Masiero Lauretta

Lauretta Masiero bio

(Venezia, 25 ottobre 1927 – Roma, 23 marzo 2010) è stata un'attrice teatrale italiana attiva anche in cinema e televisione.

Biografia

Capelli biondo platino e belle gambe, esordì nel teatro di rivista come ballerina. A 18 anni fu la soubrette di Amore biondo con Walter Chiari. In seguito apparve in spettacoli di Wanda Osiris (Galanteria), di Erminio Macario (Follie di Amleto, Votate Venere) e Ugo Tognazzi (Paradiso per tutti). Come attrice venne scoperta da Garinei e Giovannini. Debuttò con un ruolo brillante nel 1952 in Attanasio cavallo vanesio, affiancando il protagonista Renato Rascel: fu subito un successo.

In seguito passò al repertorio drammatico. La sua prima prova in tal senso fu nel 1954 al Teatro Goldoni, in occasione della Biennale di Venezia. Farà parte di compagnie di primissimo piano, come la Masiero-Lionello-Pagani, la Masiero-Volonghi e la Masiero-Foà. Interpretò anche numerosi ruoli nel cinema comico-brillante degli anni cinquanta. I suoi due più grandi successi popolari sono stati però senz'altro in televisione: la conduzione di Canzonissima (1960) e il ruolo da protagonista nello sceneggiato Le avventure di Laura Storm (1965-1966), serie rivoluzionaria (per l'epoca), che la vedeva protagonista nei panni di una sorta di tenente Sheridan in gonnella.

Fu per qualche tempo compagna di Johnny Dorelli, dal quale nel 1967 ebbe un figlio: Gianluca Guidi.

Lauretta Masiero morì il 23 marzo 2010, all'età di 82 anni, in una clinica romana dopo un lungo ricovero, a causa dell'aggravarsi della malattia di Alzheimer[1].
Le sue ceneri riposano al Cimitero di San Michele, a Venezia, nella tomba della famiglia Masiero Favaro.

Omaggi

Nel 1959 Giovanni Testori pubblica Sì, ma la Masiero (in La Gilda del Mac-Mahon, Feltrinelli, Milano 1959), racconto incentrato sul fascino dell'allora famosa soubrette, «una specie di farfalla matta, capace delle cose più straordinarie, di farti rotolar dal ridere, quando tira fuori la voce all'americana, o di farti piangere, quando tira fuori il sentimento»[2].

 

Briosa, scanzonata, indiavolata, Lauretta Masiero ha la grandissima virtù di comunicare al prossimo la sua “carica emotiva”, e di rendere allegro chiunque le stia vicino. I suoi successi di donna e di attrice, in fondo, cominciano propri: da ciò. Certo, a quindici anni, la ragazzina semplice e schiva ch’ella era allora, non sognava affermazioni cosi rapide; ma il palcoscenico, si, lo sognava; ne subiva prepotentemente il fascino; ne sentiva irreprimibile la vocazione. In quel tempo portava i capelli lunghi sulle spalle, color biondo-platino, e se li guardava lungamente allo specchio. “Un giorno”, pensava, “ci riuscirò”. Intanto, frequentava le magistrali; perché sua madre (“una mamma ancora all’antica, che risolveva ogni cosa col buonsenso” dice lei) non voleva proprio cedere a quel suo desiderio, e cercava con ogni mezzo di dissuaderla; tra l’altro, le riusciva enormemente difficile perché “quella benedetta” dovesse fare proprio “l’artista” quando di professioni e di mestieri ce n’erano cento altri.

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“Artisti, poeti e pittori sempre morti de fame”, cantilenava, nel suo musicalissimo veneziano, la signora Masiero; ma Lauretta teneva duro, scriveva sui libri di algebra le strofe delle canzonette e non perdeva un solo “teatro”, anche se si trattasse di avanspettacolo. Con la cassiera del Malibran erano amiche per la pelle; e, con l’aiuto di quest’ultima, Lauretta si presentò un giorno a Bruno Bran: il quale, con una compagnia raffazzonata alla meglio, stava mettendo in scena Amore biondo, una rivistina di Amendola. Non sapeva recitare né ballare, ma fu scritturata lo stesso. Dopo pochi mesi, la compagnia si sciolse, e tutto ritornò al punto di prima. L’anno dopo, al Malibran, arrivò Macario con Follie d’Amleto. Lauretta prese il coraggio a due mani e, tout court, gli si presentò per essere assunta nella compagnia. Per il comico torinese (che in fatto di soubrette ha visto sempre lontano! vederla e scritturarla fu tutt’uno. Come sempre, il “fiuto” di Macario aveva funzionato a dovere; la nuova “scoperta” andava facendo ogni giorno un passo avanti non deludendo le speranze che si erano giustamente appuntate su di lei.

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Dopo Le educande di San Babila e Paradiso per tutti, venne la volta di Votate per Venere. La stagione di Votate per Venere è, nella carriera di Lauretta Masiero la più importante ai fini della sua affermazione. Dopo avere per due anni “mostrato le gambe” (come si dice in gergo) le veniva finalmente offerta la possibilità di dimostrare che oltre alle gambe (indubbiamente belle, anzi bellissime) ella aveva anche un cervello, una sensibilità, una “presenza scenica” notevolissima. Tutte doti che dovevano affinarsi nella stagione successiva — quella di Galanteria — sotto la scuola inarrivabile e infallibile della Wandissima. Con Galanteria si era già alla fase del successo pieno, indiscutibile; lo “stile” si era consolidato, il garbo perfezionato, la disinvoltura accresciuta; Lauretta “teneva” il palcoscenico in maniera veramente esemplare, era già soubrette.

Ignazio Mormino


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

I sindacati del Lavoro di Venezia allestirono, nel 1945, un concerto negli intervalli del quale, un po’ per gioco e un po' per davvero, quattro ragazze giovanissime dovevano presentare un paio d'abiti da sera per ciascuna. Una di quelle ragazze aveva appena sedici anni. Era nata a Venezia il 25 ottobre del 1929. Solo dopo molte esitazioni il padre, impiegato in un albergo, le aveva accordato il permesso di comparire in pubblico.

Oggi Lauretta Masiero è una delle soubrettes più applaudite, ma di tutta la sua carriera (e in particolare delle incertezze dei primi tempi) parla volentieri. Diplomata in dattilografìa, non ha mai avuto modo di mettere alla prova le sue doti di segretaria, perché ha dedicato il suo tempo esclusivamente al palcoscenico.

Lauretta risponde a qualsiasi domanda le venga rivolta, col pudore di chi è abituato a sentirsi osservato dagli sguardi indiscreti della platea, e sa di potere serbare per sè stesso soltanto una piccola parte della propria vita.

«Signorina, lei preferisce mostrarsi svestita?»

«Ho sempre pensato che la professione della soubrette sia come un bel gioco, al quale ogni sera si debba prendere parte, lo preferisco mostrarmi vestita. ma quando le regole del gioco che si chiama rivista mi chiedono di indossare un costume, diciamo, succinto, ecco: io le accetto. A ogni donna è stato regalato un pudore. Io non mi ritengo una sfacciata».

Ed è sincera: anche se sa che in America la chiamerebbero «le gambe».

A Lauretta furono affidate, dopo l’esordio veneziano del 1945, parti sempre più impegnative. Tra le riviste nelle quali ha recitato, ricorda con maggiore entusiasmo Le educande di San Babila, Follie d’Amleto, Votate per Venere, Attanasio cavallo vanesio, Baracca e burattini e Carlo non farlo. lo spettacolo di Dapporto che fino a pochi giorni fa ha tenuto il cartello del Lirico a Milano. Ha preso parte anche a numerosi lavori in prosa (primo di tutti Le baruffe chiozzotte, a Venezia) ed alla prosa sono legate le interpretazioni che le sono più care. Per esempio Alice in La cara ombra di Devai.

Lauretta Masiero è una soubrette moderna: canta, recita, balla, con disinvoltura, sprovvista sempre delle piume e dei lustrini che rapivano le platee di Anna Fougez. «Perché», le piace spiegare, «oggi i gusti del pubblico sono cambiati, e nessuno è disposto a considerare seriamente lustrini, piume e donne fatali».

