La promessa mancata di Virna Lisi
Prima di sposarsi l’attrice si era impegnata con se stessa e con il marito a non mettere più piede in uno studio cinematografico. Ma alla solenne determinazione ha saputo tener fede per un anno solo
Roma, febbraio
«Allora, pronti?». «Prontissimi», risponde Totò togliendosi gli occhiali neri. Li passa a Tognazzi, il quale non sa che farsene, li guarda e poi fa l'atto d'infilarseli lui, ma è preceduto da un macchinista, che glieli toglie di mano. «Silenzio...». Al "si gira" si spalanca la porta e irrompe nella stanza Virna Lisi. «Dottore, è grave?» esclama trafelata rivolgendosi a Totò. Il "principe" aggrotta la fronte sporge le labbra, e poi dice una di quelle frasi approssimative che, in bocca sua, sembrano piene di significato. «Sui generis...» Poi s'infila il pollice nel panciotto color crema, epoca 1927 e, girando sui talloni, la voce grave, importante: «E’ molto tempo — domanda — che suo marito accusa questi disturbi?». Prima che la Lisi risponda, Tognazzi scoppia a ridere, e «Alt — dice Mastrocinque (*) alzando la mano paffuta — ricominciamo da capo».
E’ la quarta volta che la scena viene ripetuta; ma gli attori anziché annoiarsi si divertono e una viva ilarità circola intorno al set del film. La situazione è basata infatti tutta sulla serie di equivoci comici. Totò che fa il medico è in realtà un ladro, Tognazzi non è per niente malato, e tanto meno di "disturbi matrimoniali”. Ma è soprattutto il modo irresistibile con cui Totò recita, che fa dimenticare a tutti la noia e la fatica. Ogni volta è come se recitasse una scena del tutto nuova. Inventa battute, aggiunge smorfie e mossette, butta là, quando uno meno se lo aspetta, un "bambolone” non previsto dal copione, recita insomma a soggetto. «I primi giorni — dice Virna Lisi — piangevo per le continue risate e ogni mezz’ora dovevo rifare il trucco».
Il film s’intitola «E il ministro si fermò a mangiare»; è il primo film che la Lisi interpreta dopo il suo matrimonio, dopo un anno d’assenza dai teatri di posa, dopo la promessa, fatta sulle soglie della chiesa, di non rimetterci più piede. Esso appartiene ad un novo filone di film comici, che sta venendo di moda. Sono sempre storie ad incastro, ricche di battute da avanspettacolo e basate sull’equivoco, ma l’ambiente è diverso. I soggettisti hanno scoperto che trasferendo le loro storie ai tempi del fascismo avrebbero potuto sfruttare tutta una serie di spunti e di situazioni nuove; e così Totò qui viene scambiato per il medico di Mussolini, Tognazzi è un gerarca che. onta del regime, una volta ha fallito con una donna, Virna Lisi, siamo nel 1927, indossa un abito "charleston”.
L’abito, corto al ginocchio e sciolto in vita, le va a pennello; come pure le dona moltissimo la parrucca bionda, col tirabaci sotto l’orecchio, e la frangetta sugli occhi. E’ una Virna Lisi completamente nuova, quasi irriconoscibile.
«Tutto il giorno senza far nulla — dice — mi annoiavo; e così mio marito si è deciso a permettermi di tornare a recitare». E’ difficile che una ragazza, la quale ha passato la sua giovinezza nei teatri di posa, che per cinque anni ha fatto del suo lavoro una ragione di vita, rinunci di punto in bianco a tutto e chiuda per sempre nel cassetto della memoria. i desideri, i successi, la propria personalità. Eppure, un anno fa, quando prima di sposarsi promise che avrebbe rinunciato a tutto, Virna Lisi era probabilmente in buona fede. Il lavoro, come succede invece per tante ragazze, non era mai stato per lei un mezzo per crearsi una indipendenza, per evadere dalla famiglia; e quindi, da questo lato la rinuncia non le pesava. E poi era innamorata di Franco Pesce.
CINQUE ANNI DI ATTIVITÀ cinematografica e teatrale sono troppi perchè si possano cancellare tutti d’un colpo. Il nuovo ruolo di padrona di casa - Virna Lisi ha sposato un imprenditore edile romano, Franco Pesce - non poteva impegnare una donna avvezza a un ritmo di attività e di lavoro molto intensi. Si aggiunga la dolorosa parentesi di una maternità interrottasi ai primi mesi. L’attrice ha rotto il ghiaccio poco più di un mese fa con una breve trasmissione televisiva. "Cenerentola”.
