L'AMMORE AVESS' 'A ESSERE

Antonio de Curtis, Pino - 1962

L'amore dovrebbe essere


L'ammore avess' 'a essere
'na cosa fatta 'e zucchero,
'na cosa doce e semplice
tutta sincerità.

Duje piette ca sospirano,
doje vocche ca se vasano,
duje core ca s'abbracciano
fino all'eternità.

L'ammore è 'na cosa magnifica,
è comm'a 'na musica,
so' nnote 'e viuline ca 'mpietto
accarezzano ll'anema.

O' bbene ca scenne int' 'e vvene
cchiù ddoce 'e 'nu balzamo,
è chistu 'o miraculo 'e sempe
d' 'a giuventù!




Si immagini che tre anni fa, mandai una mia canzone (L'ammore avess' a essere) al Festival di Napoli. Io sono napoletano. Sono qualcuno a Napoli. La canzone me la protestarono. Questa canzone la mandai a Zurigo, prese il primo premio.



In Eurovisione è stato trasmesso ieri sera da Zurigo il Festival della canzone italiana in Svizzera. Quel che ci ha colpito di più — e che attraverso il video e l'audio ha avuto un particolare risalto — è stato l'entusiasmo del pubblico. Le telecamere hanno inquadrato ripetutamente la vasta sala della Kongresshaus, adorna di garofani di Sanremo: nella sala si stipavano quattromila persone e queste quattromila persone non hanno fatto altro che acclamare e battere fragorosamente le mani dal principio alla fine. Ci sono stati applausi per tutti: per i cantanti noti (Nilla Pizzi, Achille Togliani, Luciano Tajoli, il Quartetto Cetra, Wilma De Angelis, ecc. ecc.) e in egual misura, generosamente, per i meno noti (Cocki Mazzetti, Wanda Romanelli, Ennio Sangiusto e altri).

Applausi per i direttori d'orchestra e per gli orchestrali. Applausi all'inizio di ogni canzone, applausi a metà ritornello, applausi al cantante che se ne andava, applausi al cantante che sbucava tra le quinte. Tanto rumoroso era l'entusiasmo che ad un certo momento la presentatrice s'è vista costretta ad esortare alla calma i più agitati. E dire che i quattordici motivi in lizza ci sono sembrati piuttosto deboli e scarsamente originali.

Figuriamoci se fossero stati elettrizzanti, trascinanti, appassionanti: cosa sarebbe successo nella Kongresshaus? La vittoria è toccata ad una canzone napoletana, genere che in Svizzera continua ad avere un solido successo: «L'ammore avess'a essere» di De Curtis (cioè del comico Totò) e Fino, con Tullio Pane sospiroso dicitore; al secondo posto s'è piazzata «Scritto su un albero» di Medini e Guerra, nell'interpretazione della rotondetta Wilma De Angelis; al terzo «Zurigo twist», composizione dichiaratamente occasionale, di Filibello, Fiammenghi e Beltempo, cantata da Valeria Foroni.

u. bz., «La Stampa», 30 settembre 1962


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«Il Messaggero», 30 settembre 1962


Zurigo, 29 settembre

L'entusiasmo che abbiamo incontrato quest anno a Zurigo costituisce una nota predominante del VI Festival della canzone Italiana in Svizzera. E’ stata una grande festa Italiana, a prescindere dallo svolgimento della manifestazione e dai risultati che ne hanno coronato la conclusione. Abbiamo visto giungere gli italiani da ogni citta della Svizzera perfino dalla Germania: li abbiamo visti fare la fila per lunghe ore davanti al botteghino del Kongresshaus nella speranza di rimediare un biglietto d’ingresso. Abbiamo scorto profonda delusione nei loro sguardi sentendosi rispondere che posti non ve ne erano, che tutto era esaurito. «Siamo venuti da Basilea», dicevano gli uni: «veniamo da Stoccarda», facevano eco gli altri ed il loro sguardo era quasi una implorazione rivolta verso l'impiegato del botteghino, al quale altro non restava da fare che allargare in un significativo gesto le braccia.

Li abbiamo visti, i nostri bravi italiani, ricorrere al più strani stratagemmi pur di potersi introdurre di frodo nella grande immensa sala gremita da ben quattromila spettatori.

Spettacolo commovente offerto da questa gente, per lo più modesta che, varcati i confini della patria per guadagnarsi la vita, sente profondo, intenso il richiamo della terra natale anche se esso si presenta come un semplice Festival di canzonette.

E, se non altro, tale commovente fatto costituisce di per se uno del tanti aspetti positivi di questa rassegna canora italiana in territorio che, pure ospitale, è sempre straniero, e che è stata coronata quest’anno da un successo senza precedenti, la formula nuova adottata dagli organizzatori ha avuto un felice collaudo ed unanimi al riguardo sono i riconoscimenti di tutti, cantanti e direttori d’orchestra.

Non altrettanto unanime è invece il coro delle voci per quanto riguarda i risultati e, pur salvando le apparenze con consumata finzione, coloro al quali il successo non ha arriso, ma che come Tajoli, Testa, Mazzetti, la Pizzi sono stati oggetti di calorose manifestazioni di simpatia in sala hanno trovato modo di esprimere egualmente, sia pure in modo velato, il loro disappunto. Così, ad esempio, la sempre «giovane signora della canzone» che si appresta a ritornare ad Acapulco nel Messico, la quale, si è profusa in vivissimi elogi per gli organizzatori del Festival di Zurigo, ha affermato con convinzione che in una rassegna canora quello che conta è che si affermino le canzoni migliori, quelle cioè il cui successo non è destinato a restare circoscritto ad una sola serata. L'allusione era evidentemente chiara ed era rivolto alla canzone dedicata a Zurigo «Zurigo twist» non avrebbe dovuto essere ammessa alla finale del Festival, pensano anche altri, perchè non credono in una sua ulteriore affermazione. Forse hanno anche ragione; ma ciò torna a tutto onore della voce nuova che Zurigo ha lanciato nel mondo della canzone: l'affermazione conseguita dalla giovanissima Valerla Foroni è tanto più meritoria.

Vincitrice del concorso di Verbania, malgrado si trovi all’inizio della sua carriera ha saputo conquistare le simpatie del pubblico e lo ha fatto con arte consumata, superando il pesante «handicap» che le derivava dal dover cantare per prima, dal dover eseguire la prima canzone, dal dover accoppiare la sua bella voce ad un motivo che per il suo riferimento a Zurigo, correva il rischio di non incontrare i favori delle giurie. Così dopo Edda Montanari e soprattutto dopo Milva che il Festival di Zurigo ha avuto il privilegio di lanciare, è Valeria Foroni, una graziosa, simpatica e spigliata ragazza di Mantova, a far la sua apparizione sul firmamento della musica leggera italiana. Ed anche questa circostanza va iscritta nell'attivo del Festival, organizzato con tanta cura e soprattutto con encomiabile disinteresse dagli organizzatori del Comitato di beneficenza della colonia Italiana di Zurigo.

Positivo si è ormai rivelato il sistema delle quattro giurie e per una volta il contributo degli spettatori in sala non è stato determinante ai fini della classifica. Difatti il motivo di Pini e di Totò, il cui nome è stato scandito più volte nella immensa sala che presentava con i diecimila garofani giunti da San Remo, lo spettacolo di un giardino profumato, aveva irrimediabilmente conquistato la prima piazza con i voti delle tre giurie esterne.

E' tuttavia significativo osservare che non un solo voto ha ottenuto l'«Ammore avess’a essere», dalle giurie composte da cittadini stranieri, le cui simpatie si sono manifestate nei confronti del brillante motivo burlesco «A mezzanotte verrà», cantato con dinamismo da Gino Corcelli, accompagnato dal coro «I capitoni»

Certo è che tenendo conto delle manifestazioni di entusiasmo, che a volte hanno sfiorato il delirio e che hanno accompagnato in sala non solo l'apparire ma soprattuto l'esecuzione di alcuni motivi che non figurano invece fra i tre premiati, la classifica sarebbe stata indubbiamente diversa e vedremmo ai primi posti nomi come quelli di Tajoli, della Pizzi e il Taglioni. Comunque siano andate le cose, è innegabile che la manifestazione di Zurigo ha guadagnato una ulteriore posizione nel mercato della canzone. E ciò torna ad onore e merito degli organizzatori.

L. C., «Il Messaggero», 1 ottobre 1962