Rosanna Schiaffino: «comincia la mia terza carriera»
Così dice Rosanna Schiaffino che ha ripreso il suo lavoro dopo un periodo di riposo; e aggiunge: “Ora voglio interpretare soltanto parti di donne vere”
Roma, luglio
«Le piace?», mi dice Rosanna Schiaffino fermandosi davanti al grande arazzo che copre il muro dell’ingresso. «E’ cinese autentico, tutto su seta». E i mobiletti scolpiti, li ho notati? Si china, apre dei battenti, accarezza le minuscole sculture dorate; poi si rialza gettando indietro i capelli, e prende in mano una statuetta d’avorio. «Questa — dice — è una pazzia della mamma. Ne ha comprate una collezione; vede?, sono tutte di un pezzo, ricavate da un dente d’elefante». Con un vestito color crema, accollato e molto stretto, le scarpe dorate comprate a Parigi, i capelli sciolti (non si sente se stessa, senza i capelli sciolti), Rosanna fa gli onori della sua nuova casa ai Parioli. E’ la sua terza casa, da quando si trova a Roma, dopo quella grigia e umbertina degli esordi, dopo quella piccolo borghese da stipendiata della Vides; la sua prima casa ”da attrice”.
Ne è molto fiera, naturalmente: ci ha messo cinque anni per avere una casa così, e lo sanno solo lei e sua madre i sacrifici che gli è costata. Ne è fiera come un campione che i rivali davano per spacciato, sul quale si sono accanite le avversità, e che invece è riuscito a tagliare vittorioso il traguardo. Quei mobili laccati di rosso e dipinti a mano, i lampadari di cristallo di Boemia, le librerie traforate in legno di teck, i trumeaux veneziani, il cassettoncino cinese nel bagno, sovrastato dalla specchiera del ’700 («non trova che l’architetto ha avuto un’idea deliziosa?»), le ”moquettes” rosa e grigio, i ”gueridons” del corridoio («ci manca ancora qualche quadro, ma ce lo metteremo»), sono il segno che ce l’ha fatta, che la seconda fase della sua carriera è chiusa; «ed ora — dice — comincia la terza».
Finito il giro d’inaugurazione, si siede sul divano verde muschio e per un momento si abbandona al ricordo delle battaglie che ha dovuto affrontare per diventare la Schiaffino. «Ho dovuto ricominciare da zero, capisce — mormora mentre una sottile ruga turba la sua fronte liscia — e se non avessi avuto vicino mia madre, chissà come sarebbe finita». Il giorno in cui voltò le spalle alla Vides e al suo stipendio («ma non si vive di solo stipendio; e poi non volevo diventare un robot, sono una donna viva, fatta di carne, ossa e nervi»), diede retta al suo istinto, però scelse una strada ardua, piena di trabocchetti e di difficoltà. Fisicamente era a terra; spiritualmente, come può esserlo una ragazza che a 18 anni credeva di avere il mondo in tasca e si ritrova zero; economicamente, con 24 milioni di debito.
L’attrice sorride, accavalla le gambe, appoggia la schiena sul divano, ne assapora la morbidezza. E’ tornata da poche ore da Parigi, dove si è recata da sola («sì, lo scriva pure, da sola, senza la mamma: strana gente, prima dicevano che ero succube di mia madre, adesso dicono che sono una ribelle»), per prendere accordi con un produttore per un film moderno, importante, diretto da Chabrol. La Francia è stata il suo sfogo in questi primi due anni di assestamento: vi ha girato tre film, a Parigi si è formata un suo ”clan”, i giornalisti s’interessano di lei, seguono i suoi movimenti, segnalano i suoi incontri. Furono loro che scoprirono la sua amicizia con Cary Grant («Oh, molto semplice — esclama Rosanna — Cary voleva conoscermi, lo invitammo in albergo a prendere un drink, gli ricambiammo la visita nella casa della sua prima moglie, Barbara Hutton») ; sono stati loro ad avanzare l’ipotesi che Darryl Zanuck ha lasciato la Greco per la Schiaffino.