Si autodefinisce «una piccola Fangio», convintissima delle proprie doti di sportiva. In effetti pratica, seppure non nella misura che vorrebbe, diversi sport. Nuota, gioca a tennis, di tanto in tanto cavalca. Appassionata di calcio, segue con trepidazione le sorti travagliatissime della squadra della sua città natale: e se appena le è possibile assiste alle riunioni di pugilato. La entusiasma in modo particolare la boxe combattiva di Mario D’Agata.

Quasi tutto questo non bastasse, Lauretta ricama. «Benissimo», si affretta a precisare.

Da parecchi anni abita a Milano, e la mattina, quando alle undici e mezzo apre le finestre della sua stanza, vede quanto rimane della casa nella quale per molto tempo, dicono, abitò il grande Leonardo. Persino alla nebbia di Milano è affezionata: anche se gli applausi che ricorda con più commozione sono quelli che il pubblico romano le volle regalare in occasione del suo esordio di soubrette.

B. M., «L'Europeo», anno XII, n.49, 2 dicembre 1956


Sebbene impegnata per tutta l’attuale stagione teatrale nella rivista “Uno scandalo per Lili”, Lauretta Masiero sta preparando con Ugo Tognazzi uno spettacolo televisivo che andrà in onda nel gennaio prossimo, col titolo “Sarò breve”

Pochi giorni or sono Lauretta Masiero aveva la febbre, un febbrone da cavallo, da prendere sul serio, che aveva fatto salire il mercurio del termometro, che il portinaio del teatro aveva procurato in fretta e furia, oltre i trentanove. Ciononostante il pubblico in platea, come spesso accade in questi casi, non si era accorto di nulla. L’eco delle risate continuava ad arrivare fino dentro gli angusti camerini del Nuovo con il metallico effetto di un ingranaggio che perda i suoi denti. Il cerone e i tecnici delle luci si erano incaricati di far sparire il pallore dal volto, là dove non era riuscita tutta una serie di caffè corretti e pasticche serviti da un cameriere che, a mo’ di consolazione continuava a ripetere che anche sua moglie era a letto con l’asiatica.

LAURETTA MASIERO in un costume della rivista ”Uno scandalo per Lili”, attualmente in scena a Milano. L’attrice veneziana, che nella scorsa stagione fu in compagnia con Carlo Dapporto nella commedia musicale "Carlo non farlo”, si era precedentemente affermata nel teatro di prosa, soprattutto in alcune interpretazioni di opere goldoniane!

Ma Lauretta Masiero, per incredibile che possa sembrare, con l'asiatica addosso, recitava volentieri; con quella stessa buona volontà del giorno del suo debutto. Suo padre, un impiegato veneziano, le aveva finalmente dato la tanta sospirata autorizzazione, e la giovanissima Masiero avrebbe dovuto comparire sulla scena del "Malibran” indossando dei modelli con il compito di commentare (o forse viceversa) il concertino di una orchestra ritmo-sinfonica. Ma il fattorino della Casa di mode ebbe la cattiva ventura di finire nell’acqua di una calle, lasciando la Masiero non nuda, ma con un poco appariscente tailleur e la voglia di comparire in scena. Si cavò dall’imbarazzo con un costume da valletto, con il quale indosso parenti e amici la videro, dalla platea, che si dava un gran da fare a portare i leggii degli orchestrali alla stregua di un qualsiasi servo di scena.

NATA IN UNA CITTA’ di mare, Venezia, la Masiero quando riesce a liberarsi dai suoi impegni, ama prendersi un bel bagno, anche se confessa di non essere una gran nuotatrice. Questa foto è stata fatta nell’estate scorsa.

