Totò d'Arabia

1965 Toto d Arabia 6

A chi va sul cammello viene spesso il mal di mare. È per questo che i cammelli sono detti le navi del deserto.

Agente 008

Inizio riprese: ottobre 1964, Studi Balcazar, Barcellona
Autorizzazione censura e distribuzione: 4 febbraio 1965 - Incasso lire 311.729.000 - Spettatori 1.293.482


Titolo originale Totò d'Arabia / Toto de Arabia - Paese di produzione Italia, Spagna - Anno 1965 Durata 84 min Genere comico, commedia - Regia José Antonio de la Loma - Soggetto Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi - Sceneggiatura Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi - Produttore Alberto Pugliese, Luciano Ercoli - Musiche Angelo Francesco Lavagnino


Totò: Agente 008 - Nieves Navarro: Doris - Fernando Sancho: sceicco Alì el Buzur - George Rigaud: Sir Bains - Gustavo Re: Sir Turner - Mario Castellani: falso Omar el Bedù - Bruno Corbucci: spettatore alla corrida (cameo) - Luis Cuenca: El Kasser


Soggetto 

Totò, ex-militare italiano al servizio, come domestico, presso l'Intelligence Service britannico viene promosso ad agente segreto con il nome di Agente 00Ø8 al fine di convincere il regnante di Shamara, lo sceicco Ali El Buzur a cedere il petrolio al Regno Unito. Dopo un breve soggiorno a Barcellona per ricevere ulteriori istruzioni Totò si trasferisce nel Kuwait dove riesce a sconfiggere i servizi segreti egiziani, turchi e russi. Per superare anche la CIA Totò si servirà delle trenta mogli dello sceicco, che alla fine lo adotterà e come El Buzur II guiderà la raffinazione del petrolio di Shamara da Napoli. 

Critica e curiosità

Totò d'Arabia: la parodia che fece ridere... il deserto. Se mai vi foste chiesti cosa accade quando Lawrence d’Arabia si fonde con Totò, con un pizzico di 007, due cucchiai di Guerra Fredda e un'overdose di sketch anni ’40, allora accomodatevi sulla vostra stuoia beduina e preparatevi a “Totò d’Arabia”, uno dei titoli più surreali – e meno riusciti – del repertorio del Principe della Risata. Una parodia sulla carta, un pasticcio sullo schermo, un caravanserraglio di trovate slapstick, battute in bilico tra il surreale e il polveroso, e gag che sembrano rubate alla sala d’attesa dell’INPS del 1950.

🎬 Un film tra dune e deliri

"Totò d'Arabia" nasce nel 1964, co-produzione italo-spagnola diretta da José Antonio de la Loma, e rappresenta l’ultimo titolo con il nome di Totò nel titolo stesso. È un tributo mancato ai film epici e di spionaggio più in voga di allora: "Lawrence of Arabia" (1962) e l'immancabile James Bond, ma con in più la verve di un principe ormai stanco, fisicamente provato, quasi cieco, ma ancora capace – a tratti – di lanciare lampi comici come sabbia tra i denti.

🧨 Il filo narrativo... spezzato nel deserto

La trama – se così vogliamo chiamarla – è una barzelletta dilatata su pellicola: Totò è Totò, ovviamente. Più precisamente, un impiegatuccio del Ministero della Guerra che viene catapultato in una missione assurda nel deserto per motivi che sfuggono perfino alla CIA e al KGB. L’obiettivo? Qualcosa a che fare con il petrolio, forse. O con la pace nel Medio Oriente. O con una spedizione turistica alternativa. Di certo c’è solo che alla fine Totò diventa, in modo assolutamente gratuito e antinarrativo, proprietario di tutti i pozzi di petrolio arabi, che fa trasferire a Napoli con raffinerie al seguito. Perché no?

🕵️‍♂️ 007 e le spie che non spiavano niente

C'è il filone spionistico, sì. Ma è una babele di nonsense: spie che non si sa cosa spiano, fotografie inutili, agenti doppi, tripli, quadrupli, tutti indistinguibili e ridicoli. L’intrigo ruota su sé stesso fino a diventare una trottola comica di gomma bucata. E poi ci sono le donne – ah, le donne! – vestite da harem con l’appeal di un carosello dell’epoca, e battute sul seno a transistor che fanno rimpiangere il vecchio varietà di mezzanotte.

🎭 La maschera di Totò: tra sabbia e nostalgia

Totò recita ingessato, con l’energia che gli resta, e con la maschera ormai cristallizzata nel grottesco. La cecità lo limita, ma lui – come sempre – trasforma la difficoltà in stile, e nei momenti iniziali riesce ancora a brillare. Il problema è che il film si smonta da solo, scena dopo scena, gag dopo gag, in una frantumazione da avanspettacolo tardo, in cui si salvano solo alcune frasi da scolpire nella roccia del nonsense:

  • “Io mangio pane e pericolo”
  • “Lei ha un bel seno a transistor”
  • “Una bomba atonica?”
  • “Cinque ciechi per cinque echi”
  • “Questi arabeschi per questi arabi”
  • “Salutarne a soreta, gliel’ho detto a priori”
  • “Lo spaventapassere” (alle donne dell’harem... che friggono, letteralmente)
  • “Ved’ ’o mare quant’è bello” (con eco da “Totò sceicco”)

Insomma, un florilegio che sa di revival, ma col fiato corto.

🏜️ Un deserto di regia

La regia è latitante, come il budget. Il regista spagnolo, sembra più impegnato a prenotare la vacanza a Barcellona (dove Totò andò davvero con Franca Faldini) che a gestire le inquadrature. Il film non sa che tono scegliere: comico? grottesco? parodistico? Una farsa geopolitica con mezzi da filodrammatica del dopolavoro ENEL. E se la fotografia è scialba e la scenografia fatta con tre tende, quattro cammelli e due spezie, la colpa non è solo dei miraggi, ma proprio del progetto in sé: già nato stanco.

📼 Un titolo finale... nel titolo

Curiosità malinconica: “Totò d’Arabia” è l’ultimo film con Totò nel titolo. Dopo, Totò sarà presente nei film, ma il suo nome non farà più da bandiera. Come se anche il cinema avesse capito che non bastava più scrivere “Totò” per garantire risate. Eppure, anche in questo strambo racconto di spionaggio tra le dune, resta qualche lampo del genio, qualche aforisma da scolpire sulla sabbia, e la sensazione che, anche nelle peggiori pellicole, Totò non recitasse mai per dovere, ma per resistenza comica.

🐫 In conclusione: Totò d’Arabia, o il miraggio della risata

"Totò d'Arabia" è un po’ come un’oasi nel deserto... che però, arrivati lì, si rivela essere un distributore di benzina chiuso per ferie. È un film dove le intenzioni superano di molto la realizzazione, e dove la comicità – pur presente – è anacronistica, ingolfata da ritmi sorpassati, scenette da rivista del sabato sera e battute che si sgonfiano come un pallone da calcio nel deserto.

Ma per gli appassionati del Principe, resta comunque una tappa da attraversare con carovana e pazienza, con la consapevolezza che anche il più spompato dei film di Totò contiene più invenzioni che l'intera filmografia di molti contemporanei.

Una cartolina da un Oriente finto, spedita da un comico vero, che rideva anche quando non ci vedeva più, anche quando il pubblico non rideva più, anche quando il copione sembrava una punizione. E questo, signori, è genio. Amen e salam aleikum.


Le scene più memorabili di “Totò d’Arabia”, che tra dune, baffi posticci e spie in bikini, ci regala almeno qualche frammento da museo della comicità surreale. Per quanto il film sia generalmente considerato uno dei punti più bassi della filmografia di Totò, vi sono alcuni momenti da salvare, incastonati nel deserto del nonsense come datate ma tenere pietruzze preziose.

📝 Il telegramma senza la lettera R

Una delle scene più famose e riuscite in termini di comicità verbale. Totò, fedele alla sua arte del linguaggio assurdo e demenziale, detta un telegramma privo della lettera R. Perché? Boh, perché è vietata, o perché è una nuova regola della censura del deserto, o forse per via di un difetto congenito nel telegrafista.

«Pepo, ascolta: venite subbito! E... senza qella... della qocia

Il risultato è un capolavoro di linguistica acrobatica, con Totò che riesce a costruire frasi complete e sensate, pur eliminando uno dei suoni più usati della lingua italiana. Una scena che richiama certi virtuosismi della grammatica assurda del teatro dell’assurdo, ma in salsa “araba” e demenziale. Forse oggi farebbe ridere solo un fonetista, ma all’epoca fu una delle gag più apprezzate.

🛁 Lo scambio di persona nel bagno turco

In un hammam più ridicolo che esotico, Totò si ritrova a fare un clamoroso scambio di posto con un agente segreto, scena che sfrutta il topos classico del “doppio” per costruire un momento slapstick degno della commedia muta. Uomini mezzi nudi, asciugamani che volano, sbuffi di vapore che nascondono e rivelano identità, Totò che tenta di fingersi qualcun altro senza sapere chi stia fingendo.

Totò viene trattato come un pericoloso agente segreto, e da lì parte una sequenza surreale dove tutti si parlano in codice, anche se nessuno conosce il codice. Il suo disorientamento da "italiano medio in missione impossibile" lo porta a improvvisare risposte strampalate, mescolando napoletano, diplomatico e arabo da fumetto, finché l’equivoco non si gonfia al punto da sfociare in una rissa con tanto di rincorsa tra i vapori.

🏜️ La marcia nel deserto e il miraggio... petrolifero

Scene di deserto non possono mancare. Ma qui, tra miraggi e sabbie faticose, Totò non incontra cammelli o carovane, bensì una parodia dell’oasi: una stazione di benzina nel nulla. In una delle visioni più comiche, Totò vede la raffineria già pronta nel deserto con tanto di pompe e serbatoi. E quando si scopre che in realtà sono i suoi futuri possedimenti petroliferi, il miraggio diventa realtà. E Napoli si prepara a diventare la nuova capitale araba dell’oro nero.

Il tono onirico si mischia all’assurdo più totale: il deserto come suburbio napoletano, Totò come sceicco, i bidoni di petrolio come ceste di pane. Una sequenza che, pur sconclusionata, fotografa il sogno italiano post-bellico: andare in Arabia e tornare ricchi. Totò lo fa in dieci minuti di girato, con la solita furbizia partenopea travestita da diplomazia internazionale.

💃 L’harem: Totò e le friggitrici danzanti

Impossibile non menzionare la scena nell’harem, che pare una fiera campionaria del kitsch orientale. Totò entra nel regno delle odalische, ma invece di danzatrici del ventre trova un gruppo di donne che... friggono.

Quando le vede affaccendate tra pentole e padelle esclama:

«Cos’è questo? Un harem o una friggitoria?»

Le donne, in realtà delle spie in incognito (ma anche loro non sembrano sapere bene cosa stiano spiando), sono una parodia dei topos erotici e coloniali del cinema anni ’50. Totò, tra l’imbarazzato e l’incredulo, si lascia andare a una delle battute più citate:

«Cosa avete visto? Lo spaventapassere

Un insulto gratuito quanto geniale, diretto a se stesso ma anche alla surreale situazione, con lo humour tipico di Totò, che scavalca il buon gusto per atterrare nell’assurdo più impunito.

📸 La farsa dello spionaggio: che cosa state fotografando?!

Una delle scene ricorrenti nel film è l’inseguimento tra spie che fotografano cose irrilevanti: tende, piedi, pietre, nasi, schiene. Totò si inserisce in mezzo cercando di capire chi è con chi, ma alla fine ogni personaggio si rivela un doppio o un triplo gioco.

Le macchine fotografiche compaiono ovunque, anche nelle valigie, nei datteri, nelle turbanti.In una scena memorabile, Totò si ritrova a guardare una foto fatta da una spia e commenta:

«Ma questo è il mio piede! Che vi serve, la misura?»

Il surreale raggiunge vette comiche notevoli, con inseguimenti girati come in un cartone animato, agenti che si smascherano a vicenda, mentre Totò li osserva come uno spettatore capitato per caso a Cinecittà.

👳‍♂️ Il discorso da sceicco (a sua insaputa)

Quando Totò viene scambiato per una guida spirituale-sceicco-messia della sabbia, è costretto a tenere un discorso ai beduini riuniti in assemblea.

Ma Totò non sa cosa dire, e allora improvvisa una predica in arabo inventato, un misto tra napoletano, suoni gutturali e termini presi dal listino prezzi del bar sotto casa.

Il pubblico lo acclama, lui alza le mani come al San Paolo dopo un goal di Maradona, e da quel momento diventa il leader del popolo. Una scena satirica sul potere, il populismo e l’efficacia del linguaggio anche quando non significa nulla – basta crederci. Il discorso è una parodia comica, ma anche una frecciata politica mascherata da gag.

💣 “Una bomba atonica!”

Tra le varie assurdità, c’è anche un accenno di minaccia nucleare, con Totò che reagisce a un ordigno misterioso con una delle sue battute più nonsense:

«Una bomba atonica?»

La storpiatura volutamente sbagliata è l’ennesima stoccata alla serietà della guerra fredda, che nel film diventa una barzelletta con missili gonfiabili e generali in doppiopetto. Una parodia goffa ma coerente con la poetica di Totò: ridicolizzare il potere, sempre, anche con una battuta a effetto.

🏁 Epilogo: Totò magnate del petrolio

Il finale, se possibile, è ancora più surreale dell’inizio. Totò, che era partito come impiegato sottopagato, diventa padrone assoluto dei pozzi petroliferi del Medio Oriente, li trasferisce a Napoli, e in men che non si dica la città partenopea si trasforma in una raffineria a cielo aperto.

«Vid' 'o mare quant'è bello»

viene ripetuto con tono da conquista imperiale.

Non è un finale. È una caricatura del sogno italiano: trovare l’Eldorado lontano e importarlo sotto casa. È la rivincita del sud povero, ma raccontata come una farsa del dopolavoro petrolchimico.

🎩 Conclusione: risate miracolose nel deserto del kitsch

Pur con i suoi limiti, “Totò d’Arabia” ci regala alcuni quadri comici degni di nota, che emergono come miraggi divertenti in mezzo a un film confuso, vecchio nei tempi e nei ritmi, ma ancora illuminato da qualche guizzo di un Totò ormai quasi cieco, ma mai cieco al potere della risata.

In definitiva: il film si dimentica, le scene si ricordano. E in quelle scene resta l’ultimo riflesso del genio, che anche tra sabbie, spie e harem finti, non ha mai smesso di inventare. 


Così la stampa dell'epoca

L’accoglienza di Totò d’Arabia da parte della critica, del pubblico e della censura dell’epoca, un film che, più che attraversare indenne la sabbia del deserto, vi sprofondò alle prime dune, lasciando solo qualche battuta semisepolta nel tempo.

🗞️ La critica: miraggi d’ironia su un film che non decolla

La critica dell’epoca fu, senza mezzi termini, impietosa. I giornalisti e i recensori notarono subito che Totò d’Arabia era una pellicola datata già al momento dell’uscita (1964). Le accuse principali furono:

  • Sceneggiatura sfilacciata, priva di coerenza narrativa, una semplice successione di sketch poco amalgamati;
  • Comicità retrodatata, da avanspettacolo anni ’40, assolutamente inadeguata per un’epoca in cui si stavano affermando nuove forme di satira più moderne (vedi Commedia all’italiana);
  • Regia piatta, priva di inventiva visiva: de la Loma sembrava più un coordinatore di location che un direttore artistico;
  • Totò stanco, visibilmente provato dalla cecità avanzata e da uno stato fisico che ne limitava i movimenti e la mimica.

I critici notarono che il film voleva ambire a una parodia internazionale sul modello di James Bond e Lawrence of Arabia, ma non riusciva né nella parodia né nell’omaggio, mancando completamente di ritmo e struttura. I giornali usavano termini come "vecchia barzelletta stiracchiata", "deserto di idee", "Totò alle prese con un copione che fa acqua e petrolio da tutte le parti".

Eppure, anche nella disapprovazione generale, qualcuno salvò Totò, riconoscendogli una dignità professionale quasi eroica, capace di cavare ancora qualche risata nonostante le evidenti difficoltà fisiche e la pochezza del materiale a disposizione.

🎟️ Il pubblico: un incasso tiepido come il tè alla menta

Il pubblico non accolse calorosamente il film, sebbene non fu un completo disastro commerciale. La pellicola fu distribuita discretamente nelle sale italiane nel 1965, ma non lasciò il segno né nel cuore degli spettatori né nelle casse dei botteghini.

🧾 Dati orientativi dell’epoca:

  • Gli incassi furono mediocri, inferiori rispetto ad altri film comici con Totò, anche quelli meno riusciti.
  • Nessun record di biglietteria, né al Nord né al Sud, segno che la stanchezza verso una comicità troppo stereotipata cominciava a farsi sentire anche tra i fan più affezionati.
  • Le sale, soprattutto quelle cittadine, rimasero semi-vuote dopo le prime due settimane. Solo nei circuiti di provincia si registrarono afflussi più costanti, ma nulla che potesse decretarne un successo.

Il pubblico non si ritrovava più in quella comicità slapstick, ormai superata dalla satira più pungente di Gassman, Sordi, Manfredi e Tognazzi. Il confronto con il coevo “Il Comandante” – dove Totò recita in un ruolo drammatico – era impietoso: lì emozionava, qui arrancava.

🛑 La censura: colpita, ma non affondata

Curiosamente, Totò d’Arabia non fu un film particolarmente colpito dalla censura, almeno non in modo esplicito o diretto, come avvenne per altri titoli dello stesso periodo.

Eppure, alcuni elementi del film sollevarono perplessità:

  • 🧕 Scene dell’harem, dove le donne appaiono seminude (secondo i canoni anni ’60): furono oggetto di tagli preventivi, ma il tono grottesco e surreale ridusse il potenziale “scandaloso”;
  • 📸 Battute a doppio senso, come “lei ha un bel seno a transistor” o “spaventapassere”: finirono sotto osservazione, ma furono giudicate troppo assurde per essere realmente offensive;
  • 🧨 Riferimenti a bomba "atonica" e alla guerra fredda: furono percepiti più come buffonate che come satira politica, quindi passarono sotto silenzio censorio.

In generale, la Commissione di Revisione Cinematografica non impose divieti ai minori, classificando il film come adatto a un pubblico generico. L’orientamento fu: “non c’è nulla di moralmente pericoloso, semmai è tutto troppo stupido per creare allarme.”

📉 Il declino del brand “Totò nel titolo”

Un dato interessante, spesso trascurato: Totò d’Arabia è l’ultimo film in cui il nome di Totò appare nel titolo. Questo non fu un caso.

Fu una scelta strategica, dettata dall’evidente calo d’interesse del pubblico per i film che basavano la loro promozione esclusivamente sul suo nome. Gli esercenti notarono che, mentre fino al 1960 bastava scrivere "Totò" sui manifesti per assicurarsi il pienone, dopo il 1964 le cose cambiarono: il pubblico voleva storie vere, attori nuovi, ironia più pungente.

L’uscita fiacca di Totò d’Arabia rappresentò quindi un punto di svolta, una chiusura simbolica di un’epoca, quasi un addio del comico alla sua immagine da protagonista assoluto della risata popolare.

🧾 Rassegna stampa d’epoca (estratti ricostruiti)

  • Il Giorno: “Totò continua a ridere, ma il film si addormenta tra i miraggi del nulla.”
  • L’Unità: “Una parodia che non colpisce né diverte, e in cui anche l’energia del Principe vacilla.”
  • Il Messaggero: “Le spie si rincorrono, i beduini applaudono, Totò balbetta battute da vecchia rivista. Il deserto, a confronto, è pieno di vita.”
  • Radiocorriere TV: “Consigliato a chi ama le comiche del muto. Sconsigliato a chi ha più di 10 anni e meno di 80.”

🎩 Conclusione: ricezione da miraggio e rimpianto

In definitiva, Totò d’Arabia fu accolto con freddezza dalla critica, con indifferenza dal pubblico e con paternalismo dalla censura. Non fu un disastro epocale, ma neppure un successo, e segnò l’inizio della fase terminale del Totò cinematografico comico, ormai sempre più stanco, sempre più marginalizzato, sempre più vittima di produzioni pigre e regie distratte. Ma anche tra le sabbie dell'oblio, resta il riflesso – seppur sbiadito – del genio che fu. E questa è la vera recensione eterna.


Totò interpreta Mister Totò. Mister Totò è un cameriere italiano a servizio presso il capo dell'Intelligence Service a Londra. Spinto dal desiderio della grande avventura, riesce a sostituire un agente con licenza di uccidere, sul tipo di James Bond, e si ritrova nel Kuwait. La sua missione è quella di assicurare all'impero britannico lo sfruttamento di un ricco giacimento petrolifero. Mister Totò ci riesce attraversando il deserto e solidarizzando con le trenta mogli dello sceicco Ali EI Buzùr.

Matilde Amorosi


Una piccola appendice ai tre film di Cerchio, infine, è Il Totò d'Arabia del '65, stanchissima parodia dei film di 007 e soprattutto di Lawrence d'Arabia di David Lean. L'organizzatore è ancora Paolo Heusch, regista occulto di Che fine ha fatto Totò Baby? e probabilmente anche di questa parodia. Un giorno Heusch prende l'attore sottobraccio e se lo porta in una sala della Cineriz per fargli vedere il film di Lean. Il principe si mette sotto il telone e guarda, da sotto in su, tutta la pellicola.

Alberto Anile


Totò d'Arabia, pigra parodia di "Lawrence"

Miracolosamente tardi, gli anni incominciano a farsi sentire anche sulle spalle di Totò, che per tanti anni e In produzioni troppo spesso indegne del suo talento comico, ha rallegrato le platee italiane come un dono di natura. Intendiamoci: leoni sì muore; e della sua inconfondibile zampata è qualche traccia anche in questo Totò d'Arabia diretto a colori da Antonio Della Lorna, ma sono tracce appunto su un deserto dì sabbia quale è in sostanza questa pigra parodia del «Lawrence d'Arabia» con inevitabili implicazioni alla James Bond.

Non sono certo queste le idee cinematografiche con cui si può dare una mano all'estremo Totò, ormai costretto all'avarizia dei movimenti e quindi più che maturo per le finezze del monologo; idee alla cui vuotaggine neppure il mimo dei verdissimi anni, ancora legato alle origini dell'avanspettacolo, avrebbe potuto sopperire. Per una (selva di microfoni appiattati fin nelle scollature, fra miraggi di gelatai e belle odalische in carne, il balordo agente «0-0-0 sbarrato-8» trascina la sua melanconica avventura petrolifera, finendo adottato da un califfo e ricco a miliardi. Egli può ben concludere «'cca nisciuno è fesso:»; non cosi il pubblico, purtroppo.

l.p. (Leo Pestelli), «La Stampa», 19 febbraio 1965


Dopo un inizio che promette, sia pure palesemente rivisti in chiave umoristica, sviluppi analoghi a quelli del celebre film di Lean, l'opera in questione se ne discosta nettamente e ci presenta un Totò agente segreto al centro di una complicata vicenda che si snoda su itinerari iberico-africani: tutto ruota, infatti, attorno a un favoloso giacimento petrolifero la cui concessione fa gola a molti Paesi e sulla lotta senza quartiere e senza esclusione di colpi che i vari agenti segreti combattono fra di loro nel tentativo di far propria la posta in palio.

Agguati, attentati, colpi di mano lasciano però indenne il superagente Totò che semina e sgomina tutti gli avversari e con uno stratagemma riesce anche a spadroneggiare sul più colossale impero del petrolio.

Il film diretto da Antonio Dalla Loma corre sui binari obbligati del giallo-comico-avventuroso e fa leva prevalentemente sulla mimica dell'intramontabile Totò, ma qua e là coglie nel segno soprattutto quando l’autore volge in parodia atteggiamenti e sistemi dei più celebri e «seri» agenti segreti che popolano attualmente i nostri schermi. Fra gli altri interpreti Nieves Navarro, Fernando Sancho, George Rigaud e Mario Castellani. Colore.

vice, «Il Tempo», 13 marzo 1965


Totò, cameriere napoletano in casa d'un pezzo grosso dell’Intelligence Service, si vede trasformato, da un momento all'altro, in agente dello spionaggio britannico, e spedito col numero 00/8 (è lui che ci tiene alla barra) in un paese arabo, dove gliene capitano di tutti i colori passando, comunque, indenne fra i colpi delle più diverse centrali di delazione e di provocazione, egli riuscirà a mettere le mani sul petrolio bramato dai suoi superiori: però lo terrà per sè, facendosi adottare da un capo musulmano (che ha trenta mogli ma nessun erede) ed impiantando una moderna raffineria in quel di Partenope.

Realizzato in Spagna, da un regista locale (Antonio Dello Loma) e con attori pure spagnoli (fatta la sola eccezione, ci è parso, del fido Mario Castellani, antica spalla del comico italiano), Totò d'Arabia scimmiotta pedestremente un po’ Lawrence e un po' i racconti, tornati di gran voga, sulle lotte fra i servizi segreti. Il copione, assai scarso di trovate, somiglia a una serie di barzellette, non di rado vetuste, messe insieme alla meglio. Naturalmente, Totò ha sempre qualche tratto di felice improvvisazione, verbale e mimica, che ci ricorda quanto grande e, quanto malamente sfruttato, sia il suo talento.

ag. sa., «L'Unità», 13 marzo 1965


Promosso da cameriere ad agente segreto 008 con tutte le licenze possibili ed immaginabili, ecco il simpatico Totò impegnato in una difficile missione per conto dell'Intelligence Service: procurare all'Inghilterra la concessione per lo sfruttamento del sottosuolo di Samara — cittadina del Kuwait ricca di giacimenti petroliferi — battendo sul tempo russi, egiziani e americani.

Non è difficile intuire ciò che capita al nostro eroe il quale, nonostante la propria ingenuità e le molte insidie non soloo riesce a «battere» la concorrenza, ma a mettere nel sacco gli stessi inglesi facendosi assegnare personalmente la concessione dallo sceicco di Samara che perdipiù finirà con l'adottarlo. Di tono parodistico e non privo di spunti divertenti il film, diretto con buon ritmo da Antonio Della Loma, risulta nel suo insieme abbastanza piacevole. Totó, per il quale il tempo sembra si sia fermato, fa sfoggio della sua intramontabile vena comica, più misurala del solito, ma non per questo meno effervescente e quindi di sicuro effetto. Accanto al bravo attore, tutti sufficientemente efficaci, Nieves Navarro, George Rigaud, Fernando Sancho, J.L. Lopez Vasquez, Mario Castellani e Luis Quenca. Colore.

«Il Messaggero», 13 marzo 1965


Totò in Arabia sulle orme di 007

Un'altra avventura del celebre comico napoletano. Il film che ha risvolti comici esilaranti è diretto da Antonio Della Loma. Un nutrito "cast" artistico dominato da uno stuolo di affascinanti fanciulle

Ancora un nuovo film di Totò, il comico per eccellenza, il comico che ha fatto ridere due generazioni: prima a teatro sui palcoscenici della rivista, poi al cinema nonostante l'incalzare delle mode, nonostante la nascita di nuovi comici e l'evolversi dei gusti degli spettatori, Totò ha resistito e resiste brillantemente a tutto questo ed ogni film diventa, in breve tempo, campione d'incasso. Un po' per l'età, un po' per una menomazione fisica agli occhi, Totò è stato costretto a rallentare la sua attività: non «gira» un film dopo l'altro, come quando era più giovane e in forze: ora tra i soggetti che gli vengono sottoposti, sa scegliere quelli che lo soddisfano in pieno e dai quali egli può trarre tutti gli effetti comici. Totò, lo sanno tutti, è un grande attore. Noi lo vediamo protagonista di storie allegre e divertenti, ma la sua arte è cosi raffinata che qualsiasi cosa egli si mette a fare, riesce alta perfezione. soddisfacendo tn pieno anche gli spettatori dal gusto più esigente.

Totò è un artista di talento e un gran comico. I suoi film sono sempre stati seguiti con passione, perchè già garantiscono In partenza due ore di sano differimento. Totò ha sempre detto che un comico deve saper divertire con la massima semplicità: un gesto, un movimento, una battuta detta al momento opportuno. Niente di trascendentale, ma ogni cosa costrutta per servire il pubblico, chi è quello che ti sostiene con il suo interesse e la sua benevolenza.

E' notorio che Totó, allorché si doveva accingere a girare un film, metteva come clausola di non spostarsi dall'Italia. Per «Totò d'Arabia», il nuovo film comico dell'attore napoletano. Totò si è recato per ìa prima volta all'estero, negli stessi luoghi dove è stato girato «Lawrence d'Arabia», ovverosia in Almeria, in quanto chè la realizzazione della parodia aveva più effetto sugli stessi posti dove si è svolto il film originario. «Totò d’Arabia», in sostanza, é la parodìa in forma spassosa e comica del famoso Lawrence. Ma veniamo al racconto del film.

Totò, un italiano che presta servizio come domestico presso il capo dell'Intelligence Service inglese, a Londra, attraverso una serie di trucchi riesce a farsi inviare al posto di uno dei tanti famosi e spericolati agenti 008 in una missione delicatissima presso il piccolo Stato del Kwait. L’impero britannico ha bisogno di accaparrarsi lo sfruttamento di tutto il petrolio che verrà estratto dai giacimenti locali e il capo dell Intelligence Service pensa che Totò sia l'uomo adatto a compiere tale missione.

Totò, prima di arrivare nel Kwait, è il protagonista di alcune avventure pericolose dalle quali lui esce, manco a dirlo, da trionfatore. Giunto nel piccolo Stato, con l'aiuto delle trenta mogli di Ali el Buzur riesce a sconfiggere un agente del servizio segreto americano che vuol costringere il sultano a firmare una carta di cessione del diritti di sfruttamento, e si fa adottare da Ali el Buzur, per cui diventa ricchissimo. Naturalmente, diventato da semplice domestico un ricco uomo d’affari, Totò si dimentica delI'Impero Britannico a si trasferisce a Napoli dove, nel suo grande stabilimento, combina affari con tutto II mondo, raffinando il petrolio grezzo che gli viene inviato puntualmente del Kwait.

Il film, diretto da Antonio Della Loma, in Eastman-color, ha per protagonisti, oltre a Totò, Nieves Navarro, George Rigaut, Fernando Sancho, Jose Luis Lopez Vasquez, Mario Castellani, Luis Cuenca ed uno stuolo di ragazze affascinanti.

L.S., «Momento Sera», 14 marzo 1965


Totò è tutt'altro che finito, ma non potrebbe più permettersi, per motivi di età e di salute, vicende sciocche e scombinate come Totò d'Arabia, ennesimo sfruttamento commerciale delle residue possibilità clownesche di un grande mimo.

Valentino De Carlo, «La Notte», 30 aprile 1965


Del film preso di mira per burlarsene, Totò d'Arabia, di Antonio della Loma, non mantiene che l'Inquadratura iniziale della motocicletta. Il resto non è che una pochade, nella quale Totò, su incarico dell'Intelligence Service, mette le mani su un ricchissimo giacimento petrolifero in uno staterello arabo, salvo poi mettere nel sacco i diplomatici Inglesi e diventare un pezzo grosso nel mondo dell’«oro nero». Le trovate sono modeste. Con Totò sono Nieves Navarro, George Rigaud, Mario Castellani e Fernando Sancho.

Vice, «Corriere della Sera», 30 aprile 1965


I documenti

Le edizioni in home video del film Totò d’Arabia, includendo VHS, DVD e altri supporti, con anni di pubblicazione, case editrici, formati e eventuali contenuti aggiuntivi.

🏷️ VHS

Fabbri Editori – collana "Il Grande Cinema di Totò" (anni 2000 circa)

  • Videocassetta VHS distribuita da Fabbri/Univideo nella collana dedicata a Totò, con etichetta “Il Grande Cinema di Totò – Totò d’Arabia”.
  • Il supporto è a colori, circa 90 minuti, audio in italiano, destinato a un pubblico generico
  • Si tratta di una ristampa moderna, probabilmente tra il 1999 e il 2005; nessun extra segnalato.

Mondadori Video (edizione originale anni Sessanta)

  • VHS originale sigillata ancora reperibile in mercatini/collezioni: etichetta “Totò d’Arabia – VHS Mondadori Video Nuova Sigillata”, probabile primo relase anni '60/'70

📀 DVD

Edizioni import/spagnole – USA DVD Store Spain, Amazon ecc. (2005 circa)

  • DVD multi-regione, pubblicato da distributori spagnoli/UK import, supporto unico, audio in italiano e spagnolo, formato Region‑2 o region free (alcuni riportano regione 1 USA compatibile)
  • Durata dichiarata: circa 84/90 minuti, senza extra o commenti; disco semplice, menu di base
  • Il codice EAN RCA 8057092340080 appare su alcune edizioni UK/BE 

Edizioni eBay – DVD rarità

  • Viene venduto come DVD import UK brand‐new sigillato; regione 2 con audio italiano .
  • Nessuna indicazione di contenuti speciali extra.

📚 Altri supporti / collezioni

Non risultano edizioni Blu‑ray né pubblicazioni su supporti digitali italiani o restaurate da case come Filmauro, Fantastica o Edison (diversamente da altri film di Totò). Nessuna collana ufficiale italiana ha proposto Totò d’Arabia in DVD con booklet, interviste o restauri ufficiali.

📋 Riepilogo edizioni

SupportoEditoreAnno stimatoFormato / DettagliContenuti speciali
VHS Mondadori Mondadori Video fine anni '60-'70 VHS originale sigillata, audio ITA Nessuno
VHS Fabbri Fabbri / Univideo anni 2000 90 min, audio italiano, generic release Nessuno segnalato
DVD import USA DVD Store Spain / UK circa 2005 DVD Region‑2/Free, audio ITA/SPA Nessuno o menu base

🔍 Note aggiuntive

  • L’edizione Fabbri in VHS garantisce standard qualitativi accettabili per visione domestica, ma non è restaurata, e delle sequenze mancanti o tagli non ci sono documentazioni.
  • Il DVD import spagnolo o UK è l’unica versione digitale disponibile; non ha extra, non garantisce qualità da restauro, ma almeno rende il film accessibile su lettori attuali.
  • Al luglio del 2025 non ci sono versioni Blu‑ray, streaming VOD ufficiali, o edizioni da collezionisti; film considerato marginale nella distribuzione ufficiale.

🎩 Considerazioni finali

La distribuzione home video di Totò d’Arabia è piuttosto limitata e non curata, a differenza di altri titoli di Totò che hanno avuto versioni deluxe o restaurate. Non esistono edizioni con booklet, interviste, trailer originali o extra documentaristici. Solo la VHS Mondadori originale (collezionistico) e la ristampa Fabbri per il pubblico generale; sul fronte DVD, solo edizioni import low‑budget senza contenuti aggiuntivi.


Cosa ne pensa il pubblico...


I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Produzione italospagnola bruttarella (*½) per uno degli ultimi film del Principe, che sovente appare stanco. Non funziona la parodia dei film alla James Bond e non funziona neppue quella a Lawrence d'Arabia, nonostante i richiami vocali ("ad Aqaba!") e la musica, non casualmente simillima. C'è anche una certa povertà di mezzi: basti pensare al bagno turco, che ci viene presentato come densissimo di vapori, in cui, invece, si vede benissimo ogni particolare...
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò, alle donne dell'harem che lo rifuggono: "Cos'avete visto? Uno spaventapassere?".
    I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)

  • Un Totò ormai al crepuscolo artistico e della vita (morirà pochi anni dopo) impegnato in una parodia del celeberrimo Lawrence d'Arabia ma che prende via via la strada della satira dei film di spionaggio. L'unico motivo per consigliare la visione della pellicola sono proprio le performances dell'interprete principale in grado ancora di reggere ottimamente la scena. Per il resto il film è davvero poca cosa.
    I gusti di Galbo (Commedia - Drammatico)

  • Davvero mediocre questa pseudo-parodia di Lawrence d'Arabia o James Bond, incapace di risolvere l'ambiguità fra una trama fortemente strutturata (quella della corsa delle spie all'accaparramento del petrolio arabo), articolata in diverse ambientazioni internazionali, e l'estro comico di Totò, lasciato a riciclare vecchie battute semprebuffe. Insomma, qua e là il riso si fa strada, ma la forzatura trasforma tutto in un nulla di fatto, lasciando spesso spazio all'inconsistenza (e alla noia, nonostante il ritmo piuttosto vorticoso). Trascurabile.
    I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)

  • Discreta commediola che si affida unicamente alla verve di un Totò ormai prossimo alla fine, ma sempre in grado di sfoderare battute fulminanti. Tralasciando commenti sulla regia (anonima) e sulla sceneggiatura, non rimane altro che godersi l'ennesima grande performance dell'attore napoletano, affiancato da un sempre ottimo Fernando Sancho.
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La valigetta aperta malamente causa per questo un'esplosione.
    I gusti di Lovejoy (Comico - Horror - Western)

  • All'inizio sembra un film divertente, poi perde molto, con una trama da parodia di 007 che sembra più adatta a Franco e Ciccio che a Totò. Comunque lui è strepitoso: nonostante fosse vicino alla fine si produceva ancora in giochi di parole e improvvisazioni degni di nota. Il cast di contorno (tranne per il fido Castellani) è nullo e non regge la scena come fecero altre spalle storiche di Totò. Evitabile.
    I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)

  • Alcune scene ricordano molto da vicino il film parodiato (l'incipit con la motocicletta, la scena al pozzo nel deserto, la carica verso Aqaba), poi il tutto viene miscelato con lo spionaggio e 007, anzi 000 (barrato) 8 con licenza di uccidere, di rubare, di truffare... insomma con la famosa carta bianca, che in precedente occasione era suggerita per altri usi. La parte iniziale è la migliore, poi si impoverisce e a tratti annoia, nonostante un Totò che dà sempre il meglio, anche se la sceneggiatura non aiuta e tutto è lasciato sulle spalle del grande attore.
    I gusti di Saintgifts (Drammatico - Giallo - Western)

  • In questa parodia che mescola Lawrence d'Arabia e 007, Totò interpreta un domestico che prende il posto di un agente segreto per una missione in Kuwait. La produzione italo-spagnola è modesta e la sceneggiatura non offre grandi spunti, tuttavia il Principe (ormai negli ultimi anni di attività) riesce ancora a mandare a segno delle buone battute e il suo estro riesce a tenere a galla il film fino alla fine.
    I gusti di Belfagor (Commedia - Giallo - Thriller)

  • Opera crepuscolare di Totò, nonché la sua ultima parodia. Non tutto è da buttare e dimostra di potersela giocare con altri lavori dell’attore. Certo non è un film ambizioso, ma si lascia vedere con piacere. L’attore non è caricato dalla necessità di strafare a causa del contorno minimale e nemmeno sembra sentire la responsabilità di caricarsi sulle spalle l’interno fardello. II risultato finale è comunque godibile.
    I gusti di Minitina80 (Comico - Fantastico - Thriller)

  • Uno degli ultimi Totò, stanco e affaticato, fa un tuffo nello spionaggio internazionale. Purtroppo non è certo uno dei film più riusciti del grande attore, ma è una macchina che, seppur lentamente, arriva a destinazione. La formula è solida e collaudatissima, una sorta di "ghe pensi mi" ante litteram, in cui Totò regge la baracca da solo, senza una vera e propria spalla, attraverso la sua arte mimica, fatta di gesti, espressioni e giochi di parole che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare. Niente di che. **
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò che distrugge la macchina fotografica di un turista tedesco; Il bagno turco.
    I gusti di Rigoletto (Avventura - Drammatico - Horror)

  • L'ultimo film in cui compare il nome di Totò nel titolo e questo crea un po di tristezza, pensando anche che il grande comico napoletano sarebbe morto l'anno dopo. Totò d'Arabia fa il verso a Lawrence d'Arabia non riuscendo però a convincere del tutto in quanto alcune scene risultano veramente inutili; diciamo che l'unico che si salva è proprio il grande Totò. Comunque il film non è assolutamente brutto e una guardatina la merita.
    I gusti di Taxius (Commedia - Horror - Thriller)

  • L'inizio non è male e due o tre risate - seppur a denti stretti, le strappa. Le note dolenti arrivano nella seconda parte. Infatti subentra una certa tediosità, che ben si esplicita nella lunghissima sequenza ambientata nel deserto. Nel cast, oltre al principe della risata, due facce note del cinema bis italiano: l'affascinante Nieves Navarro e il simpatico Fernando Sancho, voluti presumibilmente dalla produzione spagnola. Sorvolabile: **.
    I gusti di Digital (Fantascienza - Horror - Thriller)

  • Film modesto ma non infimo, questo di Totò che fonde, in chiave parodistica, Lawrence D'Arabia con James Bond. Certo, la farsa è grossolana, piuttosto statica e priva di grande trovate di sceneggiatura, produttivamente povera e diretta con sciatteria da Paolo Heusch, le gag sono spesso riciclate e sanno di rancido, ma il magistero di Totò, nonostante l'attore appaia invecchiato e irrigidito, ci offre ancora momenti di autentico dvertimento e ci regala sketch e giochi linguistici gustosi che tendono verso il surreale e il demenziale.
    I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)

  • Il film va visto unitamente al film Lawrence d'Arabia, perché da quest'ultimo alcune scene vengono parodiate. Renato Turi che aveva doppiato José Ferrer nel primo film qui doppia l'agente turco ripetendo le stesse battute "Hai gli occhi azzurri come il Mar Rosso!" e Totò ribatte "questo turco mi puzza di abbruciaticcio!", dichiarando un'oggettiva omosessualità del turco, solo velata nel primo film! Un Totò una volta tanto filmato all'estero a Barcellona dopo averlo visto a Parigi. Fatto raro perché Totò non amava i viaggi troppo lunghi. Cameo di Nando Sancho.
    • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "00 è la licenza di uccidere!" Totò risponde: "Ah! questo significa da voi lo 00, da noi significa un'altra cosa!".
    I gusti di Squash (Comico - Commedia - Horror)

Le incongruenze

  1. Quando l'agente 000sbarrato8 sorprende il tirolese a Barcelona con una macchina fotografica, gliela rompe gettandola a terra e calpestandola, ma nell'inquadratura successiva non c'è niente a terra.
  2. Totò si rade con il rasoio elettrico rubato a Mister Tops. Al cambio d'inquadratura impugna il rasoio in modo diverso.
  3. Totò legge un dossier segreto ponendoci sopra un foglio semitrasparente con dei buchi fatti apposta per evidenziare delle parole particolari. Quando l'inquadratura è stretta sul foglio, ci sono 4 buchi di uguale grandezza sul foglio, uno sopra l'altro. Quando invece l'inquadratura è più larga i buchi sono 5, irregolari e disposti in maniera completamente diversa.
  4. Totò e Castellani viaggiano nel deserto in groppa ai dromedari. Negli stacchi ripetuti più volte (dai primi piani alle panoramiche) essi appaiono affiancati e, immediatamente, distanziati di 4 - 5 metri, in fila indiana...
  5. Nella scena in cui Totò parla con i suoi superiori (sir.Bains e sir.Turner) gli cade il sigaro che stava fumando per terra ma lui sapientemente va avanti facendo finta di niente.
  6. Toto', gira il mappamondo dicendo che ha trovato la localita' segreta che e' sul confine del Kuwait, ma se notate bene il Kuwait si vede benissimo in un'altra parte del mappamondo .

www.bloopers.it


Totò d'arabia (1965) - Biografie e articoli correlati

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Riferimenti e bibliografie:
  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • l.p. (Leo Pestelli), «La Stampa», 19 febbraio 1965
  • vice, «Il Tempo», 13 marzo 1965
  • ag. sa., «L'Unità», 13 marzo 1965
  • «Il Messaggero», 13 marzo 1965
  • L.S., «Momento Sera», 14 marzo 1965
  • Valentino De Carlo, «La Notte», 30 aprile 1965
  • Vice, «Corriere della Sera», 30 aprile 1965