La verità sul grande amore di Anna Magnani

1957 Anna Magnani 2234

Di ritorno dagli Stati Uniti la nostra attrice ha raccontato all'inviata di “Tempo” le sue esperienze cinematografiche americane e la vera storia delle “voci” che hanno fatto credere ad una sua segreta vicenda amorosa

Roma, agosto

L'arrivo di una nave e uno spettacolo paragonabile soltanto alle operette di Ziegfield. I marinai, inquadrati nelle porte che si aprono via via sul fianco del piroscafo esposto alla banchina, in shorts bianchi e con un braccio alzato sembra che da un momento all’altro debbano mettersi a ballare al suono di una invisibile orchestra che per la occasione fa largo uso di ottoni. Sui ponti della nave i passeggeri a mezzo busto agitano fazzoletti e sciarpe, da terra si risponde con altrettanti saluti a quelle figurine lontane delle quali ancora non si riesce a stabilire l’identità.

La prima a essere identificata, sul "Cristoforo Colombo” in arrivo dall’America, è Joan Crawford, vestita di rosa, con un cappellino alla marinara bianco e rialzato sul volto truccato "aH’aurora", in cui sorride una larga bocca splendente di moltissimi denti. La diva, col marito occupa una stretta finestra del ponte di I classe e, sebbene a Napoli non la attenda nessuno, saluta gentilmente la folla che grida coprendo perfino il suono marziale* delle trombe.

Dalla banchina amici, giornalisti, fotografi e operatori cercano con gli occhi Anna Magnani che rientra in Italia dopo le fatiche* del film americano, ma bisogna non conoscerla per supporre di trovarla sul ponte della nave. Noi la immaginiamo, infatti, ancora nella sua cabina, alle prese con le serrature dei bagagli, che poi finisce sempre per lasciare aperti, e visibilmente preoccupata della fatica che le porterà rincontro con la folla. Finalmente un ufficiale di bordo, sensibile ai nostri richiami, corre a cercarla e poi la sospinge verso una finestra dalla quale, con un gesto della mano, Anna prende contatto con gli amici.

CON UNA SEMPLICE maglietta nera di cotone, pantaloni aderenti dello stesso colore, un elegante fazzoletto bianco annodato al collo e senza ombra di trucco: così ha fatto ritorno in Italia Anna Magnani. Appena raggiunto l’albergo per concedersi un po’ di riposo dopo i nove giorni di traversata atlantica, la Magnani ha voluto telefonare a San Felice Circeo per parlare a lungo col Aglio Cellino. Eccola, sbarcata a Napoli dalla "Cristoforo Colombo”, al braccio di Sandro Pallavicini.

Joan Crawford è un’attrice molto importante, ma è soltanto verso la Magnani che, appena le passerelle sono state agganciate alla nave, si precipita la turba dei fotografi. La loro carica in pochi istanti mi mette fuori combattimento. Tengo d’occhio il gruppo gesticolante che si sposta rumorosamente da un punto all’altro della nave e finalmente, quando Anna mi cerca e s’impone per vedermi, prima ancora di poterle parlare mi trovo soffocata dai mazzi di fiori che le stanno offrendo via via. «Reggi un po’...» mi dice. E a mia volta passo i fiori a un signore piccolissimo del seguito il quale da questo momento ci segue come un’aiuola dalla quale spunta a tratti un volto spaventato e angosciato.

«Senta...» arriva di tanto in tanto una voce dai fiori, ma le cose da fare sono moltissime, grande l’agitazione e il piccolo signore, per finire, non parla più fino al momento in cui può depositare il pesante fardello sul tavolo di una sala nella quale i dirigenti della Compagnia e gli ufficiali in servizio a terra ricevono la Magnani, presto raggiunta da Joan Crawford.

Anna è in pantaloni e blusa neri. Sul petto ha appuntato il più modesto dei suoi gioielli, una spilla raffigurante un mazzolino di fiori di turchesi. E’ a testa nuda, spettinata, naturalmente, struccata. Indossa sandali a suola piatta e guarda da sotto in su Joan che aiuta la sua alta statura con un paio di tacchi vertiginosi.

Con la Crawford, la Magnani si scusa di non aver potuto partecipare a un cocktail che l’attrice americana ha dato a bordo.

«Ero veramente malata» le dice «e terribilmente stanca».

Infatti sul volto denso di ombre Anna porta i segni di ima grande fatica. Più tardi, seduta con Sandro Pallavicini, con Luigi Romersa e con me in un restaurant a mezza strada tra Napoli e Roma, la nostra amica ci spiega il motivo della stanchezza che l’ha portata a una forma, fortunatamente lieve, di esaurimento nervoso.

DALLA "PASSEGGIATA” del transatlantico, Anna saluta con la mano gli ammiratori che si sono recati al porto per salutarla. L’attrice si è dichiarata molto soddisfatta dei risultati raggiunti in questi mesi a Hollywood durante i quali ha lavorato con Tony Franciosa e Anthony Quinn.

