«Guardie e ladri», breve recensione al film

Totò e Fabrizi tra genere comico e realtà popolare.

Totò e Aldo Fabrizi in «Guardie e ladri» (1951), fotogramma promozionale del film


«Vie Nuove», 6 gennaio 1952 – testatina della rivista

Totò tra varietà e neorealismo. Steno e Monicelli: la regia, Totò e Aldo Fabrizi il duo comico-drammatico. Censura e limiti del costume. Il confine tra farsa e patetico. Eredità critica di «Guardie e ladri»

Secondo la tradizione, il film comico italiano confina a nord con i fondali dell’avanspettacolo, squassati da tutte le improvvisazioni e da tutti i rabberciamenti e talvolta interrotti soltanto dalle erte scale da cui discende ancheggiando la Wandissima; a est e a ovest ha per confine gli stretti delle quinte, attraverso cui penetrano, dallo squallore di un mondo sconosciuto com'è quello dei camerini, schiere di ballerine svestite quel tanto che è consentito dalla censura; a sud infine si getta nel mare delle platee di periferia, cui vengono lanciati doppi sensi equivoci, lazzi scurrili, battute sguaiate: e con tali ami quel mare risulta sempre pescoso.

E' un ambiente di poveracci che campano di stenti, in cui vivere, come si dice, di espedienti è altrettanto difficile che legare il pranzo alla cena con uno stipendiolo di brigadiere: è naturale dunque che anche alla farsa si mescoli qualche lacrimuccia patetica. Ma se i due registi sono scivolati talvolta in toni di tipo deamicisiano. non fate loro una colpa per questo: ci vuole tanta viva solidarietà umana anche per far ridere. Charlot insegna.

«Vie Nuove», anno VIII, n.1, 6 gennaio 1952


«Vie Nuove», 6 gennaio 1952
«Vie Nuove», anno VIII, n.1, 6 gennaio 1952

🎬 Conclusioni

La recensione di «Guardie e ladri», apparsa su «Vie Nuove» il 6 gennaio 1952, conferma come il cinema di Totò e Aldo Fabrizi seppe unire la comicità popolare con i tratti del neorealismo italiano, affrontando i limiti imposti dalla censura cinematografica dell’epoca. Il film diretto da Steno e Monicelli non fu solo intrattenimento ma anche testimonianza di un’Italia in transizione, dove il sorriso diventava specchio della vita quotidiana romana del dopoguerra. Queste fonti d’epoca forniscono dati chiari, citabili e rilevanti, utili a comprendere la trasformazione della commedia italiana e la sua eredità storica.