Da un libro ancora ignoto uscirà la nuova Magnani

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Alla ricerca di un personaggio degno di lei. Il sarto Litrico smentisce alla grande attrice di aver tuffato il diavolo nell'acqua santa.

Roma, ottobre

Anna Magnani appare sulla soglia del salotto, mi scruta dall'alto in basso con un'occhiata brusca, poi viene a sedersi su una poltrona di fronte a me. — Scusi se l’ho fatta aspettare — dice con la sua voce calda dal tipico accento romanesco — beve un «whisky»? —. E’ pallida, attorno agli occhi ha un alone nero, non usa trucco, i capelli sono spettinati, i suoi modi sono aspri, eppure ispira subito simpatia, fiducia, amicizia. Io la osservo di sottecchi pensando che cosa domandarle: sono comunque sicuro che se le ponessi un quesito imbarazzante o spiacevole, non esiterebbe a mandarmi a quel paese.

— La Domenica del Corriere — attacca subito lei — è un gran bel giornale: io lo leggo fin da quando ero bambina. Un mese fa ho mandato al suo Direttore 30.000 lire perchè le devolvesse al mantenimento di un lupo che era stato abbandonato dal suo padrone.

— Un lupo? Lei, allora, ama le bestie.

Anna Magnani mi dà un’occhiata di traverso: — Certo che le amo: almeno quanto amo i cristiani. Nella mia villa del Circeo ho sette cani e nove gatti: vanno d’accordissimo. Se trovo un cane randagio per la strada, me lo porto a casa. — Poi aggiunge, improvvisamente aggressiva: — Dovrei lasciarlo morire di fame?

La porta si apre ed entra Luca, il figlio non ancora ventenne dell’attrice. Luca è un gran bel ragazzo: alto, con due grandi occhi neri, i modi riservati e gentili. Purtroppo ima brutta malattia contratta da bambino lo obbliga a camminare con le stampelle.

Anna Magnani lo chiama accanto a sè, gli accarezza la testa, lo fa sedere tra noi. — E’ Luca, mio figlio — dice con una voce dolce e piena di apprensione. Lo guarda con tenerezza, senza nascondere lo sconfinato amore per quel figliolo al quale sacrificherebbe tutto, carriera compresa.

— Ha in preparazione qualche film? — chiedo.

— Sì e no. Ora sto leggendo delle storie per cercare un personaggio che io possa interpretare. Ho appena letto quattro libri e li ho scartati tutti e quattro. Se faccio un film, voglio un ruolo che mi piaccia, che sia adatto a me... Le do una notizia in anteprima: il mio prossimo film sarà probabilmente Sagapò, prodotto da Alfredo Bini —. Rimane un istante soprappensiero, poi soggiunge: — Vorrei portare in scena La lupa e Madre Coraggio: forse ci riuscirò entro il 1962.

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Anche cinesi

— Preferisce lavorare in America o in Italia?

— Preferisco lavorare coi grandi registi: fossero anche cinesi !

— Preferisce lavorare in teatro o in cinema?

— In teatro, se non si guadagnasse così poco. Io non disprezzo i soldi.

— A quale dei suoi film è più affezionata?

— A Roma città aperta. Amore e Suor Letizia, di cui mi piaceva il personaggio, non la storia.

— E mi dica: che cosa occorre per diventare attrice? Porse è necessario vincere un concorso di bellezza?

La Magnani si mette a ridere, fa un gesto interrogativo con la mano, poi dice: — Guardi me! Le sembro un tipo da concorsi di bellezza?

Ormai s’è fatto tardi e Luca deve uscire per fare alcune compere.

— Viene con noi? — mi chiede la Magnani. In strada incontriamo Angelo Litrico, il sarto dei Grandi. La Magnani lo saluta affabilmente, poi gli chiede a bruciapelo: — Lei mi deve spiegare come fa a mettere d’accordo il diavolo con l’acqua santa.

— E cioè? — chiede Litrico senza capire.

— Ho letto che lei confeziona vestiti sia per Kruscev che per il Papa, allora...

Litrico l’interrompe con un gesto brusco: — No, per il Papa no. Alcuni giornali hanno scritto che io ho fatto un vestito per il Papa, ma la notizia è inesatta: il Santo Padre si serve esclusivamente da Annibaie Gammarelli. Non so come sia venuta fuori questa storia: forse qualche giornalista ha visto nel mio studio una lettera con la benedizione del Santo Padre e ha pensato che io lavorassi per lui. Ma il sarto del Papa è solo Gammarelli.

Un po’ delusa, la Magnani saluta Litrico e si avvia verso una libreria le cui vetrine splendono dall’altro lato della strada. E’ pensierosa: — Fra quei libri — dice, — deve essere nascosto il mio personaggio. Venga con me: mi aiuti a sceglierne qualcuno.

Mezz’ora dopo usciamo con una dozzina di libri sulle braccia. La Magnani è allegra come una bambina, elettrizzata da tutti quei volumoni nei quali «ci deve essere il suo personaggio». Non posso fare a meno di ammirare ancora una volta il suo temperamento, la sua statura di grande attrice, la sua intelligenza e di paragonarla a quella di tante altre attrici e attricette, preoccupate solo di mettere in mostra le loro forme per procurarsi un po’ di pubblicità a buon mercato e, quindi, qualche contratto.

Alessandro Mossotti, «La Domenica del Corriere», 15 ottobre 1961


Domenica del Corriere
Alessandro Mossotti, «La Domenica del Corriere», 15 ottobre 1961