Selvaggio con la Magnani il vento del Nevada
Ecco il secondo film americano di Anna Magnani, “Selvaggio è il vento”. La lavorazione è stata turbata da alcuni incidenti: per ironia della sorte, quello più preoccupante venne provocato proprio da una bufera
"WILD IS THE WIND” ("Selvaggio è il vento") è il secondo film americano di Anna Magnani, dopo "La rosa tatuata”. In Italia, il titolo verrà modificato in "Selvaggia come il vento”. Il film narra la storia di un italo-americano, Gino, che, rimasto vedovo, sposa la cognata, Gioia, e la porta con sè negli Stati Uniti. Nella foto qui sopra, i due protagonisti del film: Anna Magnani, che impersona Gioia, e Anthony Quinn (Gino).
GIOIA SI ACCORGE ben presto che Gino vuol vedere in lei non una seconda moglie, ma un’altra Rossana (la moglie morta). Ma questo non può essere perchè Gioia ha un carattere esattamente opposto a quello della defunta sorella. La seconda moglie non vuol rinunciare alla sua personalità per dar corpo a un’ombra; e l’infelice unione senza amore scivola verso un’inevitabile fine. Gioia s’innamora di Bene, il figlio adottivo di Gino (impersonato da Tony Franciosa, qui con la Magnani).
UNA DELLE SCENE decisive del film: quella della festa e del pranzo alla fine del quale Gino, brindando alla sua nuova sposa, la chiama col nome della moglie morta. Rossana. La lavorazione del film, tratto da un soggetto di Arnold Schuman e diretto da George Cukor, si iniziò sotto auspici non favorevoli. Per una singolare ironia della sorte, fu proprio un selvaggia bufera di vento a provocare un incidente che avrebbe potuto avere serie conseguenze: la caduta di uno schermo metallico che ferì Anna Magnani alla testa. L’incidente si verificò nei pressi dell’aeroporto di Reno, nel Nevada, dove è stata girata parte degli esterni. Altri esterni sono stati realizzati nella zona di Carson City. Durante la lavorazione del film, Tony Franciosa ha sposato in gran segreto Shelley Winters.
ANTHONY QUINN (qui in un’altra scena con Anna Magnani) era l’unico componente della troupe in grado di parlare abbastanza correntemente l’italiano; e pertanto molte volte ha funto da interprete fra il regista e la nostra attrice. Quest’ultima è stata vittima, durante il lavoro, di altre disavventure oltre a quella capitatale a Reno. La più preoccupante di tutte fu una ferita ad una mano che l’attrice riportò mentre si girava una scena in un recinto per il bestiame. Dopo questo incidente, per parecchie notti la Magnani dovette affrontare un’altra contrarietà: una fastidiosa, ribelle insonnia.
«ANTHONY QUINN - ha scritto una rivista americana recensendo il film - è un attore così spontaneo che neanche vent’anni di lavoro a Hollywood hanno potuto influire su di lui». Qui è ancora con la Magnani, in una scena gioiosa. Per esigenze di soggetto, Quinn e Franciosa hanno anche dovuto imparare a tosare le pecore.
«Tempo», anno XX, n.1, 2 gennaio 1958
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«Tempo», anno XX, n.1, 2 gennaio 1958 |