Maggio Dante

Dante Maggio

(Napoli, 2 marzo 1909 – Roma, 3 marzo 1992) è stato un attore italiano.

Esponente di una storica famiglia di artisti napoletani, di tutti i componenti, insieme alla sorella Pupella, è stato quello con all'attivo la maggiore attività professionale.

Biografia

Sin da ragazzo calca le tavole del palcoscenico, diventando uno dei nomi di punta della scena napoletana: è - insieme alla sorella Pupella - il più famoso dei fratelli Maggio. Apprezzato dal pubblico e talvolta anche dai critici, Dante Maggio crea figurine saporose con le sue battute autenticamente salaci e in virtù di una grintosa disinvoltura sulla scena.

1900 Mimi Maggio Dante Maggio 00 L

Di carattere ribelle e impulsivo, da giovane finisce in riformatorio e prima di accedere ad una certa notorietà si inventa un sacco di mestieri, da gelataio a strillone, da falegname ad attrezzista nella compagnia teatrale del padre, la Maggio-Coruzzolo-Ciaramella, nella quale poi debutta come attore pur interpretando brevi battute. Ma è proprio con il padre Mimì che si fa le ossa prima di passare con Achille Maresca a recitare accanto a Raffaele Viviani e ottenere un lancio da vero attore con Anna Fougez.

Nella stagione 1937-38 è a Napoli e partecipa ad alcuni sketch con Dapporto in Visi e maschere, poi lavora a Roma durante il periodo bellico in Quello che bolle in pentola e In picchiata sui cuori; quindi recita con il fratello Beniamino nell'immediato dopoguerra in Se il mondo fosse quadrato. L'avanspettacolo è il settore al quale Dante Maggio si sente più vicino e, forse a causa del suo carattere bizzarro e ribelle, perde moltissime occasioni per un vero salto di qualità con la Osiris, la Riccioli-Primavera, De Filippo.


Se c’è qualche lettore particolarmente versato in calcolo astronomico, ci dica, per piacere, quanti sono i componenti la famiglia Maggio che distribuiscono ogni sera un po’ di buon umore al pubblico italiano. Salvo errori od omissioni, noi, fin’ora, siamo riusciti a contarne cinque: Rosalia, Pupella, Beniamino, Dante ed Enzo. Tutti e cinque bravi, tutti e cinque dotati di quell’estro comico, fatto di spontaneità e al tempo stesso di caricatura, che è tipico dei buoni attori napoletani.

1941 Dante Maggio 41 L

Dante, Beniamino e Rosalia sono i primi in lista, l’una col leggiadro visetto che è una pila elettrica d’arguzia, l’altro con quella sua faccia a punto interrogativo che riesce a dar sapore lepido anche alla risposta più banale, il terzo coi lineamenti marcati e un tantino spavaldi del « guappo » e con la malizia d’uno « scugnizzo ». Riuniti insieme tutti e cinque potrebbero costituire l’architrave solidissimo di un intero spettacolo di rivista. Invece sono disseminati uno qua, uno là. È strano: si direbbe che in arte l’unione anziché la forza, faccia la debolezza.

Dino Falconi e Angelo Frattini


Nella stagione 1947-48 è in ditta con Vera Nandi in una rivista di un certo successo, Siamo ricchi e poveri, di Pisano, poi è con la sorella Pupella e Vera Rol ne La bugia del giorno di Amendola e Maccari, con il fratello Beniamino in Scugnizzi e femmine e Riso... dolce, entrambe del 1949; cui fa seguito nel 1951 Napoli non è milionaria nella quale fa debuttare il piccolo mulatto Angelo, da lui adottato dopo la guerra.

Il dopoguerra vede Dante Maggio debuttare nel cinema, dopo un infelice inizio nel 1940 con un film di scarsa distribuzione. Ed è proprio nel cinema che Dante si costruisce una onoratissima carriera anche se viene adoperato in ruoli di contorno o di carattere, spesso di una certa importanza, altre volte convenzionali. Sempre più assorbito dal cinema che gli offre ottime occasioni, Dante dirada le sue apparizioni in teatro non prima di aver riunito la famiglia artistica dei Maggio, tranne Pupella, per l'unica e sola volta nella rivista Venere con i baffi. Riesce anche a far scritturare il figlio adottivo Angelo Maggio per il film Il mulatto diretto da Francesco De Robertis (1949), che ottiene una tiepida accoglienza.

Attivo anche in televisione, appare con il fratello Beniamino nella versione per il piccolo schermo di Rinaldo in campo per la regia di Garinei e Giovannini (1963) e, negli anni sessanta, secondo la moda del momento, appare in alcuni western all'italiana con lo pseudonimo Dan May. Fra le sue ultime interpretazioni l'originale televisivo Diagnosi nell'episodio Per un bambino diretto da Mario Caiano (1975).


Nelle schede ufficiali del cinema del dopoguerra lo troviamo registrato, dal ’46 al ’70, in una settantina di produzioni, diretto da tutti i registi italiani che hanno operato stabilmente nello stesso arco di tempo e alcuni sono ancora in attività. Qualche titolo, pescato nel mare magnum? Il cavaliere misterioso, Molti sogni per le strade, Cavalcata d'eroi, Non c'è pace tra gli ulivi, Angelo tra la folla, Prima comunione, Altri tempi (l’episodio con Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica), Processo alla città, La città canora, La pattuglia dell’Amba Alagi, Siamo ricchi e poveri, Napoli piange e ride, Il cantante misterioso, Totò all’inferno, La canzone del cuore, Scapricciatiello, Cantando sotto le stelle, La canzone del destino, C’è un sentiero nel cielo, David e Golia di Richard Pottier e Ferdinando Baldi, con Orson Welles e Eleonora Rossi Drago, Ferdinando I re di Napoli con i De Filippo, Vittorio De Sica e Renato Rascel, Totò e Peppino divisi a Berlino, nel ruolo di un magliaro, Napoli milionaria, nel ruolo di Enrico, con Eduardo, Delia Scala, Titina, Leda Gloria, Totò.

In questo film lo vede e lo critica Ennio Flaiano per II mondo esprimendo giudizi lusinghieri proprio riferendosi alla “maschera” naturale del Maggio. La presenza in Napoli milionaria - e chissà che non sia nato a dispetto lo spettacolo Napoli non è milionaria - Dante dice di doverla a Totò. In quel periodo, 1950, i rapporti di frequentazione con il principe erano molto intensi e fraterni, non così quelli con Eduardo, anche se «con i De Filippo ci stimavamo da lontano». È senza dubbio Totò, allora, a segnalare a Eduardo, che sta allestendo il cast del film, di far chiamare Dante. Cosa fatta. Quando si tratta di illustrare il ruolo, Eduardo parla a Dante del “finto morto”.

Operazione 00041Operazione San Gennaro, 1966

«La parte che poi fece in maniera divina Totò. Qualche cosa doveva essere successo al momento dell’assegnazione dei ruoli tra Eduardo e Totò proprio per quella parte del finto morto. A me andava benissimo, invece, la parte di Enrico. Girai anche poche scene come finto morto, dicevano che era una prova. Durante la lavorazione le cose andarono discretamente bene, ma il produttore, Dino De Laurentiis, era sempre sul set e so per certo che fu proprio lui a intervenire per far fare il finto morto a Totò. Sul set, montato a Roma, nella zona della Farnesina, c’erano alcune famiglie di popolani che De Laurentiis importò da Napoli per arricchire l’ambiente. In mezzo a quelle persone trovai un mio compagno d’infanzia e fu tale la gioia reciproca del ritrovarsi dopo molti anni, che il mio ricordo del film è legato soprattutto a quell’incontro». Procedendo nella filmografia di Dante, ancora, troviamo: 47 morto che parla di Carlo Lodovico Bragaglia, dove è il partner di Madame Bonbon, al secolo Silvana Pampanini; Totò, Vittorio e la dottoressa nel ruolo di un intrigante cameriere; Capriccio all'italiana, qui è nei primi due episodi, Il maestro della domenica di Steno e Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini.

Nino Masiello


Sono stato con Viviani, per poco, ma il tempo sufficiente per rendermi conto della sua unicità; i grandi del varietà li ho conosciuti tutti e praticati spesso; Fabrizi non mi ha mai tolto una battuta; ho lavorato con Totò, il più grande di tutti, e ci siamo lasciati come due fratelli perché Totò mi rispettava come uomo, prima ancora che come attore. Ho avuto come spalla Carlo Dapporto e credo che non abbia mai avuto motivo di lamentarsi di quell’esperienza in una mia compagnia. Nel cinema sono stato diretto anche da registi veri, come Mattoli, che conosceva molto bene il teatro. Peccato che non ho conservato una lettera che mi scrisse pnma di morire, piena di complimenti che rischiavano di far diventare rosso uno come me che non sa nemmeno cosa voglia dire arrossire...


La rassegna stampa

Morto Dante Maggio, re del Varietà

Aveva 83 anni. Lavorò a lungo con il fratello Beniamino, ma da tempo si era ritirato, Al cinema recitò con Totò, i De Filippo e De Sica. Figlio d’arte, fu anche un grande caratterista. Al cinema recitò con Totò, i De Filippo e De Sica

Dante Maggio si definiva un pensionato. Da molti anni disertava i palcoscenici o i set cinematografici: non ci si ritrovava più, forse non ce la faceva. E anche quando Antonio Calenda mise in scena «'Na sera 'e Maggio», tributo o una dello ultime grandi famiglie teatrali italiane, dovette rinunciare a Dante. C'erano Beniamino, Pupella e Rosalia, ciascuno dei quali aveva percorso una propria strada artistica anche nel teatro colto, ma non Dante. E quando, nell’83. i critici italiani attribuirono il loro premio annuale ai Maggio, Dame era ancora una volta assente. Apparve in pubblico soltanto l'auuin-no scorso, a Napoli, in una serata in ricordo di Beniamino.

I Maggio che il pubblico conosce erano quattro dei sedici figli nati da Mimì, cantante-attore di sceneggiata, e da Antonia, figlia di saltimbanchi. Crebbero sul palcoscenico, appresero prestissimo i segreti del mestiere. Dante era il maggiore e il più malinconico. Mostrava una maschera allibita che, contrapposta a quella buffa e grottesca - da vero «mamo» - di Beniamino, creava clamorosi effetti comici, prima nelle dense platee della sceneggiata e del varietà, poi al cinema.

Dante e Beniamino costituirono per decenni una delle più strepitose coppie napoletane. Lavoravano nelle riviste che spesso scrivevano da sé e, a partire dal '46, fornivano la loro partecipazione a film spesso mediocri e spesso costruiti intorno ad un cantante. Il meccanismo narrativo era elementare. Accanto al divo del momento (Giacomo Rondinella, Luciano Tajoli, Claudio Villa e quanti altri) Dante e Beniamino incarnavano gli unici momenti di vero spettacolo: creavano situazioni, descrivevano bozzetti svelti ed efficaci.

Ma nella sua lunga carriera Dante fu diretto anche da registi importanti: in «Luci del varietà» da Alberto Lattuada e Federico Fellini, in «Altri tempi» da Alessandro Blasetti. Fu anche partner di Totò. Nel film di Franciolini «Ferdinando I, re di Napoli» fu al fianco dei De Filippo, di Vittorio De Sica e di Renato Rascel.

Grandezza e corrività. Tutti i pregi e i vizi della grande tradizione italiana s'incarnavano in Dante e nei suoi fratelli, anche quando i pregi scadevano nel patetico o si esaltavano nella furbizia. Dante era davvero il dinosauro di un teatro che non c'è più. Il teatro die nasceva e si sviluppava intorno alle famiglie, uniche scuole riconosciute e praticate. Quel teatro rappresentava ciò che è il postmoderno in architettura: un eclettismo in cui il colto e il popolaresco si mescolano con fresca intelligenza.

o. g., «La Stampa», 5 marzo 1992


Addio a Dante Maggio

ROMA — Si svolgeranno oggi nella chiesa parrocchiale di Piazzale della Radio a Roma i funerali dell'attore dante maggio, morto martedì nella clinica dove era ricoverato da tempo. L’attore, che appartiene alla storica famiglia teatrale napoletana dei Maggio, fratello di Rosalia e Pupella, aveva compiuto 83 anni il due marzo. Si era ritirato dalle scene da moltissimi anni, tornando in teatro solo per qualche apparizione eccezionale, come quest'autunno a Napoli per una serata in ricordo del fratello
Beniamino.