L’inizio non fu dunque incoraggiante, ma con un po’ di buona volontà e fortuna il seme buttato nell’arido vasetto di una occasione mancata diede il suo frutto. Nel 1947, la Masiero era già un’attrice, oscura ma pur sempre un’attrice; lavorava nella compagnia Bruno Brani, con lei erano anche Walter Chiari, più magro e meno esplosivo di oggi, e Lucy d’Albert. Macario la vide, e per due anni fu una delle sue soubrette; poi fu la volta di Tognazzi, con il nome già grande in cartellone, ma non ancora prima donna; quindi Wanda Osiris, sino a quando "luminosa” e cartellone ebbero il suo nome accanto a quello di Rascel.

1957 10 17 Tempo Lauretta Masiero f4QUEST’ESTATE la Masiero ha affrontato un autore classico, Goldoni. Ha interpretato infatti Gasperina nel ”Campiello” ottenendo un vero e proprio successo personale.

E a proposito di "luminosa" non si può passare sotto Silenzio la prima e unica volta che Lauretta Masiero ebbe veramente a litigare con qualcuno. Quel qualcuno è stato Remigio Paone, l’impresario della compagnia dove l’attrice, due anni fa, avrebbe dovuto recitare a fianco di Renato Rascel. L’omissione del suo nome dalla luminosa del teatro Nuovo suscitò le sue rimostranze, lo \ accordo non fu trovato e Lauretta Masiero non andò in scena. In seguito i due però si riconciliarono.

Oggi i suoi progetti per il futuro sono della più candida semplicità. Certo che continuerà a fare l’attrice e a recitare in teatro, ma di impegni presi di trattative, di contratti, non è ancora il caso di parlarne.

Siamo infatti appena all’inizio della stagione. Di certo e di nuovo c’è soltanto che in gennaio vedremo il suo volto alla televisione. Sta infatti completando le prove di una trasmissione, che sarà poi filmata, in cui compare a fianco di Ugo Tognazzi, il suo attuale partner, e il cui titolo dovrebbe essere, salvo ulteriori modifiche, ”Sarò breve”.

1957 10 17 Tempo Lauretta Masiero f5

Le esperienze di Lauretta Masiero che, quando non ha davanti a sè gli spettatori tradisce nella voce, sia pure bene mascherata, una leggera inflessione veneta, non si fermano però al solo teatro leggero, alla rivista e alla commedia musicale per intenderci.

1957 10 17 Tempo Lauretta Masiero f3LAURETTA MASIERO che fra le attrici di rivista ha il raro pregio di accettare sempre integrale il copione senza mai chiedere che gli autori glielo scrivano su misura, ha studiato anche la danza e il canto. Questa fotografia è stata fatta in un lago presso Milano.

Altro suo cavallo di battaglia è la prosa a cui non è detto non debba tornare. A suo tempo fu in ditta con Calindri, Zoppelli e Volpi ed è di due anni fa ”La padrona del raggio di luna”, una commedia leggera che riscosse molto successo.

D.A., «Tempo», anno XIX, n.51, 19 dicembre 1957


Lauretta Masiero nell'imbarazzo: lascia il teatro per il cinema?

L'attrice è ora impegnata in Totò a Parigi

Lauretta Masiero abbandona il teatro per il cinema? La subretta allarga le braccia, fa spallucce e dice che ancora non lo sa. Certo è che, in pochissimo tempo, ha girato due film. Ha cominciato con « Il mistero della pensione Edelweiss», e, ora, ha finito di girare gli interni di «Totò a Parigi ». Fra dieci giorni, poi, andrà a Parigi per girare gli esterni di questo ultimo film. Molte scene saranno girate al Museo Grévin, il famosissimo museo delle statue di cera. Se Lauretta Masiero dovesse per davvero abbandonare la ribalta della rivista non sarebbe, del resto, la prima. Anche Dorian Gray si è data al cinema c ha fatto una bella interpretazione nel «Grido» di Michelangelo Antonioni. Dorian Gray e Lauretta Ma-siero hanno in comune di essere state tutt’e due subrette con Ugo Tognazzi. Il nostro cinema, beninteso, ha bisogno di volti nuovi, di energie fresche e, come negli Stati Uniti, dovrebbe proprio rivolgersi ai più dotati elementi del teatro.

