Alle nozze Mitri-Miss Italia lo sposo era allegro e la sposa emozionata

Il campione d'Europa ha rinunciato alla luna di miele per continuare gli allenamenti
Trieste, gennaio
Testimoni oltre seimila persone eccitate ed incontenibili, e circa trenta tra giornalisti e fotografi giunti dalle principali città italiane, il ventiquattrenne campione d’Europa dei "medi”, Tiberio Mitri, é la diciannovenne Miss Italia 1948, Fulvia Franco, sono stati dichiarati da padre Grego, nella chiesa di S. Antonio Nuovo, marito e moglie, dopo sette mesi di fidanzamento. Fulvia e Tiberio si conobbero in luglio, a Vaibruna, paesino del Tarvisiano, complice una motocicletta procurata al campione dal motociclista Corsi, assai noto negli ambienti sportivi.
La cerimonia ha avuto momenti sereni, ma anche drammatici allorché, poco dopo lo scambio degli anelli, i due sposi hanno dovuto scappare, per la troppa ressa nella chiesa, da una porticina laterale infilandosi in una vicina portineria e sottraendosi così alla nuova pa rosa stretta della folla che stava travolgendoli. «Neanche a Parigi dopo la vittoria su Stock, mi era accaduta una cosa simile», ha commentato più tardi Mitri. Dopo una decina di minuti gli sposi sono stati liberati da alcuni vigili i quali, formando uno stretto corridoio, hanno loro permesso di salire su una macchina che li ha condotti in un bar cittadino per il rinfresco agli invitati. Il rito nuziale è durato circa mezz’ora, ma la folla, all’interno della chiesa, si era piazzata due ore prima per mantenere le posizioni migliori.
"Fulvia - 15-1-1950”, era inciso nell’interno della fede destinata a Mitri; "Tiberio” e la stessa data quella per la Franco. I due si sono infilati i cerchietti d’oro tra i lampi al magnesio dei pochi fotografi riusciti ad entrare in chiesa, vincendo l’opposizione di alcuni preti che tentavano di tenerli indietro gridando: «Niente fotografi». Infatti a quanto si diceva, il giorno prima, sabato, il vescovo di Trieste in persona avrebbe proibito l’accesso di tutti i fotografi, meno uno. Ma al momento della cerimonia altri fotografi, invadendo la sacrestia, passando attraverso aule scolastiche e infilando di corsa stretti corridoi, riuscirono a svolgere il loro lavoro, sia pure faticosamente.
Fulvia Franco, ex studentessa liceale, era emozionatissima, "molto di più di quando mi elessero Miss Italia”, ha confessato. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Durante e dopo la cerimonia, molti i suoi sorrisi ma scarse le sue parole. Non così per l’ex meccanico e cassiere, ed ora tra i migliori pugilatori del mondo, Mitri, che appariva solamente pallido, proprio come quando sale sul ring per un incontro. Il più felice, almeno esteriormente, appariva Tiberio, il quale sfogava la sua gioia, prima e dopo la cerimonia, facendo esercizi di ”shadow boxing” o boxe con l’ombra. Fulvia, così ormai la chiamano i triestini, vestiva un abito bianco di raso damascato lungo fino ai piedi, molto stretto in vita; un velo bianco le partiva dai rossi morbidi capelli formando una piacevole soffice cappa candida. Scarpe a listini color argento. Niente rossetto, niente unghie laccate, naturali le sopracciglia. S’era solo lavata il viso più volte (come già fece quando partecipò al concorso per l’elezione di Miss Trieste, nel '48, a Sistiana) e basta. Appariva piuttosto ingrassata. Mitri indossava uno smoking dal taglio perfetto, non essendogli arrivato in tempo il tight, scarpe appuntite di camoscio nero, cravatta a farfalla pure nera.
L’intiera cerimonia si è svolta nella massima semplicità e in una atmosfera bonaria e familiare. Testimoni: per la sposa Nando Cerretti, il fotografo che la lanciò; per lo sposo il presidente della federazione pugilistica italiana Bruno Rossi. Moltissimi i fiori bianchi, vari e numerosi i regali, a centinaia i telegrammi di felicitazioni.
Contrariamente all’usanza, i coniugi Mitri non hanno compiuto alcun viaggio di nozze. Sono rimasti a Trieste e, subito dopo il rinfresco, si sono ritirati nella loro nuova casa di via Piccardi, in tre stanzette ammobiliate in tutta fretta sabato sera, causa il ritardo nella consegna. Tutto nuovo di zecca, in casa Mitri, ad eccezione di una bilancia da fornaio color verde che il campione teneva da anni nella sua cameretta e sulla quale sale tutte le mattine per controllare il peso, e una rosèa fisarmonica, lo strumento preferito dalla Franco, oltre al pianoforte.
Come si ricorderà, Fulvia Franco fece a suo tempo del cinema insieme con Totò nel film Totò al giro d’Italia. Ma vi venne quasi costretta dopo le elezioni di Stresa. «Detesto fare del cinema», ha dichiarato la signora Mitri, «e mai più nessuno mi vedrà dinanzi a una macchina da presa anche perché mio marito non me lo permetterebbe. Non è questo che chiedo a Tiberio. Quello che voglio e molto presto è un bambino, perché così mi sembreranno meno lunghi i giorni lontana da mio marito».
La luna di miele dei due sposi è durata un giorno soltanto perché Mitri non ha voluto assolutamente interrompere gli allenamenti. Già nel pomeriggio di lunedì, dopo due giorni di interruzione, era in palestra, alla Cantien, ad allenarsi sul quadrato e al sacco mentre martedì alle prime ore del mattino già faceva alla periferia della città del "footing”. I suoi propositi sono più che mai seri. «Ho moglie, adesso, è vero», diceva Mitri, «ma non per questo devo trascurare il mio mestiere. Al contrario. A Fulvia non basta che io sia campione d'Europa. Vuole che diventi campione del mondo e le voglio troppo bene per non accontentarla». E Mitri s’è messo subito al lavoro anche perché il 29 corrente dovrà combattere a Trieste col negro Sérge Barthélemy, che egli ha già battuto a Lugo l’anno scorso e che incontra per mantenere la forma. Dopo Barthélemy, sosterrà una esibizione il 6 febbraio a Gallarate con Mola e poi dovrebbe essere la volta di Milandri a Cagliari nella prima decade di febbraio. Indi Parigi, il "Palais des Sports" a marzo, dove Mitri già figura nel cartellone di una serata pugilistica internazionale. Sarà quello il viaggio di nozze.
Mitri, è certo, non ha alcuna intenzione di fare, come già accadde a Cleto Locatelli, l'italiano in Francia". L’organizzatore parigino Benaim tenterà di convincerlo, ma ne avrà una ris|>osta negativa. E di ciò bisogna rendere merito anche agli sportivi triestini i quali, temendo di perdere il loro beniamino, indirizzarono una lettera al comune di Trieste chiedendo per Mitri una palestra efficiente. E hanno vinto loro perché tra qualche settimana Mitri comincerà ad allenarsi in una palestra che sarà tra le migliori d’Italia.
Non si può dire con esattezza quale via sceglierà Mitri per la scalata al titolo mondiale dei pesi "medi", attualmente detenuto da Jack La Motta. Egli non deciderà nulla fino al giorno in cui saprà l’esito dell’incontro Villemain-La Motta, valevole per il titolo e che si disputerà a giugno. È comunque nelle intenzioni di Mitri incontrare Villemain in Europa e non è anzi improbabile che un incontro fra i due possa avere luogo proprio in quella riunione di marzo o in altra successiva. È evidente che una vittoria di Mitri su Villemain porrebbe automaticamente l’italiano in posizione tale da convincerlo a varcare subito l’Oceano per gli Stati Uniti. Ciò, comunque, avverrà solamente se gli organizzatori americani accetteranno le condizioni di Mitri: due incontri preliminari per farsi conoscere e il terzo per il titolo.
Nella lista dei pugilatori americani, che Mitri ha compilato e che vorrebbe incontrare, figurano La Motta e Rocky Graziano. Pare che uno dei due pugili, e precisamente il primo, in occasione dell’Anno Santo, abbia intenzione di battersi a Roma, sempreché nella capitale si renda libero lo Stadio Nazionale. Mitri non esclude un incontro con La Motta, che considera avversario pericoloso, ma non imbattibile: per questo, e per tutti gli altri eventuali combattimenti con stranieri, il nostro campione, comunque, attende gli eventi.
I triestini sono affezionatissimi al loro beniamino anche perché lo hanno visto nascere. Scolaro dall’intelligenza viva, Tiberio dovette abbandonare i libri assai presto essendo rimasto orfano di padre in tenera età. A 15 anni cominciò a lavorare come apprendista nei cantieri di Trieste e intanto teneva viva la sua passione per la boxe, nata in lui istintivamente. Da dilettante Mitri non rivelava particolari attitudini. Disputò in totale una ventina di combattimenti e il suo massimo traguardo di "puro” furono le semifinali del campionato italiano, ove peraltro venne sconfitto da Fontana, l’unico pugilatore che ha battuto Mitri, sia pure nei dilettanti. Fu una sera del ’45 che un commerciante veneziano di caffè, Poggi, vide per la prima volta Mitri. Aveva vinto contro uno di Pola per k.o. alla terza ripresa. Poggi, che aveva visto le magnifiche qualità di Mitri, lo sottopose poi a tre collaudi contro Zeoli, Fraccaro e Celegato che vennero battuti da lontano. Il suo allenatore di allora, che Mitri poi più non lasciò, era Fabris, pittore a tempo perso. Venne chiesto il suo passaggio al professionismo, l’ottennero, e durante una riunione all’aperto a Venezia nel luglio del ’46, Mitri pose k. o. Pamio alla quinta ripresa. Guadagnò così la prima borsa di 7.000 lire.
La sera della vigilia del combattimento, di Mitri, giunto da Trieste con un paio di scarpette di gomma tinte di nero, parlò tutta Venezia: un ragazzino, figlio di uno spazzino, era caduto nel Rio dei Tolentini. Mitri si levò la giacca, con due salti fu sul posto e si buttò in acqua vestito. Salvò il bimbo ed ebbe dal comune di Venezia un encomio solenne. Più tardi, Poggi segnalò il suo allievo al procuratore Gramegna, ora morto, il quale ne fece il campione che è. Durante la prima sua attività professionistica, per tirare avanti alla meno peggio la barca, Mitri si impiegò all’Economato del Comune come cassiere, posto che poi lasciò per dedicarsi completamente alla boxe.
Nella sua breve carriera Mitri è sempre stato accompagnato da un portafortuna: un ferro di cavallo che poi perse e che sostituì immediatamente con un rubino che fino a sabato sera, vigilia delle nozze, portava all’anulare sinistro. Ora, al suo posto, v’è un cerchietto d’oro, la fede. Ma il rubino non l’ha lasciato. È sull’anulare destro
Lamberto Artioli, «Oggi», anno VI, n.4, 26 gennaio 1950
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| Lamberto Artioli, «Oggi», anno VI, n.4, 26 gennaio 1950 |