Famoso attore di varietà, scuola cui si è formata tutta la famiglia, ricordato Per storici duetti con Totò, spirito ironico e salace dalla forte vena polemica, aveva finito per rinunciare alla propria attività mentre cambiava il mondo del teatro e si chiudevano gli anni d'oro del varietà, al contrario dei suoi fratelli e delle sorelle soprattutto, che trovavano altre vie.

Pupella e Rosalia in particolare, dopo importanti esperienze in compagnia con Eduardo De Filippo, hanno avuto carriere diverse e importanti. Una decina di anni fa, grazie al regista Tonino Calenda, riproposero tutto un certo loro repertorio di tradizione assieme a Beniamino, in uno spettacolo documento, pluripremiato e di grande atmosfera e impatto poetico.

Dante Maggio, dietro le quinte, era rimasto comunque quel punto di riferimento e mediazione dei fratelli e sorelle, come lo era al tempo in cui calcavano le scene tutti assieme.

«Il Piccolo di Trieste», 5 marzo 1992


Filmografia

La reggia sul fiume, regia di Alberto Salvi (1940)
Un giorno nella vita, regia di Alessandro Blasetti (1946)
La grande aurora, regia di Giuseppe Maria Scotese (1946)
Le vie del peccato, regia di Giorgio Pastina (1946)
Ultimo amore, regia di Luigi Chiarini (1946)
Le avventure di Pinocchio, regia di Giannetto Guardone (1947)
Tombolo, paradiso nero, regia di Giorgio Ferroni (1947)
I contrabbandieri del mare, regia di Roberto Bianchi Montero (1948)
Il cavaliere misterioso, regia di Riccardo Freda (1948)
Molti sogni per le strade, regia di Mario Camerini (1948)
Guarany, regia di Riccardo Freda (1948)
Napoli eterna canzone, regia di Silvio Siano (1949)
Il lupo della Sila, regia di Duilio Coletti (1949)
I pompieri di Viggiù, regia di Mario Mattoli (1949)
Cavalcata d'eroi, regia di Mario Costa (1949)
Se fossi deputato, regia di Giorgio Simonelli (1949)
47 morto che parla, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
Non c'è pace tra gli ulivi, regia di Giuseppe De Santis (1950)
Napoli milionaria, regia di Eduardo De Filippo (1950)
Prima comunione, regia di Alessandro Blasetti (1950)
Luci del varietà, regia di Alberto Lattuada (1950)
Botta e risposta, regia di Mario Soldati (1950)
Canzone di primavera, regia di Mario Costa (1950)
Angelo tra la folla, regia di Leonardo De Mitri (1950)
È più facile che un cammello..., regia di Luigi Zampa (1951)
Piume al vento, regia di Ugo Amadoro (1951)
Milano miliardaria, regia di Marcello Marchesi, Vittorio Metz (1951)
Bellezze in bicicletta, regia di Carlo Campogalliani (1951)
Il Capitano di Venezia, regia di Gianni Puccini (1951)
Trieste mia!, regia di Mario Costa (1951)
Ultimo perdono, regia di Renato Polselli (1952)
Altri tempi - Zibaldone n. 1, regia di Alessandro Blasetti (1952)
Don Lorenzo, regia di Anton Giulio Bragaglia (1952)
Delitto al luna park, regia di Renato Polselli (1952)
Tragico ritorno, regia di Pier Luigi Faraldo (1952)
Senza veli, regia di Carmine Gallone (1952)
Processo alla città, regia di Mario Zampa (1952)
Città canora, regia di Mario Costa (1952)
Perdonami!, regia di Mario Costa (1953)
La pattuglia dell'Amba Alagi, regia di Flavio Calzavara (1953)
Lasciateci in pace, regia di Marino Girolami (1953)
Il cantante misterioso, regia di Marino Girolami (1954)
Totò all'inferno, regia di Camillo Mastrocinque (1954)
Addio Napoli, regia di Roberto Bianchi Montero (1954)
Napoli piange e ride, regia di Flavio Calzavara (1954)
Casta Diva, regia di Carmine Gallone (1954)
Viva il cinema, regia di Enzo Trapani (1954)
Siamo ricchi e poveri, regia di Siro Marcellini (1954)
Il grande addio, regia di Renato Polselli (1954)
La canzone del cuore, regia di Carlo Campogalliani (1955)
Totò all'inferno, regia di Camillo Mastrocinque 1955)
Canzoni di tutta Italia, regia di Domenico Paolella (1955)
Carovana di canzoni, regia di Sergio Corbucci (1955)
Incatenata dal destino, regia di Enzo Di Gianni (1955)
Mamma sconosciuta, regia di Carlo Campogalliani (1956)
Sette canzoni per sette sorelle, regia di Marino Girolami (1956)
Occhi senza luce, regia di Flavio Calzavara (1956)
Canzone proibita, regia di Flavio Calzavara (1956)
Scapricciatiello, regia di Luigi Capuano (1956)
Arriva la zia d'America, regia di Roberto Bianchi Montero (1956)
C'è un sentiero nel cielo, regia di Marino Girolami (1957)
Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
Buongiorno primo amore!, regia di Marino Girolami (1957)
La zia d'America va a sciare, regia di Roberto Bianchi Montero (1958)
Non sono più guaglione, regia di Domenico Paolella (1958)
Quando gli angeli piangono, regia di Marino Girolami (1958)
Capitan Fuoco, regia di Carlo Campogalliani (1958)
Sorrisi e canzoni, regia di Luigi Capuano (1958)
David e Golia, regia di Ferdinando Baldi (1959)
Pesci d'oro e bikini d'argento, regia di Carlo Veo (1961)
Totò e Peppino divisi a Berlino, regia di Giorgio Bianchi (1962)
Twist, lolite e vitelloni, regia di Marino Girolami (1962)
Rififì a Tokyo, regia di Jacques Deray
Boccaccio '70, regia di Federico Fellini (1962)
Saul e David, regia di Marcello Baldi (1962)
Siamo tutti pomicioni, regia di Marino Girolami (1963)
Una lacrima sul viso, regia di Ettore Maria Fizzarotti (1964)
La vendetta della signora, regia di Bernhart Wicki (1964)
Se permettete parliamo di donne, regia di Ettore Scola (1964)
La vendetta dei gladiatori, regia di Luigi Capuano (1964)
Il piombo e la carne, regia di Marino Girolami (1964)
Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone (1965)
Se non avessi più te, regia di Ettore Maria Fizzarotti (1965)
30 Winchester per El Diablo, regia di Gianfranco Baldanello (1965)
3 colpi di Winchester per Ringo, regia di Emimmo Salvi (1966)
Un gangster venuto da Brooklyn, regia di Emimmo Salvi (1966)
Operazione San Gennaro, regia di Dino Risi (1966)
Wanted Johnny Texas, regia di Emimmo Salvi (1967)
Operazione San Pietro, regia di Lucio Fulci (1967)
Capriccio all'italiana, regia di Steno (1967)
Ballata per un pistolero, regia di Alfio Caltabiano (1967)
Chiedi perdono a Dio... non a me, regia di Vincenzo Musolino (1968)
I 2 pompieri, regia di Bruno Corbucci (1968)
Corri uomo corri, regia di Sergio Sollima (1968)
Italiani! È severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate, regia di Vittorio Sindoni (1969)
Una spada per Brando, regia di Alfio Caltabiano (1970)
Acquasanta Joe, regia di Mario Gariazzo (1971)
Prega il morto e ammazza il vivo, regia di Giuseppe Vari (1971)
Black Killer, regia di Carlo Croccolo (1971)
Trinità e Sartana figli di..., regia di Mario Siciliano (1972)
Mio caro assassino, regia di Tonino Valerii (1972)
Alleluja e Sartana figli di... Dio, regia di Mario Siciliano (1972)
Il mio nome è Shangai Joe, regia di Mario Caiano (1973)
Una vita lunga un giorno, regia di Ferdinando Baldi (1973)
Sentivano... uno strano eccitante pericoloso puzzo di dollari, regia di Italo Alfano (1973)
Di Tresette ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno, regia di Giuliano Carnimeo (1974)


Riferimenti e bibliografie:

  • "Guida alla rivista e all'operetta" (Dino Falconi - Angelo Frattini), Casa Editrice Accademia, 1953
  • "Tempo di Maggio: Teatro popolare del '900 a Napoli" (Nino Masiello), Tullio Pironti Editore, Napoli, 1994
  • o. g., «La Stampa», 5 marzo 1992
  • «Il Piccolo di Trieste», 5 marzo 1992