneggiatori apposta per lei. E' un film tedesco: «Mi serve — dice Rosanna — per solidificare la mia notorietà su quel mercato. All’America, ci ha pensato Minnelli, per la Francia ho girato ”Le crime ne paye pas”, e adesso Mario Zampi vuole portarmi in Inghilterra».

Rosanna sorride soddisfatta come il presidente d’una grande società azionaria, finita la lettura del bilancio; e, di colpo, non mi sembra più seduta sul divano (dietro il quale occhieggia lo schizzo del suo volto disegnato da Guttuso), ma al centro d’una grande carta geografica, con i piedi sull’Europa le mani negli Stati Uniti, un gomito in Italia e un altro sulla Francia. «Per fortuna — dice con un inconsapevole moto di resipiscenza — che lavorare mi diverte. Il giorno che non lavorassi più, che farei?». Resta un attimo sovrappensiero, e poi, decisa: «Forse, allora — mormora — un grande amore». Successo e amore, tutto per Rosanna Schiaffino deve essere grande; altrimenti, che Schiaffino sarebbe?

Ma per ora, come s’è detto, tutto è subordinato, più che agli impegni di lavoro, all’impegno che Rosanna mette in tutto ciò che fa. Quando ha parlato di cesello evidentemente si riferiva a se stessa prima che a chiunque altra. Al vertice della sua carriera, e la Schiaffino non è più neppure troppo lontana dal toccarlo, l’attrice potrà dire, senza tema di smentite, di essersi fatta da sè. Con l’aiuto della mamma, s’intende.

M. S., «Tempo», anno XXIV, n.26, 30 giugno 1962


Tempo
M. S., «Tempo», anno XXIV, n.26, 30 giugno 1962