«Quando sono arrivata in America» ci dice «e ho letto la sceneggiatura del mio film mi sono allarmata. Tutta la storia non stava in piedi e il mio personaggio non rispondeva in alcun modo al mio temperamento. Anche Wallis, produttore del film, era scontento di come andavano le cose. Il tempo stringeva e in ognuna delle sceneggiature che venivano rifatte si sentiva l’orgasmo. Finalmente quando Arnold Shulmann, che è l’autore del soggetto, ha cominciato a frequentarmi più spesso ha mandato all’aria tutto e ha scritto una storia nuova, adattandola alla mia faccia e al mio temperamento. Oggi il film è un racconto umano, vero, come quelli che io amo interpretare. Ha per titolo "Wild is the wind” (Selvaggio è il vento) ed è stato girato in bianco e nero per ottenere un più forte effetto di drammaticità. Wallis è al settimo cielo per la gioia e me l’ha dimostrato. Wallis, che io stimo immensamente, è un uomo adorabile se le cose vanno bene, ma può essere molto duro se le cose non vanno. Comunque con me è tanto gentile, caro e affettuoso e anche per questa ragione io lavoro molto volentieri per lui. Lavorare in questo film è stata una faccenda durissima. Gli esterni sono stati girati nel Nevada, sulle montagne. Siamo arrivati anche a 5000 metri di altezza, fra pastori, pecore e neve. Il freddo era spietato.

NELLA SUA VILLA a San Felice Circeo. Anna Magnani ha voluto festeggiare il suo ritorno in Italia dopo la lunga assenza in compagnia di pochi intimi amici. Eccola, dopo aver bevuto champagne, mettersi scherzosamente la coppa sulla testa. "Annarella” è un po’ dimagrita per il duro lavoro svolto negli Stati Uniti.

D’estate il caldo, negli studios, è stato implacabile. Tutto era molto interessante, tuttavia, e strano per noi italiani. Chi mai crederà, qui, che i pastori del Nevada girano in Cadillac? Avevo per compagni due attori meravigliosi, i due Anthony: Quinn e Franciosa; quest’ultimo è un giovane intelligentissimo, figlio di italiani. Del regista è inutile che parli. Chi non conosce George Cukor? E’ un regista intelligente, pieno di gusto e un compagno raro, dotato di un grande senso di humour. Del resto i suoi film parlano per lui. Ha diretto "Margherita Gauthier" con Greta Garbo, ”E’ nata una stella” con Judy Garland, "Angoscia” con Ingrid Bergman, "Piccole donne” con Katharine Hepbum e tanti altri film della stessa importanza. Con una bella storia, un regista come Cukor e due attori come Quinn e Franciosa era naturale che il film riuscisse bene. Vedrete, vedrete...».

Mentre Anna girava negli studios hollywoodiani, il console inglese l’ha raggiunta per consegnarle il premio che le ha decretato l’Accademia Britannica del Cinema per l’interpretazione di "Rosa Tatuata”. Così i premi assommati dalla Magnani per quel film, sono sei. E mostra con orgoglio quelli della Critica di Nuova York, della Stampa estera in America, di "Look”, l’Oscar e i due ultimi, uno inglese e l’altro dell’Accademia Cinematografica tedesca.

LA MAGNANI HA COMPIUTO il viaggio di ritorno con un’altra grande attrice: Joan Crawford, colta in questa immagine mentre asciuga il sudore dal volto di Anna. Per il momento la Magnani si riposerà. In settembre girerà "Risate di gioia", un film tratto da due novelle di Alberto Moravia con il quale è sempre stata in comunicazione. Non è improbabile poi un suo nuovo ritorno in America per interpretare la versione cinematografica di una commedia di Tennessee Williams. A Hollywood l’attrice ha visto spesse volte Sofia Loren che lavorava negli stessi "studi" cinematografici e aveva il camerino accanto al suo.

Del suo soggiorno in America conserva cari ricordi, ma nessuno le è dolce quanto quello che ha riportato dalla serata in cui consegnò l’Oscar a Yul Brinner. I giornali americani scrissero che l’applauso più lungo, più affettuoso fu quello tributato a lei, quando salì sul palcoscenico per consegnare la statuetta dorata al vincitore. Infatti Anna ricorda gli applausi che non finivano più, le voci con le quali le persone la chiamavano affettuosamente
dalla sala e le sue lacrime. Dopo la cerimonia fu intervistata da una folla di giornaliste, le quali, pratiche e precise, le domandarono di quanti carati fosse il brillante che portava al dito. Anna dette l’indirizzo del suo gioielliere e alla giornalista che le chiese di quale pelo fosse la stola di raro cincillà che indossava rispose che si trattava di gatto italiano.

Capita, a volte, che tra Anna e i giornalisti non corra buon sangue, ma di queste scaramucce la Magnani incolpa soltanto la stampa.

