Totò cerca moglie

Vorrei una moglie, possibilmente di prima mano.

Totò

Inizio riprese: gennaio 1950, Stabilimenti Titanus, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 13 marzo 1950 - Incasso lire 296.700.000 - Spettatori 2.852.885



Titolo originale Totò cerca moglie
Paese Italia - Anno 1950 - Durata 76 min- B/N - Audio sonoro - Genere Comico - Regia Carlo Ludovico Bragaglia - Soggetto Vittorio Metz, Age (Agenore Incocci), Furio Scarpelli, Sandro Continenza - Sceneggiatura Vittorio Metz, Age, Furio Scarpelli, Sandro Continenza - Produttore Forum Film, Roma - Fotografia Mario Albertelli - Montaggio Roberto Cinquini - Musiche Amedeo Escobar - Scenografia Alberto Boccianti


Totò: Totò - Mario Castellani: Castelluccio - Aroldo Tieri: Pippo - Ave Ninchi: zia Agata - Elvy Lissiak: Teresa - Anna Maestri: la donna di colore - Luigi Pavese: cavalier Bellavista - Marcella Rovena: la signora Bellavista - Enzo Garinei: Severino Bellavista - Vira Silenti: Matilde Bellavista - Zoe Incrocci: Norina, la cameriera dei Bellavista - Marisa Merlini: Luisa, la modella - Paul Muller: Zeta 15, lo zoppo - Nerio Bernardi: il dentista - Bruno Cantalamessa: cliente del dentista - Giovanna Galletti: l'agente K 8 - Nino Marchesini: l'ambasciatore - Maria Laura Rocca: la moglie dell'ambasciatore - Mario Meniconi: Giuseppe - Annie Sommers: Adelina - Franca Tamantini: l'impiegata dell'agenzia Fido - Vittorio Tosti


Soggetto

1950. La zia Agata, che vive in Australia, ha una pupilla, Adelina, che intende far sposare con suo nipote Totò, per questo in una lettera acclude una fotografia della ragazza. Quando la apre, però, Totò si trova davanti a una sorpresa. La foto è quella di una donna di colore dai capelli crespi. Totò freme e corre a chiedere consiglio all'amico Castelluccio, che gli suggerisce di sposarsi immediatamente, prima dell'arrivo di questa fantomatica Adelina. Totò allora si mette alla ricerca di una moglie.

Critica e curiosità

Molte idee del film vengono recuperate dalle riviste Belle o brutte mi piaccion tutte (Totò dentista) e ancora Uomini a nolo (la cena con la famiglia composta tutta di miopi).


Così la stampa dell'epoca

E per chi volesse spiegato meglio il successo di Totò, diremo subito che i tre film seguenti sono tutti interpretati dal nobile comico: L'imperatore di Capri (117 giorni in Italia), Totò le Moko e Totò cerca moglie. Immediatamente dopo seguono II lupo della Sila, Riso amaro, Adamo ed Eva, Botta e risposta, mentre molto più giù nella graduatoria si trovano È primavera (82 giorni), Le mura di Malapaga (75), Cielo sulla palude (74), Campane a martello (72), Amore (55), Gente così (45). E adesso non fate finta di sorprendervi per il fatto che Totò è costretto a interpretare dieci film l’anno, giacché la colpa è vostra, di voi lettori che andate al cinema.

Italo Dragosei, «Hollywood», 1950


È l’espressione tipica di due aspirazioni diverse e contrastanti. Il pubblico è “Totòmane” perché vuol ridere, divertirsi e non pensare ai guai; i produttori sono “Totòmani” perché vogliono guadagnare tanti denari, per questo, per esempio, molti produttori italiani vanno a vedersi ed a studiarsi Catene [...] Può darsi infatti che dopo la “Totòmania” venga la “Catenomania”.

