Totò e... Luigi Pavese
Luigi Pavese: la voce profonda del cinema che non voleva protagonismi
C'era una volta, in quell’Italia dai toni seppia e dai film in bianco e nero, un uomo che sapeva recitare con la schiena dritta, la voce cavernosa e l’umiltà di chi ha capito che il mestiere dell’attore, quello vero, è spesso fatto più di ascolto che di applausi. Si chiamava Luigi Pavese e, se il cognome vi suona familiare, è perché era il fratello maggiore di quel Nino Pavese che pure aveva fatto la sua carriera nel cinema e nel doppiaggio. Ma Luigi – diciamocelo subito – non era uno qualsiasi: era uno di quei rari casi in cui il talento si faceva sentire (letteralmente), ma non urlava mai.
Dalle fiamme mute ai palcoscenici in guerra
Il nostro eroe comincia presto, prestissimo. È il 1916 quando debutta sul grande schermo – che all’epoca era ancora muto, il che per un doppiatore futuro è una forma suprema di ironia – con “La peccatrice” e “La vampa”, due titoli che suonano più come malattie esantematiche che come film, ma tant’è: l’importante era iniziare. La regia era di Roberto Roberti, un signore con la barba e il piglio da pionierone, e Luigi, giovane virgulto dalle sopracciglia teatrali, ci si butta dentro con una serietà da far invidia a un seminarista.
Poi arriva il teatro, quello vero, quello che puzza di polvere e cipria, dove si recita anche quando fuori cadono le bombe. E così fa anche lui, il 23 marzo 1944, data epica per chi conosce via Rasella non come una strada, ma come una ferita nella Storia. Quel giorno Pavese è in scena al Teatro Quattro Fontane con la commedia Sai che ti dico?. E quello che dice davvero al pubblico – mentre fuori esplodono gli inferni – è roba da attore con gli attributi: invita alla calma, rassicura, apre la porta sul retro e fa uscire tutti con dignità e discrezione. Altro che “si salvi chi può”. Altro che protagonismo.
Il cinema del dopoguerra e il mestiere (non facile) di essere Totò’s victim
Nel Dopoguerra, Luigi Pavese diventa una presenza costante, autorevole e spesso bistrattata nei film più spassosi dell’epoca. Lo si vede ovunque: medici, notai, ragionieri, commendatori, ufficiali, mariti cornuti – insomma, l’intero campionario della borghesia post-fascista che il cinema italiano si diverte a ridicolizzare con gusto.
E se dici Totò, dici anche Pavese. Perché la genialità del Principe De Curtis aveva bisogno di una spalla che sapesse recitare la sconfitta con stile. E chi meglio di Luigi? In "Totò a Parigi", ad esempio, interpreta il professor Calogero Tempesta, un povero disgraziato che solo per aver dimenticato il cappello sul letto del treno finisce vittima della più assurda delle occupazioni abusive, quella perpetrata da Totò in versione “colui che non trova il cappello = può sedersi dove gli pare”.
E ancora: in "L’allegro fantasma", Pavese si ritrova incastrato in dialoghi così surreali che Kafka, in confronto, pare un autore di libretti per l’operetta. Sempre calmo, sempre preciso, lui incassa. Incassa schiaffi verbali, incassa ingiustizie narrative, incassa risate… ma il pubblico lo ama per questo. Perché la pazienza, sul grande schermo, è una forma superiore di virtuosismo.
Il doppiatore delle grandi occasioni (e dei cani Disney)
Non contento, Luigi Pavese decide anche di diventare la voce italiana di mezzo cinema americano. Dalla sua gola tonante escono parole che in origine appartenevano a Anthony Quinn, Gary Cooper, Fredric March, e tanti altri giganti. Ma attenzione: Pavese non si ferma ai musoni di Hollywood – no no – lui dà voce anche agli animali. E non animali qualunque: il Clown in Dumbo, Boris in Lilli e il Vagabondo, il Colonnello Hathi ne Il libro della giungla, Ih-Oh in Winnie the Pooh (che già il nome è una tortura), e il Terranova ne La carica dei 101.
Insomma, era un attore che riusciva a interpretare una carica militare o un cane bassotto con la stessa, identica, dignità espressiva. Provateci voi.
La televisione lo chiama, la letteratura lo acclama
Negli anni ’50 e ’60, Pavese fa anche il suo dovere davanti alla televisione. Anzi, la RAI lo considera garanzia di qualità e lo piazza nei grandi sceneggiati dell’epoca. Recita in Cime Tempestose, Jane Eyre, Il Conte di Montecristo, La cittadella… insomma, diventa la faccia e la voce della letteratura inglese filtrata da Torino. È ovunque, ma senza mai strafare. Non lo vedi sgomitare, non lo senti lamentarsi. Lui lavora. Lui c'è.
Epilogo: l'arte dell'esserci senza occupare tutto lo spazio
Luigi Pavese è stato tante cose: un attore serio ma non serioso, una spalla che rubava la scena restando di lato, un doppiatore che dava anima anche a un pachiderma animato. È l’esempio di come la carriera di un artista non si misuri solo in ruoli da protagonista, ma nel rispetto che guadagna da colleghi, pubblico e perfino da chi, come Totò, ne faceva la vittima comica preferita.
Pavese non è stato il primo nome nei titoli di testa, ma era quello che dava senso a tutti gli altri. Un po’ come il cappello sul letto del treno: se c’era, significava che quel posto era occupato da uno con talento.
Lo sketch del vagone letto, dal film "Totò a Parigi", 1958
Totò: E voi ?
Pavese: Come, io?
Totò: Si', voi !
Pavese: Io che ?
Totò: Io che?...
Pavese: Che ?
Totò: Che ? E che ne so ?
Pavese: Come che ne so ? L’avete detto !
Totò: Io ? L’avete detto voi !
Pavese: No, l’avete detto voi!
Totò: Ah, no! L’avete detto prima voi! Che cosa?
Pavese: Ma che cosa ho detto ?
Totò: E che ne so ?
Pavese: Allora vada per non detto.
Totò: Vada per non detto.
Pavese: Arrivederci.
Totò: Cerea...
Senza contare gli schiaffoni che si beccava in "Tototruffa ’62" da Totò travestito da Lola, con tanto di parrucca bionda e collana di perle. Dotato di una voce calda e pastosa, Luigi Pavese ha lavorato ininterrottamente fino alla morte, sopraggiunta nel 1969, senza mai abbandonare il cinema e raggiungendo l’invidiabile quota di centosettantotto film girati.
Valentina Pattavina
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
Filmografia
Freccia d'oro, regia di Piero Ballerini, Corrado D'Errico (1935)
Aldebaran, regia di Alessandro Blasetti (1935)
Re burlone, regia di Enrico Guazzoni (1935)
Joe il rosso, regia di Raffaello Matarazzo (1936)
Vivere, regia di Guido Brignone (1937)
Ai vostri ordini, signora, regia di Mario Mattoli (1938)
Melodie eterne, regia di Carmine Gallone (1940)
Antonio Meucci, regia di Enrico Guazzoni (1940)
L'amante segreta, regia di Carmine Gallone (1941)
L'allegro fantasma, regia di Amleto Palermi (1941)
Le due tigri, regia di Giorgio Simonelli (1941)
M.A.S., regia di Romolo Marcellini (1942)
I cavalieri del deserto, regia di Gino Talamo e Osvaldo Valenti (1942)
Soltanto un bacio, regia di Giorgio Simonelli (1942)
Harlem, regia di Carmine Gallone (1943)
Inviati speciali, regia di Romolo Marcellini (1943)
Grattacieli, regia di Guglielmo Giannini (1943)
Il cappello da prete, regia di Ferdinando Maria Poggioli (1944)
Le miserie del signor Travet, regia di Mario Soldati (1945)
Circo equestre Za-bum, regia di Mario Mattoli (1945)
L'atleta di cristallo, girato a Bari da William Bird nel (1948)
Fifa e arena, regia di Mario Mattoli (1948)
I peggiori anni della nostra vita, regia di Mario Amendola (1949)
Totò le Mokò, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1949)
Al diavolo la celebrità, regia di Mario Monicelli e Steno (1949)
Totò cerca casa, regia di Monicelli-Steno (1949)
Totò cerca moglie, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
Il vedovo allegro, regia di Mario Mattoli (1950)
Tototarzan, regia di Mario Mattoli (1950)
Io sono il Capataz, regia di Giorgio Simonelli (1951)
Bellezze in bicicletta, regia di Mario Mattoli (1951)
Una bruna indiavolata, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1951)
La paura fa 90, regia di Giorgio Simonelli (1951)
La famiglia Passaguai, regia di Aldo Fabrizi (1951)
Mamma mia che impressione!, regia di Roberto Savarese (1951)
Il tallone d'Achille, regia di Mario Amendola, Ruggero Maccari (1952)
Papà diventa mamma, regia di Aldo Fabrizi (1952)
Maschera nera, regia di Filippo Walter Ratti (1952)
Io, Amleto, regia di Giorgio Simonelli (1952)
Totò a colori, regia di Steno (1952)
Cinema d'altri tempi, regia di Steno (1953)
Lulù, regia di Fernando Cerchio (1953)
Sua Altezza ha detto: no!, regia di Maria Basaglia (1954)
Questa è la vita, episodio Marsina stretta, regia di Aldo Fabrizi (1954)
Via Padova 46, regia di Giorgio Bianchi (1954)
Le diciottenni, regia di Mario Mattoli (1955)
La banda degli onesti, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
Gambe d'oro, regia di Turi Vasile (1958)
Totò a Parigi, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
Valeria ragazza poco seria, regia di Guido Malatesta (1958)
Totò, Eva e il pennello proibito, regia di Steno (1959)
La cambiale, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
Perfide ma belle, regia di Giorgio Simonelli (1959)
Noi duri, regia di Camillo Mastrocinque (1960)
I baccanali di Tiberio, regia di Giorgio Simonelli (1960)
Signori si nasce, regia di Mario Mattoli (1960)
Anonima cocottes, regia di Camillo Mastrocinque (1960)
Il mio amico Jekyll, regia di Marino Girolami (1960)
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, regia di Mario Mattoli (1960)
Chi si ferma è perduto, regia di Sergio Corbucci (1960)
Ferragosto in bikini, regia di Marino Girolami (1960)
Scandali al mare, regia di Marino Girolami (1961)
Mina... fuori la guardia, regia di Armando W. Tamburella (1961)
Le magnifiche sette, regia di Marino Girolami (1961)
Totòtruffa 62, regia di Camillo Mastrocinque (1961)
Gli attendenti, regia di Giorgio Bianchi (1961)
Rocco e le sorelle, regia di Giorgio Simonelli (1961)
Totò diabolicus, regia di Steno (1962)
Totò contro Maciste, regia di Fernando Cerchio (1962)
Totò e Peppino divisi a Berlino, regia di Giorgio Bianchi (1962)
Uno strano tipo, regia di Lucio Fulci (1963)
Totò d'Arabia, regia di José Antonio de la Loma (in realtà di Paolo Heusch) (1965)
Per qualche dollaro in meno, regia di Mario Mattoli (1966)
Spiaggia libera, regia di Marino Girolami (1966)
I due sanculotti, regia di Giorgio Simonelli (1966)
Chiedi perdono a Dio... non a me, regia di Vincenzo Musolino (1968)
Doppiaggio
Voce di Manico d'ombrello in Mary Poppins
Voce narrante nel trailer del film Teste Dure del 1938, con Stan Laurel e Oliver Hardy.
Colonnello Hathi in Il libro della giungla
Clown #2 in Dumbo
Ih-oh in Le avventure di Winnie the Pooh(ed.1968)
Totò e... Luigi Pavese - Le opere
L'allegro fantasma (1941)
Fifa e arena (1948)
Totò cerca casa (1949)
Totò le Mokò (1949)
Le sei mogli di Barbablù (1950)
Totò cerca moglie (1950)
Totò Tarzan (1950)
Totò a colori (1952)
Questa è la vita - La patente (1954)
La banda degli onesti (1956)
Totò lascia o raddoppia? (1956)
Totò, Vittorio e la dottoressa (1957)
Totò a Parigi (1958)
La cambiale (1959)
Totò, Eva e il pennello proibito (1959)
Chi si ferma è perduto (1960)
Noi duri (1960)
Signori si nasce (1960)
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (1960)
Tototruffa '62 (1961)
Totò contro Maciste (1962)
Totò Diabolicus (1962)
Totò e Peppino divisi a Berlino (1962)
Totò d'Arabia (1965)
Riferimenti e bibliografie:
- "Non principe, ma imperatore" (Valentina Pattavina), Einaudi, 2008
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983