Lauretta Masiero, comunque, è ancora indecisa, il cinema le piace ma le dispiace pure di voltare le spalle al teatro che le ha dato tante soddisfazioni. Ha avuto delle proposte per far compagnia ♦ prosa e rivista • ma non ha detto si a nessuno. Prima finirà «Totò a Parigi» (ed è contenta di lavorare con il comico napoletano), poi si vedrà. C’è tempo per la stagione teatrale.

«Corriere dell'Informazione», 7 giugno 1958


«La Gazzetta di Mantova», 15 gennaio 1959


Cosi afferma Lauretta Masiero, in questo articolo scritto per “Tempo”, rispondendo, fra l'altro, anche alle voci recentemente diffuse di un suo romanzo sentimentale con il popolare cantante Johnny Dorelli

Roma, gennaio

Non sono innamorata di Johnny Dorelli e Johnny Dorelli non è innamorato di me. Non esiste insomma tra di noi una storia d’amore. Lo so che non va bene cominciare a parlar di sè con una negazione e mi dicono che giornalisticamente, una smentita non fa notizia. C’è di più: le smentite sono sempre imbarazzanti perchè di norma non sono credute e nascondono quasi sempre una mezza se non un'intera conferma. Eppure nel caso mio e di Dorelli le cose stanno proprio così; e io ho preferito dirlo subito per rispondere una volta per sempre alle infinite domande e alle infinite insinuazioni, a tutte le piccole mezze parole maliziose che da qualche tempo mi vengono rivolte sull’argomento.

Da noi in Italia è così, ma penso che non sia diverso neppure negli altri paesi del mondo: e basta leggere le cronache pettegole da Hollywood per persuadersene. E’ sufficiente che due persone di sesso diverso e di qualche notorietà si facciano vedere insieme a cena o a ballare per due o tre volte di seguito e immediatamente si parla d’amore e addirittura di matrimonio. Per me e Dorelli le cose sono andate appunto a questo modo. Johnny è un caro ragazzo e io gli sono francamente affezionata, eravamo a Milano tutti e due. eravamo impegnati insieme nella lavorazione dello stesso film: "Tipi da spiaggia”, stiamo volentieri in compagnia. Più che naturale perciò che il tempo libero dal lavoro lo passassimo spesso insieme. Ci hanno veduti, e noi del resto non abbiamo mai fatto nulla per nasconderci, ed ecco che è nata la leggenda. Di vero c'è soltanto una buona e affettuosa amicizia.

Significa allora che il mio cuore è impegnato diversamente? Ma neppure per sogno! Se si fosse trattato di questo, tra me e Dorelli potevano nascere tutti gli idilli di questo mondo. Perchè il mio cuore, ora come ora. è disponibile: assolutamente e totalmente disponibile. E se le cose stanno così, la colpa è mia.

La verità è che io mi trovo in una fase della mia vita in cui non ho tempo per l’amore. Mi rendo conto perfettamente che un’affermazione di questo genere in bocca a una donna può suonare melanconica e può soprattutto non deporre a favore della sua femminilità. Triste, in altre parole, che nella vita di una donna giovane ci debba essere qualche cosa di più importante e di più impegnativo dell’amore. Io penso tuttavia di avere qualche giustificazione, anche perchè la mia affermazione non è destinata a conservare un valore definitivo. Io ho il mio lavoro. Ma ciò che mi tiene legata e che esclude per il momento da me ogni altro interesse non è l’ambizione della carriera, non è un sentimento così arido. E’ viceversa il desiderio di far bene, meglio che posso, tutto ciò che devo fare. Di non lasciare, nelle parti che interpreto, mai nulla di abbandonato all’improvvisazione o al caso.

Due mondi diversi

Io vengo dalla rivista, come si sa. Non è da molto che sono divenuta un’attrice di prosa. Sono due mondi completamente diversi non solo come ambiente, ma anche come esigenze professionali. Voglio dire che non c’è nulla, nelle parti che mi vengono affidate, che io possa risolvere affidandomi semplicemente al mestiere: ogni gesto, ogni atteggiamento, ogni parola debbono essere lungamente e severamente studiati. Il tempo che mi manca perciò non è soltanto una dimensione spirituale: è proprio il tempo concreto, materiale, quello dell’orologio. Non saprei, in questo momento, se avessi un innamorato, quali ore della mia giornata dedicargli.

Nella stagione attuale, la Compagnia di cui faccio parte assieme a Lina Volonghi e ad Alberto Lionello, gira le piazze italiane con due lavori nuovi e tutti e due di autori italiani: "Mare e whisky” di Guido Rocca e ”Il lieto fine” di Luciano Salce. Mentre recitavamo il primo, provavamo il secondo. Il che significa che si stava in teatro dalle due del pomeriggio all’una di notte, spesso senza neppure il tempo di uscire a mangiare un boccone. Si cenava dopo lo spettacolo e qualche volta ci si doveva accontentare di un panino tra la prova e la recita. Un certo numero di ore di sonno è indispensabile, e la parte bisogna studiarsela anche isolatamente. Ecco dunque, in sintesi, il quadro della mia giornata. Vorrei che mi diceste come e quando potevo pensare alle faccende mie. Si aggiunga la fatica, la tensione, di vivere contemporaneamente due personaggi diversissimi tra loro. Silvia di "Mare e whisky” e Ornella del "Lieto fine”, passando dall’uno all’altro molto spesso nella medesima giornata.

LE AFFERMAZIONI di Lauretta Masiero sulle scene del teatro di prosa sono state sempre più decise e convincenti. L’attrice, che recita in compagnia con Lionello e la Volonghi, presenta quest’anno due novità di autori italiani: "Mare e whisky" di Guido Rocca, rappresentato finora a Milano a Firenze e a Genova con ottimo successo, e ”Il lieto fine” di Luciano Salce con il quale ha debuttato a Firenze la sera di fine d’anno. La compagnia riprenderà quest’anno anche "Veronica e gli ospiti” di Marotta e Randone. La novità di Salce verrà data prima a Roma che a Milano, dove la compagnia tornerà nel mese di marzo.

Mi voglio sposare

Ornella poi. nel lavoro di Salce, che abbiamo messo in scena con la regia di Alberto Bcnucci per la prima volta a Firenze la sera di fine d’anno, è un personaggio particolarmente faticoso: il lavoro è articolato su diciannove quadri. E racconta la storia di una ragazza che per le sue doti fisiche viene eletta ”Miss San Donà”. La vittoria provinciale esalta la fanciulla e sopratutto mette in movimento le ambizioni di sua madre, la quale decide di fare di lei una diva del cinematografo. Le due donne lasciano il paesello per aggredire il mondo del cinema e accadono loro tutte le cose che non è difficile immaginare. Molte insidie, non tutte facilmente evitabili, e pochi o quasi nulli i risultati concreti. Va a finire che Ornella invece di diventare una diva diventa una "taxi girl” e invece di essere scritturata da un produttore, viene scritturata da un ricco signore il quale la vuole con sè per tutta la durata di una crociera che fa con il suo panfilo. E' questo il "lieto fine” dell’avventura di Ornella. Un titolo che va inteso in senso ironico e non privo di amarezza, e una storia quotidiana e melanconica, purtroppo terribilmente esemplare. Sia per il particolare mondo che dipinge, per il significato specifico dell’avventura di Ornella, che per la sua conclusione generale, per quella che potremmo chiamare la sua morale: e cioè che non vi sono vittorie, non vi sono ”lieti fini” nella vita, che non si debbano pagare al prezzo di qualche duro compromesso.

Con il "Lieto fine” andremo prima a Roma che a Milano: il giro della Compagnia impone così. A Milano siamo rimasti per molte settimane con il lavoro di Rocca, che ha avuto un grande successo, e non possiamo tornarci tanto presto. Ci arriveremo in marzo. E in un certo senso io lo preferisco. Debbo dire che il pubblico di Milano mi intimidisce un po’ più di quello di Roma e dunque ho piacere di presentarmi sulle scene milanesi al termine del giro, quando la mia sicurezza nell’interpretare il personaggio avrà raggiunto il suo vertice.

«PUÒ’ DARSI CHE IL 1960 riserbi per me anche qualche sorpresa in campo sentimentale - ha detto l’attrice. -Intanto però la mia sola preoccupazione è il lavoro. I miei personaggi mi costano sempre molto studio e fatica».

Non vorrei essere fraintesa: sia il pubblico che la critica a Milano sono stati sempre molto cordiali con me e mi hanno aiutato in ogni senso. Sono io che ho un piccolo complesso di inferiorità nei confronti dei milanesi, e dipende da questo. Da quella che forse a Milano chiamano la mia "diserzione” e cioè l’abbandono della Compagnia di Rascel al tempo dì "Attanasio cavallo vanesio”. La vera storia di quell’incidente, a cui risale la mia rottura con il teatro di rivista, non è stata mai raccontata interamente e non è il caso di farlo neppure adesso. Io posso dire una sola cosa: che le ragioni che mi hanno indotto a comportarmi come mi sono comportata erano per me molto serie e che io sono sicura di aver agito bene o almeno nell’unico modo in cui, stando le cose come stavano, potevo agire per tutelare la mia dignità. Ma ho l’impressione, e non riesco a liberarmene, che il pubblico non abbia mai perdonato interamente il mio gesto e che lo giudichi, con la serietà e la severità dei milanesi in queste faccende, una specie di deplorevole abbandono di posto. Che mi può essere, e duramente, rinfacciato alla prima occasione. Ecco perchè ho sempre più paura a Milano che a Roma.

E infine niente amore per il momento. Nè per Johnny Dorelli, nè per altri. Eccomi qui: Lauretta Masiero, la donna senza amore! E non dirò certo che la cosa sia senza inconvenienti. In questo momento infatti non posso fare a meno di confessare che patisco di solitudine. Perchè è inutile negarlo: la sola compagnia che conti veramente per una donna e che sia capace di dissipare tutte le sue tristezza è quella dell’uomo a cui voglia bene. Da questo punto di vista il mio Natale non è stato un Natale allegro. Ho ricevuto molti regali, tutti mi hanno fatto tanti auguri, ma ”il regalo” e "l’augurio” mi sono mancati. E mi sono consolata addobbandomi da sola il mio camerino a Firenze, al Teatro della Pergola.

LAURETTA MASIERO è nata a Venezia e ha iniziato la sua carriera teatrale nella rivista conquistandosi rapidamente le simpatie del pubblico. Recentemente ha recitato in un film accanto a Johnny Dorelli e da qui è nata la voce di un loro idillio.

E’ abbastanza probabile perciò che il 1960 riserbi qualche sorpresa sul piano della mia vita sentimentale. Può darsi, e starei per dire che me lo auguro, che io incontri finalmente l’uomo della mia vita. Non so immaginare come possa essere. perchè se mi chiedessero quale è per me l’ideale maschile non saprei francamente cosa rispondere. Neppure se preferisco i biondi ai bruni. Dovrà essere naturalmente di aspetto gradevole, ma non troppo bello. Gli uomini troppo belli sono spesso vacui e vanitosi assai più delle donne. E dovrà essere intelligente e sopratutto buono e comprensivo: aperto di mente e ricco di pazienza anche per i miei capricci, che non sono poi cosi terribili da sopportare.

Ma. prima di ogni altra cosa, dovrà essere pronto a sposarmi. Perchè, tanto vale dirlo prima, se mi innamoro e se trovo un uomo che si innamori di me. io mi voglio sposare. E in tal caso è anche molto facile che io mi dedichi interamente alla famiglia e lasci il teatro per sempre.

Lauretta Masiero, «Tempo», anno XXII, n.3, 19 gennaio 1960 - Fotografie di Chiara Samugheo



Riviste

Paradiso per tutti di Dino Gelich, regia di Alfredo Bracchi, prima al Teatro Mediolanum di Milano, 1948.
Castellinaria di Dino Gelich, regia di Mario Amendola, prima al Teatro Lirico di Milano, 1949.
Uno scandalo per Lilì di Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi, regia di Luciano Salce, 1957.

Teatro

Votate per Venere (1951)
Galanteria (1952)
Carlo non farlo (1957)
Mare e whisky (1960)
Ma non è una cosa seria (1965)
Il cavallo a vapore (1969)
Otto mele per Eva (1970)
La signora Morli uno e due (1973)
E tu che fai qui? (1974)
La vedova scaltra (1975)
La signora dorme sempre a sinistra (1977)
Il marito va a caccia (1987)
La cameriera brillante (1988)
La miliardaria (1989)
Eva contro Eva (1991)
A piedi nudi nel parco (1993)
Twist (1995)
Non ti conosco più (1996)
Sorelle Materassi (1999)
Bella figlia dell'amore (2000)

Televisione

Canzonissima, varietà TV, (1960)
Biblioteca di Studio Uno: Il fornaretto di Venezia, film TV, regia di Antonello Falqui (1964)
Principesse, violini e champagne, varietà TV, regia di Gianfranco Bettetini (1965)
Addio giovinezza, film TV, regia di Silverio Blasi (1965)
Le avventure di Laura Storm (8 episodi, 1965-1966)
Palcoscenico musicale, varietà TV, regia di Carla Ragionieri (1966)
Qui ci vuole un uomo, varietà TV, regia di Carla Ragionieri (1968)
Vento di mare, film TV, regia di Gianfranco Mingozzi (1991)

Cinema

Canzoni di mezzo secolo, regia di Domenico Paolella (1952)
Il bandolero stanco, regia di Fernando Cerchio (1952)
Siamo tutti milanesi, regia di Mario Landi (1953)
Baracca e burattini, regia di Sergio Corbucci (1954)
Gran varietà, regia di Domenico Paolella (1954)
Accadde al commissariato, regia di Giorgio Simonelli (1954)
Totò a Parigi, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
Vento di primavera, regia di Giulio Del Torre e Arthur Maria Rabenalt (1958)
Marinai, donne e guai, regia di Giorgio Simonelli (1958)
Tipi da spiaggia, regia di Mario Mattoli (1959)
Pensione Edelweiss, regia di Ottorino Franco Bertolini e Víctor Merenda (1959)
Lui, lei e il nonno, regia di Anton Giulio Majano (1959)
Psicanalista per signora, regia di Jean Boyer (1959)
Caravan petrol, regia di Mario Amendola (1960)
Ferragosto in bikini, regia di Marino Girolami (1960)
Sua Eccellenza si fermò a mangiare, regia di Mario Mattoli (1961)
Cacciatori di dote, regia di Mario Amendola (1961)
Napoleone a Firenze, regia di Piero Pierotti (1964)
Peccatori di provincia, regia di Tiziano Longo (1976)
Il viaggio di Capitan Fracassa, regia di Ettore Scola (1990)
Ostinato destino, regia di Gianfranco Albano (1992)

Doppiatrici

Rosetta Calavetta in Vento di primavera, Lui lei e il nonno, Psicanalista per signora
Rita Savagnone in Marinai donne e guai
Rina Morelli in Tipi da spiaggia
Adriana Parrella in Pensione Edelweiss
Maria Pia Di Meo in Ferragosto in bikini

Radio

L'aria che tira (Radio 2, anni ottanta)

Note

^ Addio a Lauretta Masiero, la regina del teatro brillante
^ Archivio Giovanni Testori


Riferimenti e bibliografie:

  • "Follie del Varietà" (Stefano De Matteis, Martina Lombardi, Marilea Somarè), Feltrinelli, Milano, 1980
  • Aldo Bernardini, Claudio G. Fava: Ugo Tognazzi Gremese Editore Roma 1978.
  • Le attrici, Gremese editore Roma 2003
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • B. M., «L'Europeo», anno XII, n.49, 2 dicembre 1956
  • D.A., «Tempo», anno XIX, n.51, 19 dicembre 1957
  • «Corriere dell'Informazione», 7 giugno 1958
  • «La Gazzetta di Mantova», 15 gennaio 1959
  • Lauretta Masiero, «Tempo», anno XXII, n.3, 19 gennaio 1960
  • Il Radiocorriere TV, annate varie