Peppino De Filippo: «faccio il cinema perchè mi danno una barca di soldi»
Peppino De Filippo deve forse al cinema e alla televisione la maggiore popolarità, ma la sua vera e più autentica passione rimane il teatro. Sposato da trent’anni, Peppino è recentemente divenuto il compiaciuto suocero di una graziosissima ballerina inglese
Lavora più volentieri per la televisione, per il teatro o per il cinema?
Il mio lavoro preferito è il teatro. È sulle tavole del palcoscenico che mi sento davvero a mio agio. È lì che mi sento sicuro di affrontare la lotta, per raggiungere il successo, in piena coscienza artistica e senza alcuna riserva. La televisione mi attrae e mi affascina come mezzo tecnico con il quale posso agevolmente e molto facilmente aspirare ad un successo di notorietà. Il cinema mi interessa soprattutto perché paga bene, mentre, dal lato artistico, non ritengo che m’abbia dato troppe soddisfazioni, né penso che possa darmene. Particolarmente in Italia, il cinema si fa con troppa faciloneria ed io non sono per certi "arrangiamenti”. Sì, mi ci posso adattare facendo del mio meglio, onde non perdere certi soldi che proprio mi vogliono regalare senza altra contropartita che quella di rispondere sempre: «Sì, va bene».
Potrebbe fare un mestiere diverso da quello di attore? Se sì, quale altra attività le piacerebbe?
È una domanda a cui non è facile rispondere. Le tentazioni sono molte. Forse mi piacerebbe fare il musicista o fare il pittore.
Qual è stato il suo primo successo veramente importante? E quale l’ultimo successo che le ha dato maggiore gioia?
Quando ho messo in scena e recitato opere di Luigi Pirandello.
Come si sente quando sta per entrare in scena, o quando stanno per accendersi le luci rosse delle telecamere?
Prima di iniziare una registrazione mi sento, in verità, un po’ emozionato. Ma non appena si accendono le luci rosse delle telecamere mi pare di entrare nelle case di tutti per davvero e di sentire sulla pelle il calore umano di milioni di spettatori. Anche in teatro l’emozione scompare non appena metto il piede sulle tavole del palcoscenico.
Nella sua lunga carriera ci saranno state, è facile supporlo, anche giornate non del tutto rosa. Ricorda quale è stato il giorno più difficile della sua vita di attore? Come ha reagito ai momenti neri del suo lavoro?
Certo non è sempre andato tutto liscio. Ma ho sempre reagito opponendo alla fatalità la mia volontà di riuscire comunque nel mio intento, e quasi sempre ci sono riuscito. Ed è stato, allora, una gioia per il mio cuore.
Quali sono i ricordi più belli di un attore ormai abituato al successo, come lei è?
Sono sempre quelli dell’ultima fatica.
La sua carriera ha mai interferito nella vita privata? Ci sono avvenimenti di lavoro che hanno coinciso con altri avvenimenti ugualmente importanti della sua vita?
In parte sì. Se non avessi fatto l'attore, certamente la mia vita privata avrebbe avuto uno svolgimento meno triste di quello al quale sono stato sottoposto nel passato, comunque, non ci penso più. Il tempo crea e distrugge.
Come ha conosciuto sua moglie? Da quanti anni è sposato? Quali sono i primi tre ricordi, che le vengono alla mente, del suo matrimonio?
Ho conosciuto mia moglie durante la mia carriera di attore, negli anni giovanili. Mi sposai all’età di ventisette anni e ora ne ho cinquantasette compiuti. I primi tre ricordi del mio matrimonio sono, nell'ordine, questi. Il giorno delle nozze dimenticai di andare a prelevare a casa della mia futura moglie il compare d’a. nello, come invece avrei dovuto fare per accordo preso il giorno prima. Poi ricordo la meraviglia che destò in me la risposta del prete, quando gli domandai qual era il prezzo da pagare per la preparazione dell’altare il giorno delle nozze, e lui mi disse: «Cento lire con le candele accese e trenta lire senza candele». Il terzo avvenimento memorabile della mia vita matrimoniale fu la vista di mio figlio appena nato: un ricordo che è rimasto incancellabile nel mio cuore e nella mia coscienza di uomo e di attore.
Quando nacque suo figlio che cosa fece per festeggiare l’avvenimento?
Non potetti fare niente perché non avevo una lira in tasca e neanche il battesimo potetti fare subito. Aspettai di poter disporre di almeno una cinquantina di lire. Vennero dopo circa sei mesi.
Lei ha una nuora molto graziosa. Da bravo meridionale la vorrebbe perfetta donna di casa, con il viso lavato ad acqua e sapone, oppure lo squisito senso di uomo di mondo le ha fatto vincere queste chiamiamole ”debolezze”, attribuite di solito a qualsiasi italiano nato al sud di Roma?
Mia nuora mi piace così com’è e spero che resti così. È una dolce creatura, che è venuta a rendere più facile la mia vita di padre, di uomo e anche quella di attore.
Già che parliamo di meridionali, lei ne ha il temperamento focoso e passionale, oppure la lunga pratica con la finzione scenica le consente di mostrarsi sempre perfettamente calmo e controllato?
Io sono dotato di un temperamento altamente romantico e passionale, ma riesco sempre a controllare, per i miei fini, questi due sentimenti. Evidentemente la lunga pratica con la finzione scenica conta qualche cosa.
Che cosa pensa, in genere, delle ragazze moderne? Come giudica il loro modo di truccarsi, di vestirsi, di muoversi e di ragionare?
Le ragazze moderne mi piacciono, ma non vorrei averne per figlia una simile. In fatto di trucco si truccano troppo. In quanto al vestirsi vestono con gusto, naturalmente quando non manca loro il denaro. In quanto al loro modo di ragionare, troppe di esse ragionano con i ragionamenti di quelli che non ragionano.
Qual è la pietanza, italiana o straniera, che le piace di più? C’è un piatto che non vorrebbe mancasse mai sulla sua tavola?
Certo, gli spaghetti. Oppure un buon risotto alla milanese. Alle pietanze straniere non ho mai fatto troppo caso. Non ne ricordo una che mi piaccia più delle altre.
Se avesse un anno di vacanza, come lo passerebbe?
A preparare qualcosa di buono per il "mio” teatro, riservandomi un bel periodo per un viaggio in Brasile, nel Messico o in Spagna.
Se dovesse scegliere tra una persona buona e una persona intelligente, quale preferirebbe?
Sceglierei quella intelligente.
Può dirci, in cinque righe al massimo, che costi pensa di Peppino De Filippo?
È un uomo che cerca di stare in pace con tutti, ma se, per una ragione qualsiasi, proprio non gli riesce, è pronto a litigare. È orgoglioso al massimo del suo lavoro e giudica stupido colui che non lo comprende e non lo apprezza. Giudica le sue commedie tra le migliori della produzione teatrale comica italiana, e guai a chi ne parla male! Ama le bestie incondizionatamente, ritenendole le uniche creature veramente degne del suo affetto.
Bruno Micheli, «Novella», anno XLII, n.22, 1 giugno 1961
Bruno Micheli, «Novella», anno XLII, n.22, 1 giugno 1961 |