Roberto Sgroj, «Cine Illustrato», 1950


[...] L'allegra vicenda è piena di spunti farseschi e se non tutti sono stati sfruttati come avrebbero meritato, tutti danno modo a Totò di sfoggiare le sue irresistibili risorse comiche suscitando la più viva ilarità con lazzi verbali e trovate mimiche di gustoso effetto. Carlo Ludovico Bragaglia ha aggrovigliato e sgrovigliato l'ameno intrigo con mano rapida e felice.

Intorno all'inimitabile Totò si muovono con colorita vivacità Marisa Merlini, Ave Ninchl, Vera Silente, Elvy Lissiack, Aroldo Tieri. Luigi Pavese, Mario Castellani.

E.C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 16 marzo 1950


Abbiamo l'impressione che il fenomeno Totò sia in declino. Tanto è vero che in uno dei cinema in cui ieri è stato proiettato questo film, si trovava largamente posto nella sala. E abbiamo anche ascoltato i commenti di alcuni giovanotti che da principio si sbellicavano dalle risa e poi alla fine, evidentemente delusi, riassumevano le loro impressioni così: Si, lui le trovate le ha, ma gli manca un regista. Negli ultimi quattro film non si tratta che di variazioni attorno alle stese battute.

Siamo dunque ai primi segni di stanchezza del pubblico?

[...] Totò è bravo, ma è sempre Io stesso. Gustosa la Ninchi nella parte della zia a cavallo... in una Australia che sa di dintorni di Roma o giù di lì... Discrete le particine di fianco e, meno male, non abbiamo parolacce e poche frasi a doppio senso.

C. Tr. (Carlo Trabucco) «Il Popolo», 16 marzo 1950


La serie di Totò non è finita. Dopo la casa, il mestiere ed altro ancora, questa volta Totò cerca moglie. In che modo? Con un annuncio sul giornale; naturalmente ne conseguono diecimila equivoci, taluni del quali — nella sua ingenua semplicità — abbastanza gustosi. Siamo sempre sul piano della farsa, della vecchia farsa 1920, per di più, tuttavia qua e là alcune trovate, alcune situazioni paradossali, alcune girandole comiche, rivelano una singolare acutezza e un estro sapido e ridevole molto meno volgare del solito. Fra i molti interpreti primeggia, ovviamente, l'inimitabile Totò, divertenti, però, al suo fianco, anche Ave Ninchi, Marcella Novena, Nerio Bernardi, Tieri e Pavese.

G.L.R. (Gian Luigi Rondi) «Il Tempo», 16 marzo 1950


Un ennesimo «Totò»: e questa volta un «Totò» realizzato quasi per una scommessa per sfruttare, cioè, la scia del successo commerciale ottenuto da un altro film dal titolo molto simile interpretato dai mimo napoletano. Ci dicono che Carlo Ludovico Bragaglia che è l'artefice di questa impresa, abbia girato il tutto in un tempo da record e che sia in piedi una vertenza giudiziaria tra il produttore dell’altro e di questo «Totò».

Comunque stiano le cose dobbiamo riconoscere almeno a giudicare dalle risate che hanno punteggiato la proiezione del film e in qualche momento persino impedito la comprensione delle battute, che la grossa farsa, la quale riporta il cinema comico ai tempi del travolgenti «two reels» di Cretinetti, «funziona». Alcune trovate di sceneggiatura non sono da buttar via e il tutto scorre vertiginosamente fino all' ultima inquadratura per il sollazzo di un pubblico che non guarda troppo per il sottile. Accanto a Totò che mena la danza e ripete i numeri più conosciuti del suo repertorio, sono Marisa Merlini, Elvi Lissiak, Ave Ninchi, Vira Silenti, Aroldo Tieri, Mario Castellani, Luigi Pavese, Paul Muller e molti altri.

Gaetano Carancini, «La Voce Repubblicana», 17 marzo 1950


[...] Questa é la mossa della farsa che ci rappresenta Totò nell'affannosa caccia a un partito e ci narra i suoi sfortunati approcci con questa e con quella, finché la zia arriva che la moglie non é stata ancora trovata e bisogna inventarla il per li togliendo a prestito forzato da un pittore vicino di casa, la sua amante; da cui un iradiddio di imbrogli, una girandola di sorprese e di equivoci nella casa dello scultore ove s'incrociano, s'urtano e si pestano i più strani personaggi: la solita effervescenza di tutte le farse prima di concluderò.

