L'Onorevole in vagone letto
All'interno della rivista «C'era una volta il mondo», presentata in "prima" al Teatro Valle di Roma il 21 dicembre 1947, viene presentato per la prima volta il famoso sketch del "Vagone letto", interpreti con Totò Isa Barzizza e Mario Castellani. La breve scena ebbe un tale successo di pubblico che, durante lo svolgersi della tournée, Totò volle ampliarlo dagli otto minuti della durata fino ad oltre un'ora, in gran parte improvvisando le battute. Lo sketch fu poi ripreso nella rivista successiva «Bada che ti mangio!» e riproposto successivamente in versione cinematografica nel film «Totò a colori» del 1952 e in una versione più alleggerita in «Totò a Parigi» del 1958. Infine, all'interno della serie televisiva "Tuttototò" del 1966, nell'episodio «Premio Nobel» ritroviamo per l'ultima volta Totò con Mario Castellani e Sandra Milo interpretare il famoso sketch.
Lo sketch del vagone-letto come ci è stato tramandato da «Totò a colori» è un po’ una summa dell’arte comica di Totò, e vi ritornano molte gag e molti tormentoni già noti: la frase «lo sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo», ad esempio, si era già sentita nell’Imperatore di Capri; sulle mani addosso e sui "tocchi e ritocchi" era già impostato il duetto fra Totò e Fabrizi in Guardie e ladri; e la trovata esilarante della maschera antigas risale addirittura al primo film di Totò, Fermo con le mani. Ma qui tutto funziona alla perfezione, ogni divagazione sembra necessaria, anche il già noto sembra ritrovare una sua verginità. E dire che il testo di partenza, privato delle improvvisazioni di Totò e compagni, sarebbe tutt'altro che eccezionale: a ben guardare non c'è neanche una trama, e l’unica vera idea narrativa (la signora che si rivela una ladra) viene esaurita in pochi secondi e poche battute. Quello che conta è solo e soltanto il modo in cui Totò riesce a ingigantire per più di venti minuti uno spunto di partenza minimo, banale: una serie di acrobazie nel vuoto, di variazioni su un tema quasi inesistente. Come la Quinta Sinfonia di Beethoven: un’architettura sonora di trenta minuti e più poggiata su quattro semplici, banali, insignificanti note, tà-tà-tà tà. Qui più che mai trionfa l’individualismo di Totò, la sua mancanza di rispetto per i ruoli, per le cariche, per i nomi: perché è a cominciare dagli appellativi e dai cognomi che si esercita la spocchia di chi detiene il potere o crede di detenerlo. Così la pura e semplice affermazione di sé diventa senza volerlo satira politica, anzi satira antipolitica; e Totò diventa l’uomo qualunque in eterna lotta contro il nemico numero uno: il potere, l’autorità. Senza manifesti, senza programmi, senza intenzioni: semplicemente mostrando la realtà per quella che è dietro ai nomi e agli aggettivi che ce la vogliono far sembrare diversa. Totò, il candido e ignorante Totò, scambia l’uomo politico per un ladro: non sa che in Italia un mestiere vale l’altro, e forse il vero insulto sarebbe scambiare un ladro per un uomo politico.
Enrico Giacovelli
La scena cinematografica integrale e completa del Wagon Lit, il più famoso in assoluto, su cui è nata tutta una letteratura e che può essere studiato da tanti punti di vista, primo tra tutti quello della grandezza recitativa di Totò, che riesce a immettere nell'episodio una carica comica straordinaria, fatta di impercettibili movimenti e di tonalità linguistiche esilaranti, di non-sense e di battute fulminanti (quel trombone di suo padre, c'è a chi piace e a chi non piace, sono un uomo di mondo. Ho fatto tre anni di militare a Cuneo, parli come badi, ecc.) in un crescendo e in un complesso recitativo di altissima scuola.
Era un insieme di cose che aggiungeva ogni sera. Per quanto riguarda lo sternuto, aveva cominciato con un accenno, vedeva che il pubblico ci stava e allora la seconda sera lo allungava un po', però continuava a fare tutto quello che aveva fatto la sera prima. Una cosa si agganciava all'altra, con un rigore assoluto: inventava molto e, se riteneva che funzionasse, una volta che la metteva a punto non cambiava più una virgola.
Isa Barzizza
Totò: Ho capito... sua sorella si mette in Bocca la Trombetta di quel trombone di suo cognato... e suo cognato ha in Bocca la trombetta di quel Trombone di sua sorella...
Trombetta: Il caso mi interessa... Ne voglio fare una interrogazione alla Camera... Tanto io parlo domani... E parlerò della vera democrazia... Basta con questi grassi borghesi che vogliono farsi l'amante a ogni costo, e rendere schiave le donne, che noi... difenderemo dai loro reazionari artigli... e alle quali ridaremo la libertà... la libertà di stampa... la libertà di pensiero...
Totò: Sì, perbacco! Anch'io farò l'interrogatorio alla Camera... e dirò alla cameriera: "Io voglio una libertà... La libertà provvisoria!"
Doveva durare dieci minuti: alla fine eravamo arrivati con Castellani, la mia spalla, a un'ora e forse più. A Foggia uno spettatore si sentì male dal divertimento, dovettero chiamare l'ambulanza. Lo chiamavano sketch, ma era un lungo atto, tutto inventato. Ma in teatro era una cosa: l'ho fatto per il cinema e tutto si è infiacchito; forse perché mancava il fiato del pubblico, quel fiato che ti scalda il collo, ti sveglia l'animo.
Antonio de Curtis
In cinema è molto divertente perchè Totò ci ha messo cose molto carine, però a teatro era un'altra cosa
Isa Barzizza
E se l'on. Tombetta oggi fosse della Lega?
Ecco a voi il più famoso sketch della storia del teatro leggero italiano, «l'onorevole in vagone letto», con Totò, la sua spalla abituale Mano Castellani e una splendente Isa Barzizza. Come sempre la sua trasposizione sulla carta non è che una pallida orma di quello che accade sulla scena o sullo schermo. Manca un intero armamentario di segni convenzionali per indicare le pause, te intonazioni, le sottolineature, gli appoggi, i falsetti, gli slittamenti. Senza contare le espressioni facciali, la gestualità, le controscene. Tanto è vero che a un certo punto è segnato sul copione un soggetto delle valigie, cosi come nei concerti in forma classica era segnata la cadenza per l'esecutore dello strumento solista. Ma sia pure ridotto a una pallida larva, il testo trasmette ugualmente la sua prorompente comicità. La situazione è classica: un luogo chiuso e degli estranei costretti a una coabitatone forzata. Tanto vero che nelle sue versioni cinematografiche lo sketch è girato tutto di seguito, come un piano sequenza, con un’inquadratura frontale fissa, come girava Chaplin ai tempi del muto.
Il personaggio dell’onorevole è un’invenzione geniale: tronfio, vacuo, un pallone gonfiato che rivendica i suoi privilegi. Quando lo sketch fu scritto e girato per la prima volta, l’onorevole era chiaramente un democristiano, anche se non è detto da nessuna parte, per evitare gli strali della censura L'onorevole Trombetta lo si immagina votato da quella Vandea di pecoroni che poi lo subissa di richieste e di raccomandozioni. Totò, alla notizia che l’onorevole nella vita civile faceva l’ostetrico, osserva che ha fatto bene a farsi eleggere perchè «con le ostriche si deve guudagnanare poco... Perché non si fa una bella cassetta di sigarette americane...», vendicando in tal modo l'Italia oppressa dalla democristianeria imperante. Le costruzioni censorie fanno bene alla comicità. Allo stesso modo, quando più avanti la signora Barzizza li informa che un uomo armato vuole uccidere lei e i suoi occasionali compagni di viaggio, mentre l’onorevole tromboneggia: «Ne voglio fare un'interrogazione alla Camera, parlo domani...». Totò contrappone un: «lo parlo adesso... e senza peli sulla lingua... vi dico che la paura mi frega». E via di questo passo. Rivisitandolo oro, viene la tentazione di attualizzarlo, attribuendo l'onorevole Trombetta al gruppo della Lega Nord. Per cui tutto torna, dal momento che l'onorevole precisa: «Mia sorella da signorina faceva Trombetta, adesso invece mia sorella maritata fa Trombetta in Bocca». E' consolante pensare che la sorella dell'onorevole leghista abbia sposato il fratello di Giorgio Bocca; si spiegherebbe cosi anche il mio appoggio a Formentini. Inutile poi ricordare cosa significa, fin dai tempi delle Malebolge di Dante, «fare trombetta».
Questo sketch dà modo a Totò di disegnare ancora una volta il personaggio di borghese anarchico, scompigliatore dell'ordine stabilito, irrispettoso delle convenzioni linguistiche, finto tonto per non pagare il dazio e fare il cascamorto con le belle signore. «Non cominciamo a fare camorre!», grida al conduttore del Wagon Lit che vuol farlo dormire qui. Mentre la comicità mimica di Totò è straordinaria e complessa, quella verbale è semplice, affidata al gioco dei fraintendimenti e alla ripetizione di un dettaglio avulso dal suo contesto naturale a cui Totò si appiglia come ad un’ancora di salvezza. Un esempio fra i tanti la signora Barzizza irrompe nello scompartimento e chiede ospitalità ai due occupanti perchè un uomo, che lei ha conosciuto a Rapallo, la perseguita e vuole ucciderla. Quest'uomo lei lo ha visto alla stazione e Totò precisa: «a Rapallo!». Poi lei aggiunge che l’uomo l’ha inseguita sul treno e che è armato. E Totò ripete: «a Rapallo!». Attenzione: non si tratta di un puro espediente meccanico per scatenare la risata (alla Drive In, per intenderci); quel Rapallo! rappresenta anche il desiderio assurdo del pauroso Totò che quell'uomo armato non si trovi in stazione e sul treno ma sia rimasto a Rapallo, quel Rapallo che a forza di essere ripetuto fuori dal suo contesto logico diventa pura astrazione. Certo, nessuna analisi, per quanto accanita, riuscirà mal a dare la formula per far ridere; la comicità dopo tutto è sostanzialmente una questione di tempi esatti fino alla frazione di secondo e questo stesso sketch, recitato da altri e con tempi diversi, farebbe a malapena sorridere.
Bruno Gamabrotta, «L'Unità», 28 gennaio 1993
Quando Totò chiese lo sconto ad Andreotti
L'inconro in treno nel '57, il ministro disse no. L'attore disse al ministro delle Finanze: «Nella vita ognuno ama essere sopravvalutato ma io lo sono soltanto dal Fisco»
«L'umiltà è una virtù stupenda» scrisse tanto tempo fu Andreotti in un suo inedito "Schema di Dottrina Civica" ma non quando si esercita nelle dichiarazione dei redditi». Anche quarant'anni orsono gli artisti di grido cercavano di non pagare le tasse: e anche allora i ministri delle Finanze si davano da fare per convincerli ad aprire i cordoni della borsa. L'unica differenza è che tutto avveniva nella massima discrezione, magari in una cabina della Wagon-lit, comunque senza feste e senza televisioni.
Uno di questi artisti renitenti era Totò. Il ministro delle Finanze era appunto Andreotti, l'anno poteva essere il 1957. Di sicuro il loro incontro avvenne in un vagone letto, d'estate sulla tratta Nizza-Roma. Quando sentì bussare Andreotti era già in cabina, in pigiama e giacca da camera. Aprì e si trovò di fronte il Principe Totò, in elegante tenuta da yacht man, accompagnato da Franca Faldinì, che volevano augurargli la buona notte.
Un po' si conoscevano. L'attore fu come al solito signorile, cortese e simpatico, ma probabilmente era mosso da una questione che andava un po' oltre la gentilezza. Disse che non avrebbe mai voluto approfittare del ministro in vacanza, o ancora di più in quella inconsueta situazione (un po' come Pavarotti con D'Alema durante la cena coreana del marzo scorso) per porre certi suoi urgenti problemi, ma che avrebbe gradito incontrarlo in ufficio per illustrarglieli. Si lasciò comunque sfuggire una battuta piuttosto eloquente; «Nella vita ognuno ama di essere sopravvalutato, ma io lo sono solo dal Fisco». Andreotti fissò un appuntamento per il lunedì seguente.
Ora, quell'incontro si tira appresso un che di leggendario e cinematografico: nel vagone letto è infatti ambientato uno doi più celebri e spassosi siparietti di Totò, che non a caso ha come spalla un politico, il quale a sua volta ha la sventura di chiamarsi Trombetta. Nel film questo onorevole Trombetta è costretto a dividere la carrozza con Totò, musicista incompreso, autonominatosi «il cigno di Caianiello». I due vengono subito a diverbio. A un certo punto Trombetta, arrogante, si rivela: «Io sono un onorevole!», grida «un o-no-ro-vo-le!». Ed è qui che Totò se lo guarda con aria scettica, aggiustandosi la bombetta che ha in testa. «Un onorevole?» chiede con una smorfia di disgustosa incredulità. «Si!» tuona quell'altro, sempre più altezzoso. «Ma mi facci il favore!» ribatte Totò con surreale potenza. Fine.
Secondo una leggenda cinematografica questa scena sarebbe una vendetta di Totò contro Andreotti, che proprio per via delle tasse gli avrebbe ispirato la figura spregevole dell'onorevole Trombetta. Ma il film è del 1952, mentre Andreotti arriva alle Finanze tre anni dopo.
Nella realtà, il lunedì seguente Totò fu ricevuto al ministero. Come Pavarotti si lamentò per l'esosità del fisco e come Pavarotti provò a chiedere sconti. Come Pavarotti, probabilmente che ha addirittura uno sorta di agenzia per le iniziative di charity il Principe de Curtis rivendicò la quantità di denaro da lui utilizzato per fare beneficienza. Come Pavarotti fece presente l'ingiustizia per un troppo lungo intervallo fra la produzione del reddito e gli accertamenti. Come Povarotti, infine, tirò in ballo altri migliori sistemi fiscali, in primis quello americano. Il ministro Andreotti che ha rivelato il tutto in Visti da vicino, seconda serie e di recente pure in un'intervista al Mattino - lo stette a sentire senza troppo contraddirlo. Ma alla fine, come a Pavarotti, consigliò una rateizzazione della somma. Che Totò scucì, sia pure lontano dai riflettori.
Filippo Ceccarelli, «La Stampa», 28 luglio 2000
(Ambientazione: cabina del vagone letto del treno Napoli-Milano)
CONDUTTORE: Prego, Onorevole, di qua... Ecco... il suo posto... questo di sotto... numero 15. (gli porge il biglietto)
ONOREVOLE (Castellani): Grazie... e di sopra chi c’è?
CONDUTTORE: Non so. E prenotato, ma non si è visto ancora nessuno...
ONOREVOLE: lo prendo spesso questo treno, appunto perché è quasi sempre mezzo vuoto... Mi secca moltissimo stare in cabina con gente che non conosco...
CONDUTTORE: Deve avere un po’ di pazienza, Onorevole... Stasera abbiamo un po’ di affollamento... E sabato... Se ha bisogno... suoni...
ONOREVOLE: Grazie... Vado a letto subito... perché ho un sonno da morire...
CONDUTTORE: Buonanotte e buon riposo, Onorevole! (fracasso interno)
TOTÒ (entrando nel corridoio): Capotreno, personale viaggiante, ferrovieri... ausiliari... scambisti... lampisti...
CONDUTTORE (accorrendo): Cosa c'è? Chi è?
TOTÒ: Sono un viaggiatore in borghese... Cerco il mio posto...
CONDUTTORE: La prego signore, di non fare baccano... C’è gente che dorme, cosa cerca? La terza classe, forse?... E giù, in coda...
TOTÒ: Quale capo e coda! Io ci ho il posto per questo carrozzone qui!
CONDUTTORE: Lei ha il biglietto per il Wagon Lit...
TOTÒ: No, no... qui, qui...
CONDUTTORE: Appunto, dico... Lei ha il biglietto per il Wagon Lit?...
TOTÒ: Non cominciamo a fare camorre... Io ci ho il biglietto per il vagone qui... e solo Iddio sa quello che mi costa!
CONDUTTORE: E allora, se ha il biglietto per qui... vuol dire che ce l’ha per il Wagon Lit...
TOTÒ: Mi scusi... lei è scemo? Come è possibile che io ho il biglietto per questo vagone qui... e me ne vado a quell’altro vagone lì?...
ONOREVOLE (entrando nel discorso): Guardi, signore... Scusi se mi intrometto... Lei è in equivoco... Wagon Lit... sarebbe appunto vagone letto ...vagone letto in francese... Wagon Lit... chiaro?...
CONDUTTORE: In sostanza... si diceva lo stesso... favorisca il biglietto... (prende il biglietto che gli porge Totò) Lei ha il 16... Quello è il suo posto. E scusi tanto... Se ha bisogno di me...
TOTÒ: Mi stanno portando le valigette?
CONDUTTORE: Appena verranno... sarà mio dovere... prenderle, (via)
TOTÒ (osservando l'Onorevole): Che brutta faccia!
ONOREVOLE (che si vede osservato tra sé, battuta a concetto)
TOTÒ: Deve essere un tipo losco... qualche rapinatore... quasi quasi lo faccio arrestare...
ONOREVOLE (tra sé): Parla solo... mah... Permette?...
TOTÒ: Che cosa?
ONOREVOLE: Permette che mi presenti? Io sono l’Onorevole Cosimo Trombetta...
TOTÒ: Come?
ONOREVOLE: Trombetta...
TOTÒ: Trombetta... Trombetta... questo nome non mi è nuovo.
ONOREVOLE: Infatti... Il mio nome è molto noto... In Italia di Trombetta ce ne sono parecchi.
TOTÒ: Altro che... sentiste a Piedigrotta... Ma... allora io ho conosciuto an-che suo padre...
ONOREVOLE: Possibilissimo... Mio padre ha molte conoscenze...
TOTÒ: Eh! Chi è che non conosce quel trombone di suo padre!
ONOREVOLE: No, no! Guardi!... Lei confonde Trombetta con Trombone... scusi... se io mi chiamo Trombetta... anche mio padre fa Trombetta... viceversa...
TOTÒ: ... sua sorella...
ONOREVOLE: ... mia sorella...
TOTÒ: ... fa Trombone...
ONOREVOLE: ... già fa Trombone, (riprendendosi) No... cosa mi fa dire?... Mia sorella non fa Trombone... da signorina faceva Trombetta, come tutti noi... Adesso, invece, mia sorella, da maritata... fa Trombetta in Bocca...
TOTÒ: Ho capito... sua sorella si mette in bocca la trombetta di quel trombone di suo cognato... e suo cognato ha in bocca la trombetta di quel trombone di sua sorella...
ONOREVOLE: No, no... non ci siamo... Lei non m’ha capito...
TOTÒ: Beh... pensiamo alla salute! E che mestiere fate?
ONOREVOLE: Mah... Veramente da quando sono stato eletto... Non esercito più la mia vera professione... Io sono ostetrico...
TOTÒ: Ah, certo, certo di questa stagione! E poi, con le ostriche si deve guadagnare poco... Perché non si fa una bella cassettina con le sigarette americane...
ONOREVOLE: Ma cos’ha capito, Lei? Io ho detto «ostetrico»... non «ostricaro». Roba da pazzi! Giovanotto... poca confidenza! E ricordatevi che io sono un onorevole...
TOTÒ: Cosa siete?...
ONOREVOLE: Un onorevole...
TOTÒ: Ma chi?...
ONOREVOLE: Come chi?... (la voce del facchino dal finestrino)
VOCE: Signore... le sue valigie... (soggetto delle valigie)
SIGNORA (Isa Barzizza) (entra appena terminato il soggetto delle valigie. Si ferma, richiudendo dietro di sé la porticina. Non parla, ma dimostra una viva agitazione)
TOTÒ (dopo i soggetti vari): Signora Tromba...
ONOREVOLE: Prego... Trombetta...
TOTÒ: E va bene... poi, in fondo... Trombetta... è diminutivo di Tromba...
ONOREVOLE: Smettetela...
TOTÒ: Chi è, vostra moglie?
ONOREVOLE: Nemmeno per sogno...
SIGNORA: Buonasera signori...
TOTÒ: Buonasera...
SIGNORA: Loro devono perdonarmi, signori... sono stata audace ad entrare in uno scompartimento-letto, occupato da due uomini sconosciuti... ma sono stata costretta a farlo... un caso... di forza maggiore... Si tratta della mia vita... e se qualcuno mi ha vista entrare qui dentro... ne può andare di mezzo anche la vostra...
ONOREVOLE: Ma signora... ci spieghi, per carità, cosa le è accaduto...
TOTÒ: Se è caduto qualche cosa, lo cerchiamo subito...
SIGNORA (presentandosi): Sono la signora Simonetta Bagnaioli... della Stufa...
TOTÒ: Piacere... (all’Onorevole) La signora Saponetta Bagnata nella Stufa... 11 signor Cosimo Violoncello...
ONOREVOLE: Trombetta... Trombetta. Ma se non vi riesce di chiamarmi Trombetta... chiamatemi Onorevole...
TOTÒ: Non posso...
ONOREVOLE: E perché?...
TOTÒ: La mia coscienza... non me lo permette!
ONOREVOLE: Andate al diavolo! Dica, Signora... continui pure...
SIGNORA: Sono inseguita da un uomo, un uomo prepotente, violento, sanguinario... Ebbi la sventura di conoscerlo a Rapallo... durante la stagione balneare... S’innamorò di me follemente... Voleva ad ogni costo che io diventassi la sua amante... Ma... io ebbi paura... e fuggii... Non l’avessi mai fatto. La mia fuga... l’ha inasprito ancora di più... ed ora mi ha fatto sapere che dovunque e con chiunque mi incontrerà... mi ucciderà... e ci ucciderà...
TOTÒ: Signò... abbiate pazienza... Proprio qua dovevate entrare?...
ONOREVOLE: Roba da pazzi! Il caso mi interessa. Ne voglio fare una interrogazione alla Camera... Tanto io parlo domani...
TOTÒ: Io parlo adesso... e senza peli sulla lingua... vi dico che la paura mi frega.
ONOREVOLE: E parlerò della vera democrazia... Basta con questi grassi borghesi che vogliono farsi l’amante ad ogni costo, e rendere schiave le donne, che noi... difenderemo dai loro reazionari artigli... ed alle quali ridaremo la libertà... la libertà di stampa... la libertà di pensiero...
TOTÒ: Sì, per bacco! Anch’io farò l’interrogatorio alla Camera... e dirò alla cameriera: Io voglio una libertà... la libertà provvisoria...
ONOREVOLE: Ma non interrompete sempre... Signora, continui...
SIGNORA: Ora, mentre ero qui, in stazione, aspettando il treno... l’ho visto quel mascalzone... era sull’altro marciapiedi...
ONOREVOLE: E lui l’ha vista?...
SIGNORA: Altro che!
TOTÒ: Ed era sempre a Rapallo?
SIGNORA: Ma no... era qui...
TOTÒ: Appunto, dico...
SIGNORA: Io per sfuggirgli... son saltata su questo treno... e mi sono rifugiata qui... da loro. Ho fatto bene?
TOTÒ: Eh!... Un capolavoro... Mò stiamo a posto.
ONOREVOLE: Ma lui... Che se n’è fatto?
SIGNORA: Io temo che m’abbia vista salire... e che ora sia qui, sul treno, a cercarmi dappertutto... è armato...
TOTÒ: A Rapallo...
ONOREVOLE: Ma possiamo avvertire la polizia...
SIGNORA: No, no... Niente scandali, per carità...
ONOREVOLE: Come vuole... ma... certo... sarebbe bene...
SIGNORA: Io chiedo loro un solo favore... Accordarmi ospitalità e non costringermi ad uscire...
TOTÒ: Ma certamente. Tanto io che il signor Clarino...
ONOREVOLE: Prego... Trombetta...
TOTÒ: ... che il signor Trombetta siamo stati molto tempo all'Ospedale... e siamo moldo ospedalieri...
ONOREVOLE: La situazione non è lieta... ma... ormai ci siamo... piuttosto... come l’aggiusteremo?
SIGNORA: Oh... niente complimenti... Io non voglio disturbare... me ne starò in piedi... qui... nell’angolino... buona buona... zitta zitta...
ONOREVOLE (in disparte, a Totò) Ma... ditemi un po’... come faremo? I letti sono due... Noi siamo in tre... Come facciamo?... Non possiamo permettere che la signora passi la notte in piedi...
TOTÒ: Certamente... Non sarebbe cavalleria! Bisognerà studiare un mezzo come salvare cavolo e capra...
ONOREVOLE: E già... Una risoluzione che ci consenta di star comodamente tutti e tre...
TOTÒ: Io avrei trovato... come accomodarci tutti e tre comodamente...
ONOREVOLE: Meno male... E come? come?
TOTÒ: Adesso... se non sbaglio... è mezzanotte. Fino alle sei domani mattimi che arriviamo a Roma.,, son giuste sei ore... possiamo dividere questo sp.i zio in due riprese... Vuol dire che le prime tre ore la signora dormirà ohi me... pazienza!... Le altre tre ore invece, io dormirò con la signora... l’.i zienza!
ONOREVOLE: Qua la pazienza la perdo io, a ragionare con voi!... Ma vi semina possibile, attuabile, una risoluzione simile?...
SIGNORA: Forse i signori sono in imbarazzo per colpa mia...
ONOREVOLE: No, no per carità... stiamo studiando la maniera per aggiustila I tutti e tre...
SIGNORA: Mi dispiace tanto... che per causa mia...
TOTÒ: Io... il modo l’avrei trovato...
ONOREVOLE: Certo... chi cerca trova...
SIGNORA: Sentiamo... Sentiamo...
TOTÒ: La signora si coricherà nel letto di sotto... Io mi coricherò in queliti di sopra... e il contrabbasso lo mettiamo nel corridoio...
SIGNORA: Quale contrabasso?
ONOREVOLE: Io, signora, non so nemmeno più chi sono! Trombetta! Il miti nome è Trombetta! Lui si confonde... (a Totò) Ma siete pazzo?
SIGNORA: Certamente... una trombetta e un contrabasso nel corridoio!
ONOREVOLE: Signora... ci si mette pure lei?
SIGNORA: Cari amici, giacché siete tanto gentili e carini... considerato ili< volete per fona che io resti qui con voi... cerchiamo di aggiustarci alla miglio tutti e tre...
TOTÒ: Ma sì... Bisogna essere pratici...
SIGNORA: Così... come capita capita... A voi non piace l’imprevisto?
TOTÒ: Eh... specialmente quando poi l’imprevisto si vede!
SIGNORA: E allora, se permettete... io vado a letto...
(Soggetto. Si preparano per passare la notte)
ONOREVOLE: La vostra idea di dividere in due tempi le sei ore di viaggio £ l'u nica attuabile! Però faremo così... Le prime tre ore di letto... le farò In, perché sono stanchissimo e, per giunta, devo parlare domani... Voi farete il secondo turno...
TOTÒ: Va benissimo. Io mi accoccolo qua e vi aspetto. Ma voi, le vostre tre ore fatele svelte svelte...
ONOREVOLE: Non fate lo spiritoso. Tre ore sono tre ore. Signora, chiedo si u sa, vado a letto perché sono stanco e poi... domani...
TOTÒ: ...deve parlare...
SIGNORA: Dovete parlare? E dove?
ONOREVOLE: Alla Camera, signora.
SIGNORA: Alla Camera? E perché? Cosa fate alla Camera?
TOTÒ: Suona il flauto...
ONOREVOLE: Si, suono il flauto! Ma cosa diavolo mi fate dire? Scusate, signora, io non suono il flauto. Sono un Onorevole.
SIGNORA: Oh, piacere... Quale onore...
ONOREVOLE: Grazie, signora buona notte, (si mette a letto come a soggetto)
SIGNORA: Venite qua, voi, vicino a me. Fatemi un po’ compagnia. Io, vedete, in treno non posso dormire... Specialmente stasera, vicino ad un simpaticone come voi... Su... Raccontatemi qualche barzelletta!
TOTÒ: Non ne conosco, signora.
SIGNORA: Vi piace la musica da camera?
TOTÒ: Oh, tanto! Ne vado pazzo. E voi?
SIGNORA: Io sono musicista. E voi ve ne intendete?
TOTÒ: Altro che! Figuratevi che ho il cugino d’un fratello d’un mio amico che suona l’organo...
SIGNORA: Non scherzate! Sentite se questo motivo vi piace, (accenna un motivo. Totò la segue. Via via fanno un baccano indiavolato. L’Onorevole protesta) Che noioso! Non si può neanche fare un po’ di musica!...
TOTÒ: Se se ne andasse ci farebbe proprio un gran piacere. Lasciate fare a me! Ho un’idea. Ora vedrete! Voi assecondatemi... (si mette cappello e cappotto dell’Onorevole, tira fuori la rivoltella. Spara ed urla) Ah, brutta vigliacca! Ti ho trovata! Ammazzo tutti! (soggetto. L’onorevole balza dal letto, si butta a pesce dal finestrino aperto. I due cantano a squarciagola).
Riferimenti e bibliografie:
- "Poi dice che uno si butta a sinistra", (Enrico Giacovelli), Gremese Editore, 1994
- "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- "Totò proibito" (Alberto Anile) - Ed. Lundau, 2005
- "Tutto Totò" (Ruggero Guarini) - Gremese, 1991
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Bruno Gamabrotta, «L'Unità», 28 gennaio 1993
Filippo Ceccarelli, «La Stampa», 28 luglio 2000