Totò sceicco

1950 Toto sceicco

Hai perso un occhio per la causa? Mi dispiace, ma chi te lo fa fare a perdere tempo con le cause? Vanno sempre per le lunghe e poi gli avvocati costano cari. Non fare il causillo!

Antonio Sapone

Inizio riprese: settembre 1950, Stabilimenti Titanus, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 21 novembre 1950 - Incasso lire 484.600.000 - Spettatori 4.659.616



Titolo originale Totò sceicco
Paese Italia - Anno 1950 - Durata 93 min - B/N - Audio sonoro - Genere comico - Regia Mario Mattòli - Soggetto Agenore Incrocci, Furio Scarpelli, Marcello Marchesi, Vittorio Metz - Sceneggiatura Agenore Incrocci, Furio Scarpelli,Marcello Marchesi, Vittorio Metz - Fotografia Mario Albertelli - Montaggio Giuliana Attenni - Musiche Armando Fragna (direz. orchestraFelice Montagnini) - Scenografia Piero Filippone - Costumi: Mario Rappini - Arredamento: Luigi Gervasi - Truccatore: Giuliano Laurenti - Parrucchiera: Renata Magnanti - Operatore: Silvano Ippoliti - Aiuto regista: Leo Catozzo - Assistenti regista: Rudy Bauer, Mariano Laurenti - Direttore di produzione: Romolo Laurenti - Ispettore di produzione: Totò Mignone - Segretario di produzione: Nello Meniconi - Segretario di edizione: Mariano Laurenti - Tecnico del suono: Kurt Doubrawsky


Totò: il maggiordomo Antonio Sapone - Tamara Lees: Antinea, la regina di Atlantide - Laura Gore: Lulù, la canzonettista - Lauretta De Lauri: Fatma, la principessa - Ada Dondini: la marchesa di San Frustone - Aroldo Tieri: Gastone, il marchese - Kiki Urbani: la danzatrice araba - Cesare Polacco: Mohamed - Arnoldo Foà: il matto nel regno di Atlantide - Mario Castellani: Zacarias, il colonnello dei ribelli - Riccardo Billi: l'arabo di Bitonto - Ubaldo Lay: il maggiore della Legione Straniera - Carlo Duse: un beduino - Carlo Croccolo: il cameriere del bar del porto - Ughetto Bertucci: Ludovico, l'autista - Raimondo Vianello: l'ufficiale della Legione Straniera - Aldo Giuffrè: primo legionario - Giacomo Furia: secondo legionario - Toto Mignone: terzo legionario - Pasquale De Filippo: quarto legionario - Eduardo Passarelli: il legionario medico - Franco Jamonte: Alì Babà - Ciro Berardi: il barista - Idolo Tancredi: l'energumeno delle botti - Ubaldo Loria: Battista, un cameriere - Pietro De Vico: l'arabo nella stanza - Paola Bertini: una ragazza araba - Rina Dei: una ragazza araba - Elsa Pavani: una ragazza araba - Tsao Hong Tche: il giapponese mefistofelico


Soggetto

Antonio Sapone è capo maggiordomo della marchesa di San Frustone, obesa, che sfonda una dopo l'altre le sedie soprattutto quando soffre e piange a causa dei dispiaceri che gli procura il figlio, il marchese Gastone. Antonio usa il fischietto per chiamare gli inservienti della nobile casa ed una macchina di sollevamento per issare la marchesa. Quando il marchesino torna a casa è disperato per avere litigato con la fidanzata, la canzonettista Lulù. Decide di suicidarsi, subito dopo di essere sparato da Antonio, ed infine di arruolarsi nella Legione Straniera per non rivedere più Lulù. La marchesa continua a sfondare sedie ed è preoccupata per la sorte del figlio. Chiede ad Antonio di seguirlo e stargli vicino per impedire che commetta sciocchezze. Antonio accetta in cambio di un palazzo. I due, per equivoci, invece di arruolarsi nella Legione Straniera, finiscono nelle file dei ribelli, che scambiano Antonio per il figlio dello sceicco, morto poco prima, e lo nominano a sua volta sceicco. Dopo aver salvato la vita a Gastone - il quale, venuto per catturare lo sceicco, resta molto sorpreso nel riconoscere nel presunto capo dei ribelli il proprio maggiordomo - i due riescono a fuggire, ingannando le sentinelle. Durante il viaggio nel deserto un colpo di sole ha impazzire Gastone, che si convince di aver catturato veramente il figlio dello sceicco. Esposto al pericolo di esser fucilato dai legionari, Antonio viene salvato in extremis da Gastone, fortunosamente rinsavito, il quale per il momento ritrova la sua Lulù.

Catturati di nuovo dai predoni arabi durante un turno di guardia, i due capitano in una misteriosa città sotterranea, l'antica Atlantide, dove regna la regina Antinea. Ella è tanto bella da indossare una maschera per evitare fatidici innamoramenti. Chi osa vederla in volto infatti, impazzisce e sarà colto dal desiderio irresistibile di baciarla, ma pagherà con la morte il bacio perché le labbra della regina sono avvelenate. Antonio e Gastone incontrano un pazzo che si aggira tra i templi in preda al desiderio di baciare la regina. Poi, catturati vengono condotti dinanzi ad Antinea, che, toltasi la maschera, provoca la follia di Gastone, dimentico di Lulù. Ma alla regina piace Antonio, il quale fa arrestare Gastone per concedersi agli amori della regina. Nel momento che precede il bacio, Antonio scopre che rimarrebbe morto, allora compie la strategia di far chiudere gli occhi alla regina e chiamare a baciarla il pazzo girovago, che non ha esitazione a dare il bacio che lo lascia stecchito. Segue la necessità di fuggire e far ritrovare nuovamente il senno a Gastone, mentre i legionari, che si sono accorti del passaggio segreto che porta ad Atlantide, piombano tutti nel sottosuolo e ingaggiano una zuffa generale con gli abitanti della città sotterranea. Il colonnello dei ribelli, una volta ammirate le splendide ricchezze conservate, impazzisce e con la dinamite fa saltare in aria i tesori dell'inesplorato mondo. Il finale è lietissimo, i fuggiaschi si sono salvati e sono rientrati in Italia. La marchesa di San Frustone è contenta di donare ad Antonio il suo palazzo per ritirarsi in campagna; Gastone, guarito, riabbraccia Lulù davanti alla mamma e nel raduno in salotto a fianco di Antonio ora c'è Antinea. Nella scena finale Gastone allerta Antonio, seduto in divano, di ricordarsi che non dovrà baciare la regina di Atlantide, ma Antonio risponde che ha provveduto a farla vaccinare, e così il bacio chiude il film.

Critica & Curiosità

Totò sceicco è una di quelle pellicole che, per capire appieno, bisognerebbe indossare un fez, accendere il narghilè e farsi trasportare da un tappeto volante nella dimensione sospesa tra l’assurdo e il genio comico partenopeo. Ma siccome la maggior parte di noi ha solo Netflix e una moka da tre tazze, accontentiamoci di un viaggio narrativo altrettanto gustoso.

Il progetto iniziale aveva un titolo degno di una spy story in salsa fantascientifica: Totò e i dischi volanti. Sì, avete capito bene: Totò catapultato in Arabia per mettere le mani su un documento top secret su una pista di lancio per UFO. In confronto, Men in Black sembra un documentario del National Geographic. Ma poi, per fortuna o per buonsenso, il titolo si trasforma nel più esotico e promettente Totò sceicco, che mantiene un certo tono di follia, ma con solide fondamenta produttive e un’idea ben più gestibile.

Il contesto produttivo è quello in cui il genere delle parodie trabocca come couscous in un piatto troppo piccolo, e Totò riceve copioni a palate, rifiutandone la maggior parte. Stavolta, però, qualcosa lo convince: una parodia (molto vaga, diciamolo) de Lo squadrone bianco, film del 1936, dove un tizio si arruola in Libia perché mollato dalla fidanzata. E da lì parte il vortice citazionista: Il figlio dello sceicco, con Rodolfo Valentino; L’Atlantide di Feyder; La Regina di Atlantide di Pabst; The Siren of Atlantis, e chi più ne ha più ne metta. Se ci fosse stata anche Lawrence d’Arabia, l’avrebbero infilata.

C’è poi un allegro caravanserraglio di riferimenti ad altri film noti, meno noti e completamente improbabili: Casablanca, Totò le Mokò, Ali Babà e i quaranta ladroni, Sinbad il marinaio. Insomma, tutto ciò che profuma di deserto, turbante, misteri orientali e gonnelline svolazzanti è infilato in questa colossale parodia, diretta da Mario Mattoli con la leggerezza di chi conosce bene la rivista, lo spettacolo leggero, e soprattutto l’arte di infilare una ballerina seminuda in qualunque contesto narrativo, anche se stanno morendo tutti di sete nel Sahara.

Il motore narrativo? Lo scambio di persona, of course. Totò, che nella vita avrebbe potuto essere un ottimo truffatore d’alto borgo, si ritrova a impersonare un improbabile figlio di sceicco, dando il via a una catena di equivoci, sparatorie, amori, gelosie e battaglie che sfociano nella memorabile sequenza finale… dentro una piscina grande quanto una tinozza. Il tutto risolto in chiave comica, ovviamente, come se ci fosse bisogno di dirlo.

E che dire della colonna sonora? Lulù del cabaret, riciclata da Zazà e firmata da Nino Rota, torna in auge per il personaggio di Laura Gore. Perché nel cinema di Totò nulla si butta, tutto si reinventa – a volte senza troppa coerenza, ma con invidiabile sfacciataggine.