«Io lo so che mi tolgono la pace. Mi fanno domande tendenziose e danno interpretazioni arbitrarie alle mie risposte. Appena arrivata in Italia ho saputo che nei nostri giornali si era parlato di un mio nuovo grande amore. Mi sono stupita, naturalmente. Poi ho ricostruito la genesi di queste voci. Fino al momento della mia partenza da Nuova York non avevo voluto concedere interviste. Mi ero limitata a ricevere soltanto l’inviato di Tempo che mi raggiunse a Hollywood. Il mio produttore era d’accordo con me sulla necessità di non ricevere nessuno e di lavorare in pace. A Nuova York, però, qualche cosa dovevo pur dirla ai numerosi giornalisti che vennero a bordo della "Cristoforo Colombo”. Fra gli altri c’era un italiano che non mi ha mai interrogato e che prendeva note sulle domande che mi facevano gli altri. Ritengo che sia stato lui a dare la notizia... sensazionale. Sebbene io parli l’inglese, ormai, la mia amica Natalia Danesi, che vive in Nord America da molti anni, traduceva domande e risposte perchè ogni parola fosse esatta. Un giornalista mi domandò se ritenessi più importante l’arte o l’amore. Gli risposi che una cosa non esclude l’altra e che, anzi, l’amore inteso nel senso più elevato costituisce un aiuto per l’arte. A questo punto il giornalista mi ha chiesto se io avessi un grande amore e io risposi che tutte le donne ne hanno uno. Ma subito mi ribellai a questo genere d’intervista e risposi io stessa, in inglese, che accettavo soltanto domande riguardanti il mio lavoro e che, se avessero incominciato a indagare nella, mia vita privata, mi sarei alzata e me ne sarei andata. Sono irritatissima e la mia diffidenza verso le interviste è cresciuta ancora. Mi fanno dire cose che non ho detto, mi attribuiscono fatti non avvenuti e alla fine non so più come difendermi. Chi mi conosce, del resto, sa che se avessi avuto un amore non ne avrei mai parlato con i giornalisti. Anzi, non ne avrei parlato a nessuno».

Mentre Anna parla, nella luce cruda che viene dal mare, mille espressioni passano sul suo volto, come rapide nuvole. Le passa negli occhi anche la gioia di avvicinarsi a Roma, a casa, a suo figlio, ai numerosi animali che l’attendono e che adora.

Ora non sogna che un po’ di riposo. E’ molto dimagrita, è stanca e vorrebbe dormire tanto. Ma i suoi progetti per l’avvenire sono immediati. Dovrà girare in settembre "Risate di gioia”, un film tratto da due novelle di Alberto Moravia con il quale l’attrice è sempre rimasta in comunicazione. Anna ama, infatti, seguire da vicino il proprio lavoro. Quando il film italiano, diretto da Comencini, sarà finito, la Magnani tornerà in America a girare l’ "Orpheus descending”, che Tennessee Williams ha scritto per lei.

SPETTINATA, NATURALMENTE, e sempre piena di vita e di calore, Anna Magnani parla del suo soggiorno americano. Nel film appena terminato, la Magnani ha impersonato la parte di una donna andata sposa al marito della sorella rimasto vedovo in strane circostanze; questi fa drammaticamente subire alla nuova consorte, ossessionato, il ricordo della prima moglie.

«L’amicizia di Tennessee» dice «è una cosa dolcissima per me. Quando sono in America non passa giorno che non venga a vedermi e io incomincio ad aspettarlo molto prima che lui arrivi».

Nulla mai ha alterato l’amicizia che lega lo scrittore americano alla nostra attrice. Anna appartiene alla categoria in disfacimento dei fedeli e soltanto un grosso tradimento da parte dei suoi amici può deciderla a separarsi da uno di loro.

Arriviamo a casa Magnani mentre il sole è ancora alto. Anna fa chiudere le persiane e nella luce diffusa del salone sembra placarsi. Sulla sua scrivania si ammassano già i telegrammi arrivati dall’America e la pila della posta ha assunto proporzioni spaventose. Tra poco Anna cederà il posto alla signora Magnani, donna d’affari, cioè, che deve diventare a ogni suo ritorno. Per ora, però. si sdraia in mezzo ai suoi gatti e guarda i fiori che sono arrivati in tale quantità da far pensare a un importante anniversario. Rose rosse splendide. orchidee, garofani alti e diritti come flabelli, cesti di piccoli fiori variopinti. Ma. dopo aver parlato a lungo al telefono con suo figlio che la aspetta a San Felice Circeo, Anna forma un numero e parla con il suo fioraio: «Mi manderebbe subito, per favore, dodici rose rosa?».

Egle Monti, «Tempo», anno XIX, n.33, 15 agosto 1957


Egle Monti, «Tempo», anno XIX, n.33, 15 agosto 1957