Salvietti Agostino
(Napoli, 28 agosto 1882 – Napoli, 2 dicembre 1967) è stato un attore italiano.
Cenni biografici
È stato uno dei più noti attori dello storico Teatro napoletano nei primi decenni del Novecento. Nel 1936-37 fu tra i dirigenti del "Sindacato Fascista Lavoratori Operette, riviste e varietà".[1] Tra i suoi lavori teatrali vi sono Pulcinella principe in sogno, La terra non gira e La follia dei brillanti. Numerose le collaborazioni con Titina ed Eduardo De Filippo, con Pina Gallini e Tecla Scarano.
Ebbe anche una discreta attività radiofonica.
Ha lavorato anche nel cinema come caratterista in decine di pellicole a fianco dei più grandi attori del Novecento: da Totò e Peppino De Filippo a Gina Lollobrigida, Sophia Loren e Vittorio De Sica.
Agostino Salvietti, della aristocratica famiglia dei Salvietti d’Acciaiolas, nacque a Napoli il 28 agosto 1882. Si dedicò in un primo momento agli studi di giurisprudenza (allievo del grande avvocato Marsico), poi alla pittura (allievo del grande Casciaro). Ma ben presto scoprì la sua indole artistica: piccolo, pingue e rubicondo, ebbe particine nell’operetta, poi nei cabaret. Rivelatosi buon attore, si esibì al teatro Nuovo al fianco dei tre Fratelli De Filippo (Pulcinella in sogno, La terra non gira, la follia dei brillanti) e con altri famosi attori (Strade, Bottega 900). Nel dopoguerra curò per la radio due rubriche molto seguite: Succede a Napoli dove coniò la frase che ho usato come titolo del post) e Lampione di Fuorigrotta. Fu importante attore caratterista al cinema: indimenticabile in Ieri oggi e domani; Gli Onorevoli (dove faceva la parte del cameriere di Antonio La Trippa), Totò, Vittorio e la dottoressa… Salvietti viveva al Vomero in via Aniello Falcone, alcuni dicono con l’unica figlia avuta in tarda età, altri con una sorella nubile ed esperta cartomante; nulla vieta di pensare che vivesse con entrambe. La casa era piena di reliquie del passato: mobili antichi, una raccolta enorme di Gazzette Ufficiali, retaggio dei suoi studi di giurisprudenza, e di quadri, retaggio della sua attività di pittore, che continuò a coltivare fino all’ultimo.
La stampa dell'epoca
Una popolate caricatura di vigile urbano, trasmessa settimanalmente da Radio Napoli, ha provocato una protesta del sindaco, malumore tra i vigili e minacce epistolari e telefoniche di rappresaglie contro il suo interprete
Napoli, maggio
L’interpretazione di uno dei personaggi della rubrica radiofonica ”Il lampione di Fuorigrotta”, a cura di Gino Capriolo e Gerardo Fischetti, che Radio Napoli mette in onda ogni domenica alle 14,30 precise, ha messo nei guai uno dei più noti attori comici napoletani, Agostino Salvietti, ultimo autorevole esponente della vecchia guardia del teatro vernacolo. Guai epistolari e telefonici, che hanno costretto il bravo interprete della parte di Saverio Percuoco — il classico vigile urbano da strapazzo, bonaccione e credulone — a starsene prudentemente rintanato tra le mura domestiche o ad uscire di casa soltanto con il sole allo zenit. E a disertare, adducendo motivi di salute, per qualche settimana il suo posto alla RAI., dove da quattro anni lavorava.
Saverio Percuoco è un personaggio che nacque dalla fantasia di due umoristi napoletani, Capriolo e Fischetti, nel maggio dell’anno scorso, a pochi giorni di distanza dalla costituzione del Corpo dei Vigili Urbani. Che, fra i molti sketch presentati settimanalmente dalla rubrica ”Il lampione di Fuorigrotta” (fino al ’54 il titolo della rubrica era "Succede a Napoli”), quello del vigile Saverio fosse destinato ad aver successo, lo si vide subito fin dalla prima trasmissione, andata in onda il 14 maggio del ’55. Infatti molte lettere di consenso, e poche di protesta, convinsero gli autori a persistere nella loro fatica.
Affinchè il lettore possa farsi un'idea del tenore della rubrica daremo un breve stralcio della prima trasmissione: «Pronta? Pronta? Casoria? Qui caserma dei vigili urbani di Napoli! C’è Sconciglia? Come? Sconciglia, sissignore Sconciglia Rafelina, la mia promessa? Chi sona io? Hè hè! Chi sona io! Sona Percuoco Saverio, vigilo urbano! Pronta! Ah, sì tu, Rafelì? Sissignore, io smontò! Da dova? Da cavalla? No! Smontò dal servizio... Figurati mi hanno messo alla surveglianza delle giardinette... Sai che ci sta il cartella: cittadini pruteggete le vostre giardine! Capirai, il generale Greco (l’assessore al Corso Pubblico), mio capa suprema, mi ha detto: ”Save’, tu ti metti vicino al calandario”... Questa del calandario è una grande penzata del Monicipio.. Tutte le notti un giardiniero si presenta al Maschio Angioino e sull’aiuola, con i fiori, cambia il numero del giorno e poi ci mette pure se è martedì, mercoledì, giovedì... Ed è una responsabilità! Putacaso si stonalo e ci dicono al giardiniero un giorno per un altro, il cittadino che sta alla parola del Sindaco pensa: non è oggi è domani che debbo pacare la cambiale. Viene la protesta e fa causa al Municipio».
A questa prima conversazione telefonica del vigile con la fidanzata ne seguirono altre. Ma ben presto, benché da parte degli autori non vi fosse intenzione di prendere in giro i trecento vigili della città, ma piuttosto di esercitare in maniera spiritosa la critica all’operato dei rappresentanti del Comune, incominciarono a farsi sempre più vive le proteste da parte di coloro che si ritenevano direttamente colpiti. La reazione fu esercitata nelle più disparate maniere. Per esempio — a seguito di una molto cortese richiesta inoltrata da persone dimoranti a Casoria, piccolo comune alle porte di Napoli — alla fidanzata del vigile Percuoco, Rafelina Sconciglia, non si dette fissa dimora: la parola Casoria infatti non venne mai più pronunciata nel corso della trasmissione. La faccenda del terribile vigile ebbe qualche eco anche in Consiglio Comunale.
Un giorno infatti il consigliere comunista Bertoli pronunciò la parola "Percuoco” e fece insorgere con veemenza il generale Paolo Greco, il quale dopo aver gridato all'indirizzo del consigliere d’estrema sinistra un «Percuoco siete voi», si soffermò sul fatto che la rubrica metteva in cattiva luce il Corpo dei Vigili.
Che lo sketch, in linea di massima, non fosse gradito alle guardie, agli ufficiali, ai consiglieri, a una parte degli assessori e al sindaco, fu dimostrato dal fatto che, sul finire dello scorso anno, all’allora direttore di Radio Napoli dottor Cremascoli (attualmente il direttore è il dottor Angelini) si presentò, con alla testa il vicecomandante dei vigili urbani, una commissione di guardie municipali per ottenere la "soppressione” di Saverio Percuoco. Si provvide, dopo questo intervento, ad attenuare il tono della parlata migliorando in certo modo l'italiano napoletanizzato — o viceversa — del Percuoco.
AGOSTINO SALVIETTI è l’attore napoletano che interpreta la figura del vigile Saverio Percuoco. Salvietti, che è uno degli ultimi rappresentanti dell’illustre teatro dialettale partenopeo, recitò per la prima volta nel 1909 in "Assunta Spina” di Bovio: aveva allora 25 anni. Fu in compagnia anche con i De Filippo. Oltre a essere attore, Salvietti è anche un apprezzato pittore.
Il 25 febbraio, che era domenica, il "Lampione di Fuori-grotta" oltre agli sketch "Signora a tutto servizio", ”Il generale Greco a lascia o raddoppia?", ”Il vigile Saverio Percuoco", ne mise in onda uno con una frecciata finale al sindaco Lauro. Il cronista diceva: «...Frattanto proviamo a immaginare nella sua infanzia il nostro attuale primo cittadino». Ecco alcune battute finali:
Padre: «Ma dove è andato a cacciarsi quello sforcato di Achilluccio?».
Madre: «Sta in giardino».
Padre: «E affacciati! Guarda che cosa fa: quello una ne fa e un’altra ne pensa!».
Madre (affacciandosi): «Achilluccio? Uh! Gesù, vedete che sta combinando! Lascia stare questi alberi! Li sta sradicando tutti quanti! Achilluccio, fermo! Che vuoi fare?».
Achilluccio (voce lontana):
«Mammà, sto giocando a fare il sindaco».
Questo salto indietro nel tempo con riferimento alla famosa "strage degli innocenti", gli alberi di piazza Municipio, non dovette piacere ad Achille Lauro che, nello stesso giorno, inviava al direttore di Radio Napoli, e per conoscenza al Prefetto e alla Presidenza del Consiglio una lettera della quale riportiamo qui qualche brano: «Egregio direttore, ho ascoltato per caso ieri alle ore 14.30 la trasmissione della rubrica radiofonica "Succede a Napoli" e come napoletano e come sindaco di questa città non posso non ribellarmi a questa infamia che si perpetua costantemente ai danni di Napoli e delle varie istituzioni dipendenti dalla amministrazione comunale che ho l’onore di presiedere e che — solo esse — sono deliberatamente prese di mira da detta rubrica la quale, con dubbio buon gusto, tenta di mettere in ridicolo tutto lo sforzo che si compie per dare a Napoli quel prestigio che le compete. Non solo, infatti le varie "battute” sono ampiamente denigratorie, ma ciò che è veramente condannevole è lo spirito che ha suggerito la messa in onda di questa rubrica, la quale, sotto il pretesto della satira, in effetti offende e danneggia Napoli in modo continuo e sistematico, proprio dalla stazione della sua trasmittente locale. Sono costretto, pertanto, a richiamare la sua attenzione su questa situazione che non sono disposto a tollerare ulteriormente per il buon nome di Napoli che io ho il diritto e il dovere di difendere fino alle estreme conseguenze, cosa che farò — se necessario — con estrema energia. Resto pertanto in attesa di una sua risposta chiarificatrice che mi comunichi i provvedimenti da lei adottati per porre fine a questo sconcio».
La lettera non ebbe l’effetto desiderato, e ”Il lampione di Fuorigrotta” continuò ad essere messo in onda dalla trasmittente napoletana.
Ed ecco, a mezzo aprile, ad Agostino Salvietti, viene recapitata nella sua casa al Vo-mero, in via Aniello Falcone 76, una lettera anonima, con la quale lo si invita con parole offensive e minacce a «non indossare più gli abiti del vigile Saverio Percuoco» e a finirla con quel suo «sì, smontò».
Il commendatore Agostino per non mettere in allarme la famiglia, si guarda bene dal rivelare alla moglie e alla figlia il testo della missiva. Crede e spera che si tratti di uno scherzo, e si sforza di non dare importanza alla cosa. Ma qualche giorno dopo, riceve una telefonata che non può non impassionarlo: ode all’altro capo del filo una voce roca, contraffatta: «Hai ricevuto la lettera? Pensa alla tua salute! Non fare più il vigile Percuoco».
Alla telefonata ne seguono altre, e alla prima lettera altre lettere, sempre più minacciose. Salvietti è preoccupato: telefona a Capriolo, e dopo avergli esposto dettagliatamente i fatti, lo prega di dispensarlo dal lavoro almeno per una settimana. Fortunatamente domenica 22 aprile il "Vigile Percuoco” non è in programma, quindi Salvietti beneficia di un "provvidenziale permesso”. Senonchè a grandi passi, si avvicina la trasmissione de! 29 aprile e con l’avvicinarsi del "tragico” giorno si rinnovano sotto forma di epistole e di telefonate le minacce.
La voce misteriosa esclama: «Non scherziamo. Finiscila con ” sì, smontò Ti aspetteremo all’uscita del portone, dopo la trasmissione».
Salvietti non sa più a quale santo votarsi: si rivolge a Capriolo, il quale gli consiglia di rivolgersi alla polizia, ma di polizia, ad evitare maggiori guai, l’attore non vuol sapere. Va dal generale Greco, il quale, benché sicuro che nessun vigile avrebbe mai osato agire in tal modo, per tranquillizzarlo, gli promette un’adunata generale dei suoi dipendenti con relativa indagine in profondità, e trattiene per l’inchiesta alcune lettere, una delle quali porta in calce una strana firma: «Gli arditi dei vigili urbani».
Venerdì 27 aprile il commendator Agostino, fattosi coraggio, si recò alle prove di "Saverio Percuoco”, ma il giorno successivo, impaurito da una ennesima telefonata ed effettivamente in preda ad una crisi nervosa, non si presentò per l’incisione. Si giustificò presso la Rai affermando di essere in precarie condizioni di salute: e in fondo diceva la pura verità.
Domenica 29 i radioascoltatori udirono perciò un’altra voce: una voce che non era quella del loro beniamino, e molti espressero il loro disappunto per telefono e per lettera. Qualcuno giunse ad affermare che avrebbe fatto la rivoluzione, che avrebbe messo a soqquadro Napoli. Il commendator Salvietti, dopo il riposo, offrì di nuovo la sua opera alla Rai, ma si sentì rispondere che se ne sarebbe parlato in seguito: Intanto i "misteriosi arditi” da un bel po’ di giorni non si fanno vivi.
Di recente il giornale portavoce del sindaco, dando risalto tipografico alla notizia, ha sostenuto che il caso Salvietti è un’ignobile manovra, che Radio Napoli ha adottato un pessimo costume di vita politica, accentuandolo proprio mentre ferve la campagna elettorale, che questo di Radio Napoli è un problema che va affrontato e risolto in altra sede, e infine che i vigili urbani I sono muniti di titoli di studio sia pure modesti, che hanno superato gli esami in tutta regola, e che la macchietta di Saverio Percuoco lede anche il prestigio e l’autorità del Corpo dei Vigili Urbani.
La Rai non si è data per vinta: imperturbabile, continua a mettere in onda, ogni domenica, ”Il lampione di Fuori-grotta” ovvero "Succede a Napoli”, mentre Salvietti, relegato sulla collina del Vomero, attende con pazienza che gli restituiscano il suo onesto lavoro.
Franco Avati, «Tempo», maggio 1956
Filmografia
Cinema
Totonno se ne va, regia di Goffredo D'Andrea (1924)
Napoli verde-blu, regia di Armando Fizzarotti (1935)
Musica in piazza, regia di Mario Mattoli (1936)
Non ti conosco più, regia di Nunzio Malasomma (1936)
Gli ultimi giorni di Pompeo, regia di Mario Mattoli (1937)
Napoli d'altri tempi, regia di Amleto Palermi (1938)
Inventiamo l'amore, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
Imputato, alzatevi!, regia di Mario Mattoli (1939)
Fra Diavolo, regia di Luigi Zampa (1942)
La donna è mobile, regia di Mario Mattoli (1942)
Canto, ma sottovoce..., regia di Guido Brignone (1946)
Sperduti nel buio, regia di Camillo Mastrocinque (1947)
Dove sta Zazà?, regia di Giorgio Simonelli (1947)
Anni difficili, regia di Luigi Zampa (1948)
L'isola di Montecristo, regia di Mario Sequi (1948)
L'uomo dal guanto grigio, regia di Camillo Mastrocinque (1948)
Il barone Carlo Mazza, regia di Guido Brignone (1948)
11 uomini e un pallone, regia di Giorgio Simonelli (1948)
Monaca santa, regia di Guido Brignone (1948)
Campane a martello, regia di Luigi Zampa (1949)
Marechiaro, regia di Giorgio Ferroni (1949)
Le due madonne, regia di Enzo Di Gianni e Giorgio Simonelli (1949)
Santo disonore, regia di Guido Brignone (1950)
Passione fatale, regia di Ernesto Grassi (1950)
I falsari, regia di Franco Rossi (1951)
Il mago per forza, regia di Marino Girolami, Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951)
Destino, regia di Enzo Di Gianni (1951)
Gli innocenti pagano, regia di Luigi Capuano (1952)
Processo alla città, regia di Luigi Zampa (1952)
Rimorso, regia di Armando Grottini (1952)
Un marito per Anna Zaccheo, regia di Giuseppe De Santis (1953)
Anni facili, regia di Luigi Zampa (1953)
Ivan, il figlio del diavolo bianco, regia di Guido Brignone (1953)
Passione, regia di Max Calandri (1953)
Carosello napoletano, regia di Ettore Giannini (1954)
Papà Pacifico, regia di Guido Brignone (1954)
Il guappo, episodio di L'oro di Napoli, regia di Vittorio De Sica (1954)
Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
Io, mammeta e tu, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1958)
Totò a Parigi, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
Totò nella luna, regia di Steno (1958)
Quel tesoro di papà, regia di Marino Girolami (1959)
A porte chiuse, regia di Dino Risi (1961)
Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
Le avventure di Mary Read, regia di Umberto Lenzi (1961)
Pugni pupe e marinai, regia di Daniele D'Anza (1961)
Gli onorevoli, regia di Sergio Corbucci (1963)
Adelina, episodio di Ieri, oggi, domani, regia di Vittorio De Sica (1963)
Una lacrima sul viso, regia di Ettore Maria Fizzarotti (1967)
Televisione
Annella di Porta Capuana, regia di Gennaro Magliulo (1963)
Michele Settespiriti, regia di Giuseppe Di Martino (1964)
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Franco Avati, «Tempo», maggio 1956