De Filippo Titina (Annunziata)
Vero nome Annunziata (Napoli, 27 marzo 1898 – Roma, 26 dicembre 1963), è stata un'attrice teatrale, attrice cinematografica e sceneggiatrice italiana.
Fu tra le più grandi attrici del teatro italiano del Novecento.
Biografia e carriera
Figlia naturale dell'importantissimo attore e commediografo Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo, e sorella maggiore di Eduardo e Peppino, nacque nel quartiere Chiaia in via dell'Ascensione. Avviata immediatamente alla carriera teatrale, debuttò sui palcoscenici da bambina interpretando quasi sempre ruoli maschili nella compagnia del padre: il debutto avvenne nella parodia dell'operetta La geisha, per poi passare al ruolo di scolara, nel 1909, in Nu ministro 'mieze 'e guaie, traduzione napoletana di I guai di un ministro di Vito di Napoli e ancora Peppeniello in Miseria e nobiltà. Raggiunta l'età adolescenziale, Titina visse una lunga fase per la quale l'età non le consentì l'assegnazione di alcun ruolo: troppo grande per fare il bambino e troppo giovane per essere un'attrice giovane, studiò i comportamenti delle altre colleghe.
Nel 1912, tuttavia, venne scritturata nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, dove nel 1917 troveranno scrittura anche i fratelli naturali. Nel 1921 lasciò la compagnia per lavorare in quella di Francesco Corbinci, anch'essa di stampo prettamente dialettale, nella quale passò dal repertorio della pochade a quello della commedia musicale. Nella stessa compagnia conobbe Pietro Carloni, un collega che sposerà nel 1922 e dal quale avrà il suo unico figlio, Augusto (1923 - 1997). Il periodo della gravidanza la costrinse ad abbandonare le scene per brevissimo tempo: Titina si produsse, in ogni modo, sia al Teatro Umberto che al Teatro Nuovo di Napoli, regredendo nella scala gerarchica dei ruoli teatrali: da prima attrice divenne attrice giovane. Nonostante la scarsa avvenenza fisica, Titina si produsse nella rivista a fianco di attrici e soubrette avvenenti, senza mai sfigurare: dal 1924 in poi, riuscì a divenire interprete di alcune commedie di Michele Galdieri.
Ogni donna aveva per Totò un’attrattiva particolare, in una gamma infinita di sentimenti. Per esempio, nutriva una grande ammirazione per Titina De Filippo, rammaricandosi che artisticamente fosse stata schiacciata dai fratelli Eduardo e Peppino e condizionata dalla sua scarsa avvenenza. “Titina sembra un uomo vestito da donna eppure è perfetta nei panni di Filumena Marturano, un personaggio che gli uomini se li giostra a suo piacimento. Potenza dell’arte!” A parte le battute Totò, era sempre felice di recitare con Titina con la quale aveva anche un’intesa stimolante, basata sulla comune esperienza della Commedia dell’Arte, in cui gli attori, sulla base di un canovaccio, improvvisavano l’intero spettacolo. “Diciamo la verità, solo noi lo potevamo fare”, osservava Totò e aveva ragione.
Liliana de Curtis
Lei ne fece un cruccio, quasi una malattia. Non sapeva darsi pace, e, quasi come per ricercare un appoggio e un sostegno, affrettò in pochi mesi il suo matrimonio con Pietro Carloni, che le voleva un sacco di bene e che lei ripagò con uguale amore e con grande dedizione e rispetto.
Sposati, insieme lasciarono la Molinari, e furono quelli, momenti diffìcili per la giovane coppia. Ebbero un’offerta dalla Compagnia di Sceneggiate Cafiero-Fumo. L’accettarono e Titina entrò in un ambiente nuovo per lei.
Dopo un breve periodo tornò con il marito al Nuovo ed ora, fra i due fratelli, ella si trovava ad essere moderatrice misurata di alta classe. Di fronte alla fantasia robusta e profonda di Eduardo e alla prepotente impetuosità di Peppino, ella trovò per istinto il punto di mezzo di una condotta artistica fatta di misura, di controllo e di saggezza. Contemperò, amalgamò, emulsionò quasi, attraverso la sua recitazione, i suoi silenzi, le sue pause e i suoi interventi, le forze esplosive e divergenti dei fratelli, operando miracoli di equilibrio. E proprio allora dette la prova di esser davvero una grande attrice, poiché fra quei giovani colossi soltanto una grande attrice poteva, senza guastarli, salvare sè stessa e il personaggio a lei affidato.