Quando glielo ricordo: «Ma questa è vecchia — ride l’attrice, come per dire è vecchia e falsa (ma non lo dice) — sì, è vero, conosco Zanuck, qualche sera siamo uscite insieme con lui. io e Maria Pia, ma sa qual è stato il discorso più serio? Abbiamo scommesso sulla durata del suo sigaro: io dicevo un’ora e mezza. Maria Pia tre quarti d’ora, e ho vinto io». Maria Pia assente, scuotendo la testa; da quando Rosanna si è un po’ emancipata da sua madre («sì, le fa bene smammarsi un po’», commenta Yasmine), essa è diventata l’accompagnatrice assidua della sorella. Le fa da segretaria, da dama di compagnia, la segue durante i film, era con lei anche la sera in cui al ricevimento dell’Ambasciata di Indonesia, Sukamo invitò Rosanna al suo tavolo, la colmò di complimenti («Vous ètes — le disse — la femme plus charmante que j’aie connu»), e ballò con lei un frenetico cha-cha-cha.
E’ stato l’avvenimento mondano più piccante, cui abbia partecipato la Schiaffino: una altra, al suo posto, chissà come l’avrebbe sfruttato; ma il suo ufficio pubblicità (cioè la signora Yasmine: è a lei che, nella suddivisione dei compiti delle tre Schiaffino, è toccato questa mansione), si è limitato a dare, a chi gliele chiedeva, poche succinte notizie di cronaca. Rosanna non ama il pettegolezzo, lo sfugge, sorvola su questi argomenti con un sorriso, preferisce parlare del suo lavoro. Solo quando le chiedo di Barrault: «E’ stato così carino», esclama. Hanno lavorato insieme al Miracle des loups, e lui il primo giorno stava sulle sue, la snobbava. pensando che fosse tutta apparenza e basta; ma poi l’ha vista recitare e son diventati amici, cenavano spesso insieme, era un piacere ascoltarlo, soprattutto quando le disse: «Non credevo che una vamp potesse essere anche una vera comédienne...».
LA LEGGENDA di mamma Yasmine che per anni fece da ombra protettrice a Rosanna Schiaffino, accompagnandola in ogni parte del mondo, sembra ormai tramontata: le sue funzioni sono state infatti ereditate dalla sorella dell’attrice. Maria Pia, elevata al ruolo di segretaria. Rosanna Schiaffino (le fotografie la ritraggono sulla terrazza della sua nuova casa romana ai Parioli) ha girato ultimamente in Francia ”Le miracle des loups” e ”Lafayette”, il primo film a soggetto in cinerama. Barrault le ha proposto di recitare in teatro.
E’ vero che le ha proposto di recitare con lui, in teatro? «Sì, sì, è vero, replica Rosanna, e anzi, giorni fa, mi ha scritto dal Sud-America (mammì, fai vedere la lettera al dottore), annunciandomi che a settembre passerà da Roma, per discutere la cosa». Settembre sarà un mese cruciale per Rosanna Schiaffino: al suo ritorno da Nuova York, dove si recherà fra giorni per la "prima” della Notte brava, dovrà tirare le fila di tutti i progetti che stanno maturando e che daranno l’avvio alla terza fase della sua carriera. C’è la proposta di Barrault, il. progetto di un film su Caporetto, quello di Chabrol in Francia, l’offerta d’interpretare una commedia musicale a Broadway, alcune proposte di Carlo Ponti, il produttore che cinque anni fa per primo le offrì un con tratto fisso. «Insomma — conclude Rosanna — grazie al cielo il lavoro non mi manca, ma non ho nessuna voglia di strafare».
«Sì — aggiunge con aria pensierosa — l’esperienza mi ha insegnato molte cose, e soprattutto a non aspettarmi miracoli dalla vita, a non fare mai il passo più lungo della gamba. Quello che conta è una preparazione coscienziosa; penso che sia come seminare un campo, e se anche il campo è accidentato, a suo tempo esso darà i suoi frutti».
A. D., «Tempo», anno XXIII,n .30, 29 luglio 1961 - Fotografie di Chiara Samugheo
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A. D., «Tempo», anno XXIII,n .30, 29 luglio 1961 - Fotografie di Chiara Samugheo |