Le scenografie, stavolta, sono curate con amore e un occhio al realismo: niente più muri di cartapesta che crollano al primo starnuto. Merito dell’architetto Piero Filippone, che costruisce un mondo scenico finalmente credibile, almeno quanto basta per non farci uscire dalla sala sbuffando.

Eppure, con tutto questo sforzo di verosimiglianza, la sceneggiatura (firmata da Metz e Marchesi ma sotto stretta sorveglianza degli emergenti Age e Scarpelli) flirta pericolosamente con il surreale. Ci troviamo così davanti a situazioni tipo una battaglia a cannonate in una piscina da giardino, e personaggi che ridono istericamente su un fortino come se fossero a una grigliata di Ferragosto.

Ma il film è pieno di perle, a cominciare dalla scena iniziale – che fa il paio con L’imperatore di Capri – dove Totò viene scambiato per un marchese, mentre è solo il maggiordomo. Un elegante frac, la riga centrale nei capelli, e via con l’equivoco. La marchesa madre (Ada Dondini), invece, è una montagna umana che devasta le sedie e viene issata con una carrucola, come una zattera in tempesta. Una metafora sociale? Forse no, ma fa ridere.

Iconica la scena della “birra e salsicce” con Carlo Croccolo, perfetto spalla, e l’intramontabile sketch del gesto della “O” con le labbra: comicità fisica che andrebbe mostrata in tutte le scuole di teatro. E poi Totò che esce da una botte ridotto a mezza porzione, in perfetto stile burattinesco.

Sul piano satirico, Totò sceicco non si fa mancare nulla: prende di mira l’insensatezza delle guerre coloniali, le gerarchie militari ridotte a burattini (Ubaldo Lay è un maggiore degno dei Looney Tunes), l’aristocrazia svuotata e ridicola, e gli amori tragici da feuilleton di terza mano. Il tutto, però, senza mai alzare il tono: è una satira che non morde, ma sorride con complicità.

Il Totò di questo film, benché ancora ancorato alla farsa, è un attore finalmente contenuto, calibrato, credibile. Non c’è la maschera caricata degli esordi, ma una figura più sottile, più raffinata. Quella capacità di agire ogni sketch come se fosse una scena autonoma, senza preoccuparsi del “prima” e del “dopo”, è forse la vera cifra del suo talento: l’eredità viva della commedia dell’arte, cucita addosso a un uomo che non leggeva i copioni, ma capiva tutto dal contesto e improvvisava come un demiurgo della risata.

In conclusione, Totò sceicco è un film paradossale: costruito come un mosaico di sketch apparentemente slegati, ma magistralmente ricomposti da un regista che sa il fatto suo. Una parodia dell’esotismo cinematografico, una farsa militare, un omaggio alla rivista, una satira travestita da commedia avventurosa. E, soprattutto, un film dove Totò, pur non lasciando mai il teatro dentro di sé, dimostra che anche il cinema – se lo accoglie con rispetto – può farlo brillare come nessun altro.


🎩 L’equivoco iniziale al ricevimento nobiliare

Il film si apre con una delle più eleganti (e insieme assurde) farse mai girate da Totò. In un ricevimento mondano, tra camerieri impettiti e nobili vanesi, Totò appare in frac, impeccabile, capelli impomatati e riga centrale da manuale. Lo spettatore, ingannato dalla mise e dai servitori che parlano di un “marchese”, è convinto che il Principe sia proprio lui, il nobile atteso.

E invece no. È solo il maggiordomo. Un ritorno brillante al meccanismo comico già visto in L’imperatore di Capri: il ribaltamento dell’identità sociale. Ma qui si fa ancora più elegante, più teatrale, quasi alla Feydeau, con dialoghi a doppio senso, gente che inciampa nella propria importanza e la marchesa madre (Ada Dondini) che sfonda le sedie col suo peso e viene sollevata da una carrucola come un oggetto da carico. È già satira pura: dell’aristocrazia decadente, del cerimoniale ridicolo, del teatro dell’apparenza.

🍻 “Birra e salsicce”: l’equivoco al bar del Porto

Una delle scene più ricordate della filmografia di Totò, e non a caso. Il dialogo con Carlo Croccolo – che interpreta l’ingenuo, pacioso compagno di bevute – nasce da un equivoco semantico: “Lei è il marchese?” “No, sono Antonio Sapore.” “Sapore... di che?” E via così, in un crescendo irresistibile di incomprensioni.

Il climax è la mimica: Totò che fa il gesto con le labbra a forma di “O”, come a voler dire “Oh! capisci?”, e Croccolo che lo imita senza capirne il motivo. È comicità visuale allo stato puro, universale, al limite del cartone animato. Nessuna parola, solo ritmo, facce, sconcerto. Potrebbe funzionare in qualsiasi lingua, in qualsiasi epoca.

E intanto si beve, si mangia, si discute di arruolamenti avvenuti o forse no, in “via del Porto al caffè Verdi o via Verdi al caffè del Porto”. Una scena che da sola vale il prezzo del biglietto, un duetto da antologia.

🧴 Totò nella botte: il corpo ridotto a burattino

Surrealismo puro. Dopo una serie di peripezie, Totò finisce in una botte. Ma quando ne esce… è un pupazzo. Letteralmente. Ridotto a metà, come se fosse stato digerito da un sogno kafkiano e rigurgitato da un teatrino dei burattini.

Questa scena, apparentemente gratuita, è in realtà un’esplosione di nonsense visivo, che mescola la comicità slapstick alla marionetta, in un effetto straniante. È un esempio perfetto di come il corpo di Totò, oltre al volto e alla voce, diventi oggetto comico. Il corpo deformato, flessibile, plastico. Il Totò burattino non è solo una gag visiva: è l’essenza della sua poetica teatrale, trasposta nel linguaggio cinematografico.

🏰 Il fortino e la battaglia finale nella piscina

Ed eccoci al finale delirante. Una battaglia nella piscina più piccola del cinema italiano, con spari, rincorse, risate e cadute in acqua. L’epopea bellica ridotta a farsa acquatica. I soldati si sparano da due metri di distanza, Totò si muove come un mimo in licenza, il marchese e Antonio Sapore ridono isterici come se fossero a Gardaland.

Qui si sfiora la parodia del genere stesso della parodia. Le sequenze d’azione sono talmente assurde da diventare poetiche: il cinema avventuroso in salsa colonialista viene completamente svuotato, ridotto a un gioco da bambini. Ma bambini con una buona dose di idiozia, ecco.

👑 Totò e Antinea: l’amore e la satira del mito

Il personaggio di Antinea, la regina esotica e misteriosa, incarna tutto l’immaginario coloniale-romantico dei romanzi d’avventura: seducente, potente, irraggiungibile. Totò, che dovrebbe cadere ai suoi piedi, la guarda con un misto di sospetto e malcelato interesse gastronomico. E infatti, più che passione, tra i due sembra esserci una cena da consumare.

La scena finale, con Totò che eredita il palazzo della marchesa e si acconcia a vivere con la regina (ormai “vaccinata e resa innocua”, dice il testo con perfida ironia), è un rovesciamento totale del mito: l’eroe non conquista la regina, la eredita. E la regina, da pericolo esotico, si trasforma in domestica compagna. Altro che Valentino.

💃 I balletti: l’erotismo travestito da varietà

Mattoli, da vecchio volpone della rivista, infila nei momenti più impensabili delle coreografie semi-nude che con la trama hanno lo stesso rapporto che un flamenco ha con la marcia nuziale: nessuno. Ma servono. A cosa? A far piacere al pubblico, ovviamente. E il pubblico non si lamenta.

Le danze sono goffe, anacronistiche, inopportune – ed è proprio per questo che funzionano. Perché spezzano il ritmo, aggiungono leggerezza, e strizzano l’occhio a un certo erotismo anni ’50, ancora timido, ancora da cabaret, ma già pronto a insinuarsi nel grande schermo con piume e lustrini.

🕰️ La scena del comò: il marchese nel cassetto

Un’altra perla di surreale poetica. Totò cerca il marchese scomparso… nel cassetto del comò. Un gesto che dice tutto: il mondo è assurdo, le regole della logica sono sospese, e l’unico modo per orientarsi è accettare il nonsense come unica bussola. Una scena fulminea, ma emblematica del Totò che sfonda la quarta parete della realtà e ci invita a seguirlo nel suo regno di follia controllata.

🧵 Totò e il cinema a sketch: un mosaico armonico

Alla fine, ciò che rende Totò sceicco così efficace – e così tipico del cinema comico italiano di quegli anni – è la struttura a sketch. Ogni scena potrebbe vivere da sola, come un numero da varietà. Ma Mattoli riesce a cucire il tutto con una coerenza stilistica che tiene insieme i pezzi. La bravura di Totò sta proprio nel saper interpretare ogni sketch come una mini pièce teatrale autonoma, dando il massimo senza preoccuparsi dell’arco narrativo complessivo. Quello era compito del regista. E funzionava.


Così la stampa dell'epoca

Il film non fu esente da giudizi contrastanti, fra entusiasmo popolare e sussiego critico.

🎬 L’uscita nelle sale: un Totò in turbante tra speranze e diffidenze

Quando Totò sceicco approdò nelle sale nel 1950, il contesto era quello di un’Italia ancora convalescente dalla guerra, ma ormai ben dentro la stagione del boom della commedia e del cinema di evasione. Totò, in quel periodo, era già un fenomeno popolare: i suoi film facevano incassi robusti anche quando i critici storcevano il naso, e il pubblico lo adorava indipendentemente da sceneggiature, regie o ambientazioni.

Il film fu distribuito da Titanus, con una macchina promozionale ben oliata. Il titolo esotico, le atmosfere arabeggianti, le danze e le scenografie sfarzose promettevano un viaggio in terre lontane, anche se si capiva subito che il vero viaggio sarebbe stato quello nel mondo dell’assurdo comico.

📰 La critica ufficiale: tra snobismo e colpi bassi

La critica dell’epoca, com’era prevedibile, non fu particolarmente tenera. I recensori “seri” – quelli che celebravano il neorealismo e consideravano Rossellini un profeta – guardarono Totò sceicco con il classico sopracciglio alzato. Nonostante il film avesse una confezione più curata rispetto a certe commediole dell'epoca, non bastava: era comunque “cinema comico”, e in quanto tale, considerato minore.

Molti giornali sottolinearono l’inconsistenza della trama, giudicata esile, quasi un pretesto per l’ennesima parata di gag scollegate. Alcuni parlarono di “baracconata esotica”, altri lo definirono “un Totò svagato, meccanico”, incapace di sorprendere come in altre prove più brillanti. L’unità narrativa veniva criticata, i balletti giudicati “gratuiti” (anche se, come già detto, erano tutt’altro che superflui per il pubblico maschile…).

Tuttavia, anche tra le righe più spocchiose, si riconosceva a Totò una certa genialità individuale, una presenza scenica magnetica e irriducibile, che sopravviveva anche al contesto più raffazzonato. Alcuni recensori più indulgenti scrissero che “Totò è Totò anche in un’oasi nel deserto”, e non avevano torto.

🎟️ Il pubblico: applausi a scena aperta (e code al botteghino)

Eppure, mentre i critici riflettevano con penna severa, il pubblico rideva. E tanto. Totò sceicco fu un grande successo al botteghino, in linea con il trend dell’epoca: ogni film di Totò portava con sé un pubblico affezionato e trasversale, dai bambini agli adulti, dalle famiglie alle coppiette.

L’equilibrio tra comicità verbale e fisica, le situazioni assurde, i giochi di parola, i tormentoni visivi – tutto questo conquistava lo spettatore medio italiano del Dopoguerra, stanco delle fatiche della vita reale e desideroso di un’ora e mezza di evasione.

La scena di “birra e salsicce” divenne quasi immediatamente oggetto di imitazione e di citazione, e il tormentone del gesto con le labbra a forma di “O” fu riportato perfino in alcune rubriche umoristiche dell’epoca.

🎭 Totò, il pubblico e il patto comico inalterabile

L’accoglienza calorosa del pubblico dimostrò – ancora una volta – che tra Totò e gli spettatori esisteva un patto segreto, profondo, forse irrazionale, che trascendeva ogni logica critica. Totò poteva essere maggiordomo o sceicco, principe o vagabondo, ma rimaneva sempre “uno di noi” e insieme “più di noi”: un rappresentante del popolo che sfidava i potenti con l’arma della risata.

Per molti spettatori, Totò sceicco era anche una rivincita sul cinema “alto”, sui film dove si piangeva troppo e si rideva troppo poco. E il pubblico aveva fame di riso, più che di riflessione. La bravura di Totò stava proprio nel dare al suo pubblico ciò che desiderava senza mai apparire banale o ruffiano.

🏛️ La riscoperta postuma: rivalutazioni e riletture

Negli anni successivi, e in particolare a partire dagli anni ‘80 e ‘90, quando la figura di Totò iniziò a essere studiata più seriamente anche da critici e accademici, Totò sceicco fu rivalutato sotto varie prospettive. La struttura a sketch, inizialmente considerata un limite, venne letta come una scelta coerente con la matrice teatrale dell’attore. I riferimenti cinematografici e letterari, un tempo visti come un pasticcio confuso, furono rivalutati come una forma di parodia colta, a tratti metacinematografica.

I saggi sul cinema comico italiano cominciarono a parlare di “Totò antropologico”, “Totò simbolico”, “Totò metafisico”. E anche Totò sceicco trovò il suo spazio: non come uno dei suoi capolavori assoluti, ma come un film esemplare della sua poetica, dove l’assurdo si fonde con la satira e il teatro rivive nel cinema.


Il titolo allude alla parodia del film di Rodolfo Valentino Il figlio dello sceicco, ma la vicenda punta più esplicitamente sulle pellicole ambientate tra la Legione Straniera e sull'elemento fantastico delle civiltà scomparse (Siren of Atlantis di Gregg Tallas, del 1949, è il referente più vicino). Brillantemente interpretato da un grandissimo Totò e da una schiera di impareggiabili comprimari, il film è un'antologia di battute memorabili e di momenti comici irrestibili, non privi di anarchica ironia contro gli "ismi" (il militarismo, il mammismo, il gallismo) che imperavano nella mentalità e nel costume italiano di quegli anni.

Fantafilm, 1950


Metz, Marchesi, Age e Scarpelli, nello stendere il soggetto e la sceneggiatura di questo Totò sceicco, hanno apparentato la formula 'parodia di opere note' con quella 'comico avventurosa' tipo Bing Crosby-Bob Hope. Sicché hanno preparato un canovaccio, in verità molto ricco di gags, da cui Mattoli ha cavato un film assai dinamico..

[senza fonte]


Questo è l’anno di Totò, Totò Figaro, Totò senzatetto, Totò scapolo, Totò Tarzan, Totò poliziotto ecc., e questo è anche l’anno del declino di Totò. [...]

Lamberto Sechi, «La Settimana Incom», anno III, n.46, 18 novembre 1950


Non ci resta che seguire il decorso di questa ‘malattia’, la quale, come ogni malanno di questo mondo, dopo aver toccato l’acme della crisi finirà per concludersi con la guarigione del malato.

Gaetano Carancini, «La Voce Repubblicana», 26 novembre 1950


La formula più in voga negli ultimi «Totò» è la parodia di qualcosa che sia stato già ampiamente trattato o dal cinema, o dal teatro, o dalla letteratura. Questa volta oggetto degli sberleffi del nostro comico è il mito della favolosa Atlantide, ripescato in parte fra le pagine del celebre romanzo e in parte fra le sequenze dell'ancora più celebre film di Pabst. Non siamo di solito indulgenti con questo genere di parodie (e non crediamo, onestamente, di doverlo essere mai, neanche in omaggio a un frainteso rispetto per l'opinione del pubblico) oggi, però, ci é facile ammettere che il film — nonostante la facilità delle sue situazioni comiche, l'ovvietà un po' meccanica degli equivoci da cui la vicenda prende le mosse e il grasso spirito farsesco che generalmente lo pervade senza un attimo di autentico umorismo — ha condotto in porto con una certa amabilità le sue intenzioni satiriche, ameno nella smaliziata evocazione della Legione Straniera, gustoso nella descrizione, a metà tragica e a metà comica, della misteriosa Atlantide.

In una cornice curata spesso con una certa preziosità e, comunque, raramente sciatta e approssimativa, Totò ha dato prova di un estro variopinto e spontaneo, tessuto sovente di una originalità cui da qualche tempo non eravamo più abituati. Non sono questi i film che ci interessino, ma se é necessario produrli per fini unicamente commerciali, preferiamo vederli realizzati in questa forma, con un minimo di dignità e di decoro. La regia, spesso agile e divertita, é di Mario Mattoli. Gli altri interpreti sono Tamara Lees, una marmorea Antinea, il Tieri, il Foà e la Gore. Grandi risa fra il pubblico.

G.L.R. (Gian Luigi Rondi), «Il Tempo» 7 dicembre 1950


Film non peggiore e non migliore degli altri della serie di Totò che imperversano sui nostri schermi. Con questo intendiamo dire che quanto a spirito ed arguzia, zero. Ci è parso che la folla fosse minore delle prime precedenti (forse il pubblico comincia a essere stucco delle sciatterie?) e che le risate fossero meno frequenti e comunque per nulla fragorose. Quindi anche sul terreno comico siamo in calando. La trama non vale due soldi, quindi la si omette. Di trovate non c'è traccia, assolutamente. Mattoli ha superato questa altra fatica come le precedenti e noi speriamo che arriverà alla serie Totò per darci qualcosa di più intelligente e di più concreto, dal punto di vista cinematografico.

C. Tr. (Carlo Trabucco), «Il Popolo» 7 dicembre 1950


[...]  Realizzato da Mario Mattoli con mezzi piuttosto insoliti a films di questo genere, «Totò sceicco» racconta le mirabolanti vicende dell'intreccio con rapida efficacia puntando più sul romanzesco che sul comico. Totò è sempre esilarante: al suo fianco sono la bella Tamara Lees, Laura Gore, Lauretta Da Lauri, Ada Dondini, Tieri, Foà, Belli, Castellani.

E.C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 7 dicembre 1950


Totò sceicco, ultima fatica di Totò e del regista Mattòli, è un film divertente. Soprattutto, al contrario delle pellicole più recenti interpretate da questo attore, si tratta di un film e non di un semplice pretesto per dar modo a Totò di esibirsi durante due ore di spettacolo. E' inutile d'altra parte raccontare la trama o citare le "gags" più divertenti; basti dire che il film riesce a far ridere durante tutta la sua proiezione e che spesso riceve applausi dal pubblico. Totò non ha ancora raggiunto il massimo delle sue capacità, ma ha mostrato che può fare di più e che forse ha trovato la sua strada. Contrariamente al solito, bravi tutti gli altri.

Vice, «L'Unità» 7 dicembre 1950


f. d., «Giornale d'Italia», 8 dicembre 1950


Metz, Marchesi, Age e Scarpelli nello stendere il soggetto e la sceneggiatura di questo Totò sceicco hanno apparentato la formula "parodia di opere note" con quella "comico-avventurosa" tipo Bing Crosby-Bob Hope. [...] A parte la novità del soggetto - novità non sorretta purtroppo da un'adeguata fantasia - il film appare piuttosto desueto per l'impegno dei mezzi veramente rilevante; grandi e numerose costruzioni, ricchezza di ambienti, impiego di abbondanti masse di generici, insomma il film è stato realizzato con un notevole impegno produttivo ed è un peccato che a questa serietà industriale non abbia corrisposto l'estro inventivo dei soggettisti, che nell'episodica spicciola, si sono accontentati di ripetere moduli meccanici e tradizionali, ricorrendo persino a battute fulminanti come questa: "Ali... mortè?" - "No, Ali Babà - Come sta mammà?" - "Non c'è male" - "Salutala per me", Intorno a Toto che dà prova del suo spirito estemporaneo, sono la bellissima Tamara Lees, Laura Gore, Aroldo Tieri. Arnoldo Foà, la Dondini, Billi e Ughetto. Buona la fotografia di Albertelli.

caran. (Gaetano Carancíni), «La Voce Repubblicana», Roma, 8 dicembre 1950


Infaticabile e inesauribile, ormai il comico Totò è diventato una specie di commesso viaggiatore della risata, il cinema gli permette di correre per il mondo assai più agevolmente che non la ribalta, sicché il nostro simpatico mattatore dello sberleffo ne approfitta con foga ma senza eccessive ambizioni, tranne quella di rendere allegro il pubblico per qualche ora. Ecco perchè non è il caso di pretendere da Totò il miracolo di un nuovo Sennet, che egli certamente non può e non intende dare in questa sua reiterata esperienza con la macchina da presa.

Qui, per esempio, lo trovate maggiordomo fra gli arabi rivoluzionari. Costretto a raggiungere il suo giovane padrone (che per pena sentimentale si è arruolato nella legione straniera).

Totò, scarpato come solo lui sa essere, va invece a finire fra e file di una colonna desinata a far nascere guazzabugli politici in Arabia. Ed ecco che le avventure si snodano senza fine per tutti i deserti africani fin giù nel portentoso e piacevole reame di Antinea C'è, però, un piccolo ostacolo. La bella regina dell'Atlantide usa uccidere i suoi amanti dopo averli generosamente mandati in estasi. Ragion per cui Totò se la gode e poi, anziché sposare la perfida Antinea, chiama a raccolta gli arabi dissidenti e li fa guerreggiare contro gli Atlantidi.

Ma succede anche peggio, anzi meglio per chi si accontenta di ridere e non pensare. Sotto questo riguardo «Totò sceicco» è una farsa allestita senza risparmio da Mario Mattioli. Il quale — se non è proprio un'aquila di regista — il mestiere suo lo conosce abbastanza. Fra gli attori bravo come sempre il protagonista e belle e opulente interpreti.

al. or., «Pese Sera», 8 dicembre 1950


Totò è, probabilmente, il solo comico che abbiamo. Molti sono buoni a fare della comicità, mille espedienti aiutano a farne, ma il comico genuino è, come il poeta, un fatto naturale. [...] Tale è la missione di equilibrio affidata al comico: portare il sorriso sopra le cose troppo serie. Totò è apparso all’orizzonte del cinema come arcobaleno dopo il temporale.

Aldo Palazzeschi, Totò, «Epoca», n. 9, 9 dicembre 1950


Totò è un fedele e perfetto maggiordomo al servizio di una vecchia marchesa e del di lei figlio Gastone, abbandonato dalla canzonettista Lulù di cui è pazzamente innamorato. Per dimenticarla, Gastone si arruola nella Legione Straniera. La sua vecchia e apprensiva madre, ordina allora a Totò di seguirlo per vegliare sulla sua salute, e il povero maggiordomo è costretto a partire. Per un equivoco, invece di prendere accordi per essere arruolato nella Legione Straniera, Totò càpita in un covo di ribelli, e, come tale, viene spedito in Africa chiuso in una botte. Soltanto quando si trova nel deserto, Totò si accorge del suo fatale errore, ma è troppo tardi, poiché la principessa Fatma, saputo che suo fratello, il figlio dello Sceicco, è caduto prigioniero, decide che un altro uomo dovrà sostituirlo per dare fiducia agli arabi.

1950 12 10 Bolero Film F2

La scelta cade su Totò che ha tutti i requisiti necessari, ed egli ormai non può più rifiutare. Il povero maggiordomo si trova cosi, improvvisamente, onorato e riverito da tutti, veste come un principe e le sue ventidue mogli se lo contemplano. Questa facile vita piace naturalmente a Totò, il quale non sa che un grave pericolo lo minaccia.

Infatti, la Legione Straniera vuole catturare il figlio dello Sceicco ed è proprio Gastone che se ne assume l’incarico, deciso a rischiare la vita e a morire, disgustato da tutti i tradimenti subiti. Lulù, infatti, l’ha raggiunto in Africa e per ottenere il permesso di vederlo ha dovuto recitare una scena di seduzione con il comandante, mentre il povero Gastone, che la vedeva dalla finestra, si convinceva sempre più della sua falsità. Dopo una serie di avventure, il marchese ed il maggiordomo si ritrovano e fuggono insieme verso il fortino dei legionari.

1950 12 10 Bolero Film F3

Ma Gastone, cui il sole ha dato in testa, comincia a vaneggiare e crede realmente che Totò sia il figlio dello Sceicco. Come tale lo riporta alla Legione Straniera ed il povero maggiordomo viene condannato a morte. Solo all’ultimo momento Gastone ritrova la ragione e riesce a salvarlo. Le loro avventure però non sono ancora finite. Gli arabi cercano il traditore per ucciderlo e, trovatolo, lo condannano, a loro volta a morte insieme con Gastone. Ma i due improvvisamente scompaiono e si ritrovano nel la reggi a d i Atlantide, governata dalla bella Antinea.

1950 12 10 Bolero Film F4

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Totò e Gastone vengono portati al cospetto dell’affascinante regina che si invaghisce di Totò e decide di seguirli o ovunque. Cosi, dopo una nuova disperata lotta con gli arabi. Totò, Antinea, Gastone, e Lulù riescono a tornare in Europa sani e salvi.

«Bolero Film», anno IV, n.186, 10 dicembre 1950


Ormai con lo sfruttamento cinematografico di Totò siamo ad un punto morto: questo grande mimo non ha trovato la sua strada, le sue apparizioni cinematografiche sì mantengono sulla stessa linea delle sue apparizioni teatrali, puntano cioè sul suo fascino personale, sulla sua travolgente vis comica. Per realizzare un film con Totò basta offrire alla sua fantasìa uno spunto esìlissimo che egli riveste con variazioni di irresistibile efficacia [...] I soggettisti di Totò, anziché cercare di costruire un autentico soggetto comico, sì limitano a suggerire vaghi spunti, presi in prestito dall'avanspettacolo [...].

Mario Landi, «Film d'oggi», 13 dicembre 1950


«Totò sceicco» va ad aggiungersi, senza discostarsi dalla media, alle altre pellicole del popolare comico napoletano, [...] La convincente esperienza di «47 morto che parla», il film presentato qualche giorno fa, in cui si era visto un Totò più umano, attore di nuove e ampie possibilità, non si è dunque ripetuta; i produttori preferiscono sfruttare — e che sfruttamento intensivo! — le sue risorse più superficiali, e più redditizie dal punto di vista della cassetta. Almeno, finché dura; Aroldo Tieri nella parte del padroncino è qualcosa di più che la classica «spalla», a capo della schiera delle belle è Tamara Lees; regia di Mario Mattoli.

«Corriere della Sera», 30 dicembre 1950


Il difetto dei film di Totò edizione Mattoli (il che porta come naturale conseguenza la sceneggiatura di Metz e Marchesi) è veramente la facilità estrema con cui vengono affrontati gli argomenti. La vicenda si infila nelle avventure più pazze, con l’unico scopo di affrontare situazioni nuove dal punto di vista comico, solo perché queste garantiscono un numero di gags e battute sufficienti a nutrire lo spettacolo. Ma queste battute non sono fra loro coordinate a dare una ossatura comica a tutto il racconto: spuntano qua e là, affidate in genere alla comicità di Totò e proprio quando la regia si rende conto che il pubblico comincia ad annoiarsi e a chiedersi «Perché?» o meglio «Chi me lo ha fatto fa»?

C'è in tutto questo una lontana parentela con l’arte? Non si può certamente dire, specialmente se si tiene presente certo pessimo gusto nel concludere alquante situazioni, nell’insistere su altre dopo averne spremuto tutto il possibile effetto e soprattuto se si guarda alla tecnica indegna della sceneggiatura e del montaggio. Nonostante tutto il film non è tra i peggiori di Totò. Le battute quando arrivano nel pubblico una girandola di risate e se si riescono a superare i vuoti e la noia conseguente, si torna certamente a casa con «qualcosa raccontare».

La trama? Non è facile trovare il coraggio di mettere sulla carta certe cose. Finché vivono per figure su uno schermo, trovano nello spasso che distribuiscono, nella evidente irrealtà che le nutre, una loro giustificazione, ma sulla carta, nero su bianco, definite dalla onesta serietà delle parole, non ci sembrano troppo indicate per il lettore adulto. [...]

Vice, «Il Lavoro», 5 gennaio 1951


Secondo il giudice fiorentino Totò è un antidoto per il pudore oltraggiato

Firenze, aprile

Per il noto film del comicissimo Totò, dal titolo «Totò sceicco», erano stati messi in giro dei cartelloni assai curiosi, fra cui uno in cui si vedeva una donnina poco vestita — un po' meno di niente — gravemente e concupiscentemente guardata da Totò. Questo cartellone passò sotto gli occhi di un severo cittadino di Brescia, il signor Mario Purigicati, che ne restò offeso e indignato, e che nella figurina svestita credette di ravvisare gli estremi dell'oltraggio al pudore. Motivo per cui li cittadino bresciano stese un diffuso rapporto sul fatto, ne considerò la portata e le conseguenze, e lo presentò all’ autorità giudiziaria locale La quale però, avendo notato che il cartellone era stampato e diffuso da due ditte fiorentine, passava la denuncia a Firenze [...] Secondo il procuratore della Repubblica fiorentino, il pudore oltraggiato insomma non è nella figura stessa, ma nei sentimenti che l’insieme del lavoro può suscitare. Nel fatto specifico il giudice ammette che la donna tracciata con linee alquanto procaci poteva suscitare veramente pensieri non del tutto casti nell’osservatore, ma accanto alla donna c’è la faccia esilarante di Totò, che crea l’antidoto. Infatti la smorfia dei viso di Totò esprime una tale umoristica concupiscenza «da ridicolizzare e quindi annullare lo stimolo erotico che altrimenti sarebbe derivato dalle procacità della donnina». In conclusione è più forte l'attrazione comica dell’attrazione femminile.

La comicità di Totò è dunque un antidoto al pudore oltraggiato. E questo spiegherebbe perchè quando è sul palcoscenico Totò si possa circondare con indifferenza di donnine seminude. I lazzi e le smorfie di Totò sono addirittura antiafrodisiache. Chi lo avrebbe mai detto?

Marco Marchini, «Il Piccolo di Trieste», 10 aprile 1951


«TOTO' SCEICCO» NEI RICORDI DI MARIO MATTOLI

Dal primo ciak al montaggio soltanto venticinque giorni

Roma, 6

«Totò sceicco» — che andrà in onda mercoledì 18 aprile — è il quarto film del ciclo televisivo dedicato a Totò e il secondo diretto da Mario Mattoli. Di «Totò sceicco», girato nel 1950, il regista ha tuttora un ricordo vivo, un buon ricordo. Ne è orgoglioso perché, con esso, ha stabilito un record: 25 giorni dal primo ciak alla proiezione privata dopo il montaggio. «Realizzare un film in 25 giorni, montaggio, sonoro compresi non è da tutti — ha detto Mario Mattoli. Io ero noto per le capacità, diciamo "sportive”, nelle realizzazioni dei film; ma con 'To-tò sceicco” ho battuto me stesso. E’ chiaro che la cosa si è potuta fare perché protagonista era Totò, cioè un attore che non aveva bisogno di particolari con-
dizioni per rendere valida una interpretazione, un attore sempre pieno di trovate, di talento puro, di inventiva. Con lui tutto era facile e divertente. Dire oggi queste cose, proprio quando la critica cerca di addossare ai registi la colpa della tardiva valorizzazione di Totò potrebbe essere controproducente, eppure io sono tutt’altro che dispiaciuto dei risultati che io e Totò abbiamo raggiunto insieme. Intanto è certa una cosa: "Totò sceicco” è un film tutt’ora valido mentre la stessa cosa non si può dire di altri film girati in quel periodo con tutti i crismi, l’impegno e le spese delle produzioni di prestigio. Allora, alle quattro del mattino del venticinquesimo giorno di lavorazione, terminammo di girare l’ultima scena, e nel pomeriggio si era pronti per la prima visione».

— Quando girò «Totò sceicco» pensava che il film sarebbe piaciuto anche dopo 23 anni?

«Ammetto che il primo ad essere sorpreso sono io stesso. Il film tu girato in scioltezza e non aveva pretese; non mancava però l’inventiva e l’impegno. Ed è forse questa la ragione dei prestigiosi risultati ottenuti nel tempo. Totò era un grande attore, e molti oggi si rammaricano che egli abbia avuto soltanto nell’ultima parte della carriera l’opportunità di interpretare parti di impegno artistico. Eppure io sono convinto di una cosa: Totò ha potuto fare film di impegno solo perché prima si era costruita una solida fama con pellicole tipo "sportivo” come appunto è 'Totò sceicco”». (Ansa)

«Il Piccolo di Trieste», 7 aprile 1973


Roma, 26

Per Mario Mattoli, il regista del primo film del ciclo che la televisione ha dedicato a Totò considerò l'attore napoletano uno dei pochi veri attori comici che il mondo abbia avuto da molti anni a questa parte. «Attori di quei livello, direi formidabili — ha precisato — ce ne sono e ce ne sono stati in tutto due o tre, non di più. In questo rilievo è anche la spiegazione della eccezionale ripresa dei film di Totò che c 'è stata negli ultimi due anni. A mio parere si tratta di una ripresa commerciale unica nella storia del cinema, cominciata dapprima con qualche timida apparizione nei cinema d’essai e rapidamente sviluppatasi fino a giungere — ritengo peraltro con un po' di ritardo — alla televisione».

«Naturalmente — ha continuato il regista — io sono felice che nel prossimo ciclo televisivo la mia firma appaia due volte (”I due orfanelli” e ”Totò sceicco”) anche perché così il mio nome, che ho sentito recentemente storpiato o anche ignorato, riavrò almeno la sua abituale composizione».

— Cosa l’ha colpito di più del Totò attore?

«Totò, del quale io ho diretto alcuni film "prima maniera”, era soprattutto un attore che non sopportava che nel film stesso venissero presentate "tesi”. Era un vero comico e preferiva, almeno nella prima parte della sua lunga attività cinematografica, affidare il successo alla sua eccezionale mimica, alla sua spontaneità. In Totò era rappresentata tutta la tradizione del teatro dialettale ed in particolare di quello napoletano ,che ha avuto, in tale genere di spettacolo, diversi validi rappresentanti espressioni di una situazione particolare della città partenopea, forse per il clima stesso, o anche per una predisposizione naturale. Fra questi j comici, però, Totò era senza il dubbio il migliore, il più completo».

— I film di Totò «prima maniera» erano quindi quelli che Totò, in definitiva, voleva e quindi il Totò piu povero?

«Esatto. Ho già detto che l'attore non gradiva le "tesi" e quindi non è, come alcuni critici sostengono, che il valore dell'artista sia stato soffocato o mi-sconosciuto. Era lui che preferiva quel tipo di comicità. Nella ultima parte della sua carriera, poi, le cose sono un po' cambiate ma il Totò più genuino si può apprezzare solo in quei film in cui egli poteva esprimere la sua personalità liberamente, come intimamente preferiva. E io non posso essere che felice che due dei film che verranno offerti ai grande pubblico della televisione siano stati diretti da me, Mario Mattoli, ripeto Mattoli».

«Il Piccolo di Trieste», 27 marzo 1973


🎞️ Flani pubblicitari: Totò al cinema, a caratteri di piombo 🎞️

I flani pubblicitari erano piccoli annunci a pagamento, pubblicati su quotidiani e riviste specializzate, che anticipavano l’uscita del film. Alcuni recavano titoli alternativi, errori di stampa, o locandine diverse da quelle ufficiali. In questa galleria abbiamo raccolto le versioni più rare e curiose riguardanti Totò.


I documenti

Ecco un'analisi dettagliata delle edizioni in VHS e DVD del film Totò sceicco, con informazioni su anni di uscita, editori e contenuti speciali.

📼 Edizioni in VHS

  1. Fabbri Editori – Collana "Il Grande Cinema di Totò" (2002)
    • Anno di uscita: 2002
    • Editore: Fabbri Editori
    • Caratteristiche: Videocassetta in bianco e nero, durata di 95 minuti, lingua italiana.
    • Note: Parte di una collana dedicata ai film di Totò.
  2. Corriere della Sera – Collana "Il Meglio di Totò" Vol. 6 (2003)
    • Anno di uscita: 2003
    • Editore: Corriere della Sera
    • Caratteristiche: VHS sigillata, durata di 95 minuti, lingua italiana.
    • Note: Distribuita in edicola come parte di una collana settimanale.
  3. Ebond – Edizione Editoriale VHS (Data non specificata)
    • Editore: Ebond
    • Caratteristiche: Videocassetta in bianco e nero, durata di 95 minuti, lingua italiana.
    • Note: Disponibile su piattaforme di vendita online.

💿 Edizioni in DVD

  1. Ripley's Home Video (2016)
    • Anno di uscita: 25 settembre 2016
    • Editore: Ripley's Home Video
    • Caratteristiche: DVD in formato PAL, audio italiano Dolby Digital 2.0, sottotitoli in italiano.
    • Contenuti speciali: Trailer originale, intervista a Mity Mattoli, galleria fotografica, curiosità, biofilmografia di Mario Mattoli.
  2. Ebond – Collana "Il Grande Cinema di Totò" Vol. 15 (Data non specificata)
    • Editore: Ebond
    • Caratteristiche: DVD in formato PAL, audio italiano.
    • Note: Parte di una collana editoriale dedicata ai film di Totò.

🛒 Disponibilità attuale

Attualmente (2025), diverse edizioni di Totò sceicco sono disponibili per l'acquisto online, sia in formato VHS che DVD. Le edizioni DVD, in particolare, offrono contenuti speciali che arricchiscono l'esperienza visiva del film. Le VHS, invece, rappresentano un'opzione per i collezionisti e gli appassionati del formato.


E' questo il mio decimo film in due anni, un vero record, anche per un uomo con una fibra eccezionale. Voi ridete alle mie disavventure sullo schermo ma non immaginate minimamente le mie disavventure dietro lo schermo. Che cosa non faccio io, quali scuse non trovo, quali storie non invento per riuscire ad avere un mese, una settimana, un giorno almeno di riposo. Niente da fare: i produttori mi assediano, contano e mi rubano le ore di sonno, mi attendono al varco fuori della porta, s’introducono in casa mia con la scusa di essere operai del gas o agenti delle tasse, o amici di mio nonno. Vili espedienti per farmi leggere i loro copioni e per strapparmi un sì. Domandate alla mia cameriera quanti copioni si ammucchiano nel mio studio, che io ho letto e rifiutato per una semplice ragione: tutto ha un limite, anche la mia resistenza fisica. Ancora lavoro, sempre lavoro, eternamente lavoro, per far ridere il mio pubblico, senza sosta. Sono diventato dunque una vittima della società? Io, Totò, Principe Antonio de Curtis dei Griffo-Focas? Perdinci, ed anche perbacco!

Io, Totò - “Cine Illustrato”, n. 48, 26 novembre 1950


Partitura originale “Notturno d'amore”, del M.o Armando Fragna, nel film Totò sceicco, (1950)

Ne ho fatti tanti di piccoli ruoli, ma ho cercato sempre di fare delle parti che fossero ricordate. In Totò sceicco ho fatto in tutto due o tre scene nel regno di Antinea. In una c’è un pezzo assolutamente improvvisato, perché proprio all’ultimo momento Mattoli mi dice: “Guarda che c’hai l’orologio”. E io: “Lasciamelo”. Nel film infatti è rimasto, perché a un certo momento io guardo l’orologio e faccio capire a gesti che è tardi e devo andare. Una cosa totalmente assurda perché in Atlantide, in questo mondo fatato, questo qui che guarda l’orologio e dice devo andare... insomma, niente di più assurdo... Totò lo stimavo mollissimo per questo irripetibile modo di recitare che aveva. Per quanto mi riguarda m'ha fatto un complimento straordinario. Facevamo il doppiaggio di un film, non ricordo esattamente quale, e lui non rispondeva alla mia battuta. Allora dissi: “Totò, c’è qualcosa che...”, “No, lei mi fa ridere”. Rideva e quindi non riusciva a parlare.

Tamara Lees


Quel deserto era un fazzolettino di sabbia, a Sabaudia, con tre o quattro palme noleggiate a Labonia; era inverno, c’era vento, faceva freddo, il maledetto sole africano era un “arco” che friggeva. E di fronte all’esclamazione di Aroldo Tieri, la troupe non potè trattenere la sua romana ironia, sbottando in una clamorosa risata. “Se quell’esclamazione fa ridere - pensò Totò - è opportuno che sia io a ripeterla”; e così, come succedeva a teatro, “quel maledetto sole africano” divenne un surreale, perfetto “tormentone”, che al cinema il pubblico applaudiva per tutt’altre ragioni di quelle della troupe.

Luigi Filippo D’Amico


Cosa ne pensa il pubblico...


I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Inferiore alle aspettative. E' un film dalla trama debole, con inutili riempitivi canori per arrivare ad un metraggio decente, nonché un finale (in Atlantide) che affianca scenografie interessanti a vistosi errori di continuità (incredibile la stanza segreta di Castellani, la quale ha un accesso che in un senso è un tendaggio, nell'altro una porta massiccia...). Totò tiene a galla il film. Piccole gemme le presenze di culto (Polacco, Lay) ed una spettacolosa Tamara Lees.

  • Diretto (come molti altri interpretati dall'attore napoletano) da Mario Mattioli, è tra i film più riusciti tra quelli con Totò realizzati negli Anni Cinquanta. Caratterizzato da un discreto impegno produttivo (apprezzabile la componente scenografica) il film mette alla berlina alcuni film celebri (tra cui uno con Rodolfo Valentino, "Il figlio dello sceicco") ed appare ricco di trovate e di gag comiche che ne fanno un film da vedere e rivedere senza stancarsi.

  • Il marchesino si arruola nella legione straniera, il maggiordomo lo va a cercare ma viene scambiato per sceicco. La parodia di diversi film, con una trama ben costruita e ricca di episodi e avvicendamenti, fa da supporto alle battute e alle gag di Totò, particolarmente riuscite, perfino nei contesti più inamidati (come la parte ambientata ad Atlantide). Gustoso e divertente.

  • Su un canovaccio a la Beau Geste, Mattoli e Totò vanno a ruota libera raccontando le gesta del maggiordomo Antonio, spedito in Africa a recuperare il figlio dei padroni. Come spesso accade, ai registi del Principe bastava mettere Totò in scena e il film era bell'e fatto. Qui una storia c'è, ma non è gran cosa. Irresistibile invece Totò che seduce la bella principessa araba al grido "Vedi Omar quant'è bello" e fa innamorare nientemeno che la regina di Atlantide.

  • Il film sulle avventure di un maggiordomo che per seguire il padroncino si arruola nella Legione straniera e finisce nel Regno di Atlantide, appartiene al filone più caciarone fra quelli interpretati da Totò, che ha però modo di scatenarsi in una serie di gag e battute da antologia. Impressionante la lista delle spalle che affiancano il fidato Castellani: Tieri, Foà, Lay, Giuffè, Croccolo, Vianello, Furia. Questo era il cinema italiano comico di allora. Lo confronto con quello di oggi e mi viene da piangere...
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Mira Omar quanto è bello".

  • Tra i migliori di Totò. Ricco di gag e battute memorabili, ben diretto, con un ritmo vorticoso; il grande Antonio De Curtis, in arte Totò, regala una delle performance più divertenti della sua carriera. Affiancato da un ottimo stuolo di comprimari su cui vale la pena di ricordare Aroldo Tieri, un giovane Vianello e il sempre presente Mario Castellani. Buono.

  • Da piccolo era una visione ricorrente, quasi liberatoria. Lo attendevo e speravo di (ri)vederlo; spesso, anzi spessissimo. Adesso l'ho apprezzato in modo diverso (ma non troppo), mantenendo l'entusiasmo e la soddisfazione delle prime visioni. Film "depurante" che sostiene il sorriso perenne e la risata sempre pronta a subentrare, assistendo a una storia tanto semplice quanto bella da recuperare almeno una volta ogni decennio.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il bacio, ovviamente...

  • Grande Totò. Anche se il film non è alla sua altezza. Le gag si ricorderanno per sempre, ed è difficile trovare persone a cui non piaccia. Anche gli attori di contorno sono bravi. Peccato che le commedie che si facevano allora oggi non si facciano più,e si pensi solo ai botteghini vendendo ilarità da quattro soldi.

  • Storia comica del solito Antonio, maggiordomo, che si arruola come legionario straniero in Africa per tenere d'occhio il suo padrone. Diverse vicende ed intrecci esilaranti mantengono il film per quel che dura. Ovvio che Totò con le sue gag geniali tiene svegli gli spettatori, ma la storia lascia un po' a desiderare.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La clip che vede Totò con lo stregone di Bitonto.

  • Uno dei film di Totò più ispirati e scatenati di sempre. In uno scenario avventuroso che ricorda alcune avventure di Stanlio e Ollio, il principe può mettere in campo tutta la sua mimica e capacità di improvvisazione, dando vita a situazioni nosense davvero impagabili e spassose. Il ritmo è veloce, la regia di Mattoli solida e la messa in scena quasi sfarzosa. Gran passerella di caratteristi tra cui i grandi Tieri e Castellani, un divertentissimo Riccardo Billi e il gigionesco Foà. Molti i momenti memorabili.

  • Si caratterizza nella filmografia di Totò per il suo stile precipuamente trasognato ed etereo. Un guazzabuglio comico che paradossalmente trae forza proprio dalla sua eterogeneità episodica. Diretto da Mattoli con l'imperturbabile dinamismo di sempre, si segnala per il buon impegno produttivo, il cambio di scenario (dal deserto ad Atlantide) che innerva l'inevitabile fiato corto delle trovate e alcuni calembours rimasti epocali. Aroldo Tieri e Arnoldo Foà lanciati in sorprendenti performances senza freni. Tamara Lees ha un aplomb da diva del muto.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Vide Omar quant'è bello..."; La carrucola che innalza la mole di Ada Dondini; La gag dell'orologio di Arnoldo Foà.

  • Tra le parodie meglio riuscite di Totò che, in questa occasione più che in altre, è assai vitale e incontenibile. Dietro di lui questa volta non c’è il vuoto ma una discreta sceneggiatura, che si mantiene a galla fino alla fine e una compagine di spalle davvero notevole. Se la regia di Mattóli avesse avuto un piglio più deciso e maggiore attenzione ai dettagli sarebbe stato un piccolo gioiello nella filmografia del principe De Curtis.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Lo sketch di birra e salsicce.

  • Mutuata parzialmente dal Figlio dello sceicco e da "Atlantide" di Tallas, è comunemente considerata una delle parodie più riuscite fra quelle interpretate dal comico napoletano. Numerose le battute ormai famose ("birra e salsicce", "guarda Omar quant'è bello...", "questo dannato sole africano!", "i necropolitani", per citarne solo alcune). Nel cast, due fuoriclasse del teatro italiano, Aroldo Tieri e Arnoldo Foà. Davvero un'Antinea credibile e seducente Tamara Lees, una delle più belle attrici straniere "importate" all'epoca nel nostro cinema.

  • Bella commedia corale di Mattoli dove valenti caratteristi del nostro cinema di quegli anni (Lees, Tieri, Polacco, Foà, Billi, Castellani, Lay, Croccolo, Vianello) danno il la a un irrefrenabile Totò che regala alcune delle sue più belle battute. La storia, ben scritta, lascia spazio al Principe che con la sua ironia frantuma alcune ambientazioni classiche di Hollywood (i legionari, Atlantide). Naturalmente le vicende cedono la credibilità alla vis comica del protagonista, con spazi, tempi e luoghi difficilmente accostabili. Si ride tanto.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò che "tortura" Tieri.

  • Narrativamente, drammaturgicamente e stilisticamente uno dei migliori film di Totò. Sintesi opulenta e ispirata di tutta una serie di film d’avventura d’ambientazione esotica a partire dal Figlio dello sceicco con Rodolfo Valentino fino alla Regina d’Atlantide di Pabst, quest’opera ci regala un Totò assoluto padrone della scena e che adopera con dimestichezza tutti i registri della sua sfarzosa arte recitativa: la marionetta, il personaggio reale, la deformazione grottesca, il surreale, l'agitazione farsesca, l’acrobatismo linguistico. Da non perdere.
    MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò truccato come Rodolfo Valentino; L'apparizione di Tamara Lees come regina di Atlantide.

Totò e i dischi volanti

Il primo soggetto del film "Totò sceicco" era intitolato "Totò e i dischi volanti", dove Antonio Sapone, il protagonista era in Arabia per trasmettere un documento segreto con i dati di una pista di lancio di dischi volanti. Il soggetto fu invece utilizzato per un'avventura a fumetti dedicata a Totò e pubblicata da lì a pochi anni dopo.


Le "seconde scene"

Secondo una testimonianza del regista Mario Mattoli, del film vennero girate alcune sequenze destinate al mercato estero - soprattutto francese - con le odalische a seno nudo. Quelle scene le diresse Mariano Laurenti, poiché Mattoli non se la sentiva. A un certo punto, mentre l'assistente dava ordini alle comparse senza veli, un proiettore della luce, inavvertitamente spinto, cadde sul sedile pieghevole del regista, fortunatamente vuoto. Quelle sequenze, in seguito, nessuno le ha più ritrovate.


Totò e Rudy

Rodolfo Valentino fu uno dei miti del giovane Totò. Lo sceicco di Totò si rifà al suo mito, che in un paio di occasioni aveva impersonato al cinema la figura dell'arabo rubacuori e violento.

1927 01 Comoedia Il figlio dello sceicco Toto sceicco 01


La censura

Verbale Censura del film "Totò sceicco" in data 21 novembre 1950


Le incongruenze

  1. Il marchesino dando dei pugni al petto del maggiordomo, fa un buco alla bombetta di Totò, che in un paio di scene successive torna completamente integra.
  2. Nella scena in cui Totò viene estratto dal barile e anche in quella in cui viene "allungato", si vede chiaramente che Totò in realtà è un pupazzo.
  3. Nella scena in cui la sorella dello sceicco irrompe nell'harem facendo cessare il balletto di seduzione delle mogli, Totò abbracciando la donna esclama "Assaggiami! Assaggiami, e diventeremo amici!". La battuta è doppiata, sia perché è evidente lo sfasamento col labiale, sia perché il secondo "Assaggiami!" sembra una riproduzione del primo: lo si nota facendo caso al tono e alla espressione, praticamente identici.
  4. Quando la marchesa va nella camera di suo figlio e Antonio gli dice che non c'è lei si siede su di una sedia mandandola in pezzi, viene inquadrata e si nota che lo scialle è scivolato dalla spalla destra. Alla successiva inquadratura lo scialle è di nuovo a posto su entrambe le spalle.
  5. Totò finge di torturare Gastone il quale con una lampada a olio, delle sagome di carta ed un grammofono crea l’effetto di ombre che si inseguono. A parte il fatto che con quegli strumenti non sarebbe mai stato possibile creare un effetto cosi definito delle ombre in ogni caso si vede benissimo che le ombre muovono le gambe inseguendosi e tutte le volte che passano davanti all’ingresso della tenda hanno posizioni del corpo e distanze differenti tradendo il fatto che si tratta di comparse che si inseguono realmente alla luce di un faro.
  6. I poveri Totò e Aroldo Tieri sono sepolti nella sabbia fino al collo ed i predoni del deserto al galoppo gli scagliano le loro lance. Si vede bene la differenze di posizione delle lance scagliate realmente dai predoni a due sagome con cappello da legionario rispetto ai primi piani delle vere teste di Totò e Tieri.
  7. Totò e Aroldo Tieri, appena catturati, sono al cospetto della regina Antinea (Tamara Lees) che cela sempre il volto in presenza di uomini. Antinea decide di mostrare loro il volto e tra i due sceglie Totò, gli dice di amarlo e che sarà il futuro re di Atlantide. Totò subito entrato nella parte del sovrano chiama gli armigeri (che lo avevano appena catturato) i quali entrano nella sala costringendo la regina a coprirsi il volto. E’ possibile che in una situazione del genere, sebbene fosse consuetudine per la sovrana, della guardie che non avevano sentito le parole della regina potessero entrare nella sala chiamate da un prigioniero che avevano appena catturato?

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12 Nov 2015

Berardi Ciro

Berardi Ciro (Fano, 11 maggio 1909 – Fano, 25 novembre 1961) è stato un attore italiano. Biografia È stato un attore caratterista, apparso in circa una sessantina di pellicole tra il 1939 e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3207
12 Nov 2015

Bertucci Ughetto (Ugo)

Bertucci Ughetto (Ugo) Ugo "Ughetto" Bertucci (Roma, 18 ottobre 1907 – Roma, 25 giugno 1966) è stato un attore italiano. Biografia Venditore di frutta e verdura in un mercato romano e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3593
17 Nov 2015

Billi Riccardo

Billi Riccardo (Siena, 22 aprile 1906 – Roma, 15 aprile 1982) è stato un attore italiano. Biografia Dopo l'esordio, nel 1926, come dicitore alla Casina delle Rose di Roma, venne scritturato…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
5224
09 Apr 2014

Castellani Mario

Castellani Mario (Roma, 2 luglio 1906 – Roma, 26 aprile 1978), è stato un attore di teatro e di cinema, per quaranta anni circa a fianco di Totò. Incontrai Totò nel 1927. Lui proveniva dal…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
9558
09 Apr 2014

Croccolo Carlo

Croccolo Carlo (Napoli, 9 aprile 1927, Castel Volturno, 12 ottobre 2019) è stato un attore, doppiatore, regista e sceneggiatore italiano. Biografia Ha iniziato la carriera nel 1950,…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
7580
27 Nov 2015

De Filippo Pasquale

De Filippo Pasquale Figlio di Anna De Filippo e Eduardo Scarpetta, fratello minore di Eduardo Passarelli e fratellastro dei più celebri De Filippo, è stato un attore caratterista o secondo…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
19622
17 Nov 2015

De Vico Pietro

De Vico Pietro Quella piccola scenetta che ho fatto in Totò diabolicus, io stavo a casa mi mandarono a chiamare "Vieni, vieni che ti vuole Totò". Io vado alla Titanus e c'era già la scena…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
6721
12 Nov 2015

Dondini Ada

Dondini Ada (Cosenza, 18 marzo 1883 – Chieti, 3 gennaio 1958) è stata un'attrice cinematografica e attrice teatrale italiana. Biografia Attrice, sicuramente tra le più capaci e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3794
27 Nov 2015

Duse Carlo (Carlo Artemio Vittorio)

Duse Carlo (Carlo Artemio Vittorio Duse) Nome d'arte di Carlo Artemio Vittorio Duse (Udine, 5 gennaio 1898 – Roma, 9 agosto 1956), è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
13745
14 Nov 2015

Foà Arnoldo

Foà Arnoldo Mi piacciono di più i sorrisi amichevoli delle congratulazioni. Arnoldo Foà (Ferrara, 24 gennaio 1916 – Roma, 11 gennaio 2014[1]) è stato un attore, regista, doppiatore,…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3947
08 Gen 2019

Fragna Armando

Fragna Armando (Napoli, 2 agosto 1898 – Livorno, 15 agosto 1972) è stato un musicista e compositore italiano. Biografia Ha scritto innumerevoli composizioni, ma viene ricordato soprattutto…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
2660
14 Nov 2015

Furia Giacomo (Giacomo Matteo)

Furia Giacomo (Giacomo Matteo) Giacomo Matteo Furia (Arienzo, 2 gennaio 1925 – Roma, 5 giugno 2015) è stato un attore italiano. Biografia Furia nacque ad Arienzo, in provincia di Terra di…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
4475
13 Nov 2015

Giuffrè Aldo

Giuffrè Aldo (Napoli, 10 aprile 1924 – Roma, 26 giugno 2010) è stato un attore e drammaturgo italiano; anche doppiatore, regista e scrittore. Ha scritto infatti quattro romanzi, tre dei…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
6272
12 Nov 2015

Gore Laura (Regli Laura Emilia)

Gore Laura (Regli Laura Emilia) Nome d'arte di Laura Emilia Regli (Bussoleno, 30 settembre 1918 – Roma, 27 marzo 1957), è stata un'attrice italiana. Biografia Nata a Bussoleno, in provincia…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
4040

In TV la rivincita di Totò

In TV la rivincita di Totò Otto film del grande comico napoletano che ora riempie i cinema - «Vorrei almeno essere rispettato» si lamentava l'attore dilaniato in vita dai critici. Oggi…
Gianni Villa, «Sorrisi e Canzoni TV», anno XXII, n.12, 25 marzo 1973
1309
23 Lug 2019

Incrocci Agenore (Age)

Incrocci Agenore (Age) (Brescia, 4 luglio 1919 – Roma, 15 novembre 2005), è stato uno sceneggiatore italiano. Biografia Fratello minore dell'attrice Zoe Incrocci, trascorre l'infanzia…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
2465
25 Ott 2018

Ippoliti Silvano

Ippoliti Silvano (Cagli, 24 gennaio 1922 – Roma, 1º gennaio 1994) è stato un direttore della fotografia italiano. Biografia È stato collaboratore del regista Tinto Brass per oltre…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
2185
26 Nov 2015

Jamonte Franco

Jamonte Franco Biografia È stato un attore caratterista in molti film degli anni cinquanta e sessanta. Esordisce nel 1950 con un film diretto da Carlo Campogalliani. Ha interpretato nel…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
2397
31 Ott 2018

Laurenti Giuliano

Laurenti Giuliano Nato nel 1922 - Morto nel 1985 (data da verificare), fu un truccatore cinematografico. Cugino di Laurenti Mariano. Sposò Magnanti Elda, che come parrucchiera condivise…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
1991
30 Dic 2015

Laurenti Mariano

Laurenti Mariano (Roma, 15 aprile 1929 – Gubbio, 6 gennaio 2022) è stato un regista e sceneggiatore italiano. Carriera Esordì come aiuto regista negli anni cinquanta, affiancando…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
3890
31 Ott 2018

Laurenti Romolo

Laurenti Romolo Nato nel 1896 (da verificare) deceduto. Fratello di Angelo (l'attore teatrale famoso con alias "Bragalone"). Papà del regista Mariano. Probabilmente percorse la gavetta…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
1700
16 Nov 2015

Lay Ubaldo (Bussa Ubaldo)

Lay Ubaldo (Bussa Ubaldo) Nome d'arte di Ubaldo Bussa (Roma, 14 aprile 1917 – Roma, 27 settembre 1984), è stato un attore italiano. Biografia Dopo gli esordi negli spettacoli del GUF (il…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
16866
16 Nov 2015

Lees Tamara

Lees Tamara (Vienna, 14 dicembre 1924 – Pershore, 22 dicembre 1999), è stata un'attrice britannica attiva prevalentemente in Italia negli anni cinquanta, fu regina di numerosi concorsi di…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
25269
10 Dic 2019

Magnanti Elda

Magnanti Elda (in Laurenti) Parrucchiera di scena, moglie del truccatore di scena Giuliano Laurenti, lavorò in molti film con Totò. Di seguito, i suoi ricordi. Mi chiamo Elda. Una Elsa…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
2529
02 Lug 2022

Marra Gino

Marra Gino E' stato un elettricista e capo-elettricista cinematografico Sono il primo di otto fratelli. Iniziai a lavorare nel cinema nel 1938, a 16 anni. Ho lavorato, sempre puntuale, per…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
731
09 Apr 2014

Mattòli Mario

Mattòli Mario Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma che bisognava alzare un po' il…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
6138
17 Nov 2015

Metz Vittorio

Metz Vittorio (Roma, 18 luglio 1904 – Roma, 1º marzo 1984) è stato uno scrittore, umorista e sceneggiatore italiano, autore di programmi televisivi e regista cinematografico. Biografia La…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3295
12 Nov 2015

Mignone Toto (Ottone o Totò)

Mignone Toto (Ottone o Totò) Ottone Mignone detto Totò (Alessandria, 8 febbraio 1906 – Roma, 3 gennaio 1993) è stato un attore e ballerino italiano. Biografia Fratello minore di Milly e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3683
11 Nov 2015

Passarelli Eduardo (De Filippo Eduardo)

Passarelli Eduardo (De Filippo Eduardo) Pseudonimo di Eduardo De Filippo (Napoli, 20 luglio 1903 – Napoli, 9 dicembre 1968), è stato un attore italiano. Biografia Nasce dall'unione tra…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
19283
11 Nov 2015

Polacco Cesare

Polacco Cesare (Venezia, 14 maggio 1900 – Roma, 2 marzo 1986) è stato un attore e doppiatore italiano. Nacque da una famiglia ebraica. Esordisce nel 1920 nella compagnia teatrale di Emilio…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
16370
23 Lug 2019

Scarpelli Furio

Scarpelli Furio (Roma, 16 dicembre 1919 – Roma, 28 aprile 2010) è stato uno sceneggiatore, giornalista, disegnatore, scrittore, scenografo e pittore italiano. Biografia Figlio di Filiberto…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
2196
10 Apr 2014

Supertotò (1980)

SUPERTOTÒ (1980) Titolo originale SupertotòPaese di produzione Italia - Anno 1980 - Durata 98' - Colore e B/N - Audio sonoro - Genere Commedia, film di montaggio - Regia Brando Giordani,…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
5927
27 Nov 2015

Tancredi Idolo (Italo)

Tancredi Idolo (Italo) (Torino, 12 aprile 1988) Italo accreditato anche Idolo Tancredi è stato un attore noto principalmente per ruoli interpretati nei film di Totò, come il Joe Pellecchia…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
14161
09 Apr 2014

Tieri Aroldo

Tieri Aroldo L'incontro con Totò è avvenuto quando la mia posizione cinematografica era già avanzata. Qualche volta ho fatto delle partecipazioni anche minime perché mi voleva molto bene e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
8291
10 Mag 2016

Totò e... Age

Totò e... Age La parodia era la sua forza Agenore Incrocci: l’arte della penna affilata nascosta dietro la maschera dell’ironiaovvero, come un signore di Brescia diventò il cervello segreto…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
3779
19 Nov 2016

Totò e... Aroldo Tieri

Totò e... Aroldo Tieri Ero il fidanzato geloso L'incontro con Totò è avvenuto quando la mia posizione cinematografica era già avanzata. Qualche volta ho fatto delle partecipazioni anche…
Daniele Palmesi, Orio Caldiron
5668
21 Nov 2016

Totò e... Carlo Croccolo

Totò e... Carlo Croccolo La voce di Totò L’ho doppiato naturalmente non in tutti i film ma solamente nelle scene esterne, per via dei rumori che richiedevano la doppiatura e, siccome Totò…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
7660
28 Apr 2016

Totò e... Eduardo Passarelli

Totò e... Eduardo Passarelli L’ultimo dei De Filippo: cronache semiserie di un Passarelli senza palcoscenico Nel gran teatro della vita – e che teatro! – spunta dalla trappola del sipario…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
7121
04 Giu 2016

Totò e... Furio Scarpelli

Totò e... Furio Scarpelli Eravamo totoizzati Quelli della mia età, avevano in Totò un riferimento ironico, buffonesco, furbesco al quale si ispiravano per parlare fra di loro. I ragazzi…
Orio Caldiron, Franca Faldini, Goffredo Fofi
3089
17 Ago 2016

Totò e... Giacomo Furia

Totò e... Giacomo Furia Si divertiva sul set Quando ero nella compagnia di Eduardo, alla fine del nostro spettacolo noi giovani ci struccavamo e scappavamo per andare a vedere Totò che…
Daniele Palmesi, Orio Caldiron
6375
07 Giu 2016

Totò e... Mario Castellani

Totò e... Mario Castellani Un improvvisatore nato Per quarant’anni gli sono stato vicino nella vita e sul palcoscenico. Ho avuto l’onore di essere la sua « spalla » prediletta. Ci…
Orio Caldiron, Davide Morganti, repubblica.it, Alessandro Nocera, Giuseppe Grieco
12277
15 Mag 2016

Totò e... Mario Mattoli

Totò e... Mario Mattoli Quasi un contorsionista Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma…
Orio Caldiron, Franca Faldini, Goffredo Fofi
6094
28 Nov 2016

Totò e... Raimondo Vianello

Totò e... Raimondo Vianello Facciamo una compagnia di nobili Per me ragazzo Totò è stato un idolo. Più tardi ho debuttato in cinema con lui ne I due orfanelli: facevo un ufficiale a Villa…
Daniele Palmesi, Orio Caldiron
5072
10 Apr 2014

Totò story (1968)

TOTÒ STORY (1968) Titolo originale Totò story Paese di produzione Italia - Anno 1968 - Durata 102' - Colore B/N - Audio sonoro - Genere commedia, film di montaggio - Regia Mario Mattoli,…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
6334
10 Apr 2014

Totò, une anthologie (1978)

TOTÒ, UNE ANTHOLOGIE (1978) Titolo originale Totò, une antologie - Anthologie de Totò Lingua originale Italiano - Paese di produzione Italia, Francia - Anno 1978 - Durata 112' - B/N, colore…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
4914
27 Nov 2015

Urbani Kiki (Leonilde)

Urbani Kiki (Leonilde) Kiki Urbani nata Leonilde Urbani (Roma, 25 agosto 1927 – Roma, 25 ottobre 1976) è stata una ballerina e showgirl italiana. Biografia Allieva delle sorelle Placida e…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
14572
12 Nov 2015

Vianello Raimondo

Vianello Raimondo (Roma, 7 maggio 1922 – Milano, 15 aprile 2010) è stato un attore, conduttore televisivo e sceneggiatore italiano. Durante la sua carriera, iniziata alla fine degli anni…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
5866


Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998 (Intervista a Tamara Lees)
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • Lamberto Sechi, «La Settimana Incom», anno III, n.46, 18 novembre 1950
  • Gaetano Carancini, «La Voce Repubblicana», 26 novembre 1950
  • G.L.R. (Gian Luigi Rondi), «Il Tempo» 7 dicembre 1950
  • C. Tr. (Carlo Trabucco), «Il Popolo» 7 dicembre 1950
  • E.C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 7 dicembre 1950
  • Vice, «L'Unità» 7 dicembre 1950
  • caran. (Gaetano Carancíni), «La Voce Repubblicana», Roma, 8 dicembre 1950
  • al. or., «Pese Sera», 8 dicembre 1950
  • f. d., «Giornale d'Italia», 8 dicembre 1950
  • Aldo Palazzeschi, Totò, «Epoca», n. 9, 9 dicembre 1950
  • «Bolero Film», anno IV, n.186, 10 dicembre 1950
  • Mario Landi, «Film d'oggi», 13 dicembre 1950
  • «Corriere della Sera», 30 dicembre 1950
  • Vice, «Il Lavoro», 5 gennaio 1951
  • Marco Marchini, «Il Piccolo di Trieste», 10 aprile 1951
  • «Il Piccolo di Trieste», 27 marzo 1973
  • «Il Piccolo di Trieste», 7 aprile 1973