Nastro d’Argento 1952: storia del premio e i riconoscimenti legati a Totò

Logo dei Nastri d’Argento, premio cinematografico del SNGCI (1946–oggi)


Il Nastro d'Argento: una lunga, argentea e tenace epopea cinematografica

Premessa: Non è tutto oro quello che luccica, a volte è argento

Correva l'anno 1946. L'Italia era a pezzi, letteralmente e figurativamente: le città devastate, le tasche vuote, la voglia di ricominciare alle stelle. In mezzo a questo caos radioattivo di idee e mattoni, un manipolo di coraggiosi giornalisti cinematografici — gente che parlava di film senza recensirli davvero, detti perciò "coloristi" (un modo elegante per dire “pettegoli professionisti”) — decise che al cinema italiano serviva un premio. Qualcosa che facesse sentire Fellini & co. meno soli e più... premiati. Nacque così il Nastro d'argento, premio che non sarà forse d'oro come gli Oscar, ma che — accidenti — resiste da quasi ottant'anni senza saltare una sola edizione. Nemmeno quando c'erano più scioperi che spettatori in sala.

Genesi del Nastro: Quando un nastro valeva più di mille selfie

I 33 valorosi coloristi del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) — tra cui future star del cinema come Antonioni e Steno — si ritrovarono in un'epica adunanza e dissero: "Che ci costa creare un premio?". Un pezzo di nastro argenteo, simbolo di quel supporto cinematografico che avrebbe resistito meglio della carta moneta, fu scelto come trofeo. Il primo festone si tenne al lussuoso Hotel de Russie a Roma, nel luglio 1946: probabilmente si mangiò male, ma si brindarono sogni a fiumi.

Iniziò così una tradizione destinata a sopravvivere a guerre fredde, crisi del petrolio, VHS, DVD, streaming e pure TikTok.

Dove e come: Una geografia complicata come un film di Nolan

Le prime premiazioni seguivano l'andamento delle stagioni cinematografiche: si premiava chi aveva fatto il botto nell'annata industriale. Poi si passò all'anno solare, poi ancora al periodo Cannes-centrico, giusto per far incazzare chi aveva fatto uscire il film a giugno. Una logistica da fare impallidire chi organizza matrimoni.

Quanto ai luoghi: Roma (immancabile), Taormina (per la scenografia greca), una capatina a Milano nel '61 (probabilmente per vedere se esisteva davvero) e Firenze nel '67 (hippy vibes). Ma alla fine, come i migliori figli, il Nastro torna sempre a casa: Teatro Greco di Taormina. Perché dopotutto, dire "ho vinto un premio a Taormina" suona molto meglio che "alla periferia di Pomezia".

Il metodo scientifico: Votare, ma con stile notarile

Non ci si fida mai troppo dei colleghi, si sa. Perciò, niente televoto stile Sanremo: il Nastro si assegna tramite referendum notarile. I giornalisti votano tra le cinquine finaliste scelte dal direttivo. Le schede, sigillate come reliquie medievali, finiscono nelle mani di un notaio, che — si spera — non sbaglia a contarle come un impiegato INPS stanco.

Categorie a pioggia: Perché premiare è meglio che lavorare

Oltre al miglior film, miglior regista, miglior attore e compagnia bella, nel tempo si sono aggiunte altre chicche:

  • Miglior doppiatore (perché a volte la voce fa metà del lavoro, specialmente nei film anni '70)
  • Miglior montaggio (1988: meglio tardi che mai)
  • Miglior canzone originale (1999: oh yeah, musica!)
  • Miglior presa diretta (2002: viva i microfoni nascosti)
  • Premio europeo (dal 1989: i cugini francesi e tedeschi ringraziano)
  • Premi speciali a pioggia, un po' come i regali di Natale dopo che la nonna ha alzato la pensione.

E poi i premi Biraghi ai giovani esordienti, quelli Manfredi per sorridere ancora, magari con una lacrimuccia.

Una storia di eroi e film seminali

Il Nastro ha avuto sempre un fiuto da segugio: ha premiato chi stava cambiando il cinema quando ancora nessuno aveva capito cosa stava succedendo. Primo film premiato? "Roma città aperta" di Rossellini. Poca roba, eh? Solo la nascita del Neorealismo davanti agli occhi dei cronisti. Da lì in poi una sfilata di titoli clamorosi:

  • "Processo alla città" (1952) di Zampa: legal thriller alla napoletana.
  • "Il Vangelo secondo Matteo" (1964) di Pasolini: il Cristo più poetico di sempre.
  • "Amarcord" (1973) di Fellini: nostalgia di una Rimini che non c'era mai stata.
  • "Storie di ordinaria follia" (1981) di Ferreri: ovvero, Bukowski alla carbonara.
  • "Caro diario" (1993) di Moretti: giri in Vespa e malinconie postmoderne.
  • "La finestra di fronte" (2003) di Ozpetek: amori impossibili e pasticcerie interiori.

Insomma, il Nastro, anche quando sbaglia (perché sì, ogni tanto l’ha fatto...), lo fa sempre con una certa classe.

Conclusione: Futuro in argento, non in saldo

In un mondo in cui i premi cinematografici si moltiplicano come funghi dopo la pioggia, il Nastro d'argento resta un'istituzione, un ponte tra la cinepresa in bianco e nero del passato e l'iPhone 23 Pro Max del futuro. Sopravvivrà? Sicuro. Magari un giorno premieranno anche i miglior attori in ologramma o i miglior registi IA, ma il nastro — si scommette — continuerà a sventolare, lucente, caparbio e splendidamente analogico, nel vento mutevole della storia.


Breve storia dei “nastri d’argento”

Giunti ormai alla ottava edizione, i "nastri d'argento" offrono indubbiamente, a chi voglia esaminarli con attenzione, sufficiente materia per un trattazione suscettibile di rilievi quanto mai interessanti o di appunti -singolari. Nati nel 1941 per iniziativa del Sindacato Giornalisti Cinematografici, che ai era allora appena costituito, i nastri hanno esercitato una funzione chiarificatrice e, attraverso le numerose e successive modifiche apportate all’iniziale regolamento, hanno teso ad una sempre più indicativa e disinteressata consacrazione di quelle opere, artisti e tecnici,
che, stagione per stagione, sono emersi sopra gli altri.

(A proposito delle accennate modifiche, apportate al regolamento, ci sembra sia particolarmente significativa quella applicata, per la prima volta, quest’anno ed in base alla quale i nastri — tutti i nastri — non sono più legati a motivazioni fisse, ma sono invece lasciati a disposizione della Giuria).

Non ci sembra ora inutile riportare l’elenco completo delle prime otto assegnazioni per poterle poi discutere, o eventualmente, criticare. (omesse le altre 7):


ANNO 1952

Regista del miglior film : a Renato Castellani per "Due soldi di speranza";
miglior scenario: agli autori di "Due soldi di speranza";
miglior attrice : a Anna Magnani per Bellissima;
miglior attore a Totò per "Guardie e ladri";
miglior fotografia: a Arturo Gallea per "Due soldi di speranza";
miglior commento musicale originale a Mario Nascimbene per "Roma ore undici";
miglior cortometraggio: a Virgilio Sabel per Metano (Ricerche del metano e del petrolio in Italia);
miglior attore straniero che abbia lavorato in Italia: a Fernandel per "Don Camillo";
nastro "speciale” : a Paolo Stoppa ”per il complesso della sua attività”;
nastro "speciale”: a Giulio Giannini “per la fotografia a colori di alcuni documentari";
regista del miglior film straniero: a George Stevens per "Un posto al sole";
migliore attrice straniera: a Bette Davis per "Eva contro Eva";
miglior attore straniero: a Alec Guiness per "L'incredibile avventura di Mr. Holland";
per la migliore attrice non protagonista, per il miglior attore non protagonista e per la miglior scenografia, nastri non assegnati

Cinema, n.123, 15 dicembre 1953


Lello Bersani e Totò, Nastri d’Argento, premio cinematograficoNastro d'argento 1952 assegnato al film "Guardie e ladri".


Logo Teche RAI

La "Grande radio" propone un'intervista realizzata dal giornalista Lello Bersani a Totò per la trasmissione "Ciack", in occasione del premio ricevuto per il film "Guardie e ladri" (di Monicelli e Steno). La cerimonia si è svolta al cinema Fiamma di Roma.


Categorie di premi

I premi attualmente assegnati sono:

Miglior film (dal 2017)
Miglior regista (dal 2017)
Migliore commedia (dal 2009)
Miglior regista esordiente (dal 1972)
Migliore produttore
Migliore soggetto
Migliore sceneggiatura (dal 1948)
Migliore attore protagonista
Migliore attrice protagonista
Migliore attore non protagonista
Migliore attrice non protagonista
Migliore fotografia
Migliore scenografia
Migliori costumi (dal 1953)
Migliore colonna sonora (dal 1947)
Migliore canzone originale (dal 1999)
Migliore montaggio
Migliore sonoro in presa diretta (dal 2002)
Miglior casting director (dal 2014)
Miglior documentario
Miglior documentario sul cinema
Miglior cortometraggio
Nastro d'argento alla carriera
Nastro d'argento speciale
Nastro d'argento europeo
Premio Speciale
Premio Guglielmo Biraghi ai migliori talenti del giovane cinema italiano (dal 2001)

I premi non più assegnati:

Regista del miglior film (fino al 2016)
Regista del miglior film straniero (fino al 2006)
Miglior film europeo (dal 2007 al 2012)
Miglior film extraeuropeo (dal 2007 al 2012)
Miglior film in 3D (2010)

Riferimenti e bibliografie:

  • SNGCI, Venti anni di cinema italiano nei saggi di ventotto autori, Roma 1965.
  • Sito ufficiale del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, su cinemagazineweb.it
  • Nastro d'argento, su Internet Movie Database, IMDb.com. Modifica su Wikidata

🎬 Conclusioni

Il Nastro d’Argento, storico premio del SNGCI, racconta il cinema italiano e i suoi protagonisti: dalle serate a Taormina ai riconoscimenti a Totò per “Guardie e ladri”. Approfondisci categorie, curiosità e fonti storiche correlate alla sua carriera.