Titina era una vera signora e sfatò presso critici e scrittori del Nord la leggenda dell’attrice napoletana sempre pittoresca e smargiassa, dai colori eccessivi e dal linguaggio violento. Fu dappertutto e sempre amata, stimata e riverita.
Tenta la strada della sceneggiata accettando un incarico in un'altra compagnia, ma torna comunque al Teatro Nuovo, portando avanti un repertorio di rivista. Raggiunse il successo a 31 anni, quando recitò durante la stagione 1929-1930 al Teatro Nuovo di Napoli nella Compagnia Stabile Napoletana Molinari diretta da Enzo Aulicino, accanto a Totò, suo coetaneo.
Nel 1931 fondò insieme ai due fratelli il famoso Teatro Umoristico I De Filippo che debuttò il 25 dicembre con la commedia Natale in casa Cupiello, scritta da Eduardo. Da allora li seguì ininterrottamente, costituendo una parte decisiva nei loro successi e distaccandosene momentaneamente soltanto nel 1939, quando apparve insieme a Nino Taranto nella rivista Finalmente un imbecille, scritta da Nelli e Mangini. Al 1937 risale il debutto cinematografico tardivo, assieme ai due fratelli, con la pellicola Sono stato io! di Raffaello Matarazzo: negli stessi anni, abbandonata la compagnia dei fratelli, torna alla rivista all'età di quaranta anni.
Nel 1945, quando Eduardo e Peppino si divisero per i noti contrasti e insofferenze, rimase insieme al primo, che formò con lei la Compagnia di Eduardo e dove conobbe autentici trionfi con Napoli milionaria (1945), Filumena Marturano (1946), scritta appositamente per lei, e Questi fantasmi! (1947). Nel 1946, però, un grave affanno cardiaco inizia a manifestarsi, fino a farle accusare un grave malessere a Genova, nel corso di un'interpretazione della Filumena del dicembre 1948, che non le impedisce tuttavia di portare a termine la recita. Fattasi visitare a Milano sotto consiglio di Eduardo, le viene prescritto un mese di convalescenza che l'attrice passa a Sanremo: dopo il mese di riposo, riprese l'attività artistica e le tournée in Italia. Scioltasi la compagnia Teatro Umoristico I De Filippo nel 1951, decise di ritirarsi dalle scene, in seguito a gravi problemi di salute, per dedicarsi alla pittura e al cinema, come caratterista gustosa e come sceneggiatrice e dialoghista, vincendo anche un Nastro d'Argento nella stagione 1951-1952 per la migliore sceneggiatura di Due soldi di speranza diretto da Renato Castellani. Tra gli altri, lavorò con Alida Valli, Anna Magnani, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Sylva Koscina e Ugo Tognazzi; comparve inoltre nel 1956 in un documentario diretto dal critico cinematografico Giulio Cesare Castello, Il museo delle voci.
La sua ultima apparizione cinematografica nel film Ferdinando I° re di Napoli in cui recita insieme ai fratelli Eduardo e Peppino del 1959 per la prima ed ultima volta insieme dopo la separazione del 1945. Da tempo sofferente di una malattia al cuore, si ritirò definitivamente nel 1959: due anni dopo è costretta a rifiutare un invito di Vittorio De Sica per partecipare come guest-star al film Il giudizio universale (1961). Subito dopo la sua morte, a sessantacinque anni, lo stesso De Sica le dedica nei titoli di testa il film Matrimonio all'italiana (1964), trasposizione di Filumena Marturano. Sposata dal 1922 con l'attore Pietro Carloni, ebbe da lui il figlio Augusto (1923-1997), il quale lavorò saltuariamente nel cinema come aiuto regista e sceneggiatore, divenendo giornalista parlamentare, e pubblicò nel 1984 una biografia della madre. Fu autrice di ventuno commedie teatrali; tra le più note: Quaranta, ma non li dimostra, scritta in collaborazione con il fratello Peppino, e Virata di bordo, interpretata da Nino Taranto e Angela Luce. Morì a Roma il 26 dicembre del 1963 e volle essere sepolta nel cimitero di Manziana, un paese della provincia, dove aveva una casa: dopo la morte, la salma fu sistemata per breve tempo nel cimitero del Verano a Roma e solo nel 1966 la salma viene traslata nel cimitero di Manziana.
Filmografia
Attrice cinematografica
Sono stato io!, regia di Raffaello Matarazzo (1937)
L'amor mio non muore, regia di Giuseppe Amato (1938)
Frenesia, regia di Mario Bonnard (1939)
San Giovanni decollato, regia di Amleto Palermi (1940)
Villa da vendere, regia di Ferruccio Cerio (1941)
Una volta alla settimana, regia di Akos Ratonyi (1942)
Non ti pago!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1942)
Non mi muovo!, regia di Giorgio Simonelli (1943)
Gli assi della risata (episodi L'ombrello smarrito e Non chiamarmi Dodò), regia di Roberto Bianchi e Guido Brignone (1943)
Ti conosco, mascherina!, regia di Eduardo De Filippo (1944)
Uno tra la folla, regia di Ennio Cerlesi e Piero Tellini (1946)
Assunta Spina, regia di Mario Mattoli (1948)
Napoli milionaria, regia di Eduardo De Filippo (1950)
Cameriera bella presenza offresi..., regia di Giorgio Pàstina (1951)
Filumena Marturano, regia di Eduardo De Filippo (1951)
Cani e gatti, regia di Leonardo De Mitri (1952)
Il tallone d'Achille, regia di Mario Amendola e Ruggero Maccari (1952)
Marito e moglie, regia di Eduardo De Filippo (1952)
5 poveri in automobile, regia di Mario Mattoli (1952)
I morti non pagano le tasse, regia di Sergio Grieco (1952)
Non è vero... ma ci credo, regia di Sergio Grieco (1952)
Ragazze da marito, regia di Eduardo De Filippo (1952)
Il fuoco nelle vene (La chair et le diable), regia di Jean Josipovici (1954)
Martin Toccaferro, regia di Leonardo De Mitri (1953)
Cento anni d'amore (episodio Purificazione), regia di Lionello De Felice (1954)
La vena d'oro, regia di Mauro Bolognini (1955)
La fortuna di essere donna, regia di Alessandro Blasetti (1956)
I pappagalli, regia di Bruno Paolinelli (1956)
I vagabondi delle stelle, regia di Nino Stresa (1956)
Totò, Peppino e i fuorilegge, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
Guaglione, regia di Giorgio Simonelli (1957)
Non cantare, baciami!, regia di Giorgio Simonelli (1957)
La canzone del destino, regia di Marino Girolami (1957)
Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
È arrivata la parigina, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
Napoli sole mio!, regia di Giorgio Simonelli (1958)
Noi siamo due evasi, regia di Giorgio Simonelli (1959)
Ferdinando I° re di Napoli, regia di Gianni Franciolini (1959)
Sceneggiatrice
Guaglione, regia di Giorgio Simonelli (1956)
Non cantare, baciami, regia di Giorgio Simonelli (1957)
Due soldi di speranza, regia di Renato Castellani (1952)
5 poveri in automobile, regia di Mario Mattoli (1952)
Opere
Ma c'è papà, conosciuta anche come Un suocero in casa (…ma c'è papà!), scritta in collaborazione con Peppino
Quaranta, ma non li dimostra, scritta in collaborazione con Peppino
Amicizia 'e frate
Mariantonia e l'educazione
Era lei sì, sì
Carlino si diverte
Guarda che m'ha combinato soreme
La voce del sangue
Una creatura senza difesa (da una novella di Čechov)
Virata di bordo
Riferimenti e bibliografie:
- Raul Radice, «L'Europeo», anno III, n.50, 14 dicembre 1947
- Augusto Carloni, Titina De Filippo: vita di una donna di teatro, Milano, Rusconi, 1984
- Anna Rita Abbate, Titina non solo Filumena, Salerno, Sottotraccia, 1998
- Salvatore Tolino, Mostra storica permanente della Poesia, del Teatro e della Canzone Napoletana, Istituto Grafico Editoriale Italiano, 1999
- Titina De Filippo, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
- Titina De Filippo, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne
- (EN) Titina De Filippo, su Internet Movie Database, IMDb.com
- (EN) Titina De Filippo, su AllMovie, All Media Network
- Titina De Filippo sul dizionario dello Spettacolo del '900, su delteatro.it. URL consultato il 7 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2012).
- "Il Teatro «Nuovo» di Napoli" (F. De Filippis - M.Mangini), Arturo Berisio Editore, Napoli, 1967
- Raul Radice, «L'Europeo», anno III, n.50, 14 dicembre 1947
- Alberto Moravia, «L'Europeo», anno VII, n.49, 5 dicembre 1951
- Corrado Pavolini, «Epoca», anno II, n.52, 6 ottobre 1951
- "Totò, femmene e malafemmene", Liliana de Curtis e Matilde Amorosi, RCS Libri, Milano, 2003