Ma la sua decisione è durata cinque mesi e poi è andata in pezzi. Una maternità improvvisamente interrotta le ha tolto quel motivo essenziale di affezione alia vita privata, famigliare, che è un figlio; e durante il forte esaurimento che ne è seguito, ha sentito con più insofferenza il vuoto delle giornate una volta pienissime, l’insufficienza a colmarle delle occasioni sociali, tipiche di una certa borghesia. Il lavoro di suo marito non è tale da appassionarla. Franco Pesce lavora in una impresa di costruzioni di suo padre. «Andare una volta a vedere un cantiere — dice la attrice — è bello; ma poi? E’ un lavoro nel quale non ci capisco niente...». E il gioco della signora le è presto venuto a noia: uscire a far compere, passare l'estate in villa sui colli oppure ad Anzio, vedere le amiche e chiacchierare con loro, giocare a canasta.
Allora ha cominciato "lo sciopero dei mobili e delle scatolette”. Occuparsi della casa e della cucina è una delle soddisfazioni maggiori delle giovani mogli. La casa della signora Lisi, (questo è il suo nuovo nome d’arte), è grande, spaziosa, moderna; ma le uniche stanze arredate sono il soggiorno e la camera della donna.
«Tutte le altre — dice l’attrice — sono vuote: esistono solo tende e moquettes...».
Quanto ad occuparsi della cucina, anche se lo avesse voluto Virna non avrebbe saputo da che parte cominciare. E dopo alcuni disastrosi tentativi, ha preferito gettare la spugna, affidandosi ai cibi in scatola. Ogni mattina, quando la donna si presenta con la borsa della spesa, essa fa una lista che comincia con piselli in scatola e finisce con albicocche in scatola.
UN ANNO DI ASSENZA è stato sufficiente a mutare non poco l'aspetto dell'attrice. E' dimagrita (sei chili, precisa ella stessa), si è tinta i capelli di biondo. Non ha più il volto ingenuo e stupito del personaggio che avevamo conosciuto attraverso una lunghissima serie di cortometraggi pubblicitari. Nella sua carriera Virna Lisi ha interpretato una ventina di film, cinque fotoromanzi e alcuni lavori teatrali, fra i quali, di particolare impegno, ”I Giacobini” di Federico Zardi, La pellicola che gira in questi giorni è ”Il ministro si fermò a mangiare”, con Totò e Tognazzi, una divertente vicenda ambientata nei primi anni del fascismo.
Messo a regime artificiale e vedendola ogni giorno di più annoiarsi, diventar silenziosa, intristire, Franco Pesce ha cominciato a riconsiderare la sua decisione di tenerla lontana dal lavoro. «Se stare senza far nulla ti rende infelice — le ha detto un giorno — ti sciolgo dalla tua promessa; ritorna pure a lavorare, a patto però che non ti allontani mai da Roma...». Virna gli ha buttato le braccia al collo, ha accettato di buon grado le sue condizioni, e il più è stato fatto. Durante l’anno in cui non ha lavorato, infatti, non solo i suoi "fans” hanno continuato a scriverle, lamentandosi della cattiveria di suo marito, ma anche i produttori hanno continuato a farle pervenire proposte di lavoro. Così ha preso al volo l’ultima e una mattina è partita per Cinecittà.
Questa volta non l’accompagnava suo padre, come sette anni fa, (egli è anzi l’unico della famiglia che ha cercato di opporsi al suo ritorno), ma suo marito. E c’è da scommettere, giudicando dall’impegno e dalla felicità di Virna e da quello che dice: «La cosa che mi distrae di più è il lavoro... Se non sono sempre occupata, mi inaridisco...», che fra breve l’arredamento della casa di Franco Pesce sarà completato e lo sciopero della scatolette avrà termine.
(*) Il film è diretto da Mario Mattoli
A. D., «Tempo», anno XXIII, n.7, 18 febbraio 1961 - Fotografie di Chiara Samugheo
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A. D., «Tempo», anno XXIII, n.7, 18 febbraio 1961 - Fotografie di Chiara Samugheo |