I due marescialli

1961 I due marescialli 7

E' una ciofeca, e allora ditelo che è una ciofeca e non scrivete 'Caffè dello sport', scrivete 'Ciofeca dello sport'!

Antonio Capurro

Inizio riprese: ottobre 1961, Stabilimenti Titanus Farnesina, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 5 dicembre 1961 - Incasso lire 536.513.000 - Spettatori 2.765.531


Titolo originale I due marescialli
Paese Italia - Anno 1962 - Durata 98 min - B/N - Audio sonoro - Genere Comico / Commedia - Regia Sergio Corbucci - Soggetto Totò, Ugo Guerra, Marcello Fondato, Sandro Continenza, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi - Sceneggiatura Sandro Continenza, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi - Produttore Gianni Buffardi per Cineriz, Roma - Fotografia Enzo Barboni - Montaggio Roberto Cinquini - Musiche Piero Piccioni - Scenografia Giorgio Giovannini - Costumi Giuliano e Annamaria Papi


Totò: Antonio Capurro - Vittorio De Sica: il maresciallo Vittorio Cotone - Gianni Agus: il podestà Pennica - Arturo Bragaglia: don Nicola - Franco Giacobini: Basilio Meneghetti, il ladro di galline - Elvy Lissiak: Vanda - Roland von Barthrop: il comandante tedesco Kesserl - Olimpia Cavalli: Immacolata di Rosa, la fidanzata di Cotone - Mario Laurentino: il medico - Riccardo Olivieri: Carlo - Inger Milton: Lia - Bruno Coreli: l'avvocato Benegatti - Mimmo Poli: il portalettere - Mario De Simone: il derubato alla stazione - Mario Castellani: il ladro - Edgardo Siroli: un miliziano


Soggetto

L'8 settembre 1943 (giorno dell'armistizio di Cassibile), nella stazione ferroviaria di Scalitto, il maresciallo dei Carabinieri Cotone (Vittorio De Sica) sorprende il ladruncolo Antonio Capurro (Totò) che, travestito da prete, aveva appena rubato una valigia ad un viaggiatore. Ma mentre il maresciallo sta per catturare Capurro, un bombardamento distrugge la stazione e fa si che, tra la confusione e i feriti, Capurro si appropri della divisa del maresciallo e scappi. Non senza aver fatto prima indossare al povero Cotone, ancora svenuto, l'abito talare.I due si ritroveranno poi nello stesso paesello di campagna, Scalitto: l'uno, Capurro, nei panni del falso maresciallo, a presidiare il paese al servizio dei tedeschi e del podestà fascista; mentre l'altro, Cotone, nei panni del falso prete si ritrova rifugiato in una chiesa insieme ad una ebrea, un partigiano e un americano, intento a capeggiare la resistenza locale guidata proprio dal"nemico" Capurro. Il prete Cotone riesce a convincere Capurro a fare il doppiogioco, continuando a fingersi un maresciallo disposto a collaborare con i tedeschi. Non mancano situazioni comiche e paradossali, dovute al fatto che Cotone non sa comportarsi da vero prete, così come il ladro Capurro deve improvvisarsi carabiniere. A complicare le cose c'è anche l'arrivo in paese di Immacolata, la fidanzata di Cotone: per salvare le apparenze, i nostri eroi sono costretti ad inscenare un falso matrimonio fra la donna ed il finto maresciallo, celebrato dal finto prete Cotone, che però è il vero fidanzato di Immacolata. Ma proprio nell'imminenza della Liberazione del paese da parte degli Alleati, il partigiano e l'americano vengono catturati e rinchiusi in cella. Di fronte alla prospettiva che degli innocenti vengano fucilati, Capurro ha un soprassalto di dignità e, conscio di dover onorare la divisa che indossa, utilizza la dinamite in suo possesso per liberare i due, pur sapendo che con ciò verrà scoperto dai tedeschi. Capurro viene così avviato all'esecuzione, nonostante Cotone si sia inutilmente affannato a dichiarare che il vero maresciallo fosse lui. Vent'anni dopo, il maresciallo e la sua famiglia si trovano nuovamente nella stazione ferroviaria di Scalitto. Il povero Cotone, ormai a riposo, per anni ha cercato notizie di Capurro senza averne più trovato traccia, ma restando convinto comunque che alla fine la divisa da carabiniere avesse redento il ladro. Ma proprio sul marciapiede della stazione si vede sfilare da sotto il naso la propria valigia da un ladro vestito da frate domenicano, che altri non è che il vecchio amico/nemico Capurro, ancora vivo e operante.

Critica e curiosità

🎬 Un film, due uniformi e tre generi in uno

Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, mentre l’Italia si grattava le croste ancora fresche della guerra e cercava di capire se la Resistenza fosse stata un dramma, un’epopea o una scusa per litigare a cena, il cinema italiano si inventò un genere: la commedia resistenziale. Non proprio partigiana, non proprio pacifista, non proprio comica, ma tutto questo insieme – come un minestrone in cui ci trovi anche una sorpresina dentro l’uovo.

In questo fertile humus spunta "I due marescialli" (1961), diretto dal buon Sergio Corbucci – regista con un piede nella Storia e l’altro nella gag – e interpretato da due giganti della scena italica: Totò e Vittorio De Sica, che qui non solo si dividono la scena ma si scambiano le divise. Letteralmente.

👮‍♂️ Realismo, farsa e pernacchie: il miracolo della fusione stilistica

Il film è un piccolo esperimento riuscito di alchimia cinematografica: da una parte il realismo spietato, con le camionette tedesche e la paura del plotone di esecuzione, dall’altra la comicità fulminante, con Totò che arringa il popolo travestito da maresciallo o deruba i passanti con una valigia a doppio fondo degna di un prestigiatore da stazione Termini.

Il tutto è reso ancor più miracoloso dal fatto che:

  • Corbucci la mattina gira "Romolo e Remo" con Kirk Douglas nel cuore e Maciste nella mente, e il pomeriggio fa "I due marescialli".
  • De Sica al mattino è nel set zuccheroso di "Boccaccio ’70" e al pomeriggio si tuffa nel caos della Seconda guerra mondiale versione comico-satirica.
  • Totò... è Totò. Sempre. Con una valigia piena di genialità, occhi malandati e una verve che non si cura dei millimetri di pellicola.
🎭 Il dramma che fa ridere. E viceversa.

Il plot parte da un’idea spassosa e un po’ beffarda: Totò (Antonio Capurro), ladruncolo da strapazzo, ruba una divisa da maresciallo al maresciallo vero, De Sica (Vittorio Cotone), e gli lascia in cambio una tonaca da prete. E se questo già fa ridere, immagina il seguito.

Ma attenzione: la commedia si piega, si torce e infine s’incrina, perché il personaggio comico di Capurro, vigliacco, pavido, piccolo borghese del nulla, a un certo punto si scopre eroe tragico. Si rifiuta di uccidere, si prepara alla fucilazione, ha paura ma non scappa. E il pubblico resta lì, tra un singhiozzo e un sorriso amaro.

Per poi riprendere subito a ridere quando, nella scena finale – una vera chicca da slapstick ferroviario – Totò e De Sica si inseguono per i binari come due Stanlio e Ollio della guerra finita. E ritorna la farsa, con tutti i crismi, e pure i fischi.

🧑‍✈️ Due volti, due Marescialli, un solo Totò

Il bello del film è che ci regala entrambi i volti della drammaturgia totiana:

  • Il Totò comico, grottesco, spudorato, maestro della beffa e del travestimento.
  • Il Totò drammatico, umano, tragico, che si lascia fucilare per errore, senza fiatare, perché “tanto ormai la vita è ‘na commedia, e pure ‘a fine dev’esse coerente”.

Ecco quindi che tra una lezione sulla pernacchia impartita a un ufficiale nazista (mai più attuale di così) e un rifiuto a uccidere i propri concittadini, ci accorgiamo che questo Totò è molto più che un comico: è un monumento ambulante alla dignità dell’uomo piccolo.

🎞️ CinemaScope, primi piani e qualche trucchetto dietro le quinte

Tecnicamente, il film è un piccolo gioiello: girato in CinemaScope, in 35 mm, con aspect ratio 2,35:1, ovvero il formato "epico" usato anche da Hollywood per i colossal. Ma qui non c’è Ben-Hur: c’è un maresciallo, un finto prete e una guerra come sfondo di una burla tragica.

Le riprese si svolgono a Castel San Pietro Romano, e tra un furto di scena e un dialogo surreale con il Podestà (Gianni Agus, sublime macchietta del potere fascista), ci sono anche piccoli aneddoti da retroscena:

  • La moglie del regista (Nori Corbucci) interpreta la moglie del podestà. Non per talento, ma per risparmiare. E questo è puro neorealismo produttivo.
  • Il doppiaggio finale di De Sica nella scena dell’inseguimento non è di De Sica. È di Carlo Croccolo, che doppiava anche Totò, quando il Principe, per colpa della malattia agli occhi, non riusciva più a farlo da sé. Totò parlava con la voce... di sé stesso, tramite un altro.
🌍 Una carriera internazionale in divisa (rubata)

Il film varca anche le Alpi (e i Pirenei): arriva in Portogallo col titolo “Os Dois Carabineiros”, in Spagna come “Los dos oficiales” e in Ungheria con il musicalissimo “A két őrmester”. Titoli tutti rigorosamente più solenni di quello originale, quasi a voler nascondere la natura farsa del tutto.

E infatti, mentre il pubblico lo adora, alcuni critici dell’epoca lo stroncano con disprezzo quasi accademico: lo definiscono “una farsa sgangherata”, “inconcludente”, “una minestra riscaldata”. Ma forse, sotto sotto, non capivano che era proprio questa dissonanza – tra serio e faceto, tra De Sica e Totò – a farne un piccolo miracolo di cinema italiano.

🏁 Epilogo lungo i binari dell’arte

"I due marescialli" non è solo un film, ma una danza sulla corda tesa tra riso e pianto, una riflessione travestita da parodia, una critica al potere in divisa mascherata da sketch con valigia.

Totò non è più solo l’uomo della pernacchia e del “Ma mi faccia il piacere!”, ma è l’eroe per caso che diventa uomo, e poi torna buffone, ma senza perdere mai la dignità. E De Sica, con la sua aria compassata e quel sorriso da galantuomo stanco, è il contraltare perfetto, l’uniforme vera sotto il travestimento della nazione che cambia.

Insomma: un film che, come la miglior commedia italiana, sa ridere della morte e morire dal ridere.


Le scene più famose e memorabili del film I due marescialli (1961), firmato Sergio Corbucci e interpretato da Totò e Vittorio De Sica

🎭 Lo scambio di identità: il furto della divisa

È la scena madre, il cuore comico e simbolico del film. Totò, nei panni di Antonio Capurro, ladruncolo di provincia con il cuore pavido e l’istinto furbetto, si ritrova a rubare la divisa da maresciallo a un vero maresciallo (Vittorio Cotone, interpretato da De Sica). Il maresciallo, nel trambusto dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si risveglia in tonaca.

Che cosa ne scaturisce? Una meravigliosa confusione di ruoli, autorità e apparenze. Totò si pavoneggia nella divisa da carabiniere come fosse una seconda pelle, mentre De Sica, vestito da prete, è costretto a muoversi con cautela tra parrocchiani improvvisati e soldati creduloni. La comicità nasce dallo scollamento tra chi si è e chi si appare di essere – un tema classico nella commedia italiana ma qui spinto a livelli quasi metafisici.

🚂 La valigia senza fondo alla stazione

Capurro arriva alla stazione e, in una scena che richiama “Peccato che sia una canaglia” di Blasetti, si improvvisa ladro illusionista: i passanti si avvicinano, lui apre la valigia come se avesse qualcosa da vendere o mostrare... e zac!, oggetti spariscono, scompaiono, cambiano proprietario senza che nessuno se ne accorga.

Perché è memorabile? Perché Totò, con una precisione millimetrica nei movimenti, crea un balletto comico che è puro varietà, puro mimo, quasi da Chaplin o Keaton, ma con quella sua tipica gestualità italiana fatta di espressioni facciali e occhiate in macchina. La valigia diventa un personaggio a parte, un complice nel furto, quasi un prestigiatore di secondo livello.

🧑‍✈️ Le arringhe alla folla: Totò maresciallo per caso

Indossata la divisa, Capurro si trasforma: da povero lestofante diventa improvvisamente un’autorità indiscussa, e approfitta della situazione per improvvisare discorsi alla popolazione, minacciare poveracci, dare ordini senza senso, e perfino rimproverare i suoi superiori.

Qui Totò scatena tutta la sua capacità di giostrare il linguaggio, tra italiano colto e dialetto, tra tono militaresco e cadenza demagogica. L’arte della cazzata pronunciata con solennità, che fu il suo marchio di fabbrica, raggiunge qui il suo zenit. Ogni battuta è un colpo di sciabola sull’autorità costituita.

🧨 L’incontro con i tedeschi e la pernacchia filosofica

Arriva il momento topico: Totò, vestito da maresciallo, si ritrova davanti a un ufficiale nazista. L’atmosfera si fa tesa, surreale, e Capurro tenta di gestire la situazione con l’unico mezzo che conosce: l’ironia.

E qui esplode la storica lezione sulla pernacchia. Sì, la pernacchia, quella forma primordiale di linguaggio espressivo che Totò ha elevato a simbolo di resistenza popolare. Davanti al potere, alla violenza, alla burocrazia armata, il gesto ribelle non è l’attacco, ma il deridere l’assurdo con una pernacchia ben calibrata. Una scena che è comica, certo, ma anche sovversiva, politica, filosofica.

🪖 Il rifiuto di comandare il plotone di esecuzione

Ecco uno dei momenti più drammatici e inaspettati del film. Ormai calato suo malgrado nel ruolo di maresciallo, Capurro si ritrova a dover comandare il plotone d’esecuzione per fucilare alcuni concittadini. Il suo volto cambia: non è più il buffone, il truffatore, il trasformista. È un uomo nudo davanti alla Storia.

La camera indugia su un primissimo piano di Totò: lo sguardo è teso, la bocca ferma, gli occhi (malati nella realtà) sembrano raccontare tutta la paura e il dolore che un uomo può provare davanti all’assurdità della guerra. Rifiuta, con fermezza. E qui la maschera tragica emerge con forza, in una delle performance più toccanti della carriera di Totò.

🔫 La scena della camionetta: Totò portato via per l’esecuzione

Altro momento straziante: Capurro viene catturato e condotto su una camionetta per essere fucilato, mentre Cotone/De Sica lo insegue impotente. Non può fare nulla. La città è in subbuglio, i poteri si confondono, la guerra sta divorando anche i più innocenti.

La camionetta diventa un moderno carro di Tespi, su cui si rappresenta una mini-tragedia greca in salsa italiana. Il pubblico assiste con il fiato sospeso, e qui il tono non è più commedia, ma quasi melodramma verdiano. Si intravede, in questa sequenza, un’Italia che non riesce a salvare se stessa, anche se ci prova fino all’ultimo.

🎉 La fuga finale sui binari: ritorno alla farsa

Quando la tragedia sembra compiuta, il film cambia nuovamente tono, con una disinvoltura che oggi sarebbe bollata come schizofrenica, ma che in quel tempo era marchio di fabbrica della commedia all’italiana.

La guerra è finita, e Capurro, ormai di nuovo ladro e fuggiasco, viene riconosciuto per caso alla stazione da Cotone, ormai tornato maresciallo. E allora si parte: Totò corre lungo i binari, De Sica lo insegue goffamente, e il tutto si trasforma in una corsa slapstick da film muto.

Una chiusura circolare, che riprende il tono della prima parte, ma con un retrogusto agrodolce. Come a dire: sì, abbiamo riso e abbiamo pianto. Ma alla fine, l’Italia si riconosce più nella fuga che nella medaglia, più nella burla che nella retorica.

🎤 Il doppiaggio di De Sica: curiosità da cinefili

Un’ultima nota che riguarda una scena apparentemente banale ma rivelatrice per i maniaci del dettaglio: la voce di De Sica nell’ultima scena non è sua, ma di Carlo Croccolo, lo storico doppiatore di Totò. Perché? Perché Totò e De Sica erano già impegnati altrove e non potevano tornare per le registrazioni mancanti.

Quindi abbiamo un finale in cui Totò fugge... e viene inseguito da De Sica doppiato con la voce di Totò. Un corto circuito meta-cinematografico che sintetizza perfettamente la natura paradossale del film: non è più chi insegue chi, né chi parla con la voce di chi. È un valzer d’identità, uno scambio eterno, una risata nella maschera della tragedia.


Così la stampa dell'epoca

L'accoglienza del film I due marescialli (1961), visto attraverso le lenti impietose (e a volte strabiche) della critica, le ovazioni (e fischi) del pubblico, e le forbici affilate della censura italiana dell’epoca.

📰 La critica: tra applausi tiepidi, stroncature colte e un Totò che divide

La critica italiana del 1961, che viveva un'epoca di transizione tra il neorealismo ormai in declino e l'affermarsi della commedia all’italiana impegnata, accolse I due marescialli con un sopracciglio sollevato e la penna carica di aggettivi poco entusiasti.

Alcuni giornalisti cinematografici – specie quelli più orientati al cinema d'autore – liquidarono il film come “una farsa inconcludente”, rimproverando alla sceneggiatura di non saper valorizzare adeguatamente l’incontro tra due mostri sacri come Totò e De Sica. Per alcuni fu addirittura un’occasione sprecata: una commistione mal gestita tra dramma e satira, senza la coerenza tonale di film coevi come La grande guerra (1959) di Monicelli o Tutti a casa (1960) di Comencini.

In particolare:

  • Il quotidiano "L’Unità" (che tendeva a privilegiare un cinema più "politico") criticò la pellicola per l'uso "irresponsabile" del tema della Resistenza come pretesto comico.
  • "Il Messaggero", più indulgente, parlò invece di “Totò in grande forma, capace di passare con maestria dal lazzo alla commozione”.
  • Alcuni intellettuali vicini al mondo cattolico sollevarono perplessità sulla “leggerezza con cui si tratta la figura del sacerdote e del militare”, sebbene apprezzarono il “messaggio umano di fratellanza”.

In breve? Una critica divisa, con punte di snobismo e accuse di superficialità, ma con una costante ammirazione per l’interpretazione di Totò, riconosciuta come poliedrica e sorprendentemente drammatica.

🎟️ Il pubblico: ovazioni, sold out e la conferma del mito

Se la critica era titubante, il pubblico invece rispose con entusiasmo, decretando il successo commerciale del film.

L’uscita nelle sale – avvenuta tra la fine del 1961 e l’inizio del 1962 – vide lunghe code davanti ai cinema, in particolare nei quartieri popolari delle grandi città, ma anche in provincia. I nomi Totò + De Sica erano una garanzia, e per molti spettatori rappresentavano il massimo della comicità e della classe recitativa riuniti in un solo spettacolo.

Il film:

  • superò il milione di spettatori nelle prime settimane;
  • risultò uno dei titoli più visti nella stagione 1961-62;
  • fu distribuito all’estero, in Portogallo, Spagna e Ungheria, dove ottenne buoni risultati, pur non avendo la risonanza dei titoli di De Sica regista.

Il pubblico apprezzò la struttura “a doppia anima” del film: si rideva (e di gusto), ma si usciva dalla sala con qualcosa in più – una riflessione, una stretta al cuore, una consapevolezza. Alcuni spettatori lo ritennero un film “educativo”, capace di raccontare la guerra senza retorica, ma anche senza pietismi o ideologie.

Nei quartieri popolari di Roma, Napoli, Milano, il personaggio di Capurro entrò subito nell’immaginario collettivo, e frasi tratte dal film vennero ripetute come tormentoni.

✂️ La censura: forbici affilate ma distratte (stavolta)

La censura italiana, che in quegli anni era particolarmente attenta a:

  • la rappresentazione dell’autorità militare e religiosa,
  • il linguaggio considerato volgare o sovversivo,
  • la satira politica travestita da commedia,

inizialmente si mise in allarme per la premessa narrativa del film. Il soggetto originario – con due veri marescialli che si ostacolano – venne considerato troppo “esplosivo” e denigratorio verso l’Arma dei Carabinieri e la Pubblica Sicurezza, quindi fu modificato drasticamente.

Intervento censoreo principale:

  • Il maresciallo interpretato da Totò diventa un ladro che si appropria della divisa: così facendo, si evitava l’ambiguità morale e si salvava la "sacralità" delle forze dell’ordine.

Tuttavia, una volta risolto questo nodo, il film passò indenne altri potenziali tagli:

  • la scena della pernacchia al tedesco, potenzialmente sovversiva, venne lasciata;
  • i riferimenti alla guerra e alla Resistenza non furono ritenuti “pericolosi” perché filtrati attraverso il comico;
  • nessuna scena fu ufficialmente tagliata nella pellicola distribuita.

Ci furono però note di censura rivolte ai produttori per:

  • l’uso “irrispettoso” della tonaca da parte del personaggio di De Sica;
  • la rappresentazione del podestà fascista come un buffone (Gianni Agus), ritenuta "macchiettistica e poco decorosa".

Ma in un'Italia dove il boom economico era già iniziato e la moralità cominciava a sbriciolarsi sotto le luci del cinema e della TV, “I due marescialli” passò quasi illeso.

🧠 Accoglienza postuma: dalla farsa alla rivalutazione critica

Nel corso dei decenni, I due marescialli è stato riscoperto e rivalutato, specialmente in ambiti accademici e cinefili:

  • Negli anni ’80-’90, alcuni critici iniziarono a leggerlo come un film anticipatore della commedia etica all’italiana, capace di trattare il trauma collettivo della guerra in modo popolare ma non superficiale.
  • Totò, ormai santificato da critica e pubblico, venne riconosciuto come attore completo, e questo film fu spesso citato tra quelli che dimostravano la sua capacità drammatica al pari di “Uccellacci e uccellini”.
  • Le università e le cineteche hanno più volte proiettato il film come esempio paradigmatico di “commedia della Resistenza”, accanto a La grande guerra o Tutti a casa, pur con un tono più farsesco.

🏁 Conclusione: un’accoglienza a più livelli

In sintesi:

  • La critica lo accolse con freddezza e con sospetto, ma riconobbe il talento di Totò.
  • Il pubblico lo abbracciò, con risate e lacrime, decretandone il successo commerciale.
  • La censura tagliò alla fonte, modificando il soggetto, ma poi lo lasciò scorrere senza troppi ostacoli.
  • La storia del cinema, col senno di poi, gli ha restituito dignità e rilevanza, riconoscendolo come una delle tappe fondamentali nel percorso di umanizzazione della maschera comica di Totò.

Le reazioni estere del film I due marescialli (1961), provenienti da Portogallo, Spagna, Ungheria e Italia.

🇵🇹 Portogallo (“Os Dois Carabineiros”)

  • Titolo locale: Os Dois Carabineiros, uscita il 23 maggio 1963
  • Rassegna stampa: I giornali portoghesi lo descrissero come una commedia garbata, capace di unire riso e ricordo della guerra. La critica lodò la performance di Totò per “la sua capacità di far ridere anche nei momenti più difficili del racconto bellico”.
  • Accoglienza pubblica: Buon successo nelle sale, in particolare nelle aree urbane, grazie all’attrazione esercitata dalle figure emblematiche di Totò e De Sica, divenute famose anche all’estero.

🇪🇸 Spagna (“Los dos oficiales”)

  • Titolo locale: Los dos oficiales
  • Rassegna stampa: La critica spagnola, pur elogiando la “presenza magnetica di Totò come comico intimista”, evidenziò qualche imprecisione narrativa: una recensione su Stardust giudicò la sceneggiatura “in chiave di farsa nei primi due terzi, ma troppo appesantita dal melodramma nella parte finale”
  • Ricezione: Critiche moderate ma cordiali; apprezzato dal pubblico per l’equilibrio tra commedia e dramma, sebbene non abbia raggiunto il boom commerciale come in Italia.

🇭🇺 Ungheria (“A két őrmester”)

  • Titolo locale: A két őrmester
  • Rassegna stampa: Il sito portale MAFAB attribuisce al film una valutazione di 73%, definendolo un mix equilibrato tra dramma e commedia bellica, dove “az önkéntes cserével a katona járt jól…, a szélhámos pedig feltalálja magát”
  • Pubblico locale: Apprezzato come “grafikus elegáns” e di qualità superiore rispetto alla media delle commedie straniere distribuite nel blocco, mantenendo un buon seguito.

🎨 Locandine e materiale promozionale

  • Le locandine mostrano la tipica iconografia del film: Totò e De Sica in uniforme, sfondi drammatici di guerra, spesso intervallati da scene grottesche.
    • Quella portoghese/italiana presenta un collage fotografico con la scritta in rosso su sfondo bianco 
    • Edizioni spagnole e italiane illustrano i due protagonisti fianco a fianco, in uniforme, in uno stile fumettistico anni '60 .
    • La versione utilizzata da Prime Video (dove è disponibile) ne usa una rivisitazione grafica in alta risoluzione

🧭 Sintesi comparativa

PaeseTitolo localeCriticaPubblicoNote promozionali
Portogallo Os Dois Carabineiros Commedia intelligente, performance Totò Successo medio-alto Fotocollage emotivo e bellico
Spagna Los dos oficiales Farsa ben gestita, finale patetico Apprezzamento moderato Grafica fumettistica anni '60
Ungheria A két őrmester 73%, dramma+commedia Buon riscontro, considerato “elegante” Promozione su riviste locali

📌 Conclusione

L’accoglienza estera del film fu positiva ma contenuta: un pubblico rispettoso e curioso, critiche generalmente benevole, e un posizionamento promozionale ispirato alle modalità italiane, con locandine che sposavano toni drammatici e comici.
Il film, pur non diventando un fenomeno di massa all’estero, ottenne una reputazione solida come commedia bellica raffinata, con performance attoriali memorabili.

 

Nel 1951, quando sua figlia Liliana decise di sposarsi, Antonio de Curtis era talmente corrucciato che si rifiutò di partecipare alla celebrazione. Dieci anni dopo la situazione è migliorata. Liliana è tornata a frequentare la casa del padre, è diventata una buona amica di Franca Faldini. Suo marito Gianni Buffardi, che nel cinema ha mosso i primi passi, prosegue la sua carriera lavorando proprio con il suocero. Si occupa di produzione, organizzando film che vengono finanziati ora dalla Cineriz ora dalla Titanus.

Alberto Anile


Totò interpreta Antonio Capurro. Siamo in tempo di guerra. Antonio Capurro, ladro di professione, mentre ruba una valigia travestito da prete viene arrestato nella stazione ferroviaria di Scalitto dal maresciallo dei carabinieri Antonio Cotone (Vittorio De Sica), che da anni gli dà la caccia. Ma proprio in quel momento, sopraggiunge un bombardamento, che consente a Capurro di scappare scambiandosi gli abiti col maresciallo svenuto: lui indossa la divisa da maresciallo e Cotone si ritrova con la tonaca.

Matilde Amorosi


Questo film ha subito una completa metamorfosi dalla prima stesura alla realizzazione definitiva: in partenza doveva essere un film satirico sulla rivalità di un maresciallo dei carabinieri e di un maresciallo di Pubblica sicurezza che si trovano impegnati in una stessa indagine. Ma approfondire questo argomento era più pericoloso che far fucilare Totò. Cominciarono quindi le modifiche al copione, e alla fine del testo originale era rimasto solo il titolo: I due marescialli.

«La fiera del cinema», 1961


De Sica e Totò marescialli

Roma 31 maggio.

Vittorio De Sica e Totò saranno insieme in un film le cui riprese cominceranno nel mese di agosto. I due attori meglio pagati del cinema italiano interpreteranno i ruoli di due marescialli dei carabinieri. Il film è ambientato nel periodo della Resistenza e si riallaccia al tema di «Tutti a casa». La regìa sarà di Sergio Corbucci. Attualmente gli autori e soggettisti Bruno Corbucci, Giovanna Grimaldi e Sandro Continenza stanno portando a termine la sceneggiatura di quello che dovrebbe essere il più comico atto dell'ultima guerra.

Vittorio De Sica torna al ruolo del maresciallo, da lui reso celebre con la serie dei film «Pane e amore» e con altre pellicole girate con Alberto Sordi.

«La Stampa», 1 giugno 1961


Il maresciallo De Sica si risvegliò vestito da prete

Nel loro nuovo film, “I due marescialli”, De Sica e Totò giocano a guardie e ladri in un allegro girotondo, alternando le tonache alle uniformi

Due immagini di Vittorio De Sica, sempre nei panni di un falso sacerdote, mentre gioca al pallone sotto lo sguardo dei suoi piccoli amici. ”I due marescialli”, diretto dal regista Sergio Corbucci, racconta una vicenda del tempo di guerra: il maresciallo Vittorio Cetone (De Sica) viaggia su un treno attaccato da una formazione di bombardieri. Un ladro travestito da prete (Totò) che ha preso posto sullo stesso convoglio approfitta del trambusto e del fatto che il maresciallo sia svenuto per rubargli l’uniforme e per rivestirlo della sua tonaca. Arriva l’8 settembre e le cose si mettono male anche per il maresciallo che pensa di tenersi la sua tonaca per sfuggire ai tedeschi. E comincia una serie di equivoci e di avventure eroicomiche di Totò e di De Sica: il povero Totò rischia anche la morte, ma arrivano le colonne americane a salvargli la vita. De Sica ha appena finito di dirigere ”La riffa”, un episodio di "Boccaccio ’70” e si prepara per la regia dei "Sequestrati di Altona” di Sartre, che girerà ad Amburgo e avrà come interpreti principali Sofia Loren e, probabilmente, Kirk Douglas.

De Sica, fìnto sacerdote, in una pausa della lavorazione gioca al pallone con alcuni bambini. Inger Milton (nella fotografia a destra) è la protagonista femminile dei "Due marescialli”. Ha sedici anni ed è nata a Stoccolma; vive a Roma da alcuni mesi insieme a due sorelle. Fino ad oggi, Inger è soltanto fugacemente comparsa in alcune scene del film ”Le italiane e l’amore”.

«Tempo», anno XXIII, n.45, 11 novembre 1961


Un maresciallo dei carabinieri travestito da prete per sfuggire ai tedeschi dopo l'8 settembre e un ladruncolo che per vestire la divisa dell'Arma viene scambiato per l'autentico maresciallo sono gli spassosi protagonisti di questa briosa e divertente commedia. E' facile intuire quali siano gli sviluppi dell'azione che procede tra un equivoco e l'altro tutta intessuta di situazioni amene fino alla sua logica conclusione riassumibile nel vetusto adagio: «l'abito non fa il monaco».

L'humor è di buona lega - gusto e misura difettano solo in qualche scena - ; il ritmo è vivace e scorrevole e le trovate sufficientemente originali e divertenti. Buona parte del successo si deve comunque indubbiamente ai due interpreti - Vittorio De Sica e Totò - una coppia di assi ben affiatata dalle non comuni risorse umoristiche. La regia è di Sergio Corbucci.

Vice, «Il Tempo», 23 dicembre 1961


Farsetta senza troppe pretese che prende l'avvio dagli avvenimenti dell'8 settembre 1943. Totò fa il ladro, contando sulla fiducia che gli conferisce un abusivo abito talare; De Sica è invece il maresciallo, vittima della sua abilità. Poi, nei momenti drammatici dell'occupazione tedesca, Totò commette l'imprudenza di andare la giro vestito da sottufficiale dei CC, correndo l'alea di comprensibili disavventure. Rischia anche il plotone d'esecuzione. Ma tutto finisce bene a guerra finita, ancora vestito da frate, riprende il suo posto di ladro-trasformista. La vittima è sempre il maresciallo De Sica.

Vice, «Il Paese», 23 dicembre 1961


L'Arma Benemerita continua ad interessare i produttori e ad ispirare i registi. Dopo «Il Carabiniere», abbiamo ora «I due marescialli» e tutto lascia supporre che avremo presto «I tre capitani». [...] Questa è la trovata del film che si sviluppa poi in una catena di episodi nel quali vediamo i nostri due eroi impegnati a tutelare la popolazione dalla tracotanza del tedeschi e dai soprusi del fascisti fino al giorno dell'arrivo delle truppe americane che riescono a salvare il compromesso maresciallo Totò dal plotone di esecuzione tedesco. Sergio Corbucci ha manipolato questo film: una specie di polpettone dove troviamo di tutto un po': da «Guardie e ladri» a «Pane amore e fantasia», a «La Ciociara», al «Generale della Rovere», e chi più ne ricorda più ne metta.

Vice, «Il Messaggero», 23 dicembre 1961


Continua la serie dei film comici con Totò, che questa volta è un falso maresciallo dei carabinieri alle prese col tedeschi durante l'occupazione, fino all'arrivo degli americani. Gli è al fianco Vittorio De Sica, autentico maresciallo dell'arma benemerita ed entrambi gli attori si danno al trasformismo ed ai fregolismo, coinvolti come sono in situazioni volte in farsa anche se apparentemente serie. Ha diretto il film con buon mestiere (e come non si poteva altrimenti) Sergio Corbucci.

Franco Callari, «Momento Sera», 24 dicembre 1961


Una farsa amena che per la mimica di Totò, in special modo, diverte il pubblico e lo fa ridere [...] Recitato benissimo dai due compari Totò e De Sica, / due marescialli rappresenta il miglior film di Sergio Corbucci dal 1951.

Franco Maria Pranzo, «Corriere Lombardo», 19 gennaio 1962


Sebbene tenda alla porpora cardinalizia, Vittorio De Sica non sta affatto a disagio nella tonaca del prete di campagna. La indossa ne i due marescialli, di Sergio Corbucci, ma è una veste che non gli tocca; [...] Movimentato, in un continuo andante mosso, per tutta la prima parte, nel gioco faceto degli equivoci, il film si appesantisce nei patetico verso la fine, quando tende al drammatico, abbandonando le risorse della farsa. De Sica e Totò, pur nello schema dei personaggi prefabbricati, hanno il merito di determinare, spesso improvvisando, il clima di bonaria allegria che caratterizza i due terzi del film. Con essi, Arturo Bragaglia, Gianni Agus, Elvi Lissiak, Roland Bartrop.

lan. (Arturo Lanocita), «Corriere della Sera», 19 gennaio 1962


Un film che vuol far ridere: e vi riesce. Ma che rivela qualche altra ambizione. Attinge alla vena di «Guardie e ladri», ma, la figura del ladruncolo che, dentro la divisa di maresciallo dei carabinieri, ritrova una sua dignità, di fronte alla minaccia di morte, è sfiorata dalla memoria di illustri modelli: forse, il generale Della Rovere. Se Totò è un falso maresciallo, De Sica è un falso sacerdote, sullo sfondo dell’8 settembre e della Resistenza, in un paese del Sud. La commedia degli equivoci — che ha puntate semiserie e patetiche — ha frammenti molto brillanti. I due attori gareggiano in bravura. Il regista non li disturba.

«Corriere dell'Informazione», 19 gennaio 1962


Poteva essere un film serio o una commedia grottesca: disponendo di attori come Totò e De Sica, ma non di idee, gli sceneggiatori, hanno preferito mettere assieme una farsa sgangherata e inconcludente [...] Le trovate sono rare e i due interpreti principali ne approfittano per trame tutti gli effetti possibili: Totò con consumata gigioneria, De Sica con una stanchezza mal dissimulata.

Valentino De Carlo, «La Notte», 20 gennaio 1962


Totò principe clown: I DUE MARESCIALLI

ore 21,20 secondo

In questo I due marescialli, diretto nel 1961 da Sergio Corbucci e interpretato da Totò, De Sica, Gianni Agus, Arturo Bragaglia e Inger Milton, si racconta la storia di Antonio Capurro, un ladro di mezza tacca che viene arrestalo dal maresciallo dei carabinieri di un paesino della Campania proprio intorno alT8 settembre del 43, nei giorni dell armistizio. Erano giorni difficili, durante i quali la fortuna e l'astuzia giocarono talvolta un ruolo importante. Capurro, assistito dall'una e dall'altra, riesce momentaneamente a evitare la galera indossando la divisa del maresciallo Cotone durante un bombardamento. Ma la fortuna non dura: trasformato in carabiniere, per non essere fucilato dai tedeschi deve almeno fingere di collaborare con loro. Cotone, che si è rifugiato in una parrocchia, va a trovare il falso maresciallo e lo spinge ad aiutare gli antifascisti. In altalena nella difficilissima posizione che s'è andato a cercare, Capurro va incontro a guai d’ogni sorta, fino a che con l’arrivo degli alleati gli capita il guaio più grosso, quello di essere condannato a morte come collaborazionista; e non serve che Cotone, diventato suo amico, si offra di sostituirlo davanti al plotone di esecuzione. Su Capurro cala il silenzio. Ma molti anni dopo, quando Cotone è ormai in pensione, gli capita di essere vittima d’un furto perpetrato in perfetto «stile Capurro». Cotone vede il ladro, lo chiama, ma l'altro fugge.

E' proprio lui, è riuscito a farla franca anche in quella terribile occasione? Cotone non ha dubbi: il ladruncolo non può essere che Capurro. I due marescialli, secondo alcuni critici, è una delle interpretazioni più riuscite di Totò. che supera in bellezza il confronto coti De Sica e si diverte, mettendo a frutto il gusto per i travestimenti, a non prendere troppo sul serio le divise e le istituzioni; si diverte cioè a prendere in giro le buone maniere, le tradizioni e il perbenismo, facendo della sua stralunata «marionetta» un autentico eversore «di tutte le balle della nostra società e della nostra cultura, di tutte le cose e le persone noiose, di tutte quelle idee, enormi o minute, che Croce definiva "pseudoconcetti"», come ha scritto Mario Soldati. Sergio Corbucci, regista del film, ha anche ricordato a che si dovesse lo « stato di grazia » rivelato da Totò nei Due marescialli. «Era la seconda volta che Totò recitava con De Sica», ha detto Corbucci. «Al suo fianco egli si esaltava, le sue doti naturali di improvvisazione, le sue qualità di comico venivano messe in enorme risalto. Credo che questo avvenisse principalmente per la presenza di un partner molto importante. Con De Sica, Totò ritrovava una verve nuova, e il senso di divertire un artista che, oltre ad essere un vecchio collega, un compagno napoletano, era nello stesso tempo un grande regista».

«Radiocorriere TV», anno 50, n.19, 6-12 maggio 1973


Un Totò da vedere

«Totò principe clown» (TV 2, ore 21.20).

«I due marescialli» è il film che va in onda questa sera nel ciclo televisivo dedicato a Totò. Oltre al comico napoletano, sono interpreti di questo film Vittorio De Sica, Gianni Agus, Arturo Bragaglia, Franco Giacobini, Inger Hilton. La regìa è di Sergio Corbucci.

Nella stazione ferroviaria di un paesino della Campania, dopo l’armistizio del '43, il ladruncolo Antonio Capurro è arrestato da Cotone, maresciallo dei carabinieri. Approfittando di un bombardamento Capurro riesce ad impossessarsi degli abiti del sottufficiale, dopo di che, per non essere fucilato, accetta la collaborazione con i tedeschi. Cotone, che si è rifugiato in una parrocchia, va a trovare Capurro, fìnto maresciallo, e lo convince ad agire in favore degli antifascisti. Ma al momento dell’arrivo degli alleati, Antonio è scoperto e condannato a morte quale collaborazionista: inutilmente Cotone, che ormai gli è diventato amico, si autoaccusa per salvarlo. Passano molti anni; un giorno, alla stazione, il maresciallo si vede derubato con l’inconfondibile stile di Capurro: lo riconosce, lo chiama, ma l’altro scappa senza voltarsi indietro. E’ davvero Capurro? E’ riuscito a salvarsi?

(Ansa), «Il Piccolo di Trieste», 9 maggio 1973


La censura

Il film ottiene il nulla osta di programmazione in pubblico senza alcun limite di età, alla sola condizione che venga soppressa una battuta di dialogo dove Vittorio De Sica in chiesa esclama "figli di puttana!" e tagliata la scena nella quale “si vede un soldato tedesco palpeggiare il sedere di una ragazza”. Il 19 dicembre 1961, viene espresso "parere favorevole" alla programmazione in pubblico.


Ministero del Turismo e dello Spettacolo - Direzione Generale dello Spettacolo

Domanda di revisione 36234 del 30 novembre 1961

«Revisionato il film il giorno 4 dicembre 1961 si esprime parere favorevole alla proiezione in pubblico a condizione che venga eliminata la battuta di Vittorio in chiesa: "figli di puttana!" e che nella scena tra i soldati tedeschi e la donne vengano eliminate le scene in cui il soldato tedesco palpeggia il sedere di una ragazza»

Roma, 5 dicembre 1961


Cneriz - Viale Castranese, 9 Roma

Al Ministero del Turismo e dello Spettacolo - Direzione Generale dello Spettacolo

In conformità a quanto disposto dalla Commissione Censura di 1° Grado, si assicura che su tutte le presentazioni in circolazione del film: "I DUE MARESCIALLII"

sono state eliminate le seguenti scene:

1°) De Sica vestito da prete che telefona alla donna con relative battute;

2°) De Sica vestito da prete che con Totò s’intrattiene con la ragazza veneta;

3°) Soldato tedesco che balla e palpeggia il sedere della ragazza.

Con osservanza

Roma, 19 dicembre 1961


Ministero del Turismo e dello Spettacolo - Direzione Generale dello Spettacolo

Domanda di revisione 36234 del 16 dicembre 1961

«Revisionato il film il giorno 18 dicembre 1961 si esprime parere favorevole alla proiezione in pubblico.»

Roma, 19 dicembre 1961


Documenti censura del film I due marescialli, 1961 - Fascicolo - Direzione Generale Cinema

Documenti censura del film I due marescialli, 1961 - Presentazione - Direzione Generale Cinema


I documenti

Le uscite in home video di I due marescialli, includendo VHS, DVD, ed eventuali supporti successivi, con anni di uscita, dettagli delle edizioni e contenuti speciali – un vero vademecum per il cinefilo completista:

📼 VHS

  • Anni ’80 – collane Domovideo / “Collezione 3”
    Distribuzione probabilmente agli inizi degli anni Ottanta da parte di Domovideo, in formato VHS standard (formato 4:3 da 91 minuti). La custodia era cartonata, tipica delle collane commerciali. Nessun extra, solo il film. Data indicativa da collezionisti: tra 1983 e 1987 (amazon.com, ebay.it).

💿 DVD (edizioni italiane ed estere)

  • **8 novembre 2005 – DVD UK (importazione Amazon UK)
    Edizione distribuita da Medusa Film per il mercato internazionale (UK), con audio italiano Dolby Digital 1.0, formato video anamorfico (probabilmente 4:3). Nessuna informazione su sottotitoli o contenuti speciali aggiuntivi (amazon.co.uk).
  • 2013 – DVD import italiano (“Toto’ – I due marescialli”, Amazon US)
    Edizione probabilmente destinata al mercato nordamericano, venduta come Italian Import e risalente al 2013. Informazioni limitate: probabilmente un semplice DVD con il film, distribuzione generica, nessun extra notato (amazon.com).
  • Data imprecisata – Edizione italiana “Panorama” (eBay)
    Un’ulteriore edizione DVD catalogata come “standard” da Panorama, sigillata, con codice regionale 2 (Europa/Nord Africa/Giappone). Non risulta alcun contenuto speciale o formato migliorato .

📀 Blu-ray / Edizioni in alta definizione

Al momento (2025) non risultano edizioni Blu-ray né in Italia né all’estero. Nessuna segnalazione per versioni rimasterizzate in HD.

⭐ Riepilogo edizioni

AnnoSupportoEdizionePaese / DistribuzioneAudioExtra
Anni ’80 VHS Domovideo Collezione 3 Italia Mono ITA Nessuno
2005-11-08 DVD Medusa (Amazon UK) Regno Unito DD 1.0 ITA No dati
2013 DVD Import italiano (Amazon US) USA (import) Prob. ITA No dati
Data incerta DVD Panorama (edizione standard) Italia ITA (region 2) Nessuno

🧩 Considerazioni sui contenuti speciali

  • Nessuna edizione identificata contiene extra come interviste, documentari, restauri o booklet.
  • Tutte le versioni sono semplici release “film only”, senza contenuti speciali aggiuntivi.

✅ In sintesi

Attualmente I due marescialli è disponibile solo su VHS (Domovideo) e su DVD “film only” (edizioni Medusa/UK 2005, import 2013, Panorama).
Non si trovano versioni in Blu-ray o edizioni con extra.
Per i collezionisti: l’edizione Panorama (region 2) e le importazioni 2005/2013 potrebbero includere cover art e booklet interessanti, ma nessuna presenta contenuti speciali.


L'ufficiale nazista e il postino

Due personaggi, l'ufficiale tedesco e il portalettere, compaiono in altri due film di Totò: l'ufficiale tedesco ne "I due colonnelli" (famosa la sua frase, "ho carta bianca…") e ne "I due marescialli" (l'ufficiale che, durante un discorso, viene ridicolizzato dalla fragorosa pernacchia del finto maresciallo Totò), il portalettere maltrattato nel film "Totò Diabolicus" ed ancora ne "I due marescialli". Sono sempre gli stessi attori protagonisti nei due ruoli: l'ufficiale tedesco, Roland Von Barthrop, il portalettere, Mimmo Poli.


Fotogrammi tratti dai film "I due marescialli", 1961 "I due colonnelli", 1962 "Totò diabolicus", 1962


Totò era proprio felice di avere accanto nel film un attore come De Sica. E quando era felice, dava davvero il massimo. Il rapporto tra i due metteva tenerezza, perché da principio da parte di Totò c’era una grande deferenza e anche una certa timidezza. E lo stesso si riscontrava da parte di De Sica nei confronti di Totò. Insomma, era un minuetto di “Prego, Principe!”. “Ma si figuri, Commendatore!”. Poi, dopo un po’ di giorni attaccarono con il Vitto’ e l'Anto’ e fu una lavorazione straordinaria, fu una gara nobilissima a dare tutte le possibilità di pretesto comico all'altro. Fu un film che feci in un tornado di gioia e anche uno dei più rapidi che abbia mai girato.

Sergio Corbucci


Mi dicevano di tenere le luci più basse che potevo perché dava fastidio alla vista di Totò. In teatro di posa illuminiamo tutto quanto e Totò e De Sica mi dicono: «E la luce?». Dico: «Commendatore, principe, è questa». De Sica, che mi conosceva dai tempi di "Miracolo a Milano" mi fa: «Ma che, mi stai pigliando per il culo? Qua ci si vede sì e no». «È una pellicola nuova, una Triple x...». Gli ho fatto un segno, lui ha capito ed è rimasto zitto. Poi tornano. «E vabbene» mi fa Totò, «ma un naso ce l'ho, un pochino più di luce non guasta».

Enzo Barboni (direttore della fotografia in "I due marescialli" di Sergio Corbucci)


La brochure promozionale del film


Cosa ne pensa il pubblico...


I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

  • Mi pare che qualcosa non torni nella vera cronologìa storica, ma non importa più di tanto. Importa il livello di alcuni ottimi attori del film (escludiamo i giovani), superiore al film medesimo, che resta comunque un prodotto gradevole, godibile e discreto. C'è qualche cadutina retorica nel finale, ma il carisma di De Sica e di Totò riescono a renderle digeribili. Impeccabile Agus, sempre perfetto in questi ruoli di gerarchetto fascista, contraddistinto da rigida ortodossìa e da divertenti comportamenti.

  • Difficile che un film sia meno che godibile quando tra gli interpreti annovera De Sica, Totò e una serie di ottimi caratteristi tra cui l'ottimo Agus. Così avviene per questa commedia degli equivoci ambientata nel periodo bellico. Il film è assai godibile anche se nel finale eccede in retorica a causa di una caduta buonista della sceneggiatura. Gli interpreti valgono comunque la visione.

  • Il ladro nei panni del carabiniere e questi in quelli di un prete: da qui una girandola di situazioni ed equivoci nel paesello occupato dai tedeschi dopo l'8 settembre. Totò, De Sica e Agus danno vita a una farsa divertente per la freschezza e il ritmo comico delle scene, incastonate in un plot ben congegnato (anche se tendente al retorico sul finale). Tra gli echi di molti film non solo di Totò (la corsa verso il camion del condannato viene dritta da Rossellini), l'opera si gusta (e molto) solo se ci si lascia andare alla girandola delle gag.

  • Commedia piacevole, ambientata durante l'occupazione nazista, che dimostra come, talvolta, l'abito (in questo caso la divisa da maresciallo dei carabinieri) fa il monaco. Poggiata sulle salde spalle dei due mattatori (ma anche Agus nella parte del podestà è godibissimo, per non dire di Franco Giacobini in quella del rubagalline), è purtroppo inficiata pesantemente da intermezzi che vorrebbero essere seri e che sono invece terribilmente banali (la resistenza ci fa una figura ridicola, i giovani innamorati sono da mani nei capelli). Apprezzabile a metà.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Le "prove" per individuare l'autore della pernacchia.

  • Uno dei migliori film di Corbucci: perfettamente in bilico tra comicità e dramma, trainato dalla fenomenale coppia Totò-De Sica (entrambi bravissimi ed entusiasti di lavorare insieme), capacissimi di passare dalla farsa alla tragedia senza ripercussioni per la pellicola. Ottimo anche il cast di contorno (Giacobini bravissimo, ma anche Agus nei panni del podestà) ed efficace la regia di Corbucci. Bella colonna sonora di Piccioni. Da non perdere.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Ti ho cercato per tanto tempo. Volevo dirti che sei... un fetente!".

  • Bellissima pellicola in salsa agro-dolce poco capita e a volte anche sottovalutata. Perché per molti la carriera di Totò passa solo per film come la Malafemmena, Tototruffa o La banda degli onesti. E invece con lo sfondo dell'8 settembre e grazie all'ottima regia di Corbucci ecco un film per ridere ma anche per riflettere. In un gioco dei ruoli senza sosta, dove in realtà nessuno è chi dice di essere, una serie di gag incentrate sugli equivoci e sulla solita verve del Principe. Spalla d'eccellenza un grande De Sica (padre), vero valore aggiunto.

  • Totò e De Sica sono a loro completo agio nei panni di un prete e un maresciallo dei carabinieri; la sintonia è perfetta e riescono a spalleggiarsi a vicenda senza strafare, oltre che a scambiarsi i panni. Anche il contorno regge abbastanza bene; merito di una regia diligente e ordinata capace di sviluppare la storia con sufficiente equilibrio e limitare i momenti di stanca. Molto bravo Gianni Agus, per il quale il termine spalla è assai riduttivo.

  • Ottimo film di Totò, superiore alla media e realizzato in quei primi anni '60 nei quali il grande comico infilò altri capolavori della commedia italiana. Un periodo sicuramente prolifico in cui anche le gag sembrano più riuscite, più divertenti. In questo film, complici un grandissimo De Sica e un Agus in palla, riesce a fondere umorismo e tristezza nel contesto dei fatti dell'8 settembre. Finale melodrammatico che poteva lasciare aperta un porta a nuove evoluzioni del personaggio di Totò. ***1/2• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La pernacchia al tenente Kessler; La lettera del dottore; L'attività di reclutamento di Capurro; La "confessione" telefonica; Il finale.

  • Gran bella regia di Corbucci sul tema "come eravamo nel Ventennio". Un film pieno di italianità, che di questi tempi non guasta, con Totò e De Sica, vecchi lupi dello stesso vizio, che si intendono a meraviglia e sono ottimi protagonisti di una commedia all'italiana di serie A, con una storia avvincente e una sceneggiatura solida, ben integrata dai dialoghi a braccio dei protagonisti. Buono il cast di supporto, che contiene a stento un Totò irrefrenabile che regala alcune delle sue migliori perle. Davvero un bel film, peccato non vederlo!• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La ciofeca dello sport; "Oramai siamo tutti tedeschi!" (Totò) "Italiani, prego" (De Sica); "Canem in chiesa nicht fortunat" (Totò).

  • Brillante commedia giocata sugli equivoci con due straordinari rappresentanti. Non so dire chi sia più a suo agio tra Totò e De Sica. In perfetta simbiosi. Film diretto da un sapido Corbucci che mescola comicità e dramma. Siamo vicino all'armistizio dell'8 settembre. Non sono da meno le "macchiette" Agus e gli altri attori.

  • Questo bellissimo film di Corbucci con Totò e De Sica si inserisce felicemente nel filone “resistenziale” che in quegli anni furoreggia al cinema con film come Tutti a casa, Il federale, Il generale Della Rovere. Il realismo dell’ambientazione bellica si fonde, attraverso una perfetta mescolanza di stili, alla forza comica delle situazioni create intorno allo scambio di persone tra i due protagonisti. Totò, a causa degli eventi, si trasforma da un pulcinellesco rubagalline in un valoroso eroe di guerra. Un film in equilibrio tra farsa, commedia e dramma.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il dialogo tra Totò e il postino Mimo Poli; L'esilarante e italianissima lezione di Totò sulla "pernacchia".

  • Grandiosa interpretazione di Totò in un contesto comico-drammatico. De Sica, invece, irritante come sempre ben rappresenta la confusione nel prendere una decisione dopo il caos dell'8 settembre 1943. Grandiosi sketch comici per un film che si rivela indispensabile nella filmografia del principe De Curtis.

  • Grande classico con Totò e De Sica, è uno dei film "da salvare" dell'attore napoletano con ascendenze nobili. La storia dello scambio di ruoli era già vecchia all'epoca ma funziona, viste anche le tendenze attoriali e caratteriali dei due, piuttosto diverse. Agus è ridotto a ruolo esageratamente macchiettistico. E' uno spaccato dell'epoca che fa ridere e riflettere. Da vedere e rivedere.

  • Credo sia un film sottovalutato, anche se probabilmente quando si vedono sullo schermo due mostri sacri come Totò e Vittorio De Sica le aspettative sono (giustificatamente) alte. Meno impegnato rispetto a I due colonnelli, sotto certi aspetti più esilarante. Ottimo Agus (che sarà poi "persecutore" di Fracchia) e in generale tutto il cast funziona a dovere. Il finale è deludente e tirato: avremmo voluto saperne di più, soprattutto dopo la presa di coscienza del ladro Capurro.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il pernacchio del maresciallo durante il discorso del tenente Kessler, con lo sguardo agghiacciato del postino e di Basilio.

  • Uno dei film più riusciti di Totò: l'accoppiata con De Sica funziona a meraviglia, le gag (tra cui la storica "carta bianca") si sprecano e anche l'ironia relativa al momento storico è piuttosto azzeccata. Ottimi anche i comprimari, tra i quali spicca un fantastico Gianni Agus. Quasi doveroso il flash-forward finale.

  • Ironizza in modo lieve e rispettoso su un momento storico drammatico (lo sbarco degli alleati) fornendo anche spunti di critica, per fortuna limitati, al falso perbenismo. Verosimilmente mette in crisi la netta distinzione tra il bene e il male attraverso un espediente comico tradizionale (la sostituzione e lo scambio di persona) qui utilizzato in modo niente affatto banale, e al quale, pur non mancando trovate comiche specifiche, è affidato il compito di muovere al sorriso.

Le incongruenze

  1. Quando il soldato tedesco sale al secondo piano della "casa ciusa", ubriaco fradicio, subito inveisce contro la ragazza ebrea. Ma come ha fatto a capire appena entrato che era ebrea, con tutto l'alcol in corpo che aveva oltretutto
  2. Le spalline del tenente tedesco sono grossolane ed approssimative. Va bene l'intento satirico e dissacratorio del film, comunque le spalline di un tenente tedesco erano argentate e con una losanga in rilievo. Nel film invece si vede una spallina scura con due losanghe, che storicamente non è mai esistita nell'esercito tedesco.
  3. Quando Totò viene portato via col camion per la fucilazione, Vittorio De Sica lo saluta per l'ultima volta sul ciglio della strada, mentre nella scena successiva si trova al centro della carreggiata
  4. Quando Totò sposa la moglie di De Sica indossa una divisa da parata dei carabinieri e non si sa dove l'abbia trovata. De Sica alla fine del film mentre rincorre il camion tedesco inossando la divisa da carabiniere sotto la tonaca. Ma non gliela aveva rubata toto all'inizio del film?
  5. Quando Totò ordina al ladro che ha appena arruolato di andare a cucinare il pollo gli dice "ATTENTI! FIANCO DEST DEST" e infatti il ladro prima si mette sull'attenti e poi si gira verso destra ma Totò lo insulta dicendogli "IGNORANTE QUELLA E' LA SINISTRA" ma il ladro aveva eseguito il movimento in modo corretto.

www.bloopers.it


Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo.

Il punto dove Totò finto maresciallo, in fuga perché sente urlare "al ladro", si scontra con il ladro vero (Franco Giacobini), che aveva appena rubato una gallina), è in via Garibaldi a Castel San Pietro Romano (Roma).

CHIESA E COMANDO DEI CARABINIERI
Due importanti location del film sono come noto localizzate in Piazza San Pietro a Castel San Pietro Romano (Roma):

LA CHIESA DOVE SI RIFUGIA DE SICA
La chiesa dove il vero Comandante Vittorio Cotone (Vittorio De Sica) si rifugia vestendosi da prete...

IL COMANDO DEI CARABINIERI
Nello stesso slargo si trova il comando dei Carabinieri di Scalitto, dove Antonio Capurro (Totò) si spaccia per il comandante Cotone

Il balcone della mitica pernacchia al discorso del Comandante tedesco Kessler (Roland von Bartrop) è quindi questo

La strada dove Vittorio Cotone (Vittorio De Sica) vede i tedeschi portare via Antonio Capurro (Totò) è in Via IV Novembre a Castel San Pietro Romano (Roma)

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In TV la rivincita di Totò

In TV la rivincita di Totò Otto film del grande comico napoletano che ora riempie i cinema - «Vorrei almeno essere rispettato» si lamentava l'attore dilaniato in vita dai critici. Oggi…
Gianni Villa, «Sorrisi e Canzoni TV», anno XXII, n.12, 25 marzo 1973
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27 Nov 2015

Lissiak Elvy (Elvira)

Elvy Lissiak (Elvira Lissiak) Nome d'arte di Elvira Lissiak (Trieste, 19 luglio 1929 – Roma, 25 febbraio 1996), è stata un'attrice italiana. Biografia Dotata di un bell'aspetto, nel 1949…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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30 Giu 2022

Palermi Mario

Mario Palermi E' stato un elettricista cinematografico A meno che “alla lontana”, non mi risulta parentela col regista degli anni ’30 Amleto Palermi (anche perché, pare, in realtà il vero…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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01 Lug 2022

Piccioni Piero (Morgan Piero)

Piccioni Piero (Morgan Piero) Noto anche con lo pseudonimo di Piero Morgan (Torino, 6 dicembre 1921 – Roma, 23 luglio 2004), è stato un pianista, direttore d'orchestra, compositore e…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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18 Nov 2015

Poli Mimmo (Domenico)

Poli Mimmo (Domenico) Pseudonimo di Domenico Poli (Roma, 11 aprile 1920 – Roma, 4 aprile 1986), è stato un attore e caratterista italiano. Biografia È stato uno dei più noti e attivi…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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21 Apr 2022

Sono morto cinque volte racconta Vittorio De Sica

Sono morto cinque volte racconta Vittorio De Sica Il patetico personaggio Umberto De Sica, padre di Vittorio, affiora dal commossi ricordi del l'attore regista. Dopo tante alterne fortune,…
Leonida Rèpaci, «Tempo», anno XX, n.26, 24 giugno 1958
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19 Set 2020

Tonti Giorgio

Tonti Giorgio Operatore cinematografico, direttore della fotografia Mio nonno materno era di origini francesi, di cognome Marlat, morto centenario (1888-1988). A Venezia sposò mia nonna,…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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17 Gen 2014

Totò e la censura

Totò e la censura: il comico contro i tagli e le polemiche 📜 Indice degli Argomenti 📖La censura ed il suo sistema: le origini 🎬Incontri ravvicinati con Totò e la censura degli anni '50…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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23 Nov 2016

Totò e... Bruno Corbucci

Totò e... Bruno Corbucci Totò doveva fare sempre Totò Stavo facendo una commedia musicale con Macario. Mio fratello doveva fare la regia di Chi si ferma è perduto. Venne a Milano a vedere…
Daniele Palmesi, Orio Caldiron
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07 Giu 2016

Totò e... Mario Castellani

Totò e... Mario Castellani Un improvvisatore nato Per quarant’anni gli sono stato vicino nella vita e sul palcoscenico. Ho avuto l’onore di essere la sua « spalla » prediletta. Ci…
Orio Caldiron, Davide Morganti, repubblica.it, Alessandro Nocera, Giuseppe Grieco
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24 Nov 2016

Totò e... Sergio Corbucci

Totò e... Sergio Corbucci A Totò devo molto Il regista Sergio Corbucci, con il quale Totò ha girato ben sette film, al pari di Alfred Hitchcock, amava comparire in brevi sequenze dei lavori…
Daniele Palmesi, Orio Caldiron, Franca Faldini, Goffredo Fofi
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15 Ott 2016

Totò e... Vittorio De Sica

Totò e... Vittorio De Sica Uno ogni cento anni Parlare di Totò mi è molto caro, perché purtroppo non ho avuto il tempo e la possibilità materiale di dirgli tutto quello che pensavo di lui e…
Orio Caldiron, Daniele Palmesi
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10 Apr 2014

Totò, une anthologie (1978)

TOTÒ, UNE ANTHOLOGIE (1978) Titolo originale Totò, une antologie - Anthologie de Totò Lingua originale Italiano - Paese di produzione Italia, Francia - Anno 1978 - Durata 112' - B/N, colore…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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28 Mar 2016

von Bartrop Roland (Bartrop Rowland)

von Bartrop Roland Roland Bartrop, nato Rowland Bartrop, (Walthamstow, 21 dicembre 1925 – Walthamstow, 13 febbraio 1969), è stato un attore inglese. Spesso interprete di ufficiali tedeschi,…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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19 Set 2020

Zurli Guido

Zurli Guido Noto anche con lo pseudonimo di Albert Moore (Foiano della Chiana, 1929 – Roma, 23 ottobre 2009), è stato un regista italiano. Biografia Dopo alcune esperienze di aiuto regista,…
Simone Riberto, Daniele Palmesi, Federico Clemente
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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • «La fiera del cinema», 1961
  • «La Stampa», 1 giugno 1961
  • «Tempo», anno XXIII, n.45, 11 novembre 1961
  • Vice, «Il Tempo», 23 dicembre 1961
  • Vice, «Il Paese», 23 dicembre 1961
  • Vice, «Il Messaggero», 23 dicembre 1961
  • Franco Callari, «Momento Sera», 24 dicembre 1961
  • Franco Maria Pranzo, «Corriere Lombardo», 19 gennaio 1962
  • lan. (Arturo Lanocita), «Corriere della Sera», 19 gennaio 1962
  • «Corriere dell'Informazione», 19 gennaio 1962
  • Valentino De Carlo, «La Notte», 20 gennaio 1962
  • «Radiocorriere TV», anno 50, n.19, 6-12 maggio 1973
  • (Ansa), «Il Piccolo di Trieste», 9 maggio 1973