Il film («Totò cerca moglie», di C. L. Bragaglia, che si proietta al Vittoria), con tutte le mende d'un lavoro fatto in furia, tanto per aggiunger voga al fortunato protagonista, è per lunghi tratti assai esilarante e contiene non poche trovate di buona lega, come quella del ricevimento in casa della famiglia Bellavista, dove il folletto della miopia scatena, con logica puntualità, le più amene e feroci complicazioni.

a.r., «La Stampa», 24 marzo 1950


[...] La commedia degenera alla fine in un eccesso farsesco, ma strappa inevitabili frequenti risate. Il gaio congegno, montato da C. L. Bragaglia, ha la sua molla principale in Totò e altre rotelle in Marisa Merlini, Ave Ninchi, Aroldo Tieri, Paul Muller, Mario Castellani.

Arturo Lanocita, «Corriere della Sera», 1 aprile 1950


[...] Le fughe, per i soggettisti, debbono essere ritenute indispensabili per tenere sostenuto il ritmo del film, come mezzo di passaggio da scena a scena (che altrimenti non si saprebbe come farle succedere) e, purtroppo, anche come riempitivo, quando non c'è niente altro da dire. E Totò fugge, poverino, fugge sempre e, fuggendo, si tira dietro, fino al termine —; che per fortuna è fisso — tutta una turba di gente eccitata, insomma, lo spettacolo.

Anche in «Totò cerca moglie» la situazione non è molto cambiata. Solo si nota un certo miglioramento: il rapporto idee buone e originali - riempitivo cresce a favore delle idee e C.L. Bragaglia, che ha diretto, non si può dire che non sia riuscito a divertire il suo pubblico. [...]

«Il Lavoro», 14 aprile 1950


La censura

Duplicato del verbale (datato 13 marzo 1950) della Commissione Revisione Cinematografica datato 27 luglio 1973
(Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema)


I documenti


Quando con Monicelli abbiamo fatto Totò cerca casa abbiamo trovato la stessa troupe che aveva lavorato ne L'imperatore di Capri di Comencini, entrambi i film erano prodotti da Ponti. Clemente Fracassi, che era il direttore di produzione, ci ha fatto trovare la stessa troupe, e ci ha detto:"A Totò gli dà la spinta, gli dà la carica se dopo ogni inquadrarura c'è l'applauso della troupe che ride". Era ancora legato al fatto teatrale. Erano un pò i primi film di Totò che si facevano, ci siamo trovati di fronte al problema di adattare il mezzo cinematografico a Totò, alla sua comicità. È lì che è nato questo tipo di regia che abbiamo fatto con Monicelli; le facevano già Bragaglia e Mattoli, e poi l'hanno fatta anche altri, più o meno. Quelli che hanno lavorato di più con Totò sapevano che ci si doveva affidare a Totò, si doveva valorizzare Totò, i film erano fatti per Totò. Siamo stati un pò i primi, con Mattoli e Bragaglia, ad adattare il mezzo cinematografico a Totò. Totò cerca casa è nato dai fumetti disegnati da Attalo un noto disegnatore umoristico a cui si è ispirato anche Fellini: La famiglia sfollatini era una famiglia che cercava sempre casa e non riusciva a trovarla scrivemmo il soggetto con vittorio Metz, collaborai anche alla sceneggiatura. Totò cerca casa nacque così da un problema di attualità, ma anche da queste vignette di Attalo. Totò era molto istintivo, conosceva bene il suo personaggio.

Carlo Ludovico Bragaglia


Ho intenzione di offrire al pubblico [...] uno spettacolo allegro, divertente, di una comicità, però, più fine delle precedenti produzioni. [...] C’è sulla piazza gran numero di film che hanno come protagonista Totò; è necessario, a mio modo di vedere, evitare di ripetere i soliti ed ormai vieti motivi comici da troppo tempo sfruttati, che il pubblico ha imparato a riconoscere al primo accenno [...] Totò è attore di grandi risorse, solo in parte valorizzate. Vi è la possibilità di sfruttare nella sua compiutezza l’inesauribile vena del protagonista affidandogli un personaggio che sia più caricatura che macchietta, che tragga sempre l’ispirazione da un fondo umano, vero, piuttosto che dal personaggio stilizzato del comico a tutti i costi.

Carlo Ludovico Bragaglia (“L’Araldo dello Spettacolo”, n. 19, 10 febbraio 1950)


I documenti

Cosa ne pensa il pubblico...


I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Bruttarello. Serie di scenette disomogeneee, tenuemente incollate l'una all'altra, sul tema dello scambio di persona e dell'equivoco in generale. Ne esce una farsaccia con vari momenti pessimi (il boomerang), taluni carini (l'azzoppamento generale all'Ambasciata di Papillonia) e troppa eccitazione. Sbalorditiva citazione (l’inseguimento del gruppo delle aspiranti mogli) da L'hereu de Ca'n Pruna (1904) del periodo spagnolo di Segundo de Chomón! Citazione o copiatura bella e buona... Non più di *½
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò, accennando alla Ninchi: "Sembra uno zio, ma è una zia!"

  • Tra i film di maggior successo del grande artista napoletano, è in realtà tra i più sopravvalutati. La regia di Bragaglia asseconda il comico in una serie di numeri comici (a volte francamente irresistibili) che però mancano di una sceneggiatura "collante", con un impianto generale piuttosto debole. Ottima comunque la prova di tutti i caratteristi coinvolti.

  • La zia Adelia, residente in Australia, invia cospicue somme di denaro al nipote Totò che, come scultore, versa sempre in miseria. Una missiva della parente annuncia il rientro in Italia ed una condizione: il nipote dovrà sposarsi con una donna di colore e la foto allegata alla lettera induce Totò in uno stato di angoscia, essendo, la ragazza, dire brutta un eufemismo. Unico tentativo è quello di trovare una moglie prima dell'arrivo della parente: tramite agenzia matrimoniale finisce in casa dei cecati di nome Bellavista. Esilarante e spassoso!

  • Esilarante infilata di episodi, tutti basati sull'equivoco, uniti insieme dalla trama pretestuosa della ricerca della moglie da parte di uno scultore squattrinato (astrattista? no, assenteista...). Con alcuni brani di grasso divertimento a cominciare dalla miope famiglia Bellavista per finire con l'omaggio alle mogli di Keaton. Si ride di gusto, anche se l'intera macchina perde colpi qua e là, soprattutto nella sua concezione generale. Da notare l'estrema cura nel ricreare la casa dell'artista, con molte opere da collezione. E un curioso finale metafilmico.

  • Tra i più divertenti del grande comico napoletano. Ben scritto e ottimamente diretto da Bragaglia, che lascia campo libero all'improvvisazione del comico il quale, infatti, crea un paio di scene memorabili: quella in casa della famiglia Bellavista e quella nella casa del dentista. Per non parlare di alcune battute altrettanto memorabili. Totò è al massimo della forma affiancato da uno splendido cast di supporto su cui spiccano il socio di sempre Castellani, la Ninchi, Aroldo Tieri, Pavese e Garinei. Cult.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Quale dente le fa male? Il canino?" "No, No, quello vicino... il gattino!"; "Ci vuole una donna adatta alla tua condizione." "Ah, con la condizionale".

  • Un Totò scatenato in una delle sue perfomance più divertenti, ben servito da una sceneggiatura che propone equivoci su equivoci senza mai scadere nell'ovvio o nel ripetitivo. Come in altre sue regie, Bragaglia impone un ritmo serrato, sempre fresco, aiutato anche da una buona dose di gag slapstick. Bene il cast di contorno, pieno di caratteristi importanti (tra tutti la Ninchi e Castellani). Notevole.

  • Molti dei film a cui ha partecipato Totò possono essere accostati per impostazione alla struttura tipica della commedia dell’arte. "Totò cerca moglie" non è da meno e anche qui tutto ruota attorno a un canovaccio su cui gli attori improvvisano andando avanti a soggetto. Non mancano i caratteristi che lo affiancano con la solita professionalità e i richiami al surreale, parte integrante della comicità del Totò più libero da esigenze di copione. Curioso e simpatico il finale metacinematografico.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La mia arte è assenteista, cioè vale a dire: nelle mie opere manca sempre qualche cosa.

  • Farsa piuttosto squinternata con un Totò in ottima forma e una bravissima Ave Ninchi come spalla. Risate assicurate dettate da una trama un po' banale ma tutto sommato gradevole. Film piuttosto breve, ma alla fine è meglio così, altrimenti l'idea tirata per le lunghe avrebbe stancato.

  • Il futurista Bragaglia con gli sceneggiatori Marchesi e Metz sono i creatori del Totò marionetta senza tempo e che si muove in uno spazio astratto. Un personaggio privo di spessore realistico e senza un'identità sociale specifica che si aggira dentro la storia con la logica della comica del muto. Totò in questo film di impostazione teatrale ha i tempi comici perfetti e le sue espressioni, le sue pause, le sue movenze, sono quelli ereditati dall'antica commedia dell'arte. Il film é modesto, la storia appiccicata con lo sputo e la regia manca di stile.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Da ricordare la comicissima sequenza in casa della famiglia Bellavista; La scena del dentista geloso è puro distillato nonsense cinematografico.

Le incongruenze

  1. Nella scena in cui Totò è inseguito per le scale dal boomerang della zia si vede il filo che tira su l'oggetto.
  2. Quando Totò si trova sull'altissima sedia da barbiere, scende utilizzando la levetta apposita, ma i suoi movimenti non corrispondono a quelli della sedia: all'inizio muove freneticamente la levetta, e la sedia non si muove; poi inizia a muoversi e dopo un po' Totò lascia la levetta, e la sedia continua a scendere; poi ancora muove la levetta e la sedia continua a scendere. In pratica, Totò muove a caso la levetta della discesa, mentre qualcuno della troupe lo faceva scendere realmente.
  3. Quando Totò inchioda al muro il boomerang dispettoso, i suoni non corrispondono ai colpi di martello: i suoni sono uno in più.
  4. Nella sequenza dal dentista, Totò tenta di sfuggire al dottore tirando su la poltrona con una leva sulla destra. Ogni tanto, però, smette di muovere la leva per simulare la sua stanchezza, ma la poltrona continua a salire su senza che alcuno apparentemente la tocchi!
  5. Quando arriva il paziente del dentista, che scambia Totò per il dottore, è evidentissimo il rigonfiamento finto della sua faccia: si vede nettamente lo stacco tra la guancia vera e quella posticcia.

www.bloopers.it


Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo

Il palazzo dell’Ambasciata di Papillonia dal quale Totò porterà via per sbaglio il prezioso documento ricercato dall’agente segreto Zeta 15 (Muller) è il palazzo di Piazzale delle Belle Arti 5 a Roma.

Il cinema nel quale Totò ed Adelina (Sommers), entrati per fuggire alle giovani ragazze che li stavano inseguendo, assistono alla proiezione del finale di "Totò cerca moglie" e vedono la scena della celebrazione del loro matrimonio è il Teatro Sistina, situato in Via Sistina 129 a Roma. Probabilmente avranno scelto la chiesa apposta per la somiglianza del nome del teatro con quello di uno dei due santi "titolari": la chiesa nella quale si sposano Totò ed Adelina è la chiesa dei Santi Domenico e Sisto, situata in Largo Angelicum a Roma.

 

Il cinema nel quale Totò ed Adelina (Sommers), entrati per fuggire alle giovani ragazze che li stavano inseguendo, assistono alla proiezione del finale di "Totò cerca moglie" e vedono la scena della celebrazione del loro matrimonio è il Teatro Sistina, situato in Via Sistina 129 a Roma

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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • Documenti Censura Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema