Rondinella Giacomo
(Messina, 30 agosto 1923 – Roma, 26 febbraio 2015) è stato un cantante e attore italiano.
Biografia
Giacomo Francesco Carmine Rondinella nasce a Messina il 30 agosto 1923, figlio di Ciccillo e di Maria Sportelli, cantanti e attori specializzati in un repertorio di genere napoletano. I genitori, inizialmente restii all'idea che il ragazzo ripercorresse le loro tracce, lo fanno crescere lontano dalle scene e lo iscrivono alla scuola nautica per conseguire il diploma di capitano di lungo corso.
Durante la Seconda guerra mondiale viene arruolato in Marina, nel Reggimento "San Marco", e dopo l'Armistizio di Cassibile, lascia la divisa e si dedica al pugilato con scarsi esiti, dopodiché decide di entrare nel mondo dello spettacolo, risultando vincitore ad un concorso di Voci Nuove indetto da Radio Napoli all'inizio del 1944. Inizia così una vera e propria carriera come cantante melodico-sentimentale, diventando, in breve tempo, una delle star della canzone napoletana.
Nel 1945 partecipa alla rivista Imputati... alziamoci! di Michele Galdieri, dove interpreta per la prima volta la canzone Munasterio 'e Santa Chiara, destinata a diventare un successo mondiale. Viene richiesto anche per alcuni spettacoli messi in scena da Garinei e Giovannini, quali Cantachiaro n. 2 accanto alla Magnani e Gino Cervi (1945), Sono le dieci e tutto va bene con la Compagnia Za-Bum (1946) e Black and White (1951); quindi Sotto i ponti del Naviglio di Bracchi con Tino Scotti (1949) e La piazza di Galdieri con Dapporto (1952).
Alto, prestante, di aspetto fisico gradevole, abbastanza fotogenico, piuttosto disinvolto, Rondinella non sfugge ai produttori cinematografici consapevoli del successo che il giovane cantante può ottenere sullo schermo, soprattutto sul pubblico femminile, e dal dopoguerra in poi egli inizia una carriera cinematografica di tutto rispetto. Giunge a girare anche dieci pellicole all'anno come nel 1954, ma è spesso invischiato in dolciastre storielle sentimentali e drammoni a forti tinte. Comunque altre volte viene utilizzato al meglio in film di ottima fattura, con registi importanti quali Rossellini in Dov'è la libertà? o Cortese in Violenza sul lago, dove impersona un cinico e arrogante individuo, totalmente diverso dai "bravi giovanotti" a lui sempre offerti, cui si aggiungono spettacoli teatrali trasposti sullo schermo come Carosello napoletano, al quale ha partecipato nel 1950. Nel 1961 partecipa al Giugno della Canzone Napoletana. Buona parte del suo successo è dovuta anche a Totò, che lo ammirava e gli ha affidato molte delle sue canzoni, come la celebre Malafemmena, da lui lanciata nel 1951. Ha, a sua volta, il merito di aver scoperto due attrici italiane: Virna Lisi e Marisa Allasio.
Rondinella ha vissuto per molti anni a Toronto, dove ha gestito un teatro di rivista, e si è poi ritirato dalle scene all'inizio degli anni novanta, salvo per la partecipazione al festival musicale in memoria di Enrico Caruso. Aveva inoltre altri sei fratelli, tra cui Luciano, anch'egli cantante e attore, ma con minore fortuna.
Sposatosi nel 1947 con Ada Alese, dalla quale nel 1949 ha avuto il figlio Roberto, prematuramente scomparso, è rimasto vedovo nel 2013. È morto il 26 febbraio 2015, all'età di 91 anni, nell'ospedale S. Andrea di Roma e seppellito nel cimitero di Palestrina, un piccolo comune della provincia di Roma.
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
Dia Gallucci, «Film d'oggi», 27 maggio 1953 - Giacomo Rondinella
Giacomo Rondinella, che aveva subito da poco una leggera operazione alla gola ha voluto tornare in palcoscenico senza il consenso dei medici, per evitare alla sua compagnia un disastro finanziario. Questo gesto generoso gli è costato una ricaduta che lo ha costretto, la settimana scorsa, ad interrompere lo spettacolo. Gli specialisti, però, sono del parere che osservando uno stretto periodo di riposo, il cantante potrà riprendere la sua attività artistica.
Decisamente questo vuole essere l'anno nero di Giacomo Rondinella: un anno che era cominciato in maniera così propiziatoria, che aveva visto in giugno al festival di Napoli, il
successo quasi assoluto del cantante, non avrebbe dovuto concludersi in maniera così drammatica. Lunedì, 17 dicembre, alle ore 16,30, dal palcoscenico del teatro Universale di* Genova, Giacomo Rondinella interrompeva l’esecuzione di «Guaglione» e chiedendo scusa agli spettatori si ritirava immediatamente nel camerino. Aveva risentito il dolore lancinante che a Torino l’ayeva condotto alla famosa operazione.
Il teatro Universale era straripante di gente entusiasta e ansiosa: da quasi due mesi, nel grande atrio del teatro, che è il più bello e centrale di Genova, proprio a due passi da piazza De Ferrari, ed a metà di quella bella strada che è la via XX settembre, erano stati affissi grossi manifesti colorati con il viso del cantante mentre lunghi striscioni annunciavano «Giacomo Rondinella, il trionfatore del Festival di Napoli, fra poco a Genova».
Rondinella ritratto giorni fa a Genova, mentre all’ingresso del teatro viene assalito dalle sue ammiratrici. Dopo il periodo di riposo prescrittogli dai medici, il cantante riprenderà la sua attività, iniziando un film «Il primo amore», del quale sarà protagonista, regista e soggettista.
Ih, popolare cantante di Napoli, quando il dottor Ferrerò lo visitò all’ospedale Maria Vittoria di Torino, in un primo momento non volle credere alle parole del sanitario che gli diceva «Lei deve stare in assoluto riposo per un paio di giorni e poi forse sarà necessario operare alle corde vocali». Dapprima non volle credere, poi dovette crederci perchè sentiva che era vero. E tutto questo forse significava la fine di tutto un mondo, una vita ed un sogno : significava, come immediati riflessi, la sospensione di una impresa che era costata milioni, la miseria improvvisa per decine e decine di persone che lo avevano seguito, fra cui quelle sei graziose ragazze londinesi che da Parigi gli erano venute dietro fino in Italia. Da giugno, Rondinella non piangeva, da quando al teatro del Mediterraneo di Napoli, la folla della sua terra e della sua città gli tributava un trionfo entusiasmante.
Poi tutto parve sistemarsi nel migliore dei modi: l'operazione fu abbastanza breve. Si trattava in effetti di un piccolo polipo, non più grosso di un'unghia, che si era attaccato ad una delle corde vocali. Il chirurgo mostrò al cantante la piccola crescita di carne e sorrise dicendogli: «Ed ora lei canterà meglio di prima!».
Il giorno tragico
Un bel giorno prese la grande decisione : il medico gli aveva detto di avere ancora pazienza, ma non voleva proprio più aspettare. Si sentiva bene, la voce c’era e limpida e squillante come sempre, e Milano lo attendeva. Esordi il io dicembre alle ore 16,15: il teatro Smeraldo era pieno come ad una prima della Wanda Osiris.
Rondinella uscì sul palcoscenico e subito la folla diede in un urlo incandescente : fu roba da fare accapponare la pelle. La voce C'era ed andava forte : tutto era quindi dietro le spalle, il polipo, le lacrime, le incertezze. E fu così per una settimana: allo Smeraldo ogni sera si fecero incassi mai visti, esauriti tutti i posti e, la sera di domenica, 16, i cristalli della porta d'ingresso furono infrànti e la cassiera, Gina Sanna, ferita da una scheggia.
E il pomeriggio, quel pomeriggio, alle ore 16,30, ritornò il dolore: fu dapprima una fitta, leggera e timida, passeggera: Giacomo era ancora nel suo camerino, lo stesso che aveva occupato fino a qualche giorno prima Nunzio Gallo. Ci aveva trovato un biglietto dell'amico «In bocca al lupo!», e un mazzo di fiori del suo club genovese. Alla fitta in gola, si guardò allo specchio stupito: non poteva ricominciare, non doveva! Il dolore non tornò fino a quando si ritrovò sul palcoscenico: aveva ringraziato il pubblico, salutava Genova che non vedeva da tanti mesi, sorrideva ad un gruppo di marinai napoletani che dalla platea gli aveva lanciato un saluto in perfetto dialetto partenopeo; poi aveva cominciato a cantare «Guaglione». Proprio all’attacco del secondo ritornello risentì acutissimo il dolore. Prima come una lama che trafigge la gola, poi sempre più massiccio come una morsa crudele, gli mancò il fiato ed allora fece un cenno all'orchestra, abbassò le braccia; si guardò smarrito attorno mentre in platea si faceva silenzio e disse piano, con voce roca, che non ce la faceva, che lo scusassero, ma aveva bisogno di ritirarsi un attimo in camerino. Stava per cadere nella disperazione più nera quando gli tornò alla mente quello che gli aveva raccomandato il medico di Torino «Non abbia fretta di ricominciare» : e invece lui aveva avuto fretta, forse anche troppa. Ma come avrebbe dovuto fare? Si era sotto Natale e occorrevano quattrini per i suoi compagni, non poteva abbandonarli così per tanto tempo. Il suo attaccamento alla professione lo aveva tradito.
Fu subito chiamato un medico, e questi potè escludere fortunatamente una ricaduta: si trattava solamente della ferita non ancora completamente cicatrizzata, che era stata sottoposta ad eccessivo sforzo. Giacomo sorrise, anche perchè il medico gli disse che forse avrebbe potuto riprendersi molto presto, fra un paio di giorni, ma che comunque era consigliabile non si strapazzasse, e che non cantasse più di due, tre canzoni. A Milano certe sere aveva cantato anche quindici canzoni e come unica cura si era limitato a bandire le sigarette e ai sulfamidici.
Ora Giacomo sorride serenamente: è più tranquillo. Dice soltanto che difficilmente dimenticherà questi giorni della fine del 1956. «Sono senz’altro i più brutti della mia vita: peggio della miseria e della fame. Non avere voce, non poter cantare! sarebbe peggio che uccidermi!». Intanto studia attentamente il suo programma futuro: fino a marzo girerà con la compagnia, poi in primavera realizzerà un film nel quale non sarà solamente attore ma anche autore del soggetto e regista. Il film si intitola «Il primo amore». Dopo il film parteciperà a due operette televisive, ad una serie di trasmissioni di «Una voce nella sera», sempre per la TV, e poi partirà per gli Stati Uniti dove lo attende una lunga tournée che toccherà le principali città e alcuni centri del Canadà.
Mentre ci raccontava queste cose, Giacomo si guardava nello specchio e si toccava la gola con un cornetto rosso: «Me l’ha regalato un ammiratore napoletano, è benedetto nell’acqua di San Gennaro: speriamo mi porti buono». Glie lo auguriamo pure noi.
Gigi Movilia, A. E., «Sorrisi e Canzoni», 30 dicembre 1956
Prima di raccontarvi qualcosa del mio passato mi pare giusto e utile rispondere alla domanda che, in questi ultimi tempi, mi viene rivolta da ogni parte: «E' vero che lascerai il canto per il teatro di prosa ?». Chi, tra le mie ammiratrici e i miei ammiratori, non mi ha rivolto questa domanda a voce o per iscritto? Bene, rispondiamo .dunque e mettiamo le cose in chiaro. Non lascerò il canto; continuerò a incidere disdai, parteciperò a tournées, a spettacoli, a trasmissioni radiofonici» e televisive. Ma, contemporaneamente, svolgerò anche un’attività come attore di prosa.
Calma, ragazzi, e non inquietatevi. Questa esortazione la rivolgo a coloro — buoni amici del resto, lo dimostrano anche così — che mi scrivono lettere di fuoco protestando contro la mia decisione. Qualcuno mi ha chiamato perfino «disertore», figuratevi! Chi mi aiuta a gridare ai quattro venti che io amo il canto, che non abbandonerò il canto, che canterò fin quando ci sarà gente disposta ad ascoltarmi? La musica leggera è stato il mio primo amore: ma, se nella vita sentimentale non si possono concepire al tempo stesso due amori, nella vita artistica si può. Per questo io vi dico che la prosa è il mio secondo amore. E dovete comprendermi.
Del resto — non so se lo sapete — io sono nato da un padre cantante e da una madre attrice di prosa. Mio padre ebbe molto successo ai suoi tempi come interprete di canzoni; mia madre si chiamava Maria Ma-falda Sportelli, era sorella di Franco Sportelli, famoso capocomico del teatro di rivista, e conobbe anche lei il suo periodo di celebrità. A tutto questo, (voglio dire al fattore ereditario e all’esempio quotidiano) i i miei in verità si sforzarono di non dare importanza. Mio padre anzi diceva qualche volta: «Mi batterò con tutte le mie forze perchè Giacomino non si metta a fare l’artista !». Si battè, infatti, con tutte le sue forze. E. se non c’è riuscito, vuol dire proprio che la mia vocazione era irresistibile;
Sono nato a Messina, dove una tournée in quei periodo aveva condotto mio padre e mia madre. Vissi per anni l’esistenza di tutta la gente di palcoscenico: treni, camere d’albergo, ristoranti, strade sempre diverse, amici sempre diversi. Giocavo nei camerini degli attori e tra le quinte. Non fosse stata sufficiente l’eredità che portavo nel sangue, il fascino di quella vita mi avrebbe comunque conquistato. Ma mio padre e mia madre conoscevano anche quel che a me era ignoto, e cioè il rovescio della meravigliosa medaglia: la stanchezza, le preoccupazioni, l’incertezza del domani... Le inevitabili spine sul cammino di ogni artista. Perciò, appena possibile, mio padre mi iscrisse all’Istituto Nautico, figuratevi ! Aprire una carriera di Capitano di Lungo Corso davanti a un ragazzo che sognava solo di poter divenire cantante o attore..
Comunque, all’Istituto dovetti andarci e ci andai Cercai di cavarmela come meglio mi fu possibile e a diciotto anni, col mio bravo diploma in tasca, mi presentai a mio padre. «E a-desso ?» chiesi con disinvoltura. «Adesso — rispose con altrettanta disinvoltura lui — o vai all’Accademia di Livorno o inizi la carriera del mare col diploma che hai». Non è che mi aspettassi di sentirgli dire: «Adesso ti metti a cantare o a recitare», ma insomma speravo in un’esitazione che aprisse la strada a un colloquio. Così scelsi Livorno e partii.
Ora capita che ogni tanto qualcuno mi chieda: «E avresti fatto l’ufficiale di Marina se gli eventi bellici non ti avessero portato a vivere altre avventure ?». Bè. non credo: anzi sono proprio certo di no. Comunque le cose andarono come vi dirò. C'era la guerra e, arrivati 'i miei vent’anni, mi spedirono a Trieste con la «San Marco». L’armistizio sopravvenne quasi subito. Decisi di darmi alla macchia, come si dice, puntando verso Roma. Ci crediate o no, impiegai sei mesi per raggiungere la capitale. Il fatto si è, riflettete, che compii il viaggio a piedi...
A Roma dovetti chiudermi tra quattro mura per non finire tra le braccia delle SS le quali mi ricercavano. Tra i mesi trascorsi in viaggio e quelli trascorsi in clausura ne ebbi di tempo libero per meditare sul mio avvenire! Ero ormai maturo per una decisione — l’unica possibile, l’arte — quando una sera venne a farmi visita il maestro Mario Ruccione, autore di tante canzoni di successo. Mi disse: «Sto organizzando uno spettacolo musicale al teatro Cola di Rienzo. Vuoi partecipare?».
Figuratevi se volevo. Mi dimenticai che in giro c’erano ancora le SS e uscii con Ruccione. Feci le prove e poi lo spettacolo. Devo dire che la mia vita artistica s’iniziò con un colpo di fortuna. Indovinate infatti chi assistette a quella serata? Il maestro Nello Segurini. La mia voce gli piacque. Mi fece chiamare e mi propose, nientedimeno, di partecipare a una serie di trasmissioni radiofoniche con la sua orchestra. Mio padre si arrese: cos’altro avrebbe potuto fare?
Da allora ho sempre cantato o partecipato a numerose riviste, a trasmissioni, a tournèes in Italia e all’Estero, ho inciso dischi; ma ho anche recitato interpretando un buon numero di film. Nel prossimo inverno affronterò il teatro di prosa. Non datemi del «disertore»: sono uno che ha due amori, semplicemente. Reciterò e continuerò a cantare. Sono nato da un cantante e da un’attrice, ve l’ho detto.
Giacomo Rondinella, «Noi donne», anno XII, 1957
«Il Musichiere», 8 ottobre 1960 - Giacomo Rondinella
Discografia
78 giri
1948: La luna ti dirà/Due parole a Maria (Fonit 12801)
1949: Mmiezz''o grano/'Na sera 'e maggio (Fonit 13135)
1951: Luna rossa/Me so 'mbriacato 'e sole (Fonit 13525)
1951: Luna rossa/Anema e core (Fonit 13633)
1951: Malafemmena/Che m'ha saputo fà stu quarto 'e luna (Fonit 13657)
1951: I pensieri volano/Una bottiglia di cognac (Fonit 13662)
1951: Bimba gelosa/Il valzer del '900 (Fonit 13663)
1951: Vostra bellezza/Nostalgia di Roma (Fonit 13664)
1951: Luna rossa/Anema e core (Fonit 13683)
1952: Aggio perduto 'o suonno/Nun si 'na femmena (Fonit 13858)
1952: Femmina/Aggio perduto 'o suonno (Fonit 13907)
1952: Varca lucente/Margellina (Fonit 13998)
1952: Sciummo/Litoranea (Fonit 14002)
1953: Napule ca se ne va!.../Nun me scetà (Fonit 14209)
1953: E spingole frangese!/Mamma mia, che vò sapè (Fonit 14216)
1953: Come le rose/Stornelli dell'aviatore (Fonit 14250)
1954: Serenata embè/Ddoje lacreme (Fonit 14605)
1955: Buongiorno tristezza/Incantatella (Fonit 14827)
1955: Anema e core/Me so 'mbriacato 'e sole (Fonit 15042)
1956: La vita è un paradiso di bugie/Nota per nota (Fonit 15231)
1956: 'A palummella/Suspiranno 'na canzone (Fonit 15364)
1956: Nun t'addurmì/Suspiranno 'na canzone (Fonit 15367)
1956: Guaglione/Chella llà (Fonit 15387)
1958: 'O calippese napulitano/Giulietta e... Romeo (Fonit 16042)
1958: Manco p''a capa/Canzone 'e Napoli (Fonit 16072)
25 cm
1954: Giacomo Rondinella (Fonit LP 115)
1955: Giacomo Rondinella (Fonit LP 157)
1956: Giacomo Rondinella al 4º Festival della Canzone Napoletana (Fonit LP 195)
1956: Giacomo Rondinella (Fonit LP 208)
1958: Le canzoni dell'8º Festival di San Remo interpretate da Giacomo Rondinella (Fonit LP 255)
1958: I successi di Modugno interpretati da Giacomo Rondinella (Fonit LP 258)
1958: Giacomo Rondinella (Fonit LP 263)
1958: VI° Festival della Canzone Napoletana 1958 (Fonit LP 272)
1958: VI° Festival della Canzone Napoletana 1958 (Fonit LP 273)
33 giri
1964: 'O sole mio (Fonit-Cetra, LPQ 09007)
1966: Napoli (Fonit-Cetra, LPP 61; nell'album canta anche Tullio Pane)
1972: Guappi e cammorra (Fonit-Cetra, LPP 187)
1974: Napoli e la sceneggiata (Cinevox, SC 33.25)
45 giri
1956: Piccerella/Guaglione (Fonit SP 30051)
1956: Nun t'addurmì/Dincello tu (Fonit SP 30052)
1956: Suspiranno 'na canzone/Na voce 'na chitarra e 'o poco 'e luna (Fonit SP 30053)
1956: Scapricciatiello/Maruzzella (Fonit SP 30054)
1956: Statte vicino a me/Te sto aspettanno (Fonit SP 30055)
1956: Malafemmena/'Nu quarto 'e luna (Fonit SP 30056)
1956: Sciummo/Aggio perduto 'o suonno (Fonit SP 30057)
1956: Luna rossa/Anema e core (Fonit SP 30058)
1957: Piccolissima serenata/Cu fu? (Fonit SP 30169)
1958: Amare un'altra cosa/Non potrai dimenticare (Fonit SP 30221)
1958: Tiempe belle/Gina mia (Fonit SP 30227)
1958: Tuppe-tuppe, mariscià/Torna a vucà (Fonit SP 30303)
1958: Giulietta e Romeo/'O calippese napulitano (Fonit SP 30306)
1958: Voce 'e notte/Torna a Surriento (Fonit SP 30374)
1958: Silenzio cantatore/Tic-tì tic-tà (Fonit SP 30375)
1958: 'Na sera 'e maggio/Funiculì funiculà (Fonit SP 30377)
1958: 'O sole mio/I' te vurria vasà!... (Fonit SP 30378)
1958: Torna!/Passione (Fonit SPF 30379)
1958: 'A resatella/Va, musica d'amore (Fonit SP 30393)
1959: Presentimento/Dduje paravise... (Fonit SP 30674)
1959: L'addio/'E quatt''e maggio (Fonit SPF 30678)
1960: Mamma/Come pioveva! (Fonit SP 30775)
1961: E aspetto a tte/Ce steva na vota (Fonit SP 30955)
1961: Serenella/Tu si comme 'na palummella (Fonit SP 30984)
1961: Pazzianno... pazzianno/Non essere timida (Fonit SP 30986)
1962: Il nostro amore/Il bacillo dell'amore (Fonit SP 31038)
1962: Simmo 'e Napule... paisà/'E spingole frangese (Fonit SP 31074)
1962: Serenata malandrina/Te voglio bene (Fonit SP 31099)
1963: Canto all'amore/Si tu (Italsud ITN 1127)
1963: Nun lassà Surriento/Canto all'amore/ (Italsud ITN 1154)
1963: 'A chitarra e tu/Si tu (Italsud ITN 1155)
1964: So' turnato cu tte/Schiavone (RCA Italiana PM45-3283)
1967: Malafemmena/Guapparia (Italbeat, FC 2491)
1967: Canzuncella 'mbriaca/Voglio a tte (Italbeat, FC 2492)
1967: Bbona furtuna!/Carcerato (Italbeat, FC 2493)
1967: Brinneso/Lacreme napulitane (Italbeat, FC 2494)
1967: Zappatore/'E figlie (Italbeat, FC 2495)
1968: Meno 10 meno 5 meno 4 meno 3/Amalfi (CJA Records, CQ 1600; lato A cantato insieme a Maria Paris; lato B canta Giacomo Rondinella)
1968: M''o levo o nun m''o levo/Sì tu (CJA Records, CQ 1601)
1968: Guappetella/Voglio a tte! (Hello, HR 9011)
1969: Giuvanne simpatia/Canzuncella 'mbriaca (Storm 4043)
1969: N'angiulillo/I' so' felice! (Zeus, BE 247)
1971: Guagliò, chella te 'mbroglia/Surriento (Hello, HR 9057)
EP
1955: 'E cummarelle/Sciummo/La donna riccia/'Na voce, 'na chitarra (Fonit EP 4048)
1957: Casetta in Canadà/Corde della mia chitarra/Usignuolo/Scusami (Fonit EP 4147)
1957: Serenatella 'e maggio/Storta va... deritta vene/Felicità/'O treno d''a fantasia (Fonit EP 4189)
1957: Malinconico autunno/Lazzarella/'Nnammurate dispettuse/Napule, sole mio (Fonit EP 4190; il terzo brano in duetto con Miranda Martino)
1957: Sott'er cielo de Roma/L'eco del cuore/Venticello de Roma/Nina se voi dormite (Fonit EP 4268)
1958: Chiove a zeffunno/Giulietta e Romeo/'O cantastorie/Serenata arraggiata (Fonit EP 4292; il secondo brano in duetto con Licia Morosini)
1958: Suonno a Marechiare/Tuppe-tuppe, mariscià/Vurria.../Canzuncella pettecola (Fonit EP 4293)
1958: Sincerità/Rosì, tu sei l'amor!/Torna a vucà/Basta 'ammore pè campà (Fonit EP 4294)
1958: Mandulino d'o' Texas/Maistrale/'O palluncino/Nun fà cchiù 'a frangese (Fonit EP 4295)
1959: Addio sogni di gloria/Guapparia/'O surdato 'nnammurato/Voce 'e notte (Fonit EP 4391)
Filmografia
(salvo dove indicato diversamente, s'intende un ruolo d'attore)
Notte di tempesta, regia di Gianni Franciolini (1946)
L'isola del sogno, regia di Ernesto Remani (1947)
Ultimo amore, regia di Luigi Chiarini (1947)
Natale al campo 119, regia di Pietro Francisci (1947)
Fiamme sul mare, regia di Michał Waszyński e Vittorio Cottafavi (1947)
Napoli milionaria, regia di Eduardo De Filippo (1950)
Domenica d'agosto, regia di Luciano Emmer (1950) - colonna sonora
Porca miseria!, regia di Giorgio Bianchi (1951)
Città canora, regia di Mario Costa (1952)
Solo per te Lucia, regia di Franco Rossi (1952)
Viva il cinema!, regia di Enzo Trapani e Giorgio Baldaccini (1952)
Dov'è la libertà?, regia di Roberto Rossellini (1952)
Cuore di spia, regia di Renato Borraccetti (1953)
Dieci canzoni d'amore da salvare, regia di Flavio Calzavara (1953)
...e Napoli canta!, regia di Armando Grottini (1953)
Femmina senza cuore, regia di Renato Borraccetti (1953)
Finalmente libero, regia di Mario Amendola e Ruggero Maccari (1953)
Siamo ricchi e poveri, regia di Siro Marcellini (1953)
Voto di marinaio, regia di Ernesto De Rosa (1953)
Viva la rivista!, regia di Enzo Trapani (1953) - colonna sonora
Carosello napoletano, regia di Ettore Giannini (1953)
Lettera napoletana, regia di Giorgio Pàstina (1954)
Desiderio 'e sole, regia di Giorgio Pàstina (1954)
Cento serenate, regia di Anton Giulio Majano (1954)
Cuore di mamma, regia di Luigi Capuano (1954)
Mamma, perdonami!, regia di Giuseppe Vari (1954)
Napoli terra d'amore, regia di Camillo Mastrocinque (1954)
Piscatore 'e Pusilleco, regia di Giorgio Capitani (1954)
Disonorata (senza colpa), regia di Giorgio Walter Chili (1954)
Di qua, di là del Piave, regia di Guido Leoni (1954)
Violenza sul lago, regia di Leonardo Cortese (1954)
Viaggio in Italia, regia di Roberto Rossellini (1954) - colonna sonora
Addio, mia bella signora!, regia di Fernando Cerchio (1954) - colonna sonora
Cantami: Buongiorno Tristezza!, regia di Giorgio Pàstina (1955)
Quando tramonta il sole, regia di Guido Brignone (1955)
Urlo contro melodia nel Cantagiro 1963, regia di Arturo Gemmiti (1963)
Zampognaro innamorato, regia di Ciro Ippolito (1983)
Arrivederci, Giacomo Rondinella...
Diversi anni fa, circa venti, alla fine degli anni Novanta, ci fu uno spettacolo estivo sul piazzale esterno del complesso fieristico detto "Le Ciminiere" di Catania, in piena estate: fra i cantanti ospiti in una sera di fine luglio, c'era un "divo" della grande canzone napoletana in Italia e nel mondo: Giacomo Rondinella. Era stato per decenni negli Stati Uniti, aveva assunto in parte lo "stile Sinatra". Fu una serata memorabile, interpretata con quella voce melodiosissima che le nostre mamme, nonne e zii amavano: una voce unica, che non a caso fu scelta dal Principe De Curtis, in arte Totò, per fargli incidere, nel 1951, la celeberrima canzone "Malafemmina", che è ancora un successo irripetibile, perchè legata alle sue inclinazioni vocali. Giacomo, anzi Giacumì, come lo si chiamava allora, è morto nella notte tra mercoledì 25 e giovedì 26 febbraio, presumibilmente di vecchiaia, ultranovantenne, nella sua casa alle porte di Roma. Con lui scompare un'epoca indimenticabile, quella dell'Italia del dopoguerra, della felice ricostruzione, della miseria e dei sentimenti: l'Italia del Motom (chi lo ricorda, il famosissimo ciclomotore che fu fondamentale in quegli anni... chi lo ha ancora, chi lo cerca, non lo dimentica più), delle biciclette Bianchi, di Coppi e Bartali, della radio nella stanza buona, delle cronache di Carosio, dei primi programmi televisivi, dei governi De Gasperi e Fanfani, delle case popolari... soprattutto, una Patria di cuore. Quel "cuore" che la melodia napoletana rappresentava esplicitamente, e ora non c'è più. Oblìato? Speriamo, o illudiamoci che nascosto sia.
Rondinella era figlio e nipote di attori (anche suo fratello Luciano cantava, ed è un discografico), e mentre la sua famiglia era in giro a rappresentare commedie e sceneggiate, in Sicilia nasceva: a Messina precisamente, nel 1923. Ritroviamo nelle cronache del 1946, quando imperversava la passione per il referendum pro monarchia o repubblica, la famiglia Rondinella a Catania, in "M'avita perdunà", "Catene" e la classica "Pupatella". Il popolo sgomitava per assistere a questi spettacoli che coniugavano l'impeto delle masse con l'istinto e i classici sentimenti del meridione.
Ma Giacomo era bello, era aitante: doveva fare del cinema per cui, debuttando nel 1944 (contemporaneramente a un altro grandissimo, Sergio Bruni, "the voice of Naples"), scelse per lo più la carriera cinematografica, dove peraltro trasportò (in teatro fu ingaggiato, tramite Totò, nelle compagnie di Eduardo e Peppino De Filippo) le sceneggiate dei genitori, in un sequel di melodrammi benissimo diretti da registi artigiani e professionisti come Pàstina, Brignone, Giannini, Majano, Costa, Mastrocinque e con attori tratti dal teatro partenopeo: i fratelli Beniamino e Dante Maggio, Tina Pica, il celebre catanese Giovanni Grasso junior. Fece coppia con Maria Fiore in molti films amatissimi dalle "sartine", come era moda nei primi anni Cinquanta: e scoprì Virna Lisi, che con lui recitò pure in quelle pellicole, quasi tutte rigorosamente in un bellissimo bianco\nero. Rivederle oggi è una gioia e un diletto, se si considerano gli anni trascorsi. Rondinella ha fatto pure fotoromanzi, un genere in quel tempo molto à la pàge, assai venduto. "Piscatore è Pusilleco" fu un fortunato feuilletton di codesto filone. Fra "Città canora", "Desiderio e sole", "Lettera napoletana", "Cuore di mamma" (con la celeberrima soprano Toti Dal Monte), i titoli dei suoi films, sono un canto purissimo al popolo italiano -in particolare le classi più umili, c'era sempre la coscienza di classe in quelle pellicole, ove trionfavano i buoni propositi ma sempre tra gente della medesima estrazione sociale- che con assoluta ed intemerata virtù si sollevava dalla tragedia della guerra, in pieno entusiasmo e con la voglia di vivere, che oggi è assente o spenta nelle generazioni.
Giacomo Rondinella vola negli anni Sessanta e Settanta in America, capisce che i tempi sono cambiati ma lui resta lo stesso, lo stesso di "Guapparia", "Munasterio e Santa Chiara" e "Tiempe belle e na vota": sarà ultimamente ospite in tv per programmi di revival, ma era solo l'eco di anni irripetibili.
Vogliamo ricordarlo con un abbraccio ideale, come si fa per un grande artista che non se ne va del tutto, perchè l'Oriente eterno accoglie l'anima ma il ricordo resta perenne, in quanti ne amarono le doti supreme e le note nostalgiche di epoche la cui dolcezza scolora fra le vie dell'infinito.
Riferimenti